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Autore Discussione: Silvia Ballestra. Il coraggio di un uomo  (Letto 2370 volte)
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« inserito:: Aprile 13, 2008, 04:21:01 pm »

Il coraggio di un uomo

Silvia Ballestra


Fate il gioco delle differenze. Mettete in fila la nostra realtà di oggi e (peggio mi sento) quella possibile di domani.

E poi i vostri sogni migliori (sempre per domani, verso sera, toccando ferro).


E poi - così, più per desiderio e auspicio che non invidia - date un'occhiata a questo governo europeo che si chiama Zapatero Due, quello uscito dalle urne spagnole dopo le recenti elezioni e che entra al palazzo della Moncloa salutato dalle aperture plaudenti dei maggiori quotidiani europei. Diciassette ministri, di cui nove donne, cioè una presenza femminile del 52,9 per cento, perfetta quota rosa gloriosamente in linea con la popolazione, non il vergognoso 30 che qui si pretenderebbe "parità", e nemmeno il 50 che ci sembrerebbe già una strepitosa rivoluzione. Un governo socialista che si conferma dopo cinque anni di buongoverno, crescita del Pil, riforme sociali, affermazioni di laicità che qui ce le sogniamo di notte. Le donne, e non solo, e non basta. Non le donne-uomini che imperano sulla scena mondiale, come la tanto adulata Condoleezza Rice che i dandy del giornalismo italiano omaggiavano come una dea, salvo poi scordarsela quando l'Iraq le pesava come un macigno sulle spalle dell'elegante tailleur.

Non, per restare al nostro piccolo (piccolissimo), le donne "con le palle" e il mascellone volitivo che si dichiarano orgogliosamente fasciste, come l'onorevole Santanché, capace di scivolare nel grottesco quando grida che gli immigrati "si prendono le nostre donne". E nemmeno le fatine care a Silvio, soccorrevoli e bellocce. No, niente di tutto questo. Pare di vedere, nello Zapatero Due, anche una diversa figura di donna al potere che s'avanza.

Maggioritaria, e questo si è detto. Una famosa biologa come Cristina Garmendia al ministero delle Scienze e Innovazione. Una giovanissima ministra dell'Uguaglianza (Bibiana Aldo), ad appena trentun anni chiamata come da programma a "combattere la discriminazione e la violenza di genere e a promuovere attivamente la presenza femminile nal mondo del lavoro". E addirittura, dulcis in fundo e strabiliante colpo di genio, l'astro più splendente del socialismo spagnolo, Carmen Chacon, pacifista, che giurerà fedeltà al governo e al Paese con il suo pancione da gestante: ministra della Difesa. Ed è questo, forse, il dato più eclatante e bello: di vedere una donna incinta ricoprire la Difesa, in modo che per una volta sia chiaro e limpido e senza dubbi cosa debba essere la Difesa, un ruolo forte di quella forza che sanno avere le donne e le madri, e non i generali.

Mi fermo qui, anche perché da queste parti ce ne sarebbe abbastanza per la scomunica a vita. Una scienziata alle scienze? Scientismo, laicismo, vade retro! La parola "uguaglianza" sulla targa d'ottone di un ministero? Pericolosa deriva bolscevica! Aggiungete a piacere quel che sentireste da queste parti - non solo da Silvio e dalla sua cricca, ma anche dai pensosi editorialisti che "danno la linea" - di fronte a simili innovazioni. E del resto, è una storia, quella del nuovo Zapatero Due, costruita pezzo per pezzo, lastricata metro per metro. La storia di un governo che ha saputo sfidare i poteri forti, che di fronte alle grandi manifestazioni clericali ha tenuto botta confermando le sue conquiste civili. Che ha promosso strategie di sostegno alle fasce più deboli, tanto che la stessa Carmen Chacon viene dal ministero della Casa forte di quella sua "Legge di sostegno agli affitti" che ha aiutato i giovani spagnoli a non essere - né ora né mai più - bamboccioni forzati. E non sfugga, donne a parte, l'esistenza di un ministero che si chiama Lavoro e Immigrazione, dato che in Spagna si considerano gli immigrati una risorsa e non un peso o un capro espiatorio da campagna elettorale, e che si sa - quando si calcola la crescita del Pil - valutare quanto ne portano gli stranieri. E dunque, per finire, la Spagna.

Non il libro dei sogni, o l'utopia. Ma un paese europeo che in cinque anni di Zapatero e mujeres, ci ha rincorso, raggiunto e superato, dandoci una lezione magistrale. Che potremmo anche ricordarci tra oggi e domani. Che potrebbe servirci parecchio, e consolarci un po' in attesa di, proiezioni, forchette, exit-poll e chiacchiere di un'altra lunga notte di paura. E di speranza.

Pubblicato il: 13.04.08
Modificato il: 13.04.08 alle ore 11.57   
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