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Autore Discussione: D’ALEMA.  (Letto 50151 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Luglio 31, 2008, 03:10:27 pm »

«Hanno cercato in vari modi di danneggiare la nostra immagine, infangarci, colpirci»

L'ira di D'Alema sul caso Oak fund:

«Non siamo né stupidi né ladri»

Il dirigente del Pd: «È tutta una montatura costruita da qualcuno. Vorremmo capire chi è»


ROMA - «È tutta una montatura.
Per essere detentori di un fondo chiamato "Quercia" bisognava essere stupidi oltre che ladri. Noi non siamo nè ladri nè stupidi».
 
Lo dice, in una intervista al settimanale "Tempi", il presidente della Fondazione Italianieuropei e dirigente del Pd Massimo D'Alema, a proposito delle rivelazioni dell'ex capo della security di Telecom Giuliano Tavaroli sull'esistenza di un fondo segreto, l'Oak Fund, il fondo "Quercia" che sarebbe stato nella disponibilità dell'ex segretario dei Ds Piero Fassino e del senatore Ds Nicola Rossi. «Quindi - aggiunge D'Alema - si tratta di una montatura che è stata costruita da qualcuno. Vorremmo capire chi è. Vorremmo anche che la magistratura facesse luce su queste indagini illegali».

AGGRESSIONE MEDIATICA - «Sicuramente - prosegue D'Alema - hanno operato spie, provocatori, hanno cercato in vari modi di danneggiare la nostra immagine, infangarci, colpirci, anche perchè quella vicenda ha toccato interessi forti nel Paese. C'era volontà di vendetta, senza che mai si concretizzasse nulla. Perchè non c'è nulla da trovare e non c'è nessun particolare retroscena da scoprire. Adesso però vogliamo che sia chiarito molto bene chi ha messo su questi dossier, chi ha fatto queste indagini, chi ha concepito questa aggressione mediatica. Perchè, ripeto, sul piano giudiziario non c'è nulla di nulla. Si tratta di un'operazione non dissimile a quella che fu fatta per Telekom Serbia. Probabilmente, ambienti analoghi, o dello stesso genere». «Intendo che c'è naturalmente da capire - continua l'ex ministro del Esteri - perchè questa robaccia che era già uscita, che girava da tempo, in questi giorni è stata riproposta con tale clamore dal quotidiano "Repubblica". Una operazione che trovo molto grave sul piano professionale. Sul significato politico per adesso sospendo il giudizio. Anche se qualche idea mi viene in mente».

ESPOSTO - «Tutta questa storia -afferma D'Alema- è rivelatrice di diverse cose preoccupanti e negative. La prima riguarda il fatto che con tutta evidenza sono state fatte, e non è la prima volta che viene alla luce, indagini illegittime sul nostro partito. Noi abbiamo avuto la percezione di essere oggetto di indagini illegali, tanto è vero che presentammo un esposto denuncia due anni fa alla Procura della Repubblica di Milano». «Esposto - prosegue D'Alema - che non ha avuto seguito e che prendeva spunto dalla circolazione illegittima di intercettazioni telefoniche, che all'epoca non erano nemmeno state trascritte dai magistrati, ma che vennero pubblicate dai giornali. Parte di queste cose raccolte attraverso indagini illegittime furono pubblicate dal quotidiano "La Stampa". Li ho denunciati e sono in attesa ormai da più di un anno, per un articolo in cui si parlava di conti esteri, che noi non abbiamo mai avuto e non abbiamo. Perciò, noi vogliamo capire...». Quanto all'Oak Fund, al fondo "Quercia", il presidente di Italianieuropei ribadisce: «sono stupidaggini. Fra l'altro, i legittimi proprietari di questo Oak Fund si sono manifestati e la cosa non ha nessuna consistenza. È tutta una montatura».


31 luglio 2008

da repubblica.it
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« Risposta #16 inserito:: Agosto 02, 2008, 09:16:17 am »

POLITICA

Nasce Red, la tv pop-dalemiana dove Bersani intervista Vasco

Quasi pronto il palinsesto ideato da "Nessuno tv" e dalla fondazione Italianieuropei

L'obiettivo è anche la costruzione di un network politico: ritorna Folena, Craxi dj

di GOFFREDO DE MARCHIS
 

 
ROMA - La Max Television presenta grandi firme dell'informazione, un nuovo studio vicino a Montecitorio, programmi di intrattenimento condotti da politici. La nuova stagione del dalemismo vira così verso un certa leggerezza, rimescola le carte, confonde gli stereotipi: unirà Sex and the City e il nuovo centrosinistra, mischierà i classici dibattiti e Vasco Rossi, la "linea" e una versione pop della sinistra. È quasi pronto il palinsesto del canale satellitare frutto della collaborazione tra Nessuno tv e la fondazione Italianieuropei, passando per Red, associazione dalemiana. L'intenzione è farne un network generalista, con star dell'informazione, trasmissioni non solo politiche, frequenti incursioni nella cultura, ma che conserverà l'ispirazione principale nelle posizioni politiche di Massimo D'Alema.

"Di tutto il centrosinistra e del Pd", precisa uno dei promotori, Matteo Orfini. L'ex ministro degli Esteri dovrebbe diventare il protagonista assoluto della televisione, attraverso una conversazione settimanale sul modello dei "caminetti" con i quali Roosevelt parlava al Paese.
Nessuno tv (canale 890 di Sky) cambierà anche nome. Quel "nessuno" appare davvero riduttivo per il nuovo ambizioso piano editoriale. Il nome definitivo dovrebbe essere Red Tv. Ai programmi stanno lavorando il direttore di Nessuno tv Claudio Caprara, collaboratore di D'Alema a Palazzo Chigi nel '97 e '98, e il braccio destro del presidente di Italianieuropei, il giovane Orfini. Già contattate Lucia Annunziata e Rula Jebreal.

La prima condurrà una striscia d'informazione quotidiana, la seconda, insieme con il giornalista del Riformista Stefano Cappellini, andrà addirittura a sfidare Michele Santoro e Anno Zero il giovedì sera, con un programma di approfondimento (e per la prima puntata si cerca la disponibilità di Walter Veltroni).
Al mondo dalemiano, Red Tv si è rivolta anche per confezionare trasmissioni lontane dalla politica. Alcuni dirigenti di area intervisteranno i loro miti letterari o del mondo dello spettacolo. La serie si chiamerà "I fan". Cuperlo ha già registrato una conversazione con Joe R. Lansdale, giallista americano di culto, amato anche da D'Alema: "Avevo i brividi". Il direttore del Riformista Antonio Polito intervisterà Nick Hornby. Orfini e Caprara sono alle costole di Samantha (l'attrice Kim Cattrall), la più "scatenata" delle ragazze di Sex and the City. Le farà il terzo grado un personaggio misterioso.

Ma il fiore all'occhiello dovrebbe essere lo scoop di Pierluigi Bersani. Il ministro ombra dell'Economia sta convincendo Vasco Rossi ad aprirsi con lui, che è un suo ammiratore. A proposito di musica, ci sarà anche uno spazio settimanale dedicato esclusivamente alle note. Per condurlo è stato scelto a sorpresa non un deejay famoso, ma Bobo Craxi. Il figlio di Bettino se la cava bene con la chitarra, ma soprattutto è amico di alcune stelle della musica italiana. Da Lucio Dalla, che era anche amico del padre, alle più recenti frequentazioni con Francesco De Gregori, Pino Daniele e Umberto Tozzi. Senza contare l'amicizia fraterna con Fiorello. Con Craxi in studio la possibilità di aver ospiti così prestigiosi (e così cari dal punto di vista economico) diventa concreta.

L'attuale Nessuno tv ha 40 dipendenti, 12 fra giornalisti e programmisti. Oggi vive coi 4 milioni l'anno ottenuti grazie alle legge Gasparri. Il vicedirettore è Mario Adinolfi, avversario di Veltroni alle primarie. Due parlamentari, Giorgio Tonini e Luigi Zanda mettono la loro firma per ricevere i contributi pubblici previsti per l'emittenza radio-televisiva. Il canale si è dotato anche di un comitato di garanti che verifica l'uso delle risorse statali: Giorgio Ruffolo, Franco Iseppi e Andrea Monorchio. Poi ci sono i soci privati. L'azionista di maggioranza è Digital Magics, società che si occupa di contenuti multimediali, Caprara ha una sua quota. Oggi il canale trasmette 7 ore di programmi ogni giorno.

Ma da ottobre cambia tutto, non solo il nome. Le ore salgono a 10, forse cambierà il canale Sky, Red trasmetterà anche in chiaro usando un network di televisioni locali. Il contratto di collaborazione con Italianieuropei porterà qualche risorsa in più. "Noi cercheremo di contrattualizzare tutti - spiega Caprara -. Ma faremo le nozze con i fichi secchi. Alle star possiamo offrire soprattutto uno spazio per sperimentare nuovi linguaggi, questo sì". Dietro il palinsesto multiforme, il desiderio di una televisione ricca di contenuti, resta sempre la politica, di cui Red Tv sarà uno strumento. La presenza di Craxi ad esempio è anche un segnale di attenzione per il Partito socialista. E Pietro Folena, impegnato nella costruzione della Costituente di sinistra, la creatura di Nichi Vendola, avrà un programma tutto suo. Red Tv dunque sarà aperta anche all'ala radicale uscita sconfitta dal congresso di Rifondazione ma presente nei territori e nelle regioni. Detto questo, l'ingresso di Folena in Red Tv ha anche risvolti personali. Segna il riavvicinamento tra D'Alema e il suo ex pupillo, dopo un gelo assoluto durato ben dieci anni.

(31 luglio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #17 inserito:: Settembre 03, 2008, 11:38:57 pm »

Politica

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''Io penso che il Pd alle europee avrà più del 30% dei voti''

D'Alema: ''Berlusconi finge di governare il Paese''

L'ex vicepremier alla Festa democratica: ''Il premier non risolve i problemi, nasconde la spazzatura sotto il tappeto, carica di debiti le generazioni future e toglie risorse nei settori decisivi per il futuro dell’Italia''


Firenze, 3 set. (Adnkronos/Ign) - Berlusconi? ''Si muove con abilità e finge di governare il Paese. Ma nessuno dei problemi veri viene affrontato''. Questo l'affondo di Massimo D'Alema intervistato da Giovanni Floris alla Festa del Pd a Firenze.

D'Alema, in primo luogo, ha ringraziato per l'incontro. ''Credo che questa partecipazione è la dimostrazione che, sia pure con l’anima attraversata da preoccupazioni ed irritazione, non è venuta meno la passione politica''. Il messaggio che arriva dalla gente che partecipa alla Festa è ''diamoci una mossa'', ha sottolineato.

Le prime battute dell'intervista sono dedicate alle fote diffuse in questi giorni e che ritraggono l'ex ministro degli Esteri, a bordo di un gommone, mentre cade in acqua. ''Hanno tagliato la sequenza fotografica montando una notizia che ha avuto un grande successo - ha spiegato -. Da una parte complimenti, dall'altra mi conferma che bisogna sfogliare i giornali con spirito critico''.

Poi l'analisi della popolarità di cui gode il presidente del Consiglio. ''Buona parte dei suoi successi derivano dal fatto che si è insediato dopo che noi avevamo affrontato tutte le difficoltà e i sacrifi ed arrivava il momento di raccogliere i frutti. E' arrivato lui ed ha colto i frutti.  Berlusconi non risolve i problemi, nasconde la spazzatura sotto il tappeto, carica di debiti le generazioni future e toglie risorse nei settori decisivi per il futuro dell’Italia'', ha detto l'ex vicepremier.

Per quanto riguarda la gestione del caso Alitalia, D'Alema ha evidenziato il ''costo alto per il Paese, per i lavoratori'' di una operazione politica ''contraria alle normali regole di un'economia di mercato''. ''Berlusconi ha creato una situazione talmente vantaggiosa - ha spiegato - si è caricato il debito quindi l'ha offerta ad un gruppo di imprenditori. Naturalmente è un costo che viene scaricato sulla collettività. Dal punto di vista politico è un’operazione negativa, dal punto di vista delle regole del mercato lascia allibiti''.

Bocciata, poi, la ''parata propagandistica di 3000 militari'' nelle città. ''Uno dei momenti più bassi dell'esperienza di governo perché è evidente l'uso strumentale delle forze dell'ordine''.

Parlando del Partito Democratico, D'Alema ha auspicato ''una riflessione approfondita sulle vie della rivincita''. Ma ''non dobbiamo avere fretta. Bisogna lavorare come se ci fosse del tempo per portare a fondo la costruzione del partito e di un rapporto con il popolo''. Bisogna ''costruire un grande partito partendo dalla società''. Quindi tesseramento. E le correnti? ''Non sono favorevole nella loro forma tradizionale. Sto cercando di fare una cosa diversa. Noi lavoriamo per proporre idee non per rivendicare posti, non abbiamo chiesto nulla''. ''Io voglio aiutare chi ha maggiori responsabilità nel Pd'', ha poi aggiunto.

Al suo arrivo alla festa, D'Alema, parlando del caso Italia-Libia, ha ricordato in primo luogo che "la Nato è una alleanza difensiva, e non ha nei suoi programmi quello di aggredire nessun paese". "Questo accordo con la Libia - ha ricordato D'Alema - era stato negoziato da noi, me ne ero occupato personalmente e a lungo. La traccia di accordo è quella che avevamo predisposto, non prevede clausole segrete, credo, almeno per quanto ne so io". "Noi avevamo ancora un problema da definire - ha aggiunto l'ex ministro degli Esteri - sugli oneri che Berlusconi ha definito molto generosamente, accollando i costi alle generazioni future per i prossimi 25 anni: lo sta facendo - ha concluso D'Alema sorridendo - in tanti campi... ".

Parlando ancora dell'operato dell'esecutivo, l'ex vicepremier ha dichiarato: "Credo che con una certa abilità il governo ha scaricato sui Comuni, sugli enti locali e sulle Regioni il costo della sua manovra finanziaria, ma in realtà in questo modo la scarica sui cittadini, sia pure tirando il sasso e nascondendo la mano, magari dando colpa al sindaco che senza soldi sarà costretto a tagliare i servizi essenziali". "Il governo ha colpito la spesa scolastica - ha proseguito D'Alema - l'operazione fatta sull'Ici per ragioni propagandistiche e di conquista del consenso non ha garantito ai Comuni un recupero delle risorse".

Poi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle affermazioni del sindaco di Venezia Massimo Cacciari, secondo cui se il Pd dovesse scendere sotto il 30% alle europee la leadership di Walter Veltroni potrebbe essere messa in discussione, D'Alema ha osservato: "E' una opinione di Cacciari. Io penso che il Pd alle europee avrà più del 30% dei voti".

Che sensazioni nel passare dalle Feste dell'unità alla Festa del Pd? "Uguale - ha detto -. E' una festa popolare, è una grande tradizione, ed è una tradizione che continua. Naturalmente la denominazione deve essere tale, dare il senso del nuovo partito. Noi siamo passati dal Pci al Pds... siamo abituati al cambiamento, non mi pare che siamo di fronte a dei traumi".

da adnkronos.com
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« Risposta #18 inserito:: Settembre 03, 2008, 11:40:16 pm »

Alla festa del Pd a Firenze

D'Alema: «L'alleanza Pd-Di Pietro? Non dovete chiedere a me...»

L'ex ministro non cita direttamente Veltroni: «Anni fa mi feci un’idea di chi avevo di fronte»


FIRENZE - Perché il Pd ha scelto Di Pietro come alleato? «Questa risposta la lasciamo all’interlocutore che verrà qui tra qualche giorno». È tranchant l'ex ministro Massimo D’Alema nel rispondere a una domanda di Giovanni Floris alla Festa nazionale del Pd a Firenze sui motivi che hanno spinto il Pd a scegliere l’ex pm di Mani Pulite come alleato.

CITAZIONE INDIRETTA - D’Alema non cita direttamente il segretario del Pd, Walter Veltroni. Ma è lui «l’interlocutore» che sarà ospite tra qualche giorno, sabato per la precisione, alla kermesse democratica. Per far comprendere i rapporti - non proprio amichevoli, a quanto pare - che intercorrono tra lui e il leader dell'italia dei Valori, D’Alema ha citato un episodio di qualche anno fa quando a Gallipoli presentò la sua candidatura nel collegio elettorale senza gareggiare nel proporzionale. «Rifondazione non presentò candidati e fu un atto che io apprezzai; anche D’Antoni decise di non presentarli - ricorda D’alema - solo Di Pietro presentò una candidatura, un ex funzionario del nostro partito con l’evidente scopo di sottrarre voti decisivi». La conclusione di D’Alema è inequivocabile: «Io non porto rancore verso nessuno, ma sono quei momenti in cui ti fai un’idea di chi hai di fronte. Lo dico serenamente perché me la cavai da solo».


03 settembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #19 inserito:: Settembre 03, 2008, 11:43:56 pm »

POLITICA

Sotto la tenda che ospita i dibattiti pubblico in piedi per l'ex ministro degli Esteri

"Alitalia operazione politica grave e negativa, ma no a polemiche con imprenditori"

Festa Pd, applausi per D'Alema "Messaggio è: diamoci una mossa"

"Per le alleanze obiettivo non è stare soli ma in tanti, costruire centrosinistra nuovo"

E sullo scoop di Novella 2000: "Li ammiro, tagliando una foto hanno imbrogliato tutti"

 

FIRENZE - Standing ovation alla festa nazionale del partito democratico in corso a Firenze per Massimo D'Alema. "Il messaggio che arriva da voi che siete qua è: 'diamoci una mossa'", ha detto l'ex ministro degli Esteri, che sul palco allestito per il dibattito con Giovanni Floris ha affrontato molti argomenti, dall'Alitalia, alle alleanze politiche fino alla foto pubblicata su Novella 2000, che lo ritrae mentre cade in mare da un gommone.

Applausi. Tutti in piedi nella tensostruttura 'Giorgio La Pira': i militanti hanno salutato con un lungo e scrosciante applauso Massimo D'Alema. "Questa partecipazione - dice D'Alema rispondendo alla standing ovation - è la dimostrazione che, nonostante l'animo attraversato da un certo malessere, non viene mai meno la passione politica dei tanti presenti. Se possiamo sintetizzare - dice - il messaggio che arriva dalla gente alle feste è 'diamoci una mossa'".

Alitalia. "Mi accusarono di aver fatto di palazzo Chigi una 'merchant bank' - dice D'Alema entrando nel vivo della discussione - e io invece feci l'opposto: mi rifiutai di intervenire con la forza del governo per garantire i poteri forti e me l'hanno fatta pagare", sottolinea proposito della operazione del governo per salvare Alitalia e ricordando le critiche alla sua esperienza di governo. "Su Alitalia - afferma D'Alema - io distinguo tra un'operazione politica grave e negativa, che lascia allibiti dal punto di vista delle regole di mercato e che scarica il costo sulla collettività, e gli imprenditori che fanno gli imprenditori e con i quali non dobbiamo polemizzare".

Colaninno. Alla domanda se si aspettasse che Roberto Colaninno avrebbe preso le redini della nuova Alitalia, l'ex ministro degli Esteri risponde: "Sì, me l'aspettavo, non è un mistero che Colaninno fosse molto interessato da tempi non sospetti; e non mi ha stupito vederlo tra gli imprenditori, visto che Berlusconi ha poi creato una situazione talmente vantaggiosa per loro".

Il voto. "Se si votasse la prossima settimana, Berlusconi vincerebbe. Per noi è una sfida lunga dobbiamo impostare una sfida di medio periodo, politico-programmatica ma anche di valori. Poi, chi ha più filo da tessere tessera". E' la valutazione espressa da Massimo D'Alema. "Berlusconi si muove con abilità - ha affermato D'Alema - e fa finta di governare. Non risolve i problemi, mette la spazzatura sotto i tappeti, è circondato da una classe dirigente servile, mentre il Paese paga un prezzo molto alto".

Novella 2000. "Io sono un ammiratore di Novella 2000 e prima di tutto gli faccio i complimenti per come, tagliando una foto, ha imbrogliato tutta la stampa italiana che, per la verità, è ben predisposta". Così Massimo D'Alema ha risposto a Giovanni Floris che ha aperto l'intervista alla festa nazionale del Pd chiedendogli come aveva fatto a cadere dal canotto nel mare di Ponza. D'Alema ha spiegato che quell'immagine ripresa da tutti i giornali, in realtà, "è una foto 'tagliata'" perché il tuffo involontario in mare l'ex ministro degli Esteri lo ha fatto quando le due persone che erano sedute dall'altra parte del gommone si sono buttate insieme per fare il bagno.

Alleanze. Sul terreno delle alleanze con il Pd "è sempre meglio stare da soli quando i tuoi potenziali alleati non sono credibili. Ma l'obiettivo non è questo, l'obiettivo è stare in tanti, costruire un centrosinistra nuovo", ha affermato D'Alema. "Bisogna guardare anche alla sinistra radicale - dice - che ha commesso errori molto gravi ma discute". Per D'Alema bisogna guardare anche "al centro, perchè c'è un pezzo del mondo cattolico e moderato che non si è fatto assorbire dal berlusconismo".

Alla domanda di Giovanni Floris di cosa sia il Partito Democratico, con una battuta caustica: "Se lo hanno compreso 12 milioni di italiani... penso che lo abbia capito anche lei".

Fascismo. In Italia non esiste "un pericolo fascista" ma "non c'è una democrazia proprio normale", ha detto D'Alema, spiegando che questa democrazia non proprio normale deriva dal fatto che "una concentrazione di poteri finanziari, politico e mediatico non è normale". L'esponente del Pd si è detto quindi convinto che questo non si potrebbe risolvere "con una leggina".

Giustizia. Anche sul tema della giustizia "il confronto, il dialogo è normale in democrazia, ed è stupido il dibattito sul 'dialogo sì o dialogo no'". D'Alema spiega di essere ben disposto nei confronti di un dialogo sulla riforma della giustizia ma ribadisce anche che ci sono obiettivi diversi rispetto alla destra. "Non possiamo avere la posizione di dire che le cose vanno bene così - sottolinea - ma partiamo da presupposti diversi rispetto a Berlusconi. Noi siamo preoccupati perché vogliamo rendere più funzionale il sistema della giustizia mentre tutte le riforme della giustizia che ha fatto la destra avevano l'obiettivo di renderla più difficile e macchinosa".

Di Pietro. Perché il pd ha scelto Di Pietro come alleato? "Questa risposta la lasciamo all'interlocutore che verrà qui tra qualche giorno". Risfodera il suo atteggiamento tranchant D'Alema nel rispondere a Floris sui motivi che hanno spinto il Pd a scegliere l'ex pm come alleato. D'alema non cita direttamente il segretario del Pd Veltroni ma è lui "l'interlocutore" che sarà ospite sabato alla kermesse democratica.

Poi D'Alema cita un episodio di qualche anno fa quando a Gallipoli presentò la sua candidatura nel collegio elettorale senza gareggiare nel proporzionale. "Rifondazione non presentò candidati e fu un atto che io apprezzai, anche D'antoni decise di non presentarli - ricorda D'alema - solo Di Pietro presentò una candidatura, un ex funzionario del nostro partito con l'evidente scopo di sottrarre voti decisivi". La conclusione di D'Alema è inequivocabile: "Io non porto rancore verso nessuno, ma sono quei momenti in cui ti fai un'idea di quello che hai di fronte".

(3 settembre 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #20 inserito:: Settembre 05, 2008, 10:45:33 am »

Politica
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PD: D'ALEMA, DISPONIBILE AD AIUTARE NON VOGLIO DAR FASTIDIO

IN CHE RUOLO LO DEVE DECIDERE VELTRONI

Roma, 4 set. - (Adnkronos) - "Il Partito democratico e' una grande speranza per l'Italia, e' un momento difficile, tutti si devono dar da fare e io sono disponibile". Cosi' Massimo D'Alema ai microfoni del Tg1 conferma la sua disponibilita' a collaborare all'interno del Pd.


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Politica
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GIUSTIZIA: D'ALEMA, RIFORMA SIA PER CITTADINI NON CONTRO MAGISTRATI



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Roma, 4 set. - (Adnkronos) - "Noi siamo contrari al regolamento di conti con i magistrati, siamo contrari ad un'indea di un intervento sulla giustizia che e' volto soltanto a limitare e a colpire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura". Lo dichiara Massimo D'Alema ai microfoni del Tg1.
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« Risposta #21 inserito:: Settembre 13, 2008, 11:50:11 am »

D’Alema: non ci sarà federalismo senza riforma condivisa dello Stato


di Claudio Sardo


ROMA (12 settembre) - «Non ci sarà il federalismo fiscale senza una riforma condivisa dello Stato centrale. E senza un bilancio serio di questi ultimi anni, nei quali i trasferimenti di poteri e funzioni a Regioni e Comuni hanno prodotto un aumento della spesa corrente». Massimo D’Alema parla nel suo ufficio di presidente della Fondazione Italiaeuropei mentre le agenzie di stampa battono la notizia del via libera «preliminare» da parte del Consiglio dei ministri alla bozza Calderoli. «Dopo giorni di litigi interni è tuttora vago l’oggetto dell’intesa nel governo. Volevano consentire a Bossi di esibire un trofeo alla manifestazione di Venezia. Ma il federalismo fiscale è niente senza le cifre. Cosa vogliono decentrare? Quali tributi finanzieranno Comuni, Province, Regioni? L’Irpef non può che restare una imposta statale, pena rischi gravissimi. E la prima scelta del governo - abolire la quota residua di Ici anziché abbattere le aliquote Irpef - ha avuto un segno decisamente antifederalista, oltre ad allargare la forbice della diseguaglianza sociale».
Da voi opposizione, dai sindaci e dai governatori di centrosinistra non sono venute però grosse obiezioni alla bozza Calderoli.
«La Lega ha consultato tutti e raccolto molte proposte. Ne è venuta fuori una fase istruttoria confusa ma aperta. Per certi aspetti il metodo va apprezzato. Ma per fare la riforma bisogna passare ai conti. Se resta così generica, lo stesso governo rischia di non poter esercitare la delega. E certo non aiuta la demagogia a buon mercato di chi promette che il Nord si arricchirà e il Sud non ci rimetterà un euro. Con il Paese fermo, un simile esito è possibile solo aumentando le tasse».
Il ministro Tremonti sostiene che la razionalizzazione federalista, unita ad una sana competizione tra istituzioni, produrrà forti risparmi di spesa.
«La nostra spesa sanitaria è pari al 7% del Pil contro l’8,1 francese e l’8,9 tedesco. Migliorare la qualità della spesa è sempre un obiettivo da perseguire. Ma come si può pensare di arrichire di colpo il Nord, il Centro e il Sud? La nostra destra peraltro è la più clientelare e populista d’Europa: tra il 2001 e il 2005, in epoca di attuazione del federalismo, la spesa corrente è aumentata del 2,5% con i governi Berlusconi».
Questa vale anche come autocritica, dal momento che la riforma del titolo V l’avete approvata voi.
«È stato un errore lasciare quella riforma da sola. Nel progetto della Bicamerale il federalismo era affiancato da una riforma del governo, del Parlamento, del sistema delle garanzie. E il punto è ancora questo: senza una riforma seria e condivisa dello Stato nel suo insieme non solo si finisce per pagare di più, ma si aumentano le disuguaglianze e si minano le fondamenta della coesione del Paese».
Al governo comunque assicurano: il federalismo fiscale garantirà perequazioni e compensazioni a favore del Sud.
«A parte il fatto che il governo in concreto sta riducendo gli incentivi per le aree svantaggiate... In ogni caso il problema non è la compensazione, ma la cittadinanza. Sta qui il punto cruciale. Il federalismo solidale non è la perequazione di risorse tra territori. Può diventare una organizzazione più funzionale solo se lo Stato resta il garante dell’uguaglianza dei cittadini, a partire dal godimento dei diritti essenziali. Il diritto alla salute, alla sicurezza, all’istruzione non appartengono ai territori ma alle persone».
Per lei riforma più ampia vuol dire modello tedesco?
«Il modello tedesco è coerente con un impianto federalista. Nel convegno di luglio delle Fondazioni, con il contributo di alcuni tra i maggiori costituzionalisti italiani, abbiamo avanzato una proposta dettagliata. Aspettiamo la risposta di Berlusconi».
Berlusconi non pare convinto. E forse neppure Veltroni.
«Veltroni e Franceschini, al convegno delle Fondazioni, hanno espresso apprezzamento e condivisione. Non ci sono altre proposte del Pd. Veltroni vuole che la legge elettorale, pur su un impianto di tipo tedesco, favorisca di più i partiti maggiori. Ma si tratta di aspetti tecnici che non mettono in discussione la convergenza sulle linee di fondo del progetto istituzionale».
Pdl e Lega hanno trovato l’intesa sulla legge elettorale europea: sbarramento al 5% e abolizione delle preferenze. Cosa ne pensa?
«Se questa è la loro scelta, vuol dire che non vogliono il dialogo. Vogliono solo lo scontro. Fissare per le europee uno sbarramento più alto di quello nazionale non ha giustificazione, se non quella di trarne un vantaggio di parte. Così l’abolizione delle preferenze: un diritto sottratto ai cittadini per favorire le oligarchie di partito. Ma in questo modo saltano i presupposti di un confronto».
Non è che state soltanto alzando i toni per rianimare l’opposizione dopo una stagione di stordimento?
«Non abbiamo paura di fare le riforme insieme. Ma per farle ci vuole un clima di collaborazione, che spetta innanzitutto al governo costruire. Fin qui non è stata l’opposizione ad opporre un rifiuto ma Berlusconi, con i provvedimenti sulla giustizia regolati sulla base dei propri interessi e della propria agenda».
Anche sui temi sociali, sul caso Alitalia, state usando toni più forti. È la vostra campagna d’autunno?
«La sfida tra maggioranza e opposizione si gioca innanzitutto sui temi sociali. E sarà pure sfortuna, ma i governi Berlusconi coincidono sempre con periodi di stagnazione. Dopo i fuochi pirotecnici e i colpi d’immagine, il governo è ora tornato sulla terra e sta dimostrando di non avere una visione del futuro. La partita è iniziata e anche per noi sarà un confronto impegnativo. Quando si perde, il colpo è sempre brutto. Ma le nostre direttrici restano: ridurre le disuguaglianze e difendere gli interessi del Paese».
Sul caso Alitalia non è stato il governo a difendere di più l’italianità?
«Berlusconi ha agito per far saltare il piano Air France e ha costruito una soluzione fuori mercato, i cui pesanti costi saranno pagati dai lavoratori e dai contribuenti. Il nostro giudizio sul governo è severissimo. Detto questo, se la nuova compagnia decollerà, non possiamo che augurarci che abbia successo. L’opposizione del Pd non ha nulla a che vedere con il ”tanto peggio tanto meglio”. Noi non facciamo opposizione alle imprese, che sono una risorsa per il Paese».
Qualcuno griderà all’inciucio.
«Ci sarà sempre qualcuno che grida all’inciucio. Ma sono residui faziosi ed estremisti, decisiamente minoritari».
Perché allora avete deciso di tornare in piazza?
«Perché le manifestazioni sono espressione della vita democratica. E sono tanto più utili quanto più sono partecipate e capaci di attirare simpatia dall’esterno. Quando si è in tanti, si urla di meno e si è più convincenti. Invece manifestazioni come quelle di piazza Navona hanno finito per dare una mano a Berlusconi e per deprimere l’opposizione».
Ma per domani con chi volete allearvi? O è ancora in campo l’ipotesi dell’autosufficienza?
«Dopo le elezioni c’è una stata una breve discussione tra noi, ma ora è tutto chiarito: l’obiettivo del Pd non è la solitudine. Vocazione maggioritaria vuol dire essere il perno di un’alternativa credibile di governo. Per fare questo non c’è bisogno di compilare liste di possibili alleati. Bisogna fare politica. Aprire confronti e misurarsi sui programmi innanzitutto con chi si oppone a Berlusconi».
Non c’è il rischio di una riedizione dell’Unione?
«Quando verrà il tempo delle alleanze elettorali, la coerenza sui programmi sarà irrinunciabile. Ma intanto dobbiamo ”fare politica”. Verso la sinistra radicale, perché sarebbe un danno per il Paese una deriva estremista. Verso il centro che si è sottratto all’egemonia berlusconiana, perché abbiamo in comune una cultura costituzionale così diversa da quella che la destra sta mostrando in questi giorni. Anche verso Di Pietro, purché sia chiaro che ci sta a cuore la legalità, mentre il populismo giustizialista è inaccettabile. E alle prossime amministrative queste alleanze possono già sperimentarsi».
A Firenze lei ha detto al vertice del Pd: ”Se mi chiamate, sono a disposizione”. La risposta è stata fredda.
«Non ho bisogno di posti. Lavoro molto con Italianieuropei e per me questo lavoro è un contributo al Pd. Ci descrivono come una corrente, ma tutta la nostra attività è l’esatto contrario. Ecco il programma del festival della salute di fine mese: studiosi, scienziati, personalità delle istituzioni, della cultura e dello sport. Il Pd farebbe cosa saggia se ci utilizzasse di più. Oggi ha bisogno di chiamare a raccolta tutte le sue energie».

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« Risposta #22 inserito:: Settembre 13, 2008, 11:51:23 am »

Federalismo e legge elettorale europea: muro contro muro tra governo e opposizione


di Marco Conti


ROMA (12 settembre) - Una lettura meno affrettata e più ragionata del testo, permette a molti quotidianidi oggi di qualificare come un mezzo successo leghista il via libera del consiglio dei ministri alla bozza di riforma federalista. Si tratta solo di una ”bozza” e nemmeno della prima. Come è anche probabile che domenica a Venezia Umberto Bossi metta qualche puntino sulle ”i”. Specie per quanto riguarda la tempistica dilatata da sei mesi a due anni per i decreti attuativi e a sette per l’effettiva entrata a regime. Non solo, grazie al lavoro del ministro Raffaele Fitto, il fondo perequativo resta in mano statale. Così come la Sicilia conserverà il diritto all’incasso delle accise derivanti dall’attività estrattiva, che si sommerà ai congrui trasferimenti che gli derivano dallo statuto speciale.


Resta comunque il fatto che l’intesa politica tra Cavaliere e Senatur sembra essere a prova di bomba e le avances del Pd non riescono a scalfire la compattezza della coalizione di centrodestra. Oggi ci riprova, in un’intervista al Messaggero, Massimo D’Alema che offre la disponibilità del principale partito d’opposizione a discutere di federalismo, a patto che si affronti anche la cornice delle riforme istituzionali necessarie a non far esplodere costi e spese. Il leader del Pd sembra crederci poco e l’ultimatum sulla legge elettorale per le Europee («inaccettabile una legge con liste bloccate»), conferma la prospettiva di un muro contro muro tra maggioranza e opposizione.

Uno dei punti dell’intesa raggiunta da Berlusconi e Bossi mercoledì notte, sarebbe proprio su questo punto e prevederebbe uno sbarramento al cinque e liste bloccate. Ovvero senza preferenza. Ovvero lasciando nelle mani di sempre più ristrette oligarchie di partito la scelta dei candidati da inserire in lista e da portare a Bruxelles. E’ ormai da tempo che si denuncia la rarefazione del rapporto tra eletto ed elettori. Un fossato che le leggi elettorali nazionali che si sono succedutesi in questi anni hanno contribuito a scavare. Una preoccupazione che il capo dello Stato non manca di esprimere e di accompagnare al tema della semplificazione del quadro politico. Anche se il tema della ”casta” non sembra più essere di moda come qualche anno fa, sono le cronache che hanno accompagnato i giorni precedenti il deposito delle liste elettorali, a confermare che i componenti l’attuale Parlamento sono stati decisi da un pugno di leader che hanno composto e ricomposto le liste, privilegiando soltanto gli equilibri interni e quasi mai il rapporto del candidato con il territorio. Se Lega e partiti regionali sfuggono a questa regola, altrettanto non può dirsi per i partiti cosiddetti nazionali. A cominciare da Pd e Pdl. D’altra parte bastano pochi minuti di navigazione sul sito della Camera e del Senato per rendersi conto dello scarsissimo legame tra parlamentari e territorio di elezione che si evince dai pur spesso enfatici curriculum e dai dati anagrafici.

E’ comunque forte il sospetto che tale meccanismo convenga non solo a partiti a forte leadership come Forza Italia, ma anche a partiti a struttura più complessa come An e Pd. Proprio per arginare la ”complessità” di tali partiti, i rispettivi leader mostrano di aver interesse a costruirsi intorno una classe dirigente fedele e devota. Anche a costo di compromettere il rapporto con gli elettori.

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« Risposta #23 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:16:42 am »

E sulla crisi: «bene le rassicurazioni di Berlusconi sulle banche»

Riforme, D'Alema: "Servono convergenze"

L'esponente del Pd: «La maggioranza può decidere di fare da sola , ma sarebbe un errore»

 

CAPRI - «Siamo in Parlamento, si discute», non è che «bisogna decidere di fare il dialogo». Così Massimo D'Alema, a margine del convegno dei giovani di Confindustria a Capri. L'esponente del Pd torna sul tema del dialogo sulle riforme precisando che «si tratta di vedere se c'è la possibilità di arrivare a delle convergenze». Questo, ha aggiunto D'Alema, «non dipende da noi ma principalmente dalla maggioranza» che «può anche decidere di fare da sola, ma in certe materie, a mio giudizio, sarebbe un errore».

«BENE BERLUSCONI SULLE BANCHE» - Plauso di D'Alema a Silvio Berlusconi in merito alle dichiarazioni del premier sulla crisi finanziaria. «Ho trovato giuste le parole del presidente del Consiglio che ha rassicurato sulla solidità del nostro sistema bancario e finanziario» ha detto l'esponente del Pd intervenendo al convegno dei Giovani di Confindustria a Capri.

«BCE OSTINATA» - D'Alema ha spiegato di essere favorevole al mantenimento degli obiettivi del Patto di Stabilità «ma in questo momento servirebbe che il vincolo del 3% fosse flessibilen - ha sottolineato l'esponente dei democratici -. Non deve essere l'Italia a chiederlo a Bruxelles, ma dovrebbe essere Bruxellers stessa a imboccare questa strada» ha detto D'Alema a Capri. «In una grande crisi come questa uno dei numeri che non torna è il tasso di interesse che la Bce ancora ostinatamente difende soprattutto in una fase di crisi dei consumi, e che invece consiglierebbe un sistema più espansivo di sviluppo» ha spiegato ancora D'Alema.

TREMONTI E MARX - A Capri D'Alema ha «duetatto» a distanza con Giulio Tremonti, citandolo più volte nel corso del suo intervento. «Ho letto sui giornali che ha detto "il denaro non produce magicamente denaro"...è una citazione di Karl Marx», ricorda con un sorriso. «Mi fa piacere - aggiunge - perché sia pure in bocca di Tremonti Karl Marx resta sempre Karl Marx».

NUCLEARE - Nel suo intervento D'Alema ha toccato anche il tema del nucleare, per il quale dimostra di non aver nessun pregiudizio ideologico, sottolineando anzi come venti anni fa si espresse a favore del nucleare nonostante gli interessi «di un blocco conservatore» condizionarono l’opinione pubblica e ne provocarono la bocciatura. Dal palco del convegno dei giovani di Confidustria, D’Alema ha sottolineato che «furono i petrolieri pubblici e privati con la loro capacità di condizionare» le politiche e l’opinione pubblica a portare al «rifiuto del nucleare». D’Alema ha ricordato che venti anni fa si batteva per il nucleare contro gli amministratori locali pugliesi che rifiutavano la costruzione di centrali nucleari e per questo, ha detto con una battuta, «mi pigliavano a sassate e mi bucavano le gomme». Poi pesò il blocco «degli interessi conservatori». Tuttavia oggi il nucleare è stato abbandonato e, ha spiegato D’Alema, «vedo che in Europa non si costruiscono centrali». «Il nucleare - ha concluso - è un sistema» che tocca la sicurezza, lo smaltimento delle scorie, «e ricostruirlo non è semplice».


04 ottobre 2008

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« Risposta #24 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:17:55 am »

E SUL RAZZISMO: RISCHIO C'è. VELTRONI: INTOLLERANZA sarà TEMA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 25

Riforme, Fini apre a D'Alema «Giusto confronto sulle regole del gioco»

Il presidente della Camera: «Legislatura sprecata senza il dialogo. Convergenze possibili»

 
MILANO - «Se oggi D'Alema voleva dire: discutiamo su come rendere questa legislatura fruttuosa, questa cosa deve essere condivisa. D'Alema non è uno sprovveduto, ha capito che questa legislatura dura cinque anni». Ed ancora: «Mi auguro che ci sia un riscontro fin dalle prossime settimane. Sarebbe l'ennesima legislatura sprecata se non si desse corso ad un dialogo tra maggioranza e opposizione». Gianfranco Fini non lascia cadere nel vuoto l'appello a cercare ampie convergenze sulle riforme lanciato dall'esponente del Pd durante il convegno dei giovani industriali a Capri. «Non sarebbe male - ha detto Fini, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli alla festa della Libertà di Milano - se in questa legislatura ci si potesse confrontare seriamente su quale assetto dare al sistema italiano».

«CONVERGENZE POSSIBILI» - Il presidente della Camera ha ricordato che «c'è già una struttura federale nei fatti in Italia». Accennando al sistema tedesco, Fini ha ipotizzato che «si potrebbero registrare delle convergenze». Da più parti - ha detto il presidente della Camera - si dice che occorre ridurre il numero dei deputati. L'ammodernamento del Titolo v - aggiunge la terza carica dello Stato - potrebbe essere un altro spunto di dialogo e di convergenza». Per Fini «è giusto confrontarsi sulle regole del gioco: mi auguro che ci sia un confronto anche sul federalismo fiscale. Spero - conclude Fini - che questa assenza di pregiudizio orienti le forze politiche verso il confronto».

RAZZISMO - Nel corso della festa del Pdl a Milano Gianfranco Fini ha dedicato ampio spazio agli ultimi casi di aggressioni a cittadini extracomunitari registrati nel nostro Paese. «Sarebbe sbagliato negare che esiste un pericolo razzismo e xenofobia» ha detto il presidente della Camera. Ricordando l'idea di costituire un osservatorio alla Camera sull'argomento, Fini ha ribadito la necessità di una politica dell'integrazione. «Cos'è l'integrazione? È il rispetto di alcune regole ma non basta avere un lavoro e pagare le tasse. La vera integrazione esiste quando si fanno propri i valori di fondo della società in cui si vive» ha aggiunto il numero uno di Montecitorio.

VELTRONI - Dal canto suo il segretario del Pd Walter Veltroni, raccogliendo l'appello di un gruppo di intellettuali, annuncia che la lotta al razzismo sarà uno dei temi della manifestazione del Pd. «Avverto il rischio di una diffusione - sostiene Veltroni - a macchia d'olio di rigurgiti razzisti e xenofobi, una prospettiva intollerabile per tutti quelli che hanno a cuore i valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Contribuire a salvare l'Italia da questo scenario è un dovere di cui il Partito democratico sente in pieno la responsabilità».


04 ottobre 2008

da corriere.it
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« Risposta #25 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:18:58 am »

Fini: no all'abuso dei decreti. Ma il Cavaliere: sveltire le procedure

Il premier: «Basta andare in tv. Ci sono programmi indecenti»

«Non stiamo qui a scaldare la sedia. Se dobbiamo galleggiare, allora è meglio tornarcene a casa»



ROMA — «Sia chiaro, non stiamo qui a scaldare la sedia, se dobbiamo galleggiare, allora meglio tornarcene a casa, visto che di case ne abbiano tante e sapremmo anche come divertirci...». Che non ha intenzione alcuna di fare marcia indietro sull'annuncio che si utilizzeranno spesso e volentieri decreti legge e fiducia, Silvio Berlusconi lo dice seccamente, e rafforza il concetto mandando il suo «più sentito invito» ai presidenti delle Camere a darsi da fare perché vengano al più presto modificati i regolamenti parlamentari e sveltite le procedure legislative. E quanto è arrabbiato per il clima di scontro tra i poli lo dimostra scuotendo la testa, e annunciando un black-out in tivù suo e di tutto il centrodestra: «Dobbiamo riacquistare la libertà di non essere insultati e sottoposti al pubblico ludibrio in trasmissioni che non sono condotte in modo imparziale, dobbiamo recuperare la dignità del nostro ruolo di governo», evitando, almeno fino a quando la sinistra «non cambierà atteggiamento», di partecipare a talk-show in cui si fa «insulto e mendacio».

È un Berlusconi che per un'ora e mezza — in conferenza stampa con i ministri Gelmini e Brunetta — alterna battute a malumori, ma che soprattutto manda messaggi chiari, all'opposizione che dal Pd a Casini protesta per «l'esproprio del Parlamento che mina la democrazia » ma anche a chi - come il presidente Gianfranco Fini (che pure auspica una modifica dei regolamenti) - avverte che in caso di «abuso» della decretazione d'urgenza, la Camera avrebbe il «diritto-dovere di far sentire la sua voce». Perché, appunto, secondo il premier, con le vecchie regole che rendono «un popolo di persone depresse » i parlamentari costretti a subire i rallentamenti causati «dall'ostruzionismo», non si va avanti: «Aumentando i poteri del premier non si rischia di cadere in un regime autoritario e dittatoriale, come qualcuno ridicolmente paventa...», l'allusione a Veltroni. Ma è lo sfogo sul trattamento riservato a lui indirettamente e ai suoi direttamente quando vanno in tivù a fare rumore.

Non chiarisce con chi ce l'ha il premier — «fatevi la domanda e datevi la risposta» dice —, ma raccontano che, tra le tante, l'ultima arrabbiatura se la sia presa guardando martedì sera in tivù il Porta a Porta con ospiti Verdini e Gasparri da una parte e Bindi e Di Pietro dall'altra, finito quasi in rissa: «Mai più nostri esponenti andranno a farsi insultare: in tante trasmissioni ci sono conduttori che non sanno reggere la situazione che si trasforma subito in rissa indecente, ma siccome siamo persone decenti non possiamo più subire questo trattamento». Insomma, il botta e risposta tra avversari, soprattutto certi avversari, in un «clima incivile» è «inaccettabile», perché non «porta niente, né alla corretta informazione, né al pubblico: non ci conviene andare». E vanno anche evitate le dichiarazioni «by the way», audace traduzione in inglese di «per strada», si parla solo in conferenza stampa, «meglio se a palazzo Chigi».



Paola Di Caro
02 ottobre 2008(ultima modifica: 03 ottobre 2008)

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« Risposta #26 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:21:54 am »

«Bene Tremonti che cita Marx»

D'Alema plaude a Berlusconi: «Giuste le rassicurazioni sulle banche»

«Bce ostinata, i tassi vanno abbassati».

E sul nucleare: «Da giovane ero favorevole e mi prendevano a sassate»



CAPRI - Massimo D'Alema plaude a Silvio Berlusconi in merito alle dichiarazioni del premier sulla crisi finanziaria. «Ho trovato giuste le parole del presidente del Consiglio che ha rassicurato sulla solidità del nostro sistema bancario e finanziario» ha detto l'esponente del Pd intervenendo al convegno dei Giovani di Confindustria a Capri.

«BCE OSTINATA» - D'Alema ha spiegato di essere favorevole al mantenimento degli obiettivi del Patto di Stabilità «ma in questo momento servirebbe che il vincolo del 3% fosse flessibilen - ha sottolineato l'esponente dei democratici -. Non deve essere l'Italia a chiederlo a Bruxelles, ma dovrebbe essere Bruxellers stessa a imboccare questa strada» ha detto D'Alema a Capri. «In una grande crisi come questa uno dei numeri che non torna è il tasso di interesse che la Bce ancora ostinatamente difende soprattutto in una fase di crisi dei consumi, e che invece consiglierebbe un sistema più espansivo di sviluppo» ha spiegato ancora D'Alema.

TREMONTI E MARX - A Capri D'Alema ha «duetatto» a distanza con Giulio Tremonti, citandolo più volte nel corso del suo intervento. «Ho letto sui giornali che ha detto "il denaro non produce magicamente denaro"...è una citazione di Karl Marx», ricorda con un sorriso. «Mi fa piacere - aggiunge - perché sia pure in bocca di Tremonti Karl Marx resta sempre Karl Marx».

NUCLEARE - Nel suo intervento D'Alema ha toccato anche il tema del nucleare, per il quale dimostra di non aver nessun pregiudizio ideologico, sottolineando anzi come venti anni fa si espresse a favore del nucleare nonostante gli interessi «di un blocco conservatore» condizionarono l’opinione pubblica e ne provocarono la bocciatura. Dal palco del convegno dei giovani di Confidustria, D’Alema ha sottolineato che «furono i petrolieri pubblici e privati con la loro capacità di condizionare» le politiche e l’opinione pubblica a portare al «rifiuto del nucleare». D’Alema ha ricordato che venti anni fa si batteva per il nucleare contro gli amministratori locali pugliesi che rifiutavano la costruzione di centrali nucleari e per questo, ha detto con una battuta, «mi pigliavano a sassate e mi bucavano le gomme». Poi pesò il blocco «degli interessi conservatori». Tuttavia oggi il nucleare è stato abbandonato e, ha spiegato D’Alema, «vedo che in Europa non si costruiscono centrali». «Il nucleare - ha concluso - è un sistema» che tocca la sicurezza, lo smaltimento delle scorie, «e ricostruirlo non è semplice».


04 ottobre 2008

da corriere.it
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« Risposta #27 inserito:: Ottobre 05, 2008, 12:32:51 am »

E SUL RAZZISMO: RISCHIO C'è. VELTRONI: INTOLLERANZA sarà TEMA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 25

Riforme, Fini apre a D'Alema «Giusto confronto sulle regole del gioco»

Il presidente della Camera: «Legislatura sprecata senza il dialogo. Convergenze possibili»


MILANO - «Se oggi D'Alema voleva dire: discutiamo su come rendere questa legislatura fruttuosa, questa cosa deve essere condivisa.
D'Alema non è uno sprovveduto, ha capito che questa legislatura dura cinque anni». Ed ancora: «Mi auguro che ci sia un riscontro fin dalle prossime settimane. Sarebbe l'ennesima legislatura sprecata se non si desse corso ad un dialogo tra maggioranza e opposizione». Gianfranco Fini non lascia cadere nel vuoto l'appello a cercare ampie convergenze sulle riforme lanciato dall'esponente del Pd durante il convegno dei giovani industriali a Capri. «Non sarebbe male - ha detto Fini, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli alla festa della Libertà di Milano - se in questa legislatura ci si potesse confrontare seriamente su quale assetto dare al sistema italiano».

«CONVERGENZE POSSIBILI» - Il presidente della Camera ha ricordato che «c'è già una struttura federale nei fatti in Italia». Accennando al sistema tedesco, Fini ha ipotizzato che «si potrebbero registrare delle convergenze». Da più parti - ha detto il presidente della Camera - si dice che occorre ridurre il numero dei deputati. L'ammodernamento del Titolo v - aggiunge la terza carica dello Stato - potrebbe essere un altro spunto di dialogo e di convergenza». Per Fini «è giusto confrontarsi sulle regole del gioco: mi auguro che ci sia un confronto anche sul federalismo fiscale. Spero - conclude Fini - che questa assenza di pregiudizio orienti le forze politiche verso il confronto».

«PDL? GIUSTO IL PARTITO UNICO» - Quanto alla sua parte politica, Fini ha parlato del passaggio dalla coalizione al partito unico spiegando che con questa evoluzione il Pdl «va nella direzione giusta». «Occorrerà uno statuto del nuovo partito perchè c'è bisogno di regole» ha poi aggiunto. E poi ci dovranno essere i congressi di Forza Italia e An per approvare questo statuto. Ci sarà poi una fase di rodaggio ma «sarebbe un guaio se ci si fermasse - ha avvertito - se si perdesse di vista qualcosa che nella società c'è già». «Credo - ha aggiunto - che sia dovere della politica premere l'acelleratore. Nessuno capirebbe se An e Forza Italia dicessero fermiamoci. Il popolo delle Libertà che ho in mente è un partito con tanti filoni culturali». «Dobbiamo dare al sistema italiano un bipolarismo che sia garanzia democratica di alternanza», un bipolarismo dunque più che un bipartitismo. «In un certo periodo in Italia ci sono stati più partiti che funghi dopo le piogge - ha concluso - e lo abbiamo pagato».

FINANZA, EUROPA E PARLAMENTO - Fini ha parlato anche delle tensioni dovute alle crisi finanziarie internazionali («La Bce fa bene a tenere i tassi fermi però non si può considerare un totem il rispetto al centesimo del rapporto tra deficit e Pil»), delle future elezioni americane e del ruolo dell'Europa sullo scenario internazionale («Qualunque sia il nuovo inquilino della Casa Bianca, credo che voglia una Unione Europea che si assuma tutte le responsabilità compresa quella di una politica di difesa»), della necessità di rendere centrale il ruolo del Parlamento anche responsabilizzando maggiormente i parlamentari («È impensabile che un deputato e un senatore pensino di lavorare da lunedì mattina a giovedì sera. Bisogna lavorare di più»).

«RAZZISMO, IL PERICOLO C'E'» - Nel corso della festa del Pdl a Milano Gianfranco Fini ha dedicato ampio spazio agli ultimi casi di aggressioni a cittadini extracomunitari registrati nel nostro Paese. «Sarebbe sbagliato negare che esiste un pericolo razzismo e xenofobia» ha detto il presidente della Camera. Ricordando l'idea di costituire un osservatorio alla Camera sull'argomento, Fini ha ribadito la necessità di una politica dell'integrazione. «Cos'è l'integrazione? È il rispetto di alcune regole ma non basta avere un lavoro e pagare le tasse. La vera integrazione esiste quando si fanno propri i valori di fondo della società in cui si vive» ha aggiunto il numero uno di Montecitorio.

VELTRONI : «RIGURGITI INTOLLERABILI» - Della questione dell'intolleranza verso lo straniero è tornato oggi ad occuparsi anche il segretario del Pd Walter Veltroni. Il quale, raccogliendo l'appello di un gruppo di intellettuali, ha annunciato che la lotta al razzismo sarà uno dei temi della manifestazione del Pd. «Avverto il rischio di una diffusione a macchia d'olio di rigurgiti razzisti e xenofobi - ha detto il leader democratico -, una prospettiva intollerabile per tutti quelli che hanno a cuore i valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Contribuire a salvare l'Italia da questo scenario è un dovere di cui il Partito democratico sente in pieno la responsabilità».


04 ottobre 2008

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« Risposta #28 inserito:: Ottobre 18, 2008, 10:40:13 pm »

L'ex vicepremier: non c'è problema di leadership, dopo le Europee ci sarà un congresso

D'Alema: Silvio al Quirinale? No

De Castro attacca Veltroni, è polemica. Tonini: solo le primarie decidono



MILANO — Tirato per la giacchetta, provocato, pungolato. Alla fine, Massimo D'Alema non ce l'ha fatta. E di fronte a un contestatore è sbottato: «Non sono affatto d'accordo che Silvio Berlusconi diventi presidente della Repubblica». Festival dell'alimentazione a Milano, primo appuntamento dell'Expo 2015. Ad aspettare il presidente di ItalianiEuropei c'è il solito Piero Ricca, quello che assurse a fama mediatica dando del buffone a Silvio Berlusconi.

Da un po' di tempo ha cambiato bersaglio. Non più il presidente del Consiglio, ma i vertici del partito democratico. È toccato a Fassino, ci ha provato settimana scorsa senza successo con il leader del Pd, Walter Veltroni in tour a Milano. Ieri gli è andata meglio. D'Alema si ferma a parlare con i giornalisti. Partono le contestazioni. Una su tutte: «D'Alema, tu appoggi un piduista che vuole andare al Quirinale». L'ex presidente del Consiglio regge bene per un quarto d'ora. Ma all'ennesima contestazione perde le staffe e replica. «L'ho già detto. Non sono d'accordo che Berlusconi salga al Quirinale». Prima c'è stato tutto il tempo per fare il punto sul partito democratico e relativa leadership. Punzecchiature. A chi gli chiede commenti sulle critiche avanzate in un'intervista alla Stampa dal presidente di Red, Paolo De Castro, alla gestione del Pd da parte di Walter Veltroni, D'Alema risponde: «A me non pare che oggi ci sia un problema di leadership del partito democratico, oggi c'è il problema di affrontare le prove e le sfide che abbiamo di fronte, dalla manifestazione del 25 ottobre alle prove politiche e elettorali ». Parole che non calmano le acque.

Ci vorrebbe un defibrillatore. Ma D'Alema non sembra intenzionato a usarlo. Un esempio? «Dopo le Europee — continua l'ex ministro degli Esteri — è previsto un congresso: si discuterà e io non ho idea oggi in quale contesto si svolgerà questo congresso». Ma gli attacchi di De Castro, presidente dell'associazione Riformisti e democratici battezzata dallo stesso D'Alema? «Il professor Paolo De Castro è una personalità politica che esprime opinioni e come tali vanno valutate. Red è un'associazione che nasce per collaborare con le iniziative della Fondazione ItalianEuropei, ma non nasce per partecipare nel dibattito politico interno del Pd, al quale ciascuno partecipa con le sue opinioni come persona, mettendoci nome e cognome».

Veltroni replica con un secco no comment alle critiche. Ci pensano i veltroniani Giorgio Tonini e Goffredo Bettini a ricordare che solo il popolo delle primarie può mettere in discussione il segretario. «Sarebbe meglio — ribatte Tonini — sprecare energie per un dibattito anche aspro sui contenuti del Pd che su polemiche sempre accennate ma mai portate fino in fondo sugli assetti interni ». Il senatore invita eventuali detrattori ad uscire allo scoperto in occasione della conferenza programmatica «per uscire dal gioco delle cose dette e non dette». Ma la diga è ormai rotta. «Ora — attacca Franco Monaco, ex deputato ulivista del Pd — anche De Castro, come presidente di Red, lamenta l'identità incerta e la linea ondivaga di un Pd ripiegato su di sè. Noi lo sosteniamo da mesi ». E aggiunge: «Mesi che avremmo dovuto dedicare a un' analisi della sconfitta e a un confronto aperto di posizioni. Ma si è preferito glissare, fingendo di essere tutti d'accordo. Se si vuol contribuire ad uscire dall'impasse, si devono portare in superfice le differenti posizioni e pretendere che siano fatte oggetto di trasparente confronto nel partito». La manifestazione del 25 è dietro l'angolo. Il Pd continua a combattere su due fronti.

Maurizio Giannattasio
18 ottobre 2008

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« Risposta #29 inserito:: Novembre 07, 2008, 10:00:38 am »

D'Alema al forum dell'Unità: «Temo la ricerca di un Obama italiano»

a cura di Alessia Grossi


Barack Obama ha una parola chiave: cambiamento. È Massimo D'Alema, durante la tavola rotonda con i giornalisti e i lettori dell'Unità, ad interpretare così il significato della vittoria del candidato democratico alla presidenza degli Usa. «Gli americani hanno scelto il cambiamento dopo il fallimento della destra americana». Questa la cifra del nuovo presidente degli Stati Uniti secondo l'ex ministro degli Esteri italiano, la svolta. «Barack Obama è la risposta alla globalizzazione perché è lui stesso a rappresentare la globalizzazione, anche per la sua storia personale» spiega D'Alema. «Al fallimento della politica internazionale e all'isolamento economico creato dalla destra, i cittadini americani hanno risposto con l'esigenza di un cambiamento radicale».

Ma la vittoria del candidato democratico sta anche, per l'ex ministro degli Esteri, nell'aver saputo riunire il partito facendo leva anche sulla forza della Clinton Fondation, ad esempio. Insomma per D'Alema che durante la tavola rotonda dice di «temere la soggettività e la personalizzazione della politica» - la campagna elettorale di Obama ha avuto il merito di essere una «campagna globale. Nella vittoria di Obama ha sperato tutto il mondo, non soltanto gli Stati Uniti d'America». E alla domanda se sarebbe stata apprezzata allo stesso modo anche la vittoria di Hillary Clinton, Massimo D'Alema risponde: «Nonostante la stima che mi lega alla Clinton e alla Fondazione, credo che nemmeno una donna presidente avrebbe dato la stessa impressione di cambiamento radicale della vittoria di Obama. Questo perché - dice D'Alema - la senatrice democratica sarebbe stata comunque il simbolo del vecchio potere occidentale».

La lezione Obama per il centrosinistra italiano
«Temo la ricerca dell'Obama italiano - spiega D'Alema - già è stato fatto per il Blair italiano e lo Zapatero italiano. A questa ricerca solitamente seguono dei travestimenti che sono delle tristi manifestazioni». La macchina politica americana secondo l'ex ministro degli Esteri, invece, potrebbe insegnare qualcosa sui meccanismi della primarie del partito o sulla formazione del gruppo dirigente. «Per il partito democratico americano le primarie sono un vero viaggio, la formazione di un leader e di una leadership, un momento in cui il partito si ricompatta intorno al leader vincente. Da noi invece sono un momento di divisione» aggiunge D'Alema. Anche per quanto riguarda la formazione dell'establishment di Obama - tema posto da Furio Colombo durante il forum de l'Unità - D'Alema non vuole azzardare: «La formula di Obama sarà quella di circondarsi di esperienza - come quella dei Clinton - ma anche di una classe dirigente sperimentale».

Altra esempio da seguire secondo D'Alema è quella di non aver paura di perdere con una campagna come quella di Obama che ha usato - a differenza di quella italiana parole chiave come «pace, multilateralismo, giustizia sociale ed equità nella distribuzione della ricchezza» e ha dimostrato di poter vincere.

Alla domanda di un lettore che chiede se non sia opportuno anche in Italia, come negli Usa, un ricambio generazionale della classe dirigente, D'Alema risponde ironicamente: «Io ho già fatto un passo indietro, resto in attesa di quelli che devono fare un passo avanti». Ricorda la sua scelta di non far parte degli organi dirigenti del partito, «ma - dice - la nuova genrazione si faccia avanti, poi si vedrà quale sarà la loro capacità reale di emergenza che comunque sarà sottoposta alla prova del consenso».   

Cosa aspettarsi e cosa chiedere alla politica estera Usa

A D'Alema sono state poste numerose questioni di carattere internazionale. Ecco i principali temi affrontati.

Afghanistan: «Quello su cui abbiamo sempre battuto - dice Massimo D'Alema - è un cambiamento di strategia in Afghanistan, dove la campagna militare come quella di Bush rischia di perdere il consenso in quel paese, cosa sulla quale gli italiani invece hanno sempre puntato».

Iraq: «Per quanto riguarda l'Iraq la questione è più complessa - avverte D'Alema - uscire dall'Iraq richiede una gradualità, comunque prevista nel pacchetto della politica estera di Obama».

Medio Oriente: «La novità più importante da mettere in atto dal neo presidente - secondo l'ex ministro degli Esteri - è l'accordo tra Israele e Palestina, perché è lì il fallimento della politica di Bush che ad Annapolis aveva promesso di portare a termine l'accordo, ma poi ha disatteso la sua promessa». Insomma, il nodo per D'Alema è tutto nella capacità di attuare quella «pace già scritta», dimostrando così la volontà di farlo.

Ruolo dell'Europa nella crisi economica.
L'Europa in vista del G20, per D'Alema dovrebbe risolvere tre questioni: «Creare un nuovo sistema di regole che ci faccia uscire dallo squilibrio di un mercato globale regolato da strumenti nazionali». Seconda: «Mettere in atto opere di salvataggio che intervengano sull'economia reale». Ancora, ma non secondario: «Sostegno dei redditi medio bassi».

Immigrazione
Sulle questioni italiane D'Alema risponde ad un lettore che chiede quale sia la sua ricetta per l'immigrazione, che coniughi solidarietà e sicurezza. «Allargare le maglie dell'immigrazione regolare», risponde e dare «diritto di voto agli immigrati».

«Anche questo divide l'Italia dagli Usa dove un uomo nero diventa presidente mentre da noi - dice D'Alema, lo stesso uomo starebbe in coda per avere il permesso di soggiorno».

 


Pubblicato il: 06.11.08
Modificato il: 06.11.08 alle ore 18.21   
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