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Autore Discussione: Chi pensa al Mezzogiorno. E chi a Pontida  (Letto 2760 volte)
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« inserito:: Aprile 06, 2008, 06:35:06 pm »

Chi pensa al Mezzogiorno.

E chi a Pontida

Gianni Pittella


Il giuramento di Pontida è solo la nota di colore di una coalizione e di una proposta di governo che sacrifica l’interesse nazionale nel momento in cui rinuncia deliberatamente ad una seria politica per il Mezzogiorno.

Sul giuramento, come sull’insieme del corteo folcloristico della Lega, potremmo sorridere se non fossero la cornice di una posizione politica, di un impianto culturale e programmatico, di un disegno strategico che assume, nel destino del Paese, l’autosufficienza del Nord.

Ha dunque ragione Nicola Latorre che dalla prima pagina dell’Unità, rilancia la centralità del mezzogiorno quale punto di profondo discrimine del PD rispetto al Popolo delle Libertà.

Mi pare del tutto evidente che nel programma e nel messaggio del Pdl il Mezzogiorno non esiste e ciò è in qualche modo il riflesso coerente degli interessi e della natura che esprime la coalizione del Popolo delle Libertà.

La loro idea di fondo è che la sfida della competizione globale passa puramente attraverso una sfida di territori che prescinde dalla forza unitaria dello Stato e dunque se il Mezzogiorno non c’è, per loro, non è un gran problema, c’è il Nord che ha energie autosufficienti, che vanno preservate e protette.

È qui il grave pericolo e il grave errore di Berlusconi, Bossi, Tremonti: non capire che senza un Mezzogiorno forte e una mediazione unitaria dello Stato, anche il Nord subisce contraccolpi e perde l’intero Paese. Nel programma del Pd c’è senza dubbio una consapevolezza diversa ed anche alcune idee precise e condivisibili, come quella di concentrare le risorse europee sulla intelaiatura logistica in modo da rendere il Mezzogiorno la vera piattaforma logistica e non solo del Mediterraneo.

Il Programma del Pd inquadra il Sud nel contesto Mediterraneo. Questo significa anche una collocazione internazionale e geopolitica del Sud che non lo riduce a inseguitore dell’area continentale europea, ma che vuole assegnargli un ruolo nel contesto europeo allargato. Questa rappresenta una differenza sostanziale con il programma del Pdl, che non considera il Mediterraneo un’area geo-politica di rilevanza strategica per il nostro Paese.

Un’altra rilevante differenza è che il programma del Pd punta a creare nel Mezzogiorno le condizioni di vivibilità adeguate al resto del Paese e dell’Europa.

Posto che sul rafforzamento infrastrutturale è normale una qualche convergenza (ponte sullo stretto a parte, anche per quanto prima detto) il Pd si dà degli obiettivi quantificati, come il dimezzamento del gap accumulato rispetto al Centro-Nord per dotazione di infrastrutture e servizi. E sui servizi, quelli essenziali alla persona, che danno pieno titolo di cittadinanza si può rilevare la vera differenza tra i due programmi. Per il Pd investire sul capitale sociale e sui servizi ai cittadini, che costituiscono il prerequisito anche per una seria lotta alla criminalità e aumentare la sicurezza, è essenziale.

Inoltre, il Pd parte da quello che è già stato messo in campo dal punto di vista programmatico con il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, che rende integrata la programmazione di tutte le risorse aggiuntive (comunitarie e nazionali) per lo sviluppo delle aree in ritardo. L’unitarietà della programmazione, che per il Pd è un punto di partenza fondamentale, è lo strumento che consentirà di effettuare gli interventi con lo strumento finanziario più adeguato in relazione alle sue caratteristiche tecniche e di ciclo finanziario della spesa, finalizzando così in maniera più efficace anche le risorse comunitarie.

Questo quadro, connesso ad un sistema di premialità, legato agli obiettivi misurabili raggiunti deve essere rafforzato da un maggiore ruolo di coordinamento e di indirizzo del governo nazionale e da una sorta di cabina di regia costituita dalle Regioni del sud, necessari se si vuole, come noi del Pd vogliamo, sostenere prioritariamente progetti multiregionali che coprano l’intero territorio del sud.

Dobbiamo dunque insistere come sta facendo in queste ore Walter Veltroni sul tema del Mezzogiorno contrastando con vigore l'attuale copione della campagna elettorale, occupato quasi esclusivamente dalla questione settentrionale.

Anche il tema dell’Alitalia è stato sinora agitato solo in riferimento a Malpensa, senza alcuna considerazione per le conseguenze sui collegamenti tra tutte le aree del Paese all’Europa e al Mondo.

E sulla Mozzarella di bufala ed ora sul vino si è scatenata una speculazione senza riscontro scientifico. Ora mi aspetto che nell’impazzimento finale dello scontro elettorale, qualcuno cacci fuori anche il “colera”.

Per noi del PD, insieme ai problemi e alle criticità che dobbiamo severamente riconoscere e correggere, il mezzogiorno ha grandi “tesori” che un programma serio per il Sud e per l’Italia deve saper valorizzare: l’industria agroalimentare; le nostre Città e la nostra qualità ambientale; il turismo e i servizi logistici portuali e di collegamento; il capitale umano. Quindi grandi dosi di infrastrutturazione materiale e immateriale, cablaggio, riqualificazione urbana, ricerca e formazione, politica dei marchi, certificazione di qualità, sostegno alle esportazioni, attrazione degli investimenti esterni, contrasto durissimo alla criminalità e riforma della pubblica amministrazione.

Ma per far bene tutto ciò è necessaria una massiccia dose di partecipazione attiva dei cittadini meridionali e soprattutto dei giovani, che devono più di tutti riuscire a ribaltare e superare il paradigma culturale che ingessa la parte meridionale del Paese, rifiutando categoricamente tutte le prassi clientelari che alimentano la cultura del privilegio personale a scapito della crescita collettiva della società e dell’economia meridionale.

Anche per questo è nato il PD, una grande forza nazionale ed europea che sa quanto sia indispensabile il contributo del mezzogiorno per la coesione e la competitività del sistema Paese e per costruire l’Europa mediterranea che è, come negli anni ‘90 fu l’allargamento ad est,la scommessa vera degli inizi del nuovo secolo.

Eurodeputato, Membro segreteria nazionale del Pd



Pubblicato il: 06.04.08
Modificato il: 06.04.08 alle ore 15.55   
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