LA-U dell'OLIVO
Novembre 25, 2024, 06:57:04 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Riccardo Bocca. Ilaria furto in procura  (Letto 2560 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Aprile 11, 2008, 03:05:32 pm »

Ilaria furto in procura

di Riccardo Bocca


Sottratti undici fascicoli. E non si trova più il certificato di morte della giornalista. Lo scrive il pm di Reggio Calabria  Carlo Taormina accanto al pick up sul quale fu trovata Ilaria Alpi

C'è una novità sconcertante sull'omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell'operatore televisivo Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. È un retroscena contenuto nella nota che Francesco Neri, sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, ha inviato lo scorso 31 gennaio al suo procuratore generale Giovanni Marletta.

Dieci pagine dove, per documentare alcune minacce subite, ricostruisce le principali indagini che ha seguito. Ma inserisce anche un elemento clamoroso legato al caso Alpi. Neri scrive infatti che è stato "violato il plico sigillato e custodito nell'archivio della Procura di Reggio Calabria": quello dove erano protetti i documenti scoperti da Natale De Grazia, il capitano di corvetta (morto in circostanze dubbie) che "aveva rinvenuto copia del certificato di morte di Ilaria Alpi" a casa di un faccendiere, investigato per traffici di rifiuti radioattivi. In particolare, scrive Neri, il plico appare "danneggiato da un lato", e sono "scomparsi i documenti di ben 11 carpette numerate delle 21 rinvenute". Ma c'è di più: "La missiva di trasmissione degli atti alla Procura di Roma non si trovava agli atti, e la matrice dell'assicurata che poteva provare la trasmissione degli atti al pm della Procura di Roma, concernenti il traffico di rifiuti verso la Somalia, con annesso il certificato di morte della giornalista, appariva manomessa: corretta e riferita a un numero di protocollo in 'entrata' e non in 'uscita'".

Tutto questo rappresenta un passaggio cruciale, nella vicenda Alpi. Mai è svanito il sospetto che la giornalista e il suo operatore siano stati uccisi per le informazioni acquisite sul flusso dei rifiuti tossici in Somalia. Un'ipotesi rafforzata dallo stesso Neri, che ha sempre confermato il ritrovamento del certificato di morte di Ilaria Alpi nell'abitazione di Giorgio Comerio: personaggio definito dall'ex ministro Carlo Giovanardi "noto trafficante d'armi", e coinvolto secondo gli investigatori nel piano per smaltire illecitamente rifiuti tossico-nocivi. Comerio, scrive Neri, è il creatore della "holding Oceanic disposal management, che sfruttando il progetto elaborato dall'Euratom per conto della Cee, prevedeva la messa in custodia di rifiuti radioattivi delle centrali nucleari in appositi contenitori, che a loro volta venivano inglobati in siluri d'acciaio e lasciati cadere per forza inerziale nei fondali marini sabbiosi e argillosi".

La materia, di cui 'L'espresso' si è occupato a lungo, è assai delicata. Nelle indagini sono comparsi i nomi di Stati e trafficanti coinvolti nella presunta operazione affonda scorie. Materiale archiviato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per il mancato ritrovamento dei rifiuti sparati nei fondali marini. Apertissima, invece, è rimasta la questione del certificato di morte della giornalista. Nel 2005, l'allora presidente della Commissione parlamentare Alpi, Carlo Taormina, ha interrogato Neri su questo punto. E lo ha denunciato per falsa testimonianza, perché i suoi consulenti non hanno trovato quel certificato nell'archivio della Procura di Reggio Calabria.

La denuncia, scrive Neri, è finita nel nulla: "Taormina (mi) aveva fatto prestare giuramento in violazione del regolamento interno della Commissione", mentre "il sottoscritto da pm doveva essere sentito solo 'liberamente'". Quanto al certificato di morte, Neri indica al suo superiore la violazione delle carte di De Grazia ("Vi è relazione documentata e riservata presso questo ufficio del 19 novembre 2006", precisa) e la manomissione della matrice che testimoniava l'invio del certificato alla Procura di Roma. "Fatti gravissimi che richiedono un approfondimento di magistrati e istituzioni", dicono Luciana e Giorgio Alpi, genitori della giornalista assassinata. "Chi ha avuto accesso a quella preziosa documentazione? E chi ancora trama per nascondere la verità? Aspettiamo risposte, in attesa di una nuova Commissione parlamentare d'inchiesta".

(10 aprile 2008)

da espresso.repubblica.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!