LA-U dell'OLIVO
Novembre 26, 2024, 12:18:47 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: 1 ... 4 5 [6]
  Stampa  
Autore Discussione: D’ALEMA.  (Letto 52748 volte)
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #75 inserito:: Dicembre 31, 2016, 02:28:43 pm »

Massimo D'Alema: "La sinistra recuperi il suo spazio e il suo ruolo, senza una svolta politica sarà una deriva irrimediabile"

L'Huffington Post
Pubblicato: 30/12/2016 10:52 CET Aggiornato: 26 minuti fa

Si intitola "Fondamenti per un programma della sinistra in Europa" l'analisi che Massimo D'Alema fa della salute della sinistra nel contesto italiano ed europeo. L'editoriale, di cui HuffPost è in grado di anticipare ampi stralci, viene pubblicato il 31 dicembre sul nuovo numero della rivista Italianieuropei, fondazione presieduta dallo stesso D'Alema. L'autore mette sul tavolo le difficoltà di una sinistra divenuta "bersaglio principale" dell'antipolitica e dei populismi, analizza le cause dello sbandamento della socialdemocrazia e propone la via d'uscita per il socialismo europeo, una "svolta politica" che consenta di "tornare a parlare alle nuove generazioni e al mondo del lavoro". Una sterzata urgente e indifferibile, senza la quale si profila il rischio di una "deriva irrimediabile".

    "La sinistra sembra essere il bersaglio principale di quell’ondata di sentimento avverso alla politica, di quella diffusa protesta contro l’establishment che percorre gran parte dell’Europa. Non è difficile capire perché. In realtà, è persino naturale che sia proprio la sinistra a essere sul banco degli imputati, nel momento in cui la globalizzazione selvaggia provocata dal capitalismo finanziario e la sua successiva crisi hanno innanzitutto colpito protezioni e diritti sociali, aggravando diseguaglianze e povertà. In questo contesto, la sinistra appare una forza che, ben più dei partiti conservatori, è venuta meno alle sue ragioni costitutive e alla sua missione storica. Tutto questo ci potrà sembrare ingiusto, e in parte lo è. Ma non possiamo nasconderci il peso e il rilievo delle nostre responsabilità".

Il punto da cui ripartire per la sinistra deve essere quindi la presa d'atto dell'errore nella valutazione ottimistica degli effetti della globalizzazione sull'economia e sulla società e il recupero del suo ruolo fondamentale nella politica.

    "Ciò che sembra chiaro, anche alla luce delle recenti elezioni americane, è che la sinistra potrà fare argine al populismo soltanto se sarà in grado di tornare a svolgere il suo ruolo fondamentale: essere, cioè, la forza capace di ridurre le diseguaglianze, combattere la povertà, restituire dignità al lavoro. Altrimenti, paradossalmente, queste bandiere passeranno nelle mani delle destre e della demagogia populista, mentre noi appariremo sempre di più come i rappresentanti di un establishment lontano dai bisogni e dai sentimenti popolari. Non ha forse vinto, Trump, rivolgendosi – come egli ha detto – ai dimenticati della globalizzazione? Certo, poi il neopresidente sta procedendo a mettere ai vertici della sua Amministrazione i capi più feroci e antioperai delle grandi società multinazionali. Ma, proprio per questo, appare più doloroso il paradosso nel quale ci troviamo".

Secondo D'Alema non c'è dubbio che il movimento progressista debba ripartire dall'Europa. Dove la globalizzazione ha rafforzato le spinte antieuropeiste e la crisi economica e sociale ha alimentato il sentimento anti-establishment. Tendenze che hanno portato i partiti europeisti a un'innaturale coabitazione, quelle grandi coalizioni che hanno visto la luce in Germania, Spagna, Austria e per certi versi anche in Italia.
   
    "Il rischio, per i socialisti, è grave: diventare progressivamente junior partners delle forze conservatrici, appannando la propria identità e rafforzando così le ragioni di chi guarda all’establishment europeo come a un insieme sostanzialmente, politicamente e culturalmente omogeneo".

Una collaborazione che non si è rivelata proficua per le politiche europee, salvo l'introduzione del principio di flessibilità nei vincoli del patto di stabilità che alla prova dei fatti è stata però utilizzata per risolvere problemi a livello nazionale e non si è trasformata in una lotta per una sterzata delle politiche comunitarie.

    "Siamo ben lontani da quella profonda svolta nel senso di una politica tesa alla crescita economica, al rinnovamento e rilancio del welfare, alla lotta alla povertà e alle diseguaglianze, che sarebbe indispensabile per riguadagnare la fiducia dei cittadini nel processo europeo"

Non manca un passaggio critico sull'azione svolta dal Governo di Matteo Renzi in Europa e in Italia. A livello europeo perché la battaglia sulla flessibilità è stata condotta per reperire risorse da utilizzare "in chiave elettoralistica", a livello nazionale perché la riforma costituzionale appariva una diretta emanazione di un "riformismo neoconservatore".

    "Al di là del metodo con cui essa è stata varata e dell’impostazione irresponsabilmente plebiscitaria del referendum popolare, ciò che ha suscitato la risposta negativa dei cittadini è stata proprio una impronta culturale volta a ridurre gli spazi della partecipazione, del controllo parlamentare, dell’autonomia delle comunità locali, nel nome di una razionalizzazione semplificatrice all’insegna dell’accentramento e della governabilità. So bene quanto sia importante la stabilità dei governi, ma credo che sia pericolosa l’ideologia di una governabilità che non si fondi sul consenso e sulla partecipazione. Perché non c’è governo – soprattutto se per governo si intende la guida di un processo di trasformazione sociale – che possa prescindere dalla partecipazione consapevole della maggioranza dei cittadini e dal contributo attivo dei corpi intermedi della società. La riforma costituzionale andava in senso esattamente opposto ed è stata percepita come una ulteriore sottrazione di diritti, in particolare determinando una rivolta della stragrande maggioranza dei giovani, che già sperimentano la mancanza di un sistema di istruzione all’altezza dei tempi che stanno vivendo e la perdita del diritto a un lavoro dignitoso. Lungo questi percorsi, la sinistra smarrisce se stessa, si allontana dalle sue ragioni e dal suo popolo".

Il rischio è una sinistra ridimensionata e subalterna. E senza una sinistra capace di essere una vera alternativa alle politiche dominanti in Europa, il rischio vero è il diffondersi di "illusioni regressive", spiega D'Alema, come "la fuoriuscita dall'euro o la rinazionalizzazione delle politiche economiche"

    "Occorrono una svolta politica e il coraggio di rompere con il conformismo e l’eccesso di prudenza e gradualità che hanno finora caratterizzato l’azione del socialismo europeo, pena il rischio di una deriva irrimediabile, soprattutto se investirà paesi chiave come l’Italia e la Francia. Ciò che occorre è mettere in campo un programma effettivamente radicale di cambiamento delle politiche europee e, in prospettiva, degli stessi assetti istituzionali. Una visione europea che sia anche la guida per concrete politiche nazionali. Una spinta, in questo senso, viene ormai da tanta parte del pensiero economico, da Joseph Stiglitz a Paul Krugman, da Mariana Mazzucato a Thomas Piketty, al nostro Salvatore Biasco. Ma ancora non si traduce in un coerente e coraggioso programma politico".

Un programma della sinistra che riparta da alcuni pilastri chiari.
    "Innanzitutto la politica, cioè lo Stato e le istituzioni, devono riappropriarsi della sovranità fiscale e tributaria. La leva dell’imposizione non è in grado di funzionare come strumento di redistribuzione della ricchezza e di riduzione delle diseguaglianze. La rendita finanziaria ma anche i profitti delle grandi società multinazionali sono toccati solo marginalmente dalla fiscalità. Pagano esclusivamente il lavoro e le pmi". [...] "Serve, inoltre, un grande piano per la crescita in Europa, che comporta massicci investimenti, anche pubblici e anche finanziati in deficit. Ben oltre i confini dell’asfittico Piano Juncker" [...] "C’è poi bisogno di un grande progetto europeo per la formazione, la ricerca e l’innovazione. E, ancora, è necessario un patto sociale, nuovo, basato anche su un rapporto diverso tra Stato, società civile, privato sociale, imprese, per rinnovare il welfare mantenendo, però, la capacità di questo sistema di proteggere effettivamente le persone dalla povertà, dall’esclusione, dalle malattie, evitando il rischio di una americanizzazione selvaggia delle società europee. Occorre, infine, tornare a discutere delle possibili soluzioni per una forma di mutualizzazione del debito che, senza ovviamente scaricare di responsabilità i debitori, consenta di bloccare la speculazione e di avviare una politica di riduzione del servizio del debito"

L'America di Trump, conclude D'Alema, rende ancora più necessaria inoltre un'Europa unita e forte, obiettivo che può essere raggiunto se la sinistra saprà riprendersi il suo spazio e il suo ruolo.

    "Una sinistra europea che avesse il coraggio di mettere sul tavolo con chiarezza un programma così netto e coraggioso avrebbe almeno la possibilità – ne sono convinto – di tornare a parlare alle nuove generazioni e al mondo del lavoro".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/12/30/massimo-dalema-sinistra_n_13882578.html?1483091571&utm_hp_ref=italy
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #76 inserito:: Gennaio 29, 2017, 08:35:03 pm »

Massimo D'Alema: "Creare comitati in tutte le città, pronti a ogni evenienza"

L'Huffington Post | Di Redazione

Pubblicato: 28/01/2017 13:49 CET Aggiornato: 3 ore fa
MASSIMO DALEMA

"Questa non è una riunione per festeggiare la vittoria del no, è una riunione di lavoro: il dibattito tra sì e no è finito, concluso da circa 20 milioni di italiani, non c'è possibilità di replica". Lo dice Massimo D'Alema, all'iniziativa 'Consenso per un nuovo centrosinistra'. Poi, annuncia: "Vogliamo dare vita a un movimento di cui potranno fare parte anche tantissimi cittadini che hanno votato sì, vogliamo creare confronto, dibattito, raccogliere adesioni, non avremo un tesseramento altrimenti ci direbbero subito che vogliamo fare un partito. Oltre alle adesioni vogliamo che i comitati raccolgano fondi, non per arricchire Roma, ma per lavorare e per essere pronti alle evenienze che potranno esserci".

Boato in sala. "Dobbiamo guardare al futuro e organizzare il mondo del centrosinistra italiano che oggi si riconosce in diverse formazioni politiche tra cui molti cittadini che non aderiscono più ad alcun partito", aggiunge l'ex premier.

I "comitati per il no" sono archiviati, quel dibattito è "chiuso". Adesso c'è da "organizzare un nuovo centrosinistra" e per farlo servono "comitati in ogni città". Massimo D'Alema chiama a raccolta il mondo di sinistra che ha votato no al referendum ma precisa che le porte sono aperte anche a chi "ha votato sì in buona fede".

Dobbiamo "organizzare queste forze, sviluppare un dibattito, un confronto. Creare comitati in tutte le città, in tutti i paesi dove è possibile. Raccogliere adesioni. Si possono non stampare le tessere, non avremo un tesseramento nazionale, non vogliamo generare equivoci, scriverebbero subito che vogliamo fare un partito. C'è un sistema informativo orientato a sostenere l'establishment. Ma l'opinione pubblica è ormai piuttosto smaliziata", ha detto D'Alema intervenendo all'assemblea per un nuovo centrosinistra al centro congressi Frentani, a Roma, dove sono presenti esponenti del Pd e di Sinistra italiana.

"Suggerirei - aggiunge - che oltre alle adesioni i singoli comitati raccolgano fondi. Non perché affluiscano a Roma, ma perché siano pronti alle evenienze che potranno esserci. Siamo in un tale conflitto che è necessario richiamare i riservisti, mantenerli in servizio per supportare l'azione di una nuova generazione".

A chiedere "un nuovo Pd e un nuovo centrosinistra", oggi, è anche Roberto Speranza, deputato della minoranza dem. "C'è il centrodestra, i cinquestelle e poi ci siamo noi: questa comunità democratica, divisa, frammentata, piena di grandi personalità e che è l'unica speranza per il Paese. Il Pd da solo non ce la fa più a rappresentarla, ma prescindere dal Pd non è possibile se si vuole vincere questa sfida", ha detto Speranza parlando dal palco dell'Assemblea dei comitati io "scelgo no". "Come si cambia il Pd e si ricostruisce il centrosinistra? - si chiede Speranza - Occorre rimettere al centro i valori di fondo di questa comunità. Non è impossibile, non arrendiamoci e non disperdiamo energie. Un Pd e un centrosinistra nuovo si possono costruire".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/01/28/massimo-dalema-comitati_n_14456570.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #77 inserito:: Febbraio 01, 2017, 08:40:56 pm »

D’Alema? Già vent’anni fa ci ha rubato il futuro

E’ partita la guerra a Renzi, ma per difendere rendite di posizione

In principio fu la Liguria, che è talmente esposta al mare da sentire il vento nuovo prima che arrivi nell’entroterra. Da qui parte la guerra al nuovo Pd, alla sua ambizione di essere a vocazione maggioritaria e di interpretare un riformismo coraggioso.
Una guerra che rinnega tutto: storie, amicizie, anni di appartenenza alla sinistra, l’esperienza comune nel decennio al governo della Regione Liguria. Il nemico è Renzi e con lui tutti quelli che credono al suo progetto. Allora non importa se il voto disgiunto aiuta a vincere Toti e la Lega Nord (quelli dello sportello antigender e dei gay da mettere nei forni), non importa se la crociata contro il referendum fa dimettere uno dei pochi presidi della sinistra in Europa di fronte all’avanzata di Trump e Putin e regala il risultato del No a Salvini e Grillo. Perché c’è sempre un nuovo obiettivo autolesionista contro Renzi.
Oggi c’è il nuovo sogno della sinistra pura: far vincere la destra o i Cinque stelle a Genova e alla Spezia e consegnare definitivamente il Paese alla Lega e a Grillo (per un nuovo miracolo dalemiano!). Bene, anzi male. Ho preso fiato e mi sono detta che non ci riusciranno. Perché la politica che hanno insegnato a me a sinistra serve per cambiare il Paese, non per battere il nemico interno.
Anche perché, in questi anni, cosa ha rappresentato questa sinistra? Si è sempre divisa in tanti piccoli partitini capaci solo di litigare fra loro, come Sinistra Italiana che nasce oggi e che ha già due posizioni diverse fra chi vorrebbe allearsi col Pd e chi invece vorrebbe correre da solo, anche se col 3% si fa davvero poca strada. Forse, anche se non possono dirlo, il loro unico obiettivo è far perdere il Pd.
Pensiamo a D’Alema che aveva detto che se al referendum avesse vinto il No in sei mesi il Parlamento avrebbe potuto fare le riforme; qualcuno ne ha più saputo qualcosa? Sempre D’Alema, che diceva che dopo il referendum sarebbe tornato ai suoi impegni internazionali (come si è visto ieri…) ora vuole il congresso, ma quando lo voleva Renzi non andava bene. Io spero sinceramente che visto che proprio dalla Liguria è partita la guerra, anche da qui (dove il vento arriva prima…) partirà la resistenza al collaborazionismo populista (camuffato da sinistra pura). Anche perché di fronte a un mondo così complesso, cosa ci propongono? Una rendita di posizione utile a chi la pratica e illusoria per coloro ai quali vorrebbe rivolgersi.
E’ già successo 20 anni che ci rubassero il sogno di un’Italia nuova. Eppure c’è un mondo che attende risposte vere e c’è una sinistra che crede nel coraggio delle riforme. Questa volta non molleremo e ci riprenderemo il compito di offrire futuro e cambiamento.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/dalema-gia-ventanni-fa-ci-ha-rubato-il-futuro/
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #78 inserito:: Febbraio 13, 2017, 12:37:19 pm »

D'Alema: "Siamo seduti su una polveriera, se si vota ora lo spread va a 400. Con le coalizioni torna la destra"
L'ex premier frena sull'uscita dai dem: "Senza urne la battaglia si sposta sul congresso: serve un nuovo leader. Io rancoroso? No, addolorato"

Di STEFANO CAPPELLINI
09 febbraio 2017

ROMA. Una settimana fa, battezzando il neonato movimento ConSenso, Massimo D'Alema aveva evocato la scissione dal Pd in caso di elezioni anticipate. Adesso, seduto nello studio della sua Fondazione Italianieuropei nel cuore di Roma, e con il voto anticipato che appare una prospettiva sempre meno probabile, vede uno scenario diverso: "Se prevalgono buon senso e responsabilità - dice - riprenderà il percorso ordinario che porta al congresso del Pd. Ma l'obiettivo resta la discontinuità con la stagione renziana. Serve un cambio di contenuti e di guida".

Presidente D'Alema, ma perché considera il voto anticipato una iattura?
"La situazione del Paese è gravissima. I dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto immediato sull'Italia. In Europa siamo ultimi per crescita, quartultimi tra i 30 Paesi più industrializzati. Sono cresciute gravemente povertà e diseguaglianze. Drammatica è la frattura tra Nord e Sud. Il meccanismo di crescita dell'occupazione, sostenuto dagli incentivi, si è inceppato. La priorità del governo oggi dovrebbe essere dare risposte alla crisi".

Non potrebbe farlo meglio un governo legittimato dal voto?
"L'idea di precipitare verso elezioni anticipate con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità, è una scelta folle. Con quale progetto? Con quale ipotesi di alleanze? ".

Ogni volta che c'è una crisi di sistema la sinistra si schiera contro il ritorno alle urne. E sostenendo Monti pagò un prezzo alto.
"Rispetto al 2011 ci sono differenze fondamentali. Allora non c'era più un governo, oggi sì e per farlo cadere bisognerebbe provocare una crisi ad hoc. Stavolta non c'è prospettiva politica e non c'è legge elettorale. Finirebbe con lo spread a 400. E con la gente in mezzo alla strada, non so se è chiaro".



Quindi cosa dovrebbero fare Pd e governo?
"La priorità è la legge elettorale. Il Pd ne ha proposto cinque diverse. E non è la minoranza che rompe le scatole. Lo scontro più aspro è quello che divide l'idea di Franceschini di un premio alle coalizioni e quella di Orfini che lo vuole alla lista".

Lei cosa pensa?
"Non ho una particolare predilezione per i premi di coalizione. E non capisco bene quale sarebbe la coalizione del Pd".

Da Alfano a Pisapia, secondo Franceschini e Delrio.
"Ma Pisapia ha già detto che non ci sta. Quindi sarebbe da Alfano a Franceschini e Delrio. Mi ricorda qualcosa, si chiamava Democrazia cristiana ".

Franceschini lo considera un patto dei responsabili. Un argine all'onda trumpista in Italia.
"Quando sento qualcuno dire che destra e sinistra non esistono mi spavento. Peraltro non so se un partito che affronta il referendum come ha fatto il Pd possa esser considerato responsabile. Mi pare una definizione ambiziosa, diciamo".

Su quale legge dovrebbe puntare il Pd?
"Un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Occorre una legge che offra una chance di governabilità, con un premio ragionevole, alla lista che arriva prima. Ma i capilista bloccati vanno aboliti. Si vorrebbe persino vergognosamente estenderli al Senato".

Ammesso che si trovi una intesa sulla legge elettorale, resta una situazione difficile e un governo debole.
"Bisogna intervenire sui temi del lavoro oggetto dei referendum proposti dalla Cgil. Su voucher e subappalti, o le norme le cambia il governo o sarà il voto referendario a farlo. Poi servirà una manovra, lascito del governo Renzi che ha voluto accavallare la campagna con la legge di stabilità e ha utilizzato risorse per mance e regalie. Ha perso il referendum e sono rimasti i debiti".

Il rigore dell'Europa non aiuta a uscire dalla crisi.
"Apprezzo l'iniziativa di Merkel che vuole rispondere al nuovo contesto rafforzando l'integrazione dei Paesi disponibili. La sinistra dovrebbe rispondere: bene, ma occorre un cambio delle politiche nel senso della crescita e della giustizia sociale. Io non sono di quelli che danno la colpa all'euro. Il problema è una politica economica che ha messo al centro solo l'obiettivo della stabilità monetaria. Draghi ha cambiato qualcosa, ma non basta. Ci sono delle responsabilità che solo la politica si può prendere".

Renzi, più di altri leader del passato, ha cercato di incrinare il fronte del rigorismo Ue.
"Le regalo una copia di un mio libro sull'Europa uscito qualche anno fa. Renzi lo presentò con me e disse che era la piattaforma della sua battaglia europea ".

Allora lei lo definiva "una speranza". Poi alla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera Ue è andata Federica Mogherini. È nata così la guerra?
"Non voglio commentare queste stupidaggini. Come è noto, ho contrastato Renzi per ragioni politiche, molto prima delle vicende europee, fino a quando non è diventato segretario del partito e ho ritenuto ragionevole sostenerlo in una difficile campagna elettorale. Non è certo colpa di Renzi se non sono andato a ricoprire il ruolo di Alto Rappresentante. Si sa, i grandi paesi non vogliono un ex capo di Stato in una funzione di quel tipo".

Le rimproverano anche di aver riscoperto l'Ulivo, lei che non ne fu certo un teorico.
"L'atto costitutivo dell'Ulivo reca, tra le altre, la mia firma. E fui io a chiedere a Romano Prodi di assumere la guida del centrosinistra. E' ora di smetterla con le calunnie".

Chi sosterrà al congresso contro Renzi?
"Quando ci saranno il congresso e i candidati farò le mie valutazioni. Oggi registro che da Bersani a Speranza, Emiliano, Rossi, sosteniamo posizioni simili e lo stesso Cuperlo ha più volte sottolineato che Renzi non può essere la guida adeguata di un nuovo centrosinistra".

Ma questo Pd lacerato ha chance di vittoria?
"Un rinnovato Pd può riunire intorno a sé movimenti civili, personalità e creare una grande lista aperta che possa aspirare ad avere molti voti. Forse non prenderà il 40%, ma ci andrebbe più vicino del Pd com'è messo ora".

Renzi è l'unico ad aver centrato il 40.
"Allora eravamo uniti. Poi Renzi ci ha diviso. E non dimentichi che quel 41% fu ottenuto con il 52% dei votanti. Forse queste due valutazioni Renzi avrebbe dovuto farle fin da allora. Io non sono rancoroso, sono addolorato. Non possiamo considerare zavorra i milioni di elettori che ci hanno lasciati. Il partito è diroccato. L'82 per cento dei ragazzi tra i 18 e 24 anni ha votato No al referendum.
Tutta la grande grande operazione di rottamazione ha creato questo: una sorta di partito dei pensionati ".

Sarà una sfida Pd-M5S?
"Non sottovaluterei la destra, che in coalizione può arrivare al 35 per cento. Se faremo una legge basata su questo meccanismo, si rimetteranno insieme e ci ringrazieranno ".

Ma M5S cos'è? Una costola della sinistra? Una destra mascherata?
"Niente di tutto questo. Sono una confusa coalizione di persone e culture che rappresentano il malessere del Paese. Esprimono il peggior sindaco d'Italia, la Raggi, che si è circondata della peggiore destra, e Appendino che è in cima ai sondaggi di gradimento ".

Aveva detto: non mi occuperò di politica italiana dopo il referendum.
"La gente che si era mobilitata per il referendum ha chiesto di non tornare a casa. E ho sentito il dovere di riunirli. Faccio il mio lavoro di presidente di una fondazione culturale e, quando sono libero, sono un militante. Fa parte dei diritti civili, che non mi possono essere negati".

E se rispuntano le elezioni anticipate? Fa una lista con Vendola e la sinistra?
"Non ho mai fatto parte della sinistra della sinistra, ma sempre del centro della sinistra. Sono solo preoccupato per il mio Paese. Il nostro gruppo dirigente appare debole e confuso. Abbiamo governato con Ciampi Amato e Prodi. Oggi, salvo poche eccezioni, c'è solo chiacchiericcio senza costrutto. Non ci si rende conto che siamo seduti su una polveriera ".

© Riproduzione riservata
09 febbraio 2017

Da - http://www.repubblica.it/politica/2017/02/09/news/d_alema_siamo_seduti_su_una_polveriera_se_si_vota_ora_lo_spread_va_a_400_con_le_coalizioni_torna_la_destra_-157893468/?ref=HREC1-1
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #79 inserito:: Settembre 27, 2017, 12:31:55 pm »

POLITICA
Massimo D'Alema: "Il Rosatellum è indecente e aberrante"
L'ex premier non esclude una sua candidatura alle prossime elezioni politiche

27/09/2017 08:32 CEST | Aggiornato 1 ora fa
Corriere della sera

Massimo D'Alema, in un'intervista a tutto campo sul Corriere della sera, boccia senza mezzi termini la proposta di riforma elettorale che si discuterà a breve in Parlamento, il cosiddetto Rosatellum.

Quella legge è un'indecenza assoluta: forse il punto più basso della legislatura. Spero venga spazzata via. Ha aspetti aberranti, a mio giudizio palesemente incostituzionali, con il rischio che la Consulta bocci la terza legge elettorale di fila. Ed è incredibile che a proporre una legge fondata sulle coalizioni sia il Pd: un partito che non è in grado di formare coalizioni.

Alla domanda su che legge elettorale preferisca, D'Alema risponde:
Noi abbiamo sempre proposto la legge Mattarella. Ma, se non è possibile, è inutile fare pasticci, tanto vale votare con una legge proporzionale — sbarramento, collegi piccoli, voto di preferenza — che restituisca il quadro reale del Paese. Non sono un fan delle preferenze, però la nomina dei parlamentari da parte dei partiti è intollerabile.

L'ex premier dice no a un'eventuale alleanza con il Pd:
Non mi pare ci siano le condizioni per andare alle elezioni insieme. C'è distanza sul programma e nel giudizio su quel che è accaduto in questi anni. Nessuno capirebbe un accordo in queste condizioni e gli elettori non ci seguirebbero. Presentarsi uniti nei collegi potrebbe essere un disastro.

E su Renzi:
Renzi è in difficoltà e a me piace prendermela con i potenti, non con chi è in difficoltà. Feci così anche con Craxi. Dalla parte di Berlinguer sono stato ferocemente anticraxiano; ma quando è cominciata la disgrazia di Craxi sono stato generoso con lui.

D'Alema non esclude poi un suo eventuale ritorno all'impegno politico:
Sono uno dei pochi che dal Parlamento è uscito di propria iniziativa. Non potrei però non prendere in considerazione una richiesta se venisse dai cittadini di dare una mano a una campagna elettorale attraverso la mia candidatura.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/09/27/massimo-dalema-il-rosatellum-e-indecente-e-aberrante_a_23224201/?utm_hp_ref=it-homepage
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #80 inserito:: Dicembre 03, 2017, 01:35:51 pm »

Sinistra, D'Alema: 'Appelli a unità tardivi e incoerenti'.

Applauso accoglie Grasso

Tutto pronto all'Atlantico Live di Roma per l'assemblea dei delegati di Mdp, Si e Possibile, che daranno vita a una lista unitaria alle prossime elezioni

Redazione ANSA
ROMA
03 dicembre 2017

Nasce la lista unitaria della sinistra e, dal palco dell'Atlantico Live a Roma arrivano segnali di chiusura a un eventuale dialogo con il Pd. "Altri - dice Pippo Civati rivolgendosi a Pisapia - stanno allestendo coalizioni da incubo, in cui c'è dentro tutto: Minniti con Bonino, Merkel con no euro. Noi saremo rigorosi". "C'era chi diceva 'mai con Alfano', patrimoniale, ius soli. E allora perché poi va con Alfano, con chi non vuole lo ius soli, con chi quando nomini la patrimoniale gli viene un colpo? Il mio appello è: Giuliano, dove campo vai?", aggiunge parlando a Giuliano Pisapia.

"Il nostro progetto - dice il leader di Possibile, primo big a parlare dal palco - non è solo mettere insieme la sinistra, che è un'impresa titanica mai riuscita, il nostro progetto è cambiare l'Italia, la sua politica, i suoi rapporti di potere". "E' stato un processo lungo e non scontato. Mi piace pensare che oltre a Libertà e uguaglianza ci sia anche una fratellanza tra noi, un comune sentire".

Anche D'Alema boccia gli appelli all'unità del centrosinistra: "Sono tardivi e non accompagnati da scelte politiche e programmatiche conseguenti. Renzi - sottolinea - aveva detto che noi eravamo elettoralmente irrilevanti, quindi questi appelli contraddittori". "La gran parte degli elettori che voteranno per noi, non voterebbero per i candidati del Partito Democratico, quindi noi non portiamo via nulla a loro. Aggiungiamo, recuperiamo persone che altrimenti non voterebbero per il Pd", conclude D'Alema.

Sul palco tre vele di colore giallo, blu e rosso, compaiono su un maxischermo accanto alla scritta: "C'è una nuova proposta".

Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, attacca citando il caso della bandiera neonazista esposta a una finestra di una caserma dei carabinieri a Firenze. "La destra - dice - si è lanciata nella costruzione di una rivoluzione liberista, dei Reagan, della Thatcher e oggi dei Trump. Ma hanno concimato il terreno su cui oggi crescono i fascisti. Che nell'ufficio di un Carabinieri venga appesa la bandiera nazista, ci dice di quanto dobbiamo alzare l'attenzione".

"Ringrazio la Cgil - ha detto in un altro passaggio - che ieri è scesa in piazza per difendere le persone e il loro diritto ad avere una pensione che in Italia sono un problema, soprattutto per i giovani, umiliati due volte". "La questione giovanile - aggiunge - è la vera emergenza di questo Paese. Con Pippo Civati e Roberto Speranza abbiamo dato vita a un rapporto vero di fratellanza per costruire uno spazio democratico, per fare un passo indietro nel nome dell'unità e dell'umiltà".

Il presidente del Senato Pietro Grasso, che chiuderà i lavori e prenderà la guida del nuovo soggetto, è stato accolto da un caldo applauso e una standing ovation al suo arrivo: tutti in piedi i dirigenti, da Massimo D'Alema a Pier Luigi Bersani, e i delegati del nuovo soggetto, che dovrebbe chiamarsi Liberi e uguali.

L'attesa - ha detto Grasso a margine dei lavori - "è una bella cosa. Ci proietta verso qualcosa di positivo". E si ferma a salutare diversi dei delegati seduti nelle prime file, da Massimo D'Alema, che è in seconda fila, a Claudio Fava e Nichi Vendola. Defilato Pier Luigi Bersani, che siede in sesta fila. In platea si vedono, tra gli altri, Vincenzo Visco, Gavino Angius, Fabio Mussi, Alfredo D'Attorre, Federico Fornaro, Miguel Gotor, Stefano Fassina, Loredana De Petris, Arturo Scotto.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Da - http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/12/03/sinistra-allatlantico-nasce-lista-applauso-accoglie-grasso_bfa05cc2-c60d-4199-a483-be551f50c334.html
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #81 inserito:: Febbraio 27, 2018, 05:46:33 pm »

Elezioni, D'Alema: "Lunare pensare che il Pd vinca le elezioni"

L'esponente di Liberi e uguali ospite di Circo Massimo su Radio Capital: "Prodi compagno che sbaglia aiutando i Dem"

19 febbraio 2018

ROMA - "È lunare pensare che possa vincere il Pd". Il pronostico di Massimo D'Alema, ospite di Circo Massimo su radio Capital, è chiaro. Alle prossime elezioni nessuno otterrà la maggioranza, nemmeno il centrodestra. "Io voglio ricostruire un centrosinistra unito innanzitutto al suo popolo dal quale ci siamo divisi" spiega l'esponente di Liberi e uguali. "Gran parte delle persone che incontro - continua -  voteranno centrodestra o M5S, nel Mezzogiorno è prevalentemente così. Trovo malessere, disagio e rabbia contro chi ha governato, attuando "una politica sbagliata e inconsapevole del grado di difficoltà che c'era nel paese", aggiunge. Per l'ex premier, "il Pd "pagherà il prezzo alla legge elettorale che ha fatto" anche con l'obiettivo di "schiacciarci".

L'ex ministro degli Esteri risponde poi a Romano Prodi che ha definito "compagni che sbagliano" coloro che hanno lasciato il Pd. "Io penso lo stesso di lui", esordisce D'Alema. Diciamo la verità, non si può votare Gentiloni - afferma - la legge elettorale, che è scandalosa e che Gentiloni ha imposto con otto voti di fiducia, prevede che ci sia il Pd e il capo del Pd, che si chiama Matteo Renzi. Se ci fossero dubbi su questo Renzi ha fatto liste con stile padronale... Quindi non si vota per Gentiloni ma per Renzi. A Romano dico con grande amicizia che dicendo che vota "Insieme", in realtà voterà per Casini e per Renzi, e ritengo che non sia utile né al Paese né al centrosinistra". Oltretutto, aggiunge D'Alema "Se il Pd perde le elezioni mi pare difficile dare l'incarico a Gentiloni".

Quanto al M5s, D'Alema ammette di avere pregiudiziali solo nei confronti dei "fascisti" e "i Cinquestelle non li considero tali". Ma precisa: "Certo se governassero farebbero sfracelli". Poi spiega: "Io cerco di contendere al M5s il consenso dei cittadini, i Cinquestelle si alimentano della protesta dei cittadini ma non hanno una visione del futuro del Paese né una classe dirigente, non mi pare una prospettiva per l'Italia".

© Riproduzione riservata 19 febbraio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/02/19/news/massimo_d_alema_circo_massimo_radio_capital-189203764/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #82 inserito:: Aprile 13, 2018, 04:16:56 pm »

Focus
Stefano Cagelli - @turbocagio

14 febbraio 2017

Tutti i dubbi (e i rischi) della galassia a sinistra del Pd
Una miriade di movimenti e partiti prova ad organizzarsi.
La frattura è sempre e solo una: con il Pd o contro il Pd

O con Renzi o contro Renzi. Una sinistra di governo o una Linke solo di lotta. E’ questa la linea di frattura che divide il campo largo di tutte quelle forze che si collocano alla sinistra del Pd (sia interne che esterne). Una galassia che più passa il tempo più appare nebulosa e confusa e che un’eventuale scissione della minoranza dem – paventata con sempre più insistenza in vista della decisiva Assemblea di domenica – non farebbe altro che aggravare.

La dimostrazione plastica sta nella rottura, già avvenuta, all’interno di Sinistra Italiana, ancor prima del suo Congresso fondativo, fissato per il prossimo weekend a Rimini. Da una parte Arturo Scotto, che guarda a “tutti gli interlocutori naturali per costruire il nuovo centrosinistra”, da D’Alema a Pisapia, dall’area vicina alla Cgil fino alla sinistra Pd. Dall’altra parte quello che è rimasto il candidato unico alla guida del partito appena nato (che, come fa notare lo stesso Scotto, ha meno della metà degli iscritti che aveva Sel) Nicola Fratoianni, insieme a Stefano Fassina, contrario a qualsiasi apertura.

Proprio attorno alla nuova proposta politica di Giuliano Pisapia e Laura Boldrini (‘Campo progressista’, oggi a battesimo a Milano) ruotano gran parte delle manovre a sinistra. L’ex sindaco di Milano – sostenitore del Sì al referendum costituzionale – non ha mai nascosto che il suo obiettivo è quello di riunire il centrosinistra attorno ad un’alleanza strutturale con il Partito Democratico, considerata l’unica che possa dare una qualche possibilità di vedere la sinistra al governo del Paese.

Molto di quel che vedremo nelle prossime settimane dipenderà da due variabili fondamentali. In primo luogo occorrerà capire (e succederà presto) se la scissione del Pd avverrà o meno. E poi sarà decisiva la legge elettorale con la quale si andrà a votare. Al momento, il premio di lista – e non di coalizione – alletta quelle forze che vedono nell’impalcatura proporzionale del sistema la possibilità di una reunion tra il Pd e le forze alla sua sinistra. L’obiettivo, in questo caso, sarà quello di creare una lista in grado non solo di superare la soglia di sbarramento del 3% e garantirsi qualche seggio in Parlamento, ma anche di pesare in termini di alleanze post-voto.

Dice ancora Scotto: “Pensiamo a un proporzionale che consenta poi di costruire delle alleanze senza premio di coalizione”. L’idea, caldeggiata dentro il Pd da Gianni Cuperlo e fuori dal Pd da Massimiliano Smeriglio, Ciccio Ferrara e Marco Furfaro, è quella di riunire sotto la stessa bandiera – o, più sobriamente, nella stessa lista – una quantità di forze sufficiente per puntare ad un buon risultato significativo alle urne.

Ma l’impresa non sarà facile. Data per certa la disponibilità di Pisapia (e l’indisponibilità di Vendola e dell’ala indipendentista di quel che resta di Sinistra Italiana), resta ancora da capire cosa faranno gli eventuali “scissionisti” del Pd, a cominciare da Massimo D’Alema e il suo ‘ConSenso’ e Pier Luigi Bersani. Certo, l’idea che i due – con relative truppe – lascino il Pd in polemica con Renzi per poi allearcisi dopo le elezioni non sembra verosimile. Stesso discorso vale per Pippo Civati e ‘Possibile’. “Se Pisapia e chi aderisce al suo movimento – ha detto il deputato brianzolo – vogliono fare la stampella di sinistra del Pd renziano, noi non ci siamo. Se invece intendono proporre una lista senza il Pd, allora possono contare sul nostro appoggio”.

Un ragionamento che non fa una piega ma che non esaurisce il tema di fondo: posto che questa lista difficilmente raggiungerà il 40% dei voti per ottenere il premio di governabilità fissato dall’Italicum modificato, chi potrebbero essere gli interlocutori per non “morire” di irrilevanza e per costruire un’alleanza di governo? Le risposte a questa domanda, quando e se arriveranno, ci diranno molto di quale sia la strada che si profila davanti all’eterogenea sinistra italiana.

Da - http://www.unita.tv/focus/tutti-i-dubbi-e-i-rischi-della-galassia-a-sinistra-del-pd/
Registrato
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« Risposta #83 inserito:: Maggio 15, 2018, 05:44:25 pm »

Sinistra, dopo la sconfitta di Leu D'Alema vola a Pechino per celebrare Marx

L'ex premier interviene al secondo congresso mondiale sul marxismo organizzato a Pechino dalla Peking University

Di MATTEO PUCCIARELLI
10 maggio 2018

Peking University di Pechino, secondo congresso mondiale sul marxismo, organizzato lo stesso giorno dei 200 anni dalla nascita di Karl Marx. Trecento studiosi e ricercatori per parlarne arrivati da tutto il mondo. "In Marx ritroviamo il rigore di un metodo e la forza di una passione che deve spingerci a non arrenderci allo "stato di cose presenti" e a lottare incessantemente per trasformare la realtà e costruire il futuro", si chiude così la relazione di Massimo D'Alema, uno dei tre italiani invitati all'evento cinese.

Un intervento da 20mila battute, praticamente un saggio, nel quale l'ex presidente del Consiglio è partito dal crollo del muro di Berlino, passando per il trionfo del neoliberismo e successiva crisi economica, per arrivare all'oggi: "Se volessimo utilizzare una parola antica dovremmo dire che c'è bisogno di un nuovo internazionalismo, un tratto distintivo del movimento operaio fin dalle sue origini che, tuttavia, si è paradossalmente spento proprio quando il capitalismo si è fatto internazionale trovandoci impreparati e impotenti. Oggi nessuna sfida può essere vinta senza ristabilire un primato della politica sull'economia rovesciando il dogma neoliberista. Spetta alla politica, infatti, dare le risposte che il mercato non è in grado di dare".

Un D'Alema in versione red passion, insomma. Anche se l'esperienza "radical" di Liberi e Uguali fortuna, va detto, non gliel'ha portata. Forse anche perché proprio lui in Italia fu uno degli alfieri della Terza via blairiana, cioè il tentativo della sinistra di "mitigare" gli istinti del libero mercato. Dopo la fine dell'Unione Sovietica, "la globalizzazione economica si è sviluppata impetuosamente sotto il segno di una visione sostanzialmente acritica e apologetica del capitalismo. Bisogna riconoscere - ammette infatti D'Alema - che anche la sinistra ha subito l'influenza di questa cultura e che essa si è manifestata in modo particolare nella elaborazione della cosiddetta Terza via".

Ma il D'Alema che si riscopre marxista non abbraccia comunque il leninismo: "Per Marx lo stato moderno è caratterizzato dalla contraddizione insanabile tra uguaglianza giuridica e disuguaglianza concreta sul piano dei rapporti di produzione, sul piano sociale ed economico. Da ciò il suo radicale rifiuto della tradizione liberale e democratica, fino alla concezione utopistica del superamento dello Stato come condizione di una effettiva uguaglianza tra gli uomini. Questa visione marxiana è stata in parte travisata e cristallizzata nella ortodossia marxista-leninista che ha costituito l'ideologia del socialismo reale nell'Unione sovietica e nell'Europa orientale.
Con gli esiti fallimentari che conosciamo".

Però allo stesso tempo, ragiona il lider maximo, "tutta l'esperienza teorica e pratica del socialismo e della sinistra nell'Occidente europeo ha rifiutato la contrapposizione tra uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale cercando invece di andare oltre la tradizione liberale attraverso una integrazione fra diritti formali e promozione attiva della integrazione sociale e della riduzione delle diseguaglianze. È evidente tuttavia che pure muovendo in una direzione diversa - e cioè cercando di combinare socialismo e democrazia - la sinistra europea ha comunque preso le mosse dalla critica marxiana dei limiti della uguaglianza formale". E quindi "oggi, di fronte agli sviluppi del capitalismo contemporaneo questa critica mantiene tutto il suo significato e, per molti aspetti, ci appare più che mai attuale".
 
 © Riproduzione riservata 10 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/10/news/sinistra_dopo_la_sconfitta_di_leu_d_alema_vola_a_pechino_per_celebrare_marx-195989622/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S2.4-T1
Registrato
Pagine: 1 ... 4 5 [6]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!