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Autore Discussione: Calearo Elezioni? Le vinceremo noi, altrimenti non sarei qui a perdere tempo.  (Letto 3545 volte)
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« inserito:: Marzo 26, 2008, 04:34:49 pm »

«Le elezioni? Le vinceremo noi, altrimenti non sarei qui a perdere tempo»

«Vicino a Walter 9,5 su 10. Berlusconi? -3»

Massimo Calearo, candidato del Pd, in videochat con i lettori del Corriere.it: «Non voglio padroni in terra»

 
MILANO - «Il Pd è nuovo perché è l'unico partito che guarda al futuro, rompe gli schemi e ci porta in Europa con un progetto simile a quello di Blair». Lo ha detto Massimo Calearo, imprenditore, ex presidente di Federmeccanica, capolista in Veneto per il Partito democratico, interloquendo in videochat con i lettori di Corriere.it. «Il Pd - ha aggiunto - è qualcosa diverso rispetto a quello che era il centrosinistra un anno fa, altrimenti non ci sarei mai entrato. Oggi è un partito che rappresenta un'idea nuova e moderna. Sono convinto che vinceremo noi le elezioni, in caso contrario non starei qui a perdere tempo»

«PAGARE TUTTI» - Calearo ha parlato anche di riforma fiscale, parafrasando un vecchio slogan sindacale e sostenendo che occorre «pagare meno, pagare tutti». E sui possibili interventi sulla legge Biagi, ha spiegato che «si tratta di una legge fatta bene ma incompleta: occorre completarla con gli ammortizzatori sociali. E' una legge moderna e il Pd la deve guardare senza pregiudizi ideologici». «Marco Biagi non era certo uno di destra - ha puntualizzato -. ha cercato di rimodellare la prima legge Treu facendo sì che il lavoro sia più flessibile e moderno. E questo ha portato a grossi benefici sia alle imprese sia ai lavoratori».

IL SECONDO LIVELLO - Calearo, favorevole alla Biagi, non si considera però un sostenitore a priori della cancellazione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, quello che prevede la non licenziabilità senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti, né dello statuto stesso: «Non va cancellato, ma certamente rivisto - ha detto -. Perché, rispetto a quando è stato pensato, oggi viviamo in un altro mondo. E quindi bisogna fare riferimento all'oggi e non al passato». Per questo, secondo il candidato del Pd, andrebbe riconsiderato l'approccio stesso ai rinnovi contrattuali: «L'aspetto più importante deve essere quello della trattativa di secondo livello, con il rapporto diretto tra lavoratore e impresa. Il contratto nazionale deve essere invece di salvaguardia, il punto di riferimetno per i più deboli. Ma i soldi veri vanno dati in azienda».

IL SALARIO MINIMO - Calearo ha poi aggiunto di vedere positivamente la proposta del compenso minimo garantito per i lavoratori atipici avanzata da Veltroni, che individuava in 1.100 euro al mese la cifra da cui partire per qualunque contratto. «Pagare una persona meno di quella cifra significa creargli problemi - ha sottolineato l'ex leader degli imprenditori metalmeccanici -. E se un imprenditore non è in grado di pagare almeno quella somma, questo significa che è lui ad avere problemi».

«LA LEGA? SOLO PROTESTE» - Calearo ha anche ricordato di essere stato in passato vicino ad alcuni dei temi sollevati dalla Lega Nord, ma ha spiegato di essere rimasto deluso dall'azione politica del partito di Bossi: «Dalla Lega abbiamo avuto sempre grandi proteste ma mai proposte. E ogni volta che hanno gestito qualcosa hanno combinato disastri. Proprio questa è la differenza tra la Lega e il Pd: loro protestano e noi proponiamo».

«IO SENZA PADRONI IN TERRA» - E al lettore che azzardava un paragone a parti politiche invertite tra lui e Mastella, «perché fino a due mesi fa era di destra e oggi sta col Pd», ha replicato: «Io sono nato imprenditore-padrone e sulla terra preferisco non avere altri padroni. Non avevo interessi ad entrare in politica, sono stato interessato dalla novità del Pd. Chi ancora vede il Pd come la vecchia sinistra sbaglia». Anche perché, secondo Calearo, la distinzione è netta e al leader della Sinistra arcobaleno che si dice convinto che lui sia un candidato che «rappresenta il confiltto sociale» risponde: «Bertinotti vive prima del muro di Berlino, io invece sono proiettato verso il 2009». Ma può, chiede qualcuno, un imprenditore stare con il centrosinistra? «Un imprenditore non può votare per un partito non democratico, gestito da un capo - ha replicato Caleraro con un chiaro riferimento a Berlusconi -. Allora guardo al Pd perché è l'unico vero atto di coraggio nel nostro sistema politico attuale, l'unico sogno che si può realizzare».

TRA WALTER E SILVIO - E a chi sottolineava la presenza contemporanea nelle liste veltroniane dell'ex capo di Federmeccanica e l'ex cigliellino Nerozzi ha spiegato che proprio «la scelta di mettere insieme l'imprenditore e l'operaio, l'universitario e il lavoratore è l'idea della nuova Italia che la gente vuole». Non a caso a chi gli chiede quanto si senta contiguo a Veltroni e quanto distante da Berlusconi Calearo ha risposto: «In una scala da uno a dieci mi sento vicino a Veltroni a un livello di 9,5 e lontano da Berlusconi a -3»

LA QUESTIONE ALITALIA - Calearo ha poi spiegato la sua posizione sul futuro della compagnia aerea di bandiera: «Alitalia avrebbe potuto essere risanata e mantenuta sotto controllo pubblico - ha detto -, ma questo non si può fare a quindici giorni dalle elezioni. I problemi di Alitalia sono legati alla sua gestione e a un certo tipo di politica sindacale in un'azienda dove le assunzioni sono spesso state considerate sturmetno di controllo elettorale. Il fallimento è possibile? Sì, ma altre compagnie, come la Swiss, sono rinate proprio da un fallimento».

CONFLITTO DI INTERESSI - L'industriale ha poi definito «una vergogna» il conflitto di interessi di chi ha responsabilità di gestione della cosa pubblica e ha spiegato che «nel caso dovessi andare al governo, il giorno dopo uscirei dalla mia impresa, la darei in gestione a terzi. Se uno deve governare, deve governare e basta. C'è poco da inventare, bisogna guardare agli esempi internazionali».

COPPIE DI FATTO E FEDE - Calearo ha invece glissato una domanda sulle coppie di fatto e su una loro regolamentazione: «Meglio non parlarne». E poi, incalzato sul tema, ha precisato: «E' un atto privato, scelta personale e molto intima. Per questo non ne voglio parlare». «Dialogo e parola» sono poi gli strumenti con cui Calearo pensa di rapportarsi con radicali e laici del Pd, in particolare sui temi etici. Affidandosi, ha precisato, ad un'unica linea guida: «libera Chiesa in libero Stato». E sulla conversione di Magdi Allam ha spiegato di essere perplesso sul risalto avuto dall'evento («purtroppo qualcuno ci ha abituati a vivere di mediaticità») ma «la condivido, perché vengo da quell'ambiente, ho studiato dai gesuiti». Nessuna preoccupazione, invece, per le critiche arrivate da più parti: «Dobbiamo avere il coraggio di chiedere e pretendere anche il rispetto della nostra religione».

Alessandro Sala
26 marzo 2008

da corriere.it
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