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Autore Discussione: Trent'anni fa il sequestro Moro.  (Letto 2335 volte)
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« inserito:: Marzo 16, 2008, 11:47:03 am »

Trent'anni fa il sequestro Moro/Speciale

 16 marzo 1978, ore 9,02: una Fiat 132 con a bordo il presidente della Dc Aldo Moro e il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, guidata dall'appuntato Domenico Ricci, percorre via Mario Fani, seguita dall'Alfetta con i tre agenti della scorta, Raffaele Jozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.

Le due vetture sono partite, come quasi ogni mattina, dall'abitazione di Moro, in via del Forte Trionfale, e, seguendo il percorso abituale verso il centro, hanno raggiunto via Fani. In via Fani, davanti al bar Olivetti (chiuso per il riposo settimanale), pochi metri prima dell' incrocio con via Stresa, una Fiat 128 con targa diplomatica frena bruscamente e viene tamponata dalle auto dei Moro, che restano bloccate. In tre minuti, un "commando" di brigatisti formato, almeno 'ufficialmente', da nove persone (più una decima con funzioni solo di vedetta), vestiti con divise da aviatori civili, uccide gli uomini della scorta e sequestra il presidente della Dc. Solo Jozzino, ferito, riesce a sparare qualche colpo, inutilmente, prima di essere finito. I terroristi hanno sparato in tutto 91 colpi, 49 dei quali ad opera di un unico killer, che usava un'arma mai ritrovata.

Un testimone esperto di tiro definirà quel brigatista "un tiratore scelto" che sparava come "Tex Willer".

Il commando era formato da Valerio Morucci, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari e Raffaele Fiore (il cosiddetto 'gruppo di fuoco'), Mario Moretti e Bruno Seghetti (alla guida di due auto), Barbara Balzerani, Alvaro Lojacono e Alessio Casimirri (nel ruolo di 'cancelletti'), più Rita Algranati che, più distante, doveva segnalare agitando un mazzo di fiori l'arrivo del corteo di auto con Moro a bordo. Molti testimoni hanno però parlato della presenza di due persone su una moto Honda.

In più, nella ricostruzione ufficiale non quadra il fatto che tutti i terroristi avrebbero sparato da un solo lato, mentre una perizia (e alcune testimonianze) sembrerebbero dimostrare che uno dei killer era sul lato opposto. Moro stava andando alla Camera, dove Andreotti avrebbe presentato il suo nuovo Governo, il primo con l'appoggio del Pci, nato proprio dal paziente e faticoso lavoro di Moro. All'angolo dell'agguato c'era di solito il furgone di un fioraio, ma quel giorno era rimasto a casa perchè aveva trovato il suo mezzo con tutte le ruote squarciate. Da un balcone, un testimone, carrozziere, scatta diverse foto. La moglie, giornalista dell'Asca, consegna il rollino al giudice Infelisi. Alle 9,24 polizia e carabinieri dispongono posti di blocco sulle strade in uscita dalla città, mentre in via Fani sono arrivati i responsabili dell' ordine pubblico ed Eleonora Moro.

Lo statista, secondo la ricostruzione in seguito fatta da Morucci, con una "132" scortata da altre due vetture ha raggiunto Monte Mario.

Il presidente della Dc viene trasferito su un furgoncino e con questo viene portato in un parcheggio sotterraneo in via dei Colli Portuensi e qui trasbordato su un' auto "blu" che lo porta nella "prigione" di via Montalcini. Alle 10:10 arriva all'ANSA la prima telefonata di rivendicazione delle Br. Nella giornata viene proclamato lo sciopero generale e centinaia di migliaia di persone manifestano a Roma e in tutte le più grandi città, mentre si susseguono i vertici a Palazzo Chigi, in questura, al Viminale. grandi città, mentre si susseguono i vertici a Palazzo Chigi, in questura, al Viminale. Il caos è aumentato dal fatto che i telefoni della zona, proprio in quel momento, rimangono muti. Un malfunzionamento dovuto, secondo la Sip, al sovraccarico delle linee. 

da ansa.it
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