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« Risposta #1 inserito:: Marzo 18, 2008, 12:23:59 am » |
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«SI' alle quote rosa». Ma se fosse in Usa voterebbe Obama e non Hillary: «E' più innovativo»
Colaninno: premiamo chi è leale col fisco
«Non può accettare che vi siano 100 miliardi di evasione».
«La legge Biagi? Ha dei meriti, ma va rivista»
MILANO - «Serve una fiscalità più amica delle imprese e dello sviluppo. Un Paese come il nostro non può accettare di sopportare più di 100 milardi di evasione fiscale. Bisogna premiare coloro che sono sempre stati leali col fisco e quindi iniziare con i lavoratori dipendenti». E perché un precario dovrebbe votare per l'ex presidente dei giovani industriali? «Perché il Partito democratico ha una visione diversa della società, quella di un Paese che ha capacità di crescere ma anche il dovere di pensare alle fasce più deboli, tra cui i precari. Non a caso una delle proposte più significative illustrate in questi giorni dal nostro schieramento è proprio quella del compenso minimo per coloro che hanno contratti atipici». Matteo Colaninno, capolista per il Pd in Lombardia, ha ben chiara la sua «missione» in questa campagna elettorale: «Rappresentare il nord e i ceti produttivi» nel progetto veltroniano per la nuova Italia. E nella videochat con i lettori di Corriere.it, moderata da Raffaella Polato, ha parlato di un modello di sviluppo possibile, dove la crescita economica si coniuga con l'attenzione alle fasce più deboli della società. E dove la lotta al precariato possa essere condotta anche senza chiudere gli occhi davanti alle esigenze di flessibilità espresse dal mercato.
LA LEGGE BIAGI - In questo contesto si inserisce anche il giudizio sulla legge Biagi e sull'ipotesi di una sua eventuale modifica o soppressione. «Non va cancellata - ha precisato Colaninno - perché bisogna guardare alla realtà, ai mercati del lavoro in Italia e nel mondo. La flessibilità introdotta nel nostro Paese ha avuto un merito: consentire a molti partecipare al mercato del lavoro non più da outsider ma con maggiori diritti rispetto a prima. Ha avuto il merito di fare emergere il nero e il sommerso. Certamente, però, è una legge che va modificata, perché come tutte le leggi non è un monumento intoccabile. Va introdotta la "terza gamba", quella degli ammortizzatori sociali. E vanno previsti tutti i criteri di "flexicurity" che sta illustrando bene Ichino per consentire a chi perde un impiego di rientrare velocemente e con una costante formazione nel mercato del lavoro».
LAVORO E SICUREZZA - Colaninno ha parlato anche di come conciliare ritmi di produttività aziendale e sicurezza sul lavoro. «Ma bisogna stare attenti a non farsi confondere da un'aberrazione ottica dovuta anche all'emotività delle vicende di questi ultimi giorni - ha avvertito -: il sistema industriale italiano è generalmente attento alla sicurezza. Tuttavia bisogna lavorare sempre più per mettere l'uomo al centro dei tempi produttivi».
«CRESCERE, CRESCERE, CRESCERE» - Alla lettrice che gli chiedeva se esistono ancora, al giorno d'oggi, imprenditori che hanno la volontà di creare nuovi posti di lavoro valorizzando le energie dei nuovi giovani altamente qualificati che si offrono sul mercato, l'ex leader dei giovani industriali ha spiegato che in questi anni «le imprese italiane non sono rimaste ferme». «Abbiamo creato molta nuova occupazione - ha evidenziato - e rilanciato aziende che erano destinate a portare i libri in tribunale, Piaggio ne è un esempio. Il gioco non è stato a somma zero. Siamo uno dei Paesi a più alto tasso di vocazione imprenditoriale, quindi l’obiettivo è uno solo: crescere, crescere, crescere». Per fare questo Colaninno ha rilanciato il progetto della semplificazione amministrativa per chi desidera aprire una nuova impresa, diventato uno degli slogan più utilizzati («Un'impresa in un giorno») di Walter Veltroni. E ha ribadito l'importanza di una politica fiscale che non sia nemica di chi produce e che, anzi, riconosca la lealtà nei confronti dell'erario: «Non sono tra quelli che si svegliano con il pensiero del commercialista - ha detto Colaninno - ma mi dà fastidio l’idea che ci sia gente che le tasse non le paga. Bisogna colpire chi cerca di sfuggire al fisco e premiare chi invece è sempre stato corretto. Prodi ha davvero ridotto di cinque punti il cuneo fiscale per le imprese e tolto l’Irap, Berlusconi l’aveva promesso ma non l’ha fatto».
«VELTRONI SARA' PREMIER» - «Siamo convinti di vincere e sicuri del fatto che il 14 aprile gli elettori avranno messo Veltroni a Palazzo Chigi - ha poi detto l'esponente del Pd -. La mia candidatura è un esempio dell'attenzione data al Nord e ai ceti produttivi. Forse fino ad oggi si è sbagliato l'approccio con questi ceti produttivi. Io voglio rappresentare un punto di riferimento per dialogare con coloro che producono: non è un impegno di breve termine, ma qualcosa su cui voglio costruire il mio futuro politico dei prossimi anni». Colaninno ha spiegato di avere fatto una scelta di campo tra imprenditoria e politica. E si è detto tranquillo e sicuro di non trovarsi in condizione di «conflitto di interessi»: «Non ho partecipazioni in società editoriali, ho solo una partecipazione di minoranza nel gruppo Piaggio che non comporta ostacoli per l'elezione in Parlamento. Ma se dovessi assumere incarichi che potenzialmente si configurano come conflitto, mi impegno a rimuoverli in anticipo.
IL «GATEWAY» DEL MEZZOGIORNO - Ribadito il suo essere rappresentante del nord e del mondo delle imprese, Colaninno ha parlato anche della riqualificazione del Mezzogiorno, invitando a guardare al suo «grande potenziale di crescita e di sviluppo», ma senza nascondersi il fatto che almeno quattro regioni italiane siano «afflitte» dal fenomeno della criminalità organizzata». Ed è proprio questo il nodo principale da affrontare: la lotta alle mafie che già ha visto schierato il vertice di Confindustria. Per il candidato del Pd, il sud è il «gateway» dei traffici sull'asse est-ovest ed è questa la vocazione da sviluppare, assieme all'offerta turistica perché in quest'ultimo settore «Spagna e Portogallo fanno meglio di noi ma non hanno le nostre bellezze». «Bisogna costruire un'industria del turismo - ha spiegato - come fanno altri Paesi nel mondo che puntano sulle infrastrutture. Noi non dobbiamo avere un approccio difensivo, bensì lavorare per costruire opportunità». Ma tra le infrastrutture, è pensabile rilanciare l'idea del Ponte sullo Stretto? «Oggi sarebbe velleitario - ha detto Colaninno -, perché le priorità sono altre. Tra cinquant'anni forse le cose cambieranno...».
«IMMIGRATI SI', CRIMINALI NO» - Si è poi parlato di immigrazione e secondo Colaninno «vanno regolati i fenomeni migratori». «Noi sappiamo benissimo che nelle nostre imprese e nelle nostre famiglie ci sono immigrati di qualità, che lavorano e si impegnano - ha evidenziato -. E dobbiamo ammettere che facciamo sempre più fatica a farne a meno. Per questo è sbagliata l'equazione immigrato uguale criminalità. Però non bisogna avere difficoltà nel sanzionare gli immigrati clandestini che vengono qui e non rispettano le nostre leggi, la nostra cultura, i nostri cittadini e i tanti cittadini immigrati che si stanno integrando perfettamente nella nostra società.
IL RUOLO DELLE DONNE - Colaninno ha poi parlato del ruolo delle donne, spiegando che «occorre valorizzare il loro ruolo» perché nella società, nelle istituzioni e nelle imprese «molto spesso il loro numero è risicato». Per questo si è detto favorevole ad introdurre il sistema delle cosiddette quote rosa, purché si tratti di una soluzione transitoria: «un criterio valido per il breve periodo - ha detto - per rompere lo'attuale schema che privilegia gli uomini e lasciare poi il mercato di muoversi liberamente».
INFRASTRUTTURE E PARTITO DEI NO - Sollecitato sul tema dei lavori pubblici, Colaninno ha spiegato che le infrastrutture sono «uno dei motivi per cui il nostro Paese fa fatica ad attrarre capitali e investimenti dall'estero, insieme alla giustizia civile amministrativa che fa fatica a tenere il ritmo delle aziende». Per questo motivo «certi no - alla Tav, ai rigassificatori, alla modernizzazione del Paese - sono da irresponsabili. Le infrastrutture servono alla collettività e non sono né di destra né di sinistra. Bisogna smetterla con la logica NYMBI, ovvero not in my backyard, non nel mio giardino. Altrimenti gli altri andranno avanti mentre noi andremo verso l'Africa».
«MEGLIO OBAMA DI HILLARY» - Tra Hillary Clinton e Barrack Obama chi voterebbe? ha chiesto infine una lettrice. «Non li conosco personalmente, ma andando a empatia personale voterei Obama, un personaggio che rappresenta l'innovazione e la modernità. E' una scelta di futuro, direi quasi rivoluzionaria».
Alessandro Sala 17 marzo 2008
da corriere.it
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