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Autore Discussione: Mannoia: «l’Unità» è l’antidoto contro il monopolio tv  (Letto 2144 volte)
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« inserito:: Aprile 08, 2008, 05:53:15 pm »

Mannoia: «l’Unità» è l’antidoto contro il monopolio tv

Sandra Amurri


«La mia voce è di parte, legata ad una parte politica - il Pd - , ma direi ciò che dico anche se si trattasse di un giornale di parte opposta: l’Unità deve continuare ad esistere perché è una voce che esprime opinioni libere e autorevoli, è una voce in più da tutelare e preservare soprattutto di fronte al monopolio televisivo, per questo domenica prossima voterò Pd e acquisterò due copie del giornale». Fiorella Mannoia, l’artista amata non solo per quella sua voce coinvolgente, ma anche per il suo essere una donna che rivendica con orgoglio la sua appartenenza ed esprime con forza le sue opinioni, dice: «Noi tutti che diamo il voto a Veltroni lo facciamo per evitare il declino verso il baratro».

Crede davvero nella vittoria del Pd?
«Voglio crederci. Ci spero tanto. Sono certa che Veltroni saprà governare nonostante questa legge tremenda che rende incerta l’azione di governo».

Quale qualità riconosce maggiormente a Walter Veltroni?
«L’onestà. L’onesta intellettuale di chi fa ciò in cui crede. Di chi possiede la sensibilità di percepire i problemi delle persone, la capacità di farli propri e di cercare di risolverli con dedizione e serietà. Lo conosco personalmente e come sindaco della mia città, Roma, ho avuto modo di apprezzarlo in tante occasioni. Per lui la politica è lavoro, è fare, è dare. Sono sicura che saprà restituire fiducia a questo Paese. Se vincerà lui saremo in buone mani e vorrà dire che abbiamo attraversato metà del guado».

Mentre nel caso di vittoria di Berlusconi come immagina che diventerà il Paese?
«Che devo rispondere? Il Paese non si rialzerà mai più! Penso solo alla Rai e non oso immaginare, o meglio lo immagino, cosa ne faranno».

E siamo di nuovo al conflitto di interesse non risolto...
«Che non è solo un male di Berlusconi ma un male berlusconiano. Basta pensare a tutti quei parlamentari che sono a capo di società a partecipazione statale e via di questo passo. È un problema di regole che sono saltate e vanno ripristinate. Viviamo in una società dove i diritti vengono scambiati per favori, privilegi».

Se le chiedessi di indicare una lista di problemi che affliggono il Paese quale metterebbe al primo posto?
«La fatica enorme che fanno le famiglie per arrivare a fine mese. Venerdì sono andata in banca e il mio direttore con sguardo desolato mostrandomi un elenco lunghissimo mi ha detto: vedi? Sono rate di mutui non pagate. Ci rendiamo conto di cosa significa? Si tratta prevalentemente di mutui per la prima casa. I negozi sono vuoti, la gente va a fare la spesa ai discount, non riesce più a comperare non il superfluo ma i beni primari. E la colpa è anche dell’euro».

Nel senso che non saremmo dovuti entrare nell’euro?
«No, certamente, ma della mancanza assoluta di controllo e il potere d’acquisto è raddoppiato, cosa che non è accaduta in altri Paesi europei. Un euro vuol dire duemila lire, gli stipendi, i salari sono rimasti gli stessi. E la colpa è stata di tutti. Io, ovviamente non ho la soluzione ma certamente va trovata al più presto».

Crisi anche nella partecipazione ai concerti?
«Certamente. Le persone non hanno più soldi per sfamarsi possono spendere 50 euro, cioè 100mila lire, per un concerto? Voglia a parlare di cultura quando uno non ha più i soldi per il pane! E questo, oltre ad un impoverimento concreto, porta anche ad uno svuotamento, ad un inaridimento intellettuale, ad un abbassamento della sensibilità delle persone che diventano tutte più sole, più tristi, più individualiste. Lo svago, il tempo libero è sacro nella vita di una donna di un uomo, direi tanto quanto mangiare e lavorare».

Cosa pensa della scelta del Pd di andare da solo senza la Sinistra Arcobaleno?
«Mi sarebbe piaciuto se fossimo stati uniti, avrei voluto la sinistra unita ma non so perché a sinistra ci si deve sempre differenziare, spaccare. È un destino ineluttabile. Mi auguro che servirà a far dare il meglio ad ognuno e ad ognuno la possibilità di contribuire a risanare il Paese, non solo economicamente, chiaramente».

Il Brasile. Il suo secondo Paese si può dire. Cosa pensa della politica di Lula?
«Lula ci prova, ma cambiare un sistema basato sulla corruzione, sul clientelismo che dura da decine e decine di anni è dura. È difficile sradicare un certo modo di pensare e fare politica ecco perché credo, tornando a noi, che altri cinque anni di Berlusconi impedirà a chiunque verrà dopo di ricostruire. Già sarà difficile farlo ora se vincerà Veltroni perché non dimentichiamoci che Prodi ha governato solo due anni e ha ereditato un Paese governato dal centro destra».

Torniamo al Brasile. La sua città di adozione è Salvador de Bahia. Cosa l’affascina?
«La sua spiritualità. Salvador è Africa. È nera. È allegra e disperata».

Quell’allegria che l’Italia ritroverebbe se vincesse Veltroni?
«Di certo le persone si sentirebbero rassicurate, pian piano comincerebbero a toccare con mano la soluzione dei problemi e inevitabilmente tornerebbero a sorridere, a piacersi. Ecco perché domenica prossima bisogna assolutamente fare due cose: votare Pd e acquistare due copie de l’Unità!».

Pubblicato il: 08.04.08
Modificato il: 08.04.08 alle ore 8.32   
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