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Autore Discussione: Goffredo Bettini. Il popolo del Pd  (Letto 2311 volte)
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« inserito:: Aprile 12, 2008, 04:17:28 pm »

Il popolo del Pd

Goffredo Bettini


Si è chiusa la campagna elettorale. Nel nostro campo c'è, giustamente, grande fiducia. Nel corso dei giorni è apparso sempre più chiaro e convincente il nostro parlare pacato, serio e ragionato. L'insistenza puntigliosa di Veltroni sui programmi e sui problemi dei cittadini ha reso ancora più penosa e strumentale la girandola di trovate, battute e provocazioni dei nostri avversari. Nel corso della battaglia s'è affermato il Pd, la vera novità in campo, mentre è apparsa ancora più acuta l'immaturità della destra italiana. Noi abbiamo intrapreso un percorso democratico e faticoso per cambiare.

Loro, ancora una volta, sono la somma opportunistica di cose molto diverse: la vocazione padronale e populista di Berlusconi, lo statalismo di Fini venato sempre ( basta vedere le candidature) da qualche nostalgia del passato, l’eversione di Bossi che mina l’unità d’Italia.

Ha contribuito alla straordinaria rimonta di Veltroni, Veltroni stesso. La sua candidatura, percepita come più fresca, sincera, credibile. Nelle piazze dove ha parlato si è raccolto un popolo assai più ampio della somma dei due vecchi partiti, Ds e Margherita. Si sono visti tanti giovani, donne e tanti volti di un’Italia che non si piega e combatte. E poi ha contribuito la scelta di andare da soli, o meglio liberi di presentare a pieni polmoni le nostre idee, il nostro profilo culturale, riformista e moderno; in grado di rompere tabù e luoghi comuni.

Bene. Per questo sono fiducioso sul risultato. E sento anche in queste ultime ore un contagio positivo. Un passaparola che spinge verso di noi.

Ma c’è qualcosa, al di là del risultato di lunedì, che abbiamo già realizzato, che resterà come un patrimonio inestimabile che da ora nessuno ci potrà più togliere: abbiamo costituito definitivamente e bene il nuovo partito. Girando nelle manifestazioni e tra la nostra gente possiamo dire con certezza che nessuno si sente più ex di qualcosa, ma tutti sono dei "democratici"; i nuovi protagonisti di una nuova storia. Abbiamo nel fuoco della lotta realizzato quella mescolanza che fino a qualche tempo fa sembrava un obiettivo così ambizioso. E poi il PD ha trovato il suo popolo. Altro che partito aereo o liquido. Esso oggi poggia non solo sui voti delle primarie ma su milioni di persone che hanno partecipato ad una avventura democratica e ad una competizione talvolta dura e difficile.

C’è una ragione politica dietro a tutto ciò. Tanti hanno sentito di costruire e partecipare ad un progetto strategico, di lunga durata per la rinascita dell’Italia.

E’ come se il paese, così diviso , ripiegato e sfiduciato sul suo futuro, avesse in molte sue parti avvertito la presenza di un nuovo collante, di un nuovo strumento a disposizione per costruire la ragione del suo stare insieme. E’ stata, infatti, l’ambizione di essere un partito nazionale, la carta in più del PD.

Veltroni ha fatto il suo viaggio non con lo spirito di una trovata elettorale. Ma per dire che in ogni parte d’Italia c’è un patrimonio inestimabile da valorizzare. Di storia, di cultura, di arte, di ambiente, di ricerca, d’innovazione, di piccole e media impresa, di servizi avanzati. E che finalmente è giunto il momento di trovare qualcuno che abbia la voglia di ricostruire il filo di una unità nazionale in grado di stabilire nuove regole, un nuovo Stato, un nuovo patto tra cittadini e istituzioni, una nuova giustizia in grado di fare esprimere al meglio queste nostre ricchezze e potenzialità.

Quello Stato, in fondo, che la borghesia italiana non ha mai, da sola, saputo edificare, mancando ad una sua funzione storica. Oggi la crisi ci impone dunque una doppia operazione. Battere la destra. E tentare di civilizzarla. Ma avviare anche una fase costituente che rimetta al centro una nuova "religione" della Repubblica, le ragioni che fanno degli italiani una comunità.

Questo lo possono fare solo, unite, le migliori e più avanzate componenti del Paese.

La sinistra democratica, sollevata dall’ipoteca massimalista, il cattolicesimo democratico, e la parte più creativa e innovativa della borghesia italiana. Sono le forze che abbiamo voluto raccogliere e mobilitare con il PD: che davvero non è la somma di vecchi gruppi dirigenti, ma il tentativo di mettere insieme una sorta ( uso un termine antico) di inedito blocco sociale.

Con questo partito dovranno fare i conti davvero tutti. Non nasce, come più volte ho già detto, per provare a vincere solo una tornata elettorale; ma per tenere nel tempo e dispiegare con tenacia e pazienza il suo progetto. Non si tratta quindi, un po’ banalmente, di fissare l’asticella di un nostro successo, sotto la quale dovrebbe ripartire la lotta interna distruttiva di sempre. L’aria che si respira nel gruppo dirigente è di convinta e generosa partecipazione a questa sfida. Certo le nostre ambizioni sono grandi. Ma già oggi possiamo dire che qualcosa di irreversibile abbiamo costruito. Un risultato che nessuno potrà negare e che è l’inizio di un nuovo lungo cammino.

Che, ripeto, sono grandemente fiducioso potrà muovere i primi passi con la vittoria elettorale del 13-14 aprile.

* Coordinatore Fase Costituente PD



Pubblicato il: 12.04.08
Modificato il: 12.04.08 alle ore 12.37   
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