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Autore Discussione: TRATTATO UE, CANGELOSI AVVERTE: CIG NON SARA' PASSEGGIATA  (Letto 2669 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2007, 09:59:02 pm »

2007-07-03 11:33

TRATTATO UE, CANGELOSI AVVERTE: CIG NON SARA' PASSEGGIATA

 ROMA - Al consiglio europeo di Bruxelles l'Europa ha conservato la "testa" del processo di integrazione, ovvero il disegno istituzionale e il meccanismo decisionale, ma ha perso buona parte del suo "cuore", con le rinunce ai simboli (inno, bandiera, motto e nome stesso di Costituzione per le regole comuni), ma anche e soprattutto con l'affiorare crescente di "riflessi sovranisti e colbertisti" da parte non solo della Polonia che hanno condizionato negativamente il dibattito.

E' un bilancio in chiaroscuro quello sul compromesso di Bruxelles tracciato nell'ormai consueto forum di dialogo ANSA-Comitato Spinelli al quale hanno partecipato, tra gli altri, il rappresentante permanente italiano presso l'Ue Rocco Cangelosi, il vice direttore per gli Affari europei di Confindustria Marco Felisati, il presidente emerito della Corte costituzionalista Leopoldo Elia e l'ambasciatore Piero Calamia, moderati dal direttore dell'ANSA Giampiero Gramaglia.


L'ambasciatore Cangelosi ha sottolineato con forza il ruolo giocato dall'Italia nell'arginare quelle spinte di più Paesi nel rinegoziare "al ribasso" le linee dell'ex trattato costituzionale. Uno sforzo che se, da una parte, ha raggiunto l'obiettivo di salvaguardarne le innovazioni fondamentali (presidenza del Consiglio stabile, Alto rappresentante della politica estera che avrà il doppio cappello di vice presidente della Commissione, personalità giuridica unica dell'Ue, estensione del voto a maggioranza con il meccanismo della doppia maggioranza) non è servito però ad evitare, dall'altra, "scelte dolorose" anche se a quel punto inevitabili.

Il 'cahier de doleances' presentato da Cangelosi è stato ampio e ha ripreso un po' tutti quei temi che hanno fatto manifestare al premier Romano Prodi la sua parziale "insoddisfazione" per il compromesso: il riaffermarsi degli egoismi nazionali con la spinta a rinazionalizzare settori di competenza concorrente, un indebolimento del ruolo della Commissione, lo stralcio in un protocollo ad hoc del riferimento alla "concorrenza libera e non falsata" preteso dai francesi e altro ancora.

Probabilmente "questo era il massimo che si potesse fare", ha osservato ancora Cangelosi, ribadendo la propensione italiana ad imboccare a questo punto la strada delle "cooperazioni rafforzate" e ammonendo che la conferenza intergovernativa che si aprirà il 23 luglio per mettere nero su bianco il mandato del Consiglio "non sarà una passeggiata". Perché il diavolo, si sa, sta nei dettagli, e le "ambiguità " verranno fatte emergere durante il dibattito da quanti - Polonia e Gran Bretagna in testa - hanno già frenato a Bruxelles.

Un giudizio "sostanzialmente positivo" sul compromesso raggiunto è stato espresso dal vice direttore per gli Affari europei di Confindustria Felisati, che però non ha nascosto le preoccupazioni della sua organizzazione sullo stralcio della concorrenza e sul mancato riferimento negli emendamenti alla "libertà di fare impresa".

Con un occhio soprattutto ai problemi di competitività che l'Europa potrebbe avere nella sfida globale con Stati Uniti e i nuovi giganti asiatici, Confindustria boccia in particolare i "rigurgiti di protezionismo" e la "pericolosa" possibilità di rinazionalizzare servizi di interesse economico.   

Bene sul versante politico, quindi, molto meno su quello economico. Ora si tratta di capire come procederanno i lavori della Cig. Secondo Leopoldo Elia, infatti, superato il primo momento di delusione seguito al Consiglio europeo, c'é ora una sorta di "riequilibrio" nei giudizi.

"Pur cadendo il drappo rosso del nome Costituzione - ha osservato Elia -, si è capito che la sostanza della parte istituzionale è stata salvata: ora l'attesa della Cig è meno sfiduciata, più prudente, con la speranza che non si arretri rispetto a quello che è stato già deciso". Un rischio esistente, ma che Cangelosi ha voluto ridimensionare in chiusura: la sensazione, ha spiegato, è quella di un "desiderio comune di chiudere il più rapidamente possibile" e lasciarsi così alle spalle uno dei periodi più bui per le istituzioni europee. 

Ansa
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