LA-U dell'OLIVO
Maggio 01, 2024, 11:18:58 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Giovanni Visone. Internet è di sinistra: dal Pd to-peer al Berti.net  (Letto 2116 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Aprile 02, 2008, 10:43:56 pm »

Internet è di sinistra: dal Pd to-peer al Berti.net

Giovanni Visone


Mai come in queste elezioni, internet è di sinistra. Il Partito Democratico ha fatto della mobilitazione sul web un punto di forza della sua campagna elettorale: un sito che viaggia ad una media superiore ai 100mila contatti giornalieri, un network che raccoglie ormai 19235 iscritti, un blog per i Wolontari ed uno per seguire (e finanziare) il «Giro dell’Italia nuova di Veltroni». Ma anche la Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti risponde da par suo. Per il presidente della Camera ecco una videochat sperimentale, tutta basata sulla tecnologia peer-to-peer. Berti.net: la dimensione assembleare della Rete. Non solo gli elettori hanno potuto inviare in diretta le loro videodomande al candidato su YouTube, ma hanno potuto assistere all’intervista su internet utilizzando una tecnologia che sostiene la banda attraverso il peer-to-peer. Vale a dire che i computer connessi alla trasmissione non ricevevano il segnale da un unico server centrale, ma se lo trasmettevano fra di loro, fornendosi reciprocamente anche la banda di connessione e moltiplicandone il potenziale. «Un modello di comunicazione orizzontale – spiegano gli ideatori del progetto - che a noi piace sia nella rete che nella società».

Qualcosa di simile aveva fatto nei giorni scorsi anche Walter Veltroni che, pur senza sperimentare nuove tecnologie, si era collegato su internet con i suoi elettori per una «notte bianca del web». Un viaggio nella «111ma provincia italiana», lo aveva definito. Certo, fra i due leader qualche differenza c’è. Il democratico Veltroni, si definisce «un vecchio navigatore» e vanta la sua passione per ogni forma innovativa di comunicazione. Bertinotti, invece, non nasconde il suo imbarazzo di fronte a quelle che definisce «diavolerie elettroniche». «Sono relativamente impedito – ammette - Uso ancora la penna stilografica e la matita». Però nell’utilizzo di internet vede «una chance in più». E ci si butta.

È questa, d’altronde, la vera novità. Ed è questa la grande differenza fra destra e sinistra nella Rete. È finito il tempo dei siti vetrina, fatti per poter ostentare un indirizzo web sui manifesti elettorali. È finito il tempo di un rapporto passivo con Internet, limitato alla ricezione di notizie, informazioni pratiche, propaganda. Quello che stanno facendo il Pd e, in parte, anche la Sinistra Arcobaleno è completamente diverso. In queste elezioni la parola d’ordine è partecipazione. Rendere i navigatori protagonisti attivi della campagna sul web, mobilitare, lasciare campo libero alla creatività dei singoli.

Il risultato potrebbe essere ricondotto ad una definizione dal suono sinistro: marketing virale. Non una malattia, ovviamente, né un’infezione informatica, ma la versione moderna del classico “passaparola” unito alla logica imprevedibile ed intuitiva del “tormentone”. È la comunicazione che, come un virus, si propaga nel web da computer a computer, da elettore ad elettore. Una tecnica di propaganda che sfrutta la dimensione orizzontale e democratica della Rete per trasmettere un messaggio da un numero limitato di soggetti promotori ad un numero esponenziale di destinatari che a loro volta continuano a diffonderlo ad altri utenti. Tutto sta ad innescare il contagio. I mezzi: blog, pagine personali, Twitter, piattaforme per la condivisione di video e foto come Flickr o YouTube.

Prendete ad esempio il video tormentone I’m Pd, la dance veltroniana ricalcata sulla celebre Y.M.C.A. dei Village People. Realizzato con un budget di soli 65 euro dal circolo 02PD di Milano, ha ottenuto decine di migliaia di contatti in poche ore. E nonostante la band americana abbia intimato al sito ufficiale dei democratici di ritirarlo, resta facilmente scaricabile su YouTube e in un’infinità di blog. Ulteriore effetto “virale” e sintomo della libertà della Rete: quando il contagio parte, fermarlo diventa quasi impossibile.

«Nessuno ha ancora mai studiato scientificamente quanti voti vengano orientati da internet», spiega Francesco Verducci, responsabile del sito del Partito Democratico e docente di Sociologia dei Fenomeni politici all’università di Macerata. «È però ormai evidente che per una fascia di elettori, quella compresa nelle statistiche elettorali fra i 18 e i 34 anni, la Rete rappresenta oggi il mezzo di informazione privilegiato». Ed anche il più affidabile: «La possibilità di commentare, partecipare alle discussioni, entrare in un contatto diretto con il proprio interlocutore, aumenta il grado di fiducia nei messaggi che si ricevono. Non a caso gli utenti considerano il web molto più affidabile della televisione». Ed ecco allora l’importanza del Pd Network, il gruppo online che consente di condividere blog, video, foto e twitterate sfruttando gli appositi canali forniti dal Pd. Il meccanismo “virale” anche in questo caso è semplice e non richiede interventi “pesanti” da parte dei gestori: è la campagna elettorale a dettare i temi di copertina e ad orientare l’agenda, i 19mila iscritti al network arricchiscono e rilanciano la discussione, creando un effetto domino nella Rete.

Da questo punto di vista, Berlusconi è alla preistoria. Il sito del candidato del Popolo delle Libertà, realizzato solo a campagna elettorale iniziata, appare statico e arretrato. L’unica verniciata di nuovo è offerta dal video «Meno male che Silvio c’è» (vedere per giudicare) e dai collegamenti a Flickr e YouTube. Ma in sostanza è il vecchio modello del “sito vetrina”. D’altronde lo stesso Berlusconi lo ammette candidamente. Ad un giornalista che gli chiedeva un’opinione sull’importanza di blog e informazione on line nella campagna elettorale americana, ha replicato: «Non sono io la persona più adatta a darle una risposta realistica e con una conoscenza del mezzo che francamente non ho. Io uso il computer e internet, ma lo usano soprattutto i miei collaboratori. Mi sa che hanno ragione loro quando dicono che sono troppo vecchio per governare un paese moderno».

Pubblicato il: 01.04.08
Modificato il: 01.04.08 alle ore 18.42   
© l'Unità.
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!