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Autore Discussione: Giovanni Salvi: Segreti da cancellare  (Letto 6487 volte)
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« inserito:: Luglio 05, 2007, 08:38:06 pm »

Segreti da cancellare

Giovanni Salvi


Una struttura del Servizio segreto militare raccoglieva informazioni su magistrati, ritenuti non in linea col governo in carica.

La delibera del Consiglio Superiore della Magistratura consente, finalmente, di conoscere nei dettagli alcune di queste intrusioni. Si tratta di attività certamente illegittime, perché al di fuori delle attribuzioni del Servizio militare (e anche di quello civile) e comunque raccolte per finalità di condizionamento della vita politica e istituzionale del Paese.

Sono anch'io nell'elenco dei magistrati oggetto d'attenzione. Non fa piacere, anche se non è la prima volta che mi accade. Quando ero pm nel processo sui fatti di Ustica fu sequestrato presso lo Stato Maggiore dell'aeronautica militare un appunto che dava conto di un'attività di osservazione che andava dai miei orientamenti politici agli incontri con esperti del collegio peritale. Fui lusingato dal fatto che mi si attribuisse un forte potere di condizionamento delle indagini e reagii ironicamente, chiedendo che il documento venisse inserito nel mio fascicolo personale, per gli avanzamenti in carriera. Mi colpì, allora, che l'evidente pregiudizio di chi aveva raccolto le informazioni lo avesse così condizionato, da averlo portato a grossolani errori. Una sensazione analoga provo oggi nel leggere gli stralci dei documenti: Medel (e cioè un associazione che riunisce magistrati di idee progressiste di tutta Europa, osservatore presso il Consiglio d'Europa) sarebbe alleata dell'integralismo islamico?! Ma dove vivono questi signori e che cosa non sarebbero capaci di scrivere per compiacere i loro interlocutori?

E tuttavia la questione non può esser liquidata con un'alzata di spalle, come sembrano aver fatto altre Istituzioni, che non hanno ancora assunto alcun provvedimento, a partire dal Parlamento, che avrebbe dovuto attivare la responsabilità politica della Presidenza del Consiglio dell'epoca.

Oltre tutto questo aspetto è fondamentale e va oltre i fatti di eventuale rilievo penale: accertare per conto di chi e con quali finalità la struttura del Sismi abbia agito è indispensabile anche per rimettere in riga le diverse responsabilità e per ridare serenità agli operatori onesti.

Per la raccolta delle informazioni ci si proponeva di utilizzare magistrati. Sembra che in almeno un caso ciò sia avvenuto. La legge che regola il funzionamento dei Servizi espressamente esclude che ciò sia legittimo. Sulla vicenda sarà posto il segreto di stato o sarà possibile conoscere il nome della fonte e le modalità con le quali l'acquisizione delle informazioni è stata realizzata?

Dai documenti sequestrati appare chiaro che l'apparato che ha raccolto le informazioni non si limitava a tale, pur gravissimo, comportamento: vi sono espresse indicazioni di una volontà di attuare azioni che danneggiassero i magistrati «nemici». Certamente tre magistrati citati (Perduca, Vaudano e Piacente) sono stati ostacolati nell'assunzione dell'incarico presso l'OLAF, cui essi avevano concorso con esito positivo. Io stesso ho subito una violenta campagna di stampa ad opera del quotidiano Libero (del quale era vicedirettore Renato Farina, poi divenuto la «fonte Betulla») e con l'utilizzo di un atto sottratto dal Ministero dell'Interno, proprio mentre ero candidato al Csm. Tutti ricordano le ricorrenti campagne di stampa finalizzate a delegittimare i magistrati di Milano, indicandoli come appartenenti a una «Internazionale Rossa». Vi è una relazione tra questi casi e l'attività del Sismi? Anche su questo ci sarà il segreto di Stato?

Vi sono precise regole che disciplinano la raccolta e la gestione delle informazioni e la tenuta della documentazione. Gli archivi non sono solo un mezzo di lavoro per chi li utilizza; nel caso dei Servizi essi sono anche uno dei principali strumenti di garanzia, attraverso cui è possibile «controllare i controllori», cioè verificare la correttezza del loro operato. Queste regole sono state rispettate? E come è stato possibile che si creasse un vero e proprio archivio separato da quelli ordinari del Servizio? È evidente che questo interrogativo ripropone con forza la questione degli archivi del Servizio, come presupposto per un'effettiva responsabilità politica. Essa non è nuova: nasce purtroppo dalle esperienze del passato, quando la gestione e la manipolazione di archivi riservati di vari Organismi costituiva l'indice più evidente della distorsione delle attività di intelligence dai suoi fini istituzionali e il suo uso per il perseguimento di fini politici, quando non addirittura eversivi o di ricatto. Le proposte di legge in discussione, pur inadeguate a risolvere questo annoso problema con la necessaria determinazione, non riescono a giungere in porto.

La raccolta di informazioni non riguardava solo i magistrati. Sono stati oggetto di attenzione anche uomini politici, eletti al Parlamento perché rappresentassero l'opposizione. È difficile sopravvalutare la gravità di questo comportamento. Gli Organismi che operano nella segretezza sono necessari perché gli interessi supremi dello Stato siano salvaguardati. Questo enorme potere deve essere controbilanciato da altrettanto forti poteri, in grado di prevenire, impedire e se del caso reprimere gli abusi. Eppure pende davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato in cui il Governo afferma che l'Autorità giudiziaria avrebbe illegittimamente preso conoscenza degli archivi di via Nazionale. Quale segreto di stato può tutelare le condotte descritte dal Csm nella sua delibera? Questo nodo va sciolto definitivamente e rapidamente.

Pubblicato il: 05.07.07
Modificato il: 05.07.07 alle ore 8.42   
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 11, 2007, 05:20:04 pm »

CRONACA

Incontro a palazzo Chigi tra il premier e i vertici dei servizi

"Non ci sono attività di dossieraggio nei confronti di politici, magistrati e giornalisti"

Sismi, nessun segreto di Stato sulle attività di Pio Pompa

 
ROMA - "Il presidente del Consiglio ha confermato che sulla documentazione acquisita nell'ambito dell'indagine della Procura di Roma sull'attività di Pio Pompa non ha a tutt'oggi apposto il segreto di Stato. Ulteriori verifiche sono in corso". La nota della presidenza del Consiglio arriva al termine di una riunione sul dossier Sismi che si è tenuta stamane a Palazzo Chigi, alla quale ha partecipato anche il direttore del Sismi, Bruno Branciforte.

Un faccia a faccia che arriva all'indomani delle esternazioni dell'ex capo del Sismi Nicolò Pollari che aveva chiesto a Prodi di levare il segreto di Stato per poter raccontare la sua verità sulle vicende che riguardano la sua gestione del Sisimi.

Nel incontro a palazzo Chigi Prodi ha preso atto "che i responsabili dei servizi di intelligence stanno fornendo la massima collaborazione agli stessi magistrati". Infine nella nota della presidenza del Consiglio si conferma "che da parte del Sismi non vengono effettuate attività di dossieraggio nei confronti di politici, magistrati e giornalisti". Proprio quell'attività illecita che è stata all'origine dello scandalo che ha colpito i servizi.

(11 luglio 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 11, 2007, 05:21:02 pm »

Prodi, supervertice sul Sismi «Nessun segreto sui dossier»


Il Sismi ha garantito al premier Romano Prodi che «non vengono effettuate attività di dossieraggio nei confronti di politici, magistrati e giornalisti». Il Presidente del Consiglio, per parte sua, fa sapere «che sulla documentazione acquisita nell'ambito dell'indagine della Procura di Roma sull'attività di Pio Pompa non ha a tutt'oggi apposto il Segreto di Stato». È quanto emerge, fra l'altro, dal vertice di questa mattina a palazzo Chigi sui dossier illegali.

«Di ritorno dalla visita in Israele il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha convocato questa mattina una riunione con il Ministro della Difesa, Arturo Parisi, accompagnato dal Direttore del Sismi, Ammiraglio Bruno Branciforte, e con il Sottosegretario Enrico Micheli assistito dal Segretario Generale del Cesis, Generale Giuseppe Cucchi. In relazione alla indagine in corso sul cosiddetto "archivio Pio Pompa" - informa una nota di palazzo Chigi - il Presidente ha preso atto dei risultati delle verifiche finora effettuate, secondo le quali tutto il materiale relativo è in possesso della Magistratura e del fatto che i responsabili dei Servizi di intelligence stanno fornendo la massima collaborazione agli stessi magistrati».

Il Presidente del Consiglio, inoltre, «ha avuto conferma che da parte del Sismi non vengono effettuate attività di dossieraggio nei confronti di politici, magistrati e giornalisti». E «ha inoltre confermato che sulla documentazione acquisita nell'ambito dell'indagine della Procura di Roma sull'attività di Pio Pompa non ha a tutt'oggi apposto il Segreto di Stato. Ulteriori verifiche sono in corso», fa sapere ancora Palazzo Chigi.


Pubblicato il: 11.07.07
Modificato il: 11.07.07 alle ore 15.05   
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 12, 2007, 04:05:06 pm »

Al Senato è in discussione il testo sulle intercettazioni

Sulle intercettazioni occorre bilanciare tre diversi interessi:indagini, privacy e informazione

di Cesare Salvi


La Corte Europea in una recentissima sentenza ha condannato la Francia per aver violato l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: i tribunali francesi, infatti, avevano giudicato colpevoli due giornalisti per aver raccontato il sistema di intercettazioni illegali attuato durante la Presidenza Mitterand, ma la Corte – pur considerando che i due autori avevano violato le norme sul segreto istruttorio - ha riconosciuto prevalente l'esigenza del pubblico di essere informato sul procedimento giudiziario in corso e sui fatti oggetto del libro dei due giornalisti, al quale erano tra l’altro allegati persino alcuni verbali di intercettazioni.

Questa sentenza sulla libertà di stampa e informazione  non può non essere tenuta in considerazione anche dal Parlamento italiano, ora che è in discussione alla Commissione Giustizia del Senato il disegno di legge proposto dal ministro Mastella sulle intercettazioni telefoniche: ci sono troppe affinità tra la Francia, incappata nelle sanzioni europee, e il nostro Paese. In materia di pubblicazione di intercettazioni, infatti, la Francia ha una normativa molto simile a quella che il disegno di legge Mastella vuol introdurre in Italia. Una normativa contro la quale i giornalisti hanno già scioperato e annunciato nuove forme di protesta. Vero è che il Parlamento è sovrano, ma la convenzione sui diritti dell'uomo è vincolante anche per l'Italia e dovremo tenerne conto.

Tra l’altro la Corte europea con la sua sentenza ha rafforzato il ruolo della stampa, considerando la buona fede e il rispetto delle regole deontologiche della professione, soprattutto quando sono coinvolti i politici: in questi casi i limiti di critica ammissibili vengono considerati più ampi, perché sono interessate persone che si espongono volontariamente a un controllo sia da parte dei giornalisti, che della collettività. L’audizione di oggi in Commissione dei rappresentanti dei giornalisti, la Fnsi e dell’Unione Cronisti, Paolo Serventi Longhi e Guido Colomba, è stata utile proprio per approfondire alcuni aspetti professionali e deontologici. A questo punto è chiaro che, decidendo di intervenire con forza di legge su questo tema, è necessario bilanciare tre interessi: la possibilità della magistratura di usare questi strumenti per le indagini, la tutela della riservatezza della privacy delle persone e il diritto della stampa di informare. E’ quest’ultimo aspetto che nel testo che viene dalla Camera non è tenuto in troppa considerazione. Serve, dunque, un bilanciamento più equo di questi diversi interessi.

da www.sinistra-democratica.it
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« Risposta #4 inserito:: Gennaio 23, 2008, 12:56:05 am »

Prodi ha chiesto al Parlamento e ai parlamentari di assumersi la responsabilità di far proseguire o di interropere l'esperienza di questo Governo.

Dobbiamo proseguire sulla strada dell'8 e 9 dicembre dando vita ad una grande sinistra unita e di governo.

Uniamoci. E subito

di Cesare Salvi*


Dopo la decisione dell’Udeur di lasciare la maggioranza di Centrosinistra si è aperto un passaggio politico difficilissimo, che va anche oltre le decisioni del Governo delle prossime ore e coinvolge il futuro delle forze della attuale coalizione, in particolare della sinistra.

La priorità assoluta in questo momento è che i partiti e le forze sociali che hanno deciso di dare vita alla Sinistra l’Arcobaleno affrontino in modo assolutamente unitario i prossimi passaggi, superando ogni divergenza, affrettando il percorso unitario per garantire al Paese una forte presenza di sinistra, che è possibile solo con un soggetto politico unitario e plurale.

Se le responsabilità della crisi sono nell'immediato certamente di Mastella che ha scelto il cambio di cavallo a causa di una vicenda giudiziaria che lo riguarda, è del tutto chiaro che la responsabilità di fondo è del Partito Democratico.

Già nel momento di avviare il congresso di scioglimento dei DS segnalammo il rischio di destabilizzazione che avrebbe potuto provocare la nascita di un nuovo partito nel momento in cui invece era necessario concentrarsi sull'azione di governo, dopo il non felice risultato elettorale e vista l'esiguità estrema della maggioranza in Senato.

Un secondo grave errore è stata l'elezione plebiscitaria del nuovo leader, che ha creato inevitabilmente un serio dualismo fra Prodi e Veltroni: le primarie, infatti, si fanno alla fine della legislatura non all'inizio, per indicare i nuovi leaders e non per legittimare quelli esistenti. Anche in  conseguenza di questa scelta, il PD non è più stato in grado di controllare il centro dello schieramento ed è da li che è venuta la crisi e non certo da una pretesa irresponsabilità della sinistra, come si è cercato per due anni di far credere agli italiani.

Ma, soprattutto, nelle ultime settimane Veltroni ha dichiarato la fine dell'alleanza di centro sinistra, ha cercato di imporre d'intesa con Berlusconi una legge elettorale con l'unico obiettivo di colpire tutti gli altri partiti rappresentati in Parlamento ed infine ha solennemente annunciato che il PD sarebbe andato da solo alle prossime elezioni con qualunque legge elettorale. Egli ha così decretato la fine dell'Unione, prima di Mastella.

Il risultato purtroppo è sotto gli occhi di tutti. Nel momento in cui il governo aveva finalmente deciso di affrontare, anche sulla base dei buoni dati sui conti pubblici, la questione che sta più a cuore agli italiani, quella del carovita e di salari e stipendi insufficienti, siamo di fronte quasi certamente alla crisi; una crisi dall'andamento imprevedibile e comunque certamente non positivo per i lavoratori e per i cittadini.
Spetta ora alla sinistra accelerare  il proprio processo unitario, sia nell'immediato affrontando unitariamente la crisi, sia in prospettiva, per dare all'Italia quella grande, unitaria e credibile forza di sinistra di cui ogni giorno che passa appare evidente l'assoluta necessità per reagire al declino dell'Italia.

Per questo è indispensabile un immediato incontro tra le forze che hanno dato vita agli stati generali dell’8 e 9 dicembre scorso.
Ricordiamo a tutti l’appello di Pietro Ingrao: “unitevi. E subito”.

*Capogruppo Sd al Senato

(22 gennaio 2008)
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