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Autore Discussione: Emma Marcegaglia  (Letto 7425 volte)
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« inserito:: Marzo 13, 2008, 05:42:57 pm »

ECONOMIA

Figlia di Steno, fondatore del decimo gruppo industriale italiano è stata anche la prima presidente donna dei Giovani industriali

Emma Marcegaglia, lady acciaio alla guida di Confindustria

La laurea alla Bocconi, il master a New York, le minigonne e il ballo a Capri la rottura con D'Amato, la vicepresidenza con Montezemolo e infine il plebiscito

di ROSARIA AMATO
 

PRIMA donna al vertice dei Giovani Industriali, dal 1996 al 2000, Emma Marcegaglia è arrivata alla presidenza di Confindustria con un plebiscito, 125 sì su 132, un evento che non si verificava dai tempi della elezione di Luigi Abete, nel 1992. Un approdo felice per la prima presidente donna della principale associazione industriale italiana. In Europa l'hanno preceduta la francese Laurence Parisot, alla guida del Medef dal 2006, e la turca Arzuhan Dogan Yalcindag.

Eppure la lenta e lunga marcia di Emma Marcegaglia si è snodata per oltre vent'anni senza rivendicare alcuno specifico femminile e tanto meno alcuna quota rosa. Emma è la figlia minore di Steno Marcegaglia, presidente del gruppo omonimo, fondato nel 1959 con un laboratorio artigianale di 120 metri quadrati, e attualmente decimo gruppo industriale italiano, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro e 6.500 dipendenti in 50 insediamenti produttivi in Italia e all'estero, tutti attivi nel settore metallurgico.

L'acciaio, per l'appunto: per cui è stato facile affibbiare alla giovane Marcegaglia, entrata a far parte dell'associazione dei Giovani Industriali nel 1986, a soli 21 anni, il soprannome di Black and Decker, o di lady acciaio. Però le cronache di quegli anni documentano, oltre all'indiscutibile impegno della giovane imprenditrice nell'associazione, che la porta a diventarne presidente dieci anni dopo, le minigonne che qualcuno definisce 'vertiginose', e persino un ballo sui tavoli a Capri, con tanto di 'mossa'.

"Fu divertente ma me ne sono vergognata per anni", disse lei in seguito a un giornalista Emma Marcegaglia, che, passata a Confindustria, ha allungato le gonne, si è sposata con Roberto Vancini, ingegnere informatico, e nel 2003 ha avuto una figlia, Gaia. Esaurito il mandato alla guida degli 'under 40' infatti l'imprenditrice venne designata già nel 2000 alla vicepresidenza di Confindustria per l'Europa, ma due anni dopo lasciò, in seguito a uno scontro con l'allora presidente Antonio D'Amato.

Per poi tornare con la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo, e con una delega più prestigiosa su energia, ambiente e territorio. Una vicepresidenza di peso: negli anni Emma Marcegaglia, che è anche amministratore delegato insieme al fratello dell'azienda di famiglia, ha sempre manifestato posizioni ferme e a volte dure sulle scelte del governo, e ha seguito puntualmente anche le politiche di Bruxelles (volando sempre in classe economica, assicurano da più parti).

Al tempo stesso, l'imprenditrice mantovana si è distinta dallo stile Montezemolo per un atteggiamento distante dalla politica: non ha mai dichiarato preferenze, e pur esprimendo scelte e opinioni precise va d'accordo con tutte le controparti, sindacati compresi. Curriculum eccellente anche sotto il profilo della preparazione culturale: dopo essersi laureata alla Bocconi, ha seguito un master in business administration all'Università di New York, e pertanto parla anche un ottimo inglese.

Non è una persona che conceda molto ai giornali sotto il profilo privato, per cui di lei si sa poco, e le indiscrezioni sono inconsistenti. Si dice che le piaccia la montagna, e che le rare vacanze al mare siano una scelta dettata dalle esigenze della figlia. Che giochi bene a tennis, e che collezioni orologi, cercandoli con accanimento nei mercatini. E' presidente della Fondazione Aretè Onlus per il sostegno all'attività Vita-Salute San Raffaele.

Della famiglia si elogia l'austerità: i Marcegaglia si definiscono "imprenditori poveri di un'azienda ricca". Il padre Steno molti anni fa venne rapito e tenuto prigioniero sull'Aspromonte, e si liberò da solo. Le leggende narrano che, appena tornato a casa, convocò subito una riunione. Si racconta inoltre che Emma e il fratello maggiore, Antonio, quando giocavano da piccoli facevano a turno il direttore amministrativo e il capo del personale delle bambole. Lo stile austero non impedisce alla famiglia e al gruppo Marcegaglia di nutrire grandi ambizioni: "La crescita è quasi un'ossessione per il nostro gruppo - ha dichiarato qualche mese fa, in occasione dell'inaugurazione di un nuovo impianto per la produzione di tubi trafilati a Boltiere, in provincia di Bergamo - Vogliamo continuare ad aumentare i volumi, recitando un ruolo di primaria importanza sui mercati mondiali".

(13 marzo 2008)

da repubblica.it
« Ultima modifica: Luglio 09, 2010, 05:03:21 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 22, 2008, 11:47:45 pm »

ECONOMIA

La relazione del nuovo presidente di Confindustria all'Assemblea Annuale

Appello al governo per le riforme e al sindacato per un accordo su contratti e mercato

Marcegaglia: "Occasione irripetibile per far rinascere insieme il Paese"

Basta con i veti dei piccoli gruppi. Sì ai termovalorizzatori e al nucleare

Sul lavoro, al via un sistema di "flexicurity". Più spazio alle donne, ai giovani e al merito

di ROSARIA AMATO
 


ROMA - "Tutti noi siamo chiamati a una grande sfida. C'è uno scenario nuovo e irripetibile. Abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese". E' all'insegna dell'ottimismo la prima relazione di Emma Marcegaglia, nuovo presidente di Confindustria, all'Assemblea 2008. E, dopo la dura requisitoria di un anno fa dell'allora presidente Luca Cordero di Montezemolo, la relazione di quest'anno si caratterizza per un appello a una grande alleanza tra forze politiche, imprenditoriali a sindacali per far rinascere il Paese. Ora o mai più, dal momento che "in Italia si è creata una situazione favorevole al cambiamento", a cominciare "da un nuovo governo sostenuto da una forte maggioranza parlamentare", da "un clima di minore contrapposizione e di rispetto reciproco fra maggioranza e opposizione, di collaborazione su grandi meno". Certo, siamo in un momento di crisi economica: per il 2008, ricorda Marcegaglia, è prevista una crescita zero, "malattia dell'Italia". Ma proprio per questo, è il momento di agire: "La situazione ecomica non consente tatticismi o rinvii".

"Ci aspettano sfide impegnative", ammonisce il presidente di Confindustria. A cominciare dalle riforme istituzionali, senza le quali, secondo gli industriali, non è possibile un vero progresso del Paese. "Chi ha l'onore e l'onere di governare compia le scelte necessarie, senza farsi condizionare dal consenso di breve periodo che porta all'immobilismo". In questo senso, per Confindustria la strada intrapresa dal governo è quella giusta, anche se siamo alle prime battute: "Voglio dire con chiarezza che l'approvazione, ieri, del decreto per la detassazione degli straordinari e dei premi variabili è un segnale importante. E' una misura che Confindustria pone da tempo".

Sì a termovalorizzatori e nucleare. Ribadendo la soddisfazione per questo primo intervento, Marcegaglia pone però tutte le altre priorità, per affrontare le quali è necessario l'impegno del governo, coadiuvato però da tutte le forze del Paese, cittadini compresi. Il nuovo presidente di Confindustria rimprovera infatti chi ha bloccato per la tutela di piccoli interessi di parte o per paura irrazionale la realizzazione dei termovalizzatori e il nucleare: "I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d'Europa per l'energia. Manca una strategia di investimenti per la sicurezza e la diversificazione energetica perché ci arrendiamo ai veti per le minoranze".

No ai veti dei piccoli gruppi. "Non accetteremo più che piccoli gruppi, spesso in malafede, tengano in scacco il Paese - dichiara Marcegaglia - E' a queste furbizie di bassa lega che dobbiamo dire basta. L'investimento in tecnologie può essere catalizzato da pochi grandi progetti Paese: il nucleare di nuova generazione, la mobilità, il risparmio energetico, le tecnologie ambientali. Sono questi i temi che devono restare al centro della politica industriale".

Troppo vincoli da Ue e Kyoto. Politica industriale che, oltre che dal governo deve essere sostenuta anche dall'Unione Europea che, rileva Marcegaglia, "resta il nostro punto fondamentale di riferimento. Ma talvolta sembra più interessata a porre vincoli e limiti ai suoi cittadini e alle sue imprese, piuttosto che a svolgere un ruolo forte nella difesa di un mercato mondiale con regole certe e valide senza eccezioni". Difesa anche nei confronti di accordi internazionali che possono risultare eccessivamente gravosi: "Non chiediamo la tutela acritica degli interessi europei. Ma non possiamo nemmeno accettare impostazioni autolesionistiche, come continuare con l'adozione unilaterale del protocollo di Kyoto".

Le riforme ineludibili. Al governo Confindustria chiede ormai da tempo una profonda riforma della Pubblica Amministrazione: "I tassi di assenteismo nel pubblico impiego sono uno scandalo nazionale". Quello che serve piuttosto è "uno Stato leggero e rigoroso, una pubblica amministrazione che funzioni, vicina ai cittadini e alle imprese, inflessibile contro chi non rispetta le regole e danneggia la comunità". Serve dunque una grande ristrutturazione che utilizzi "in modo oculato il turnover, la mobilità geografica e ammortizzatori sociali di durata limitata".

Tagliare costi e privilegi della politica. Ancora, Confindustria ribadisce l'importanza della semplificazione legislativa. Per le imprese, in particolare, Marcegaglia ricorda che "la burocrazia è uno dei principali ostacoli agli investimenti in Italia", e chiede che venga attuato il progetto "impresa in un giorno". "La certezza del diritto è fondamentale", ammonisce poi il presidente di Confindustria, rimproverando alla politica di "aver invaso l'amministrazione, piegandola a fini impropri di ricerca del consenso". Uno Stato più leggero dovrebbe anche portare a un taglio dei costi della politica, "a cominciare dal numero dei parlamentari e dei componenti dellle altre assemblee elettive, ed eliminare i privilegi".

Ridurre la pressione fiscale. Ancora, Confindustria ribadisce la necessità di intervenire su una pressione fiscale "superiore alla media europea" e "profondamente disomogenea", in particolare attraverso la riduzione delle aliquote Ires e Irap. Importante anche per gli industriali l'attuazione di un "federalismo fiscale" che premi gli amministratori pubblici virtuosi e che permetta ai cittadini di controllare in modo diretto l'utilizzo di quanto riscosso attraverso le imposte.

Il mercato del lavoro. I cambiamenti sono di necessità vitale per Confindustria anche per il mercato del lavoro. Per il mercato del lavoro serve, afferma Marcegaglia, "l'adozione di modelli di flexicurity. Non è il posto di lavoro che deve essere garantito, ma un reddito e una formazione adeguati, come accade nei Paesi con sistema di sicurezza sociale più moderna e attivi". Per Confindustria urge anche una riforma delle pensioni che adegui l'età del pensionamento alla durata media della vita.

Appello ai sindacati. Ma, per quanto riguarda le relazioni all'interno del mondo del lavoro e in particolare con i sindacati, Marcegaglia ricorda con forza che serve soprattutto un accordo sulla riforma dei contratti. "Ai sindacati voglio dire: poniamoci davvero l'obiettivo comune, forti della nostra autonomia e del nostro ruolo di parti sociali, di raggiungere un'intesa entro pochi mesi. E' alla nostra portata. Se ci riusciremo,scriveremo una pagina importante nella storia delle relazioni industriali e liberemo energie in favore dello sviluppo".

Spazio a donne e giovani. Riforme e accordi devono permettere al mercato del lavoro cambiare ed evolversi, a favore delle donne e del merito"Troppe donne a casa, troppe culle vuote", ricorda Marcegaglia. "In Italia è attivo solo il 47% delle donne in età lavorativa. Si scende al 31% nel Mezzogiorno - precisa - Con una occupazione femminile allineata ai tassi medi europei, il nostro Pil sarebbe più alto di quasi il 7%". "Dopo le donne, i grandi esclusi sono i giovani, ricorda il presidente di Confindustria, parafrasando il titolo del film tratto dal romanzo di McCarthy "Non è un paese per vecchi". "Noi vogliamo una società aperta - ribadisce Marcegaglia - che premi e promuova il merito". E che abbia un sistema scolastico efficiente, che lo renda possibile: "I nostri figli rispetto a noi avranno sfide molto più difficili. Dobbiamo dar loro una scuola esigente, selettiva, di eccellenza, che consenta di affrontare la competizione con le carte migliori".

(22 maggio 2008)

DA repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Maggio 24, 2008, 10:20:35 pm »

Marcegaglia a Epifani: Noi non siamo fessi


L´attuale «luna di miele» tra governo e Confindustria non preoccupa i sindacati. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ricorda che «governo e maggioranza dovranno tener conto anche del grande consenso che hanno ottenuto tra gli operai».

«Epifani, non è che siamo fessi...». si presenta così, Emma Marcegaglia, nuova presidente di Confindustria. Replicando indirettamente alle affermazioni del leader della Cgil sui contratti di Epifani, la neopresidente risponde «non siamo fessi». In un'intervista al Corriere della sera, il leader della Cgil, ha sottolineato come un asse tra Berlusconi e gli industriali «non sia scontato». «Quando arriveremo a giugno per la riforma del modello contrattuale - spiega - il governo dovrà scegliere se dire di sì alle imprese o al sindacato, perché le risorse sono limitate». Confronto che «sarà difficile, perché – ha detto il leader della Cgil - noi vogliamo aumentare le retribuzioni, loro fanno resistenza». Per quanto riguarda l'atteggiamento che terrà la Cgil durante la trattativa, «sarà unicamente il merito a decidere»: se «le richieste della piattaforma unitaria saranno accolte, si potrà fare l'accordo».

«Non possiamo accettare condizioni che ci porterebbero fuori dall'Ue - ha ribadito Marcegaglia - Siamo pronti a giungere a un risultato in pochi mesi superando anche irrigidimenti al nostro interno». «Il tema vero - ha proseguito - è aumentare la produttività». «Coniugare salario e produttività - ha sottolineato - lo si fa a livello territoriale perché è qui che si incontrano questi due elementi». Per Marcegaglia il modello attuale è «obsoleto». «Bisogna privilegiare - ha detto - la differenza tra chi lavora di più e lavora meglio». «Il contratto nazionale unico - ha aggiunto - punta al ribasso ci vuole più spazio a livello aziendale e individuale per liberare energie: noi siamo pronti».

Il fronte sindacale non è del tutto unito. «Le piattaforme sono fatte per essere oggetto di trattativa» tra le parti, sottolinea il segretario della Uil Luigi Angeletti. Nella trattativa «nessuno si irrigidisca sulle proprie posizioni», cerca di ricordare il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. «La trattativa - ha detto Bonanni - serve per trovare un compromesso, che si raggiunge se ognuno rinuncia a qualcosa: spero che in campo stavolta scendano i "flessibili" piuttosto che i "rigidi"». Quanto all'«indicizzazione dei salari» paventata da Marcegaglia, i due dirigenti sindacali negano che sia mai stata oggetto di richiesta. Ma, avverte Bonanni, «a livello nazionale l'obiettivo dei sindacati è recuperare tutta l'inflazione, né un euro in più né uno in meno».

Pubblicato il: 24.05.08
Modificato il: 24.05.08 alle ore 21.12   
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« Risposta #3 inserito:: Dicembre 16, 2008, 11:07:00 pm »

16/12/2008 (10:49) - I DATI DI VIALE ASTRONOMIA

"In Italia un biennio di recessione"

Confindustria: persi 600mila posti
 
Nel 2008 il Pil diminuirà dello 0,5%

E la crisi si aggrava anche in Europa

Marcegaglia: basta contrapposizioni


ROMA

Per la prima volta dal dopoguerra nel 2008-2009 in Italia ci sarà un biennio di recessione. Lo afferma il Centro studi di Confindustria in base alle previsioni sull’economia, che indicano un calo del Pil dello 0,5% nel 2008 e dell’1,3% l’anno prossimo. Le possibilità di rilancio dell’economia nazionale, aggiunge il Csc «sono strettamente legate al ripristino della fiducia e al dissiparsi dell’incertezza che attanaglia la spesa di famiglie e imprese. Altrimenti si avrà una recessione più lunga e profonda nel 2009 seguita da una stagnazione nel 2010».

Il Pil italiano, si legge nel dossier, diminuirà dello 0,5% nel 2008 e dell’1,3% l’anno prossimo, per poi risalire a +0,7% nel 2010. In particolare, il 2009 «risente in modo determinante della negativa eredità dell’anno che si sta chiudendo (-1% il trascinamento)». Dalla seconda metà dell’anno prossimo poi, secondo il Csc, «è possibile delineare, grazie al rilancio del commercio mondiale e al prevalere delle forze espansive già oggi evidenti, una lenta ripresa che porterà a una crescita media annua dello 0,7% nel 2010, con un ritorno sopra l’1% tendenziale nell’ultimo trimestre». La recessione colpirà il mercato del lavoro. Il Centro studi nelle ultime previsioni per l’economia italiana stima una perdita netta di 600.000 posti di lavoro tra il terzo trimestre del 2008 e la seconda metà del 2009.

Il quadro congiunturale mostra un approfondirsi della crisi anche a livello europeo. A dicembre l’attività delle imprese dell’area euro, secondo la stima preliminare dell’indice sui responsabili degli acquisiti l’indicatore composito è caduto a 38,3 punti, contro i 38,9 cui era calato a novembre e come in altri indagini simili la soglia dei 50 punti è quella che demarca la differenza tra espansione e contrazione dell’attività.

«I dati evidenziano - ha spiegato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - due anni di recessione anche se noi mettiamo in risalto che nella seconda parte del 2009 ci può essere un pò di miglioramento. La crisi è molto dura, è per questo che noi oggi facciamo un richiamo molto forte al fatto che il Paese ritrovi una unità». Per il leader degli industriali maggioranza, opposizione e forze sociali si devono unire: «Non devono più prevalere contrapposizioni, e conflitti e divisioni. La gravità della crisi richiede che tutti coloro che hanno resposabilità si uniscono».

da lastampa.it
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« Risposta #4 inserito:: Dicembre 16, 2008, 11:08:01 pm »

Confindustria: due anni di recessione

Draghi: fase critica, nuove misure

Marcegaglia: ritrovare unità, governo convochi tavolo

 

ROMA (16 dicembre) - Per la prima volta nel dopoguerra l'Italia vivrà nel 2008 e 2009 un biennio di recessione. Lo stima il Centro studi di Confindustria secondo il quale il Pil diminuirà dello 0,5% quest'anno e dell'1,3% nel 2009. La ripresa comincerà a farsi vedere solo alla fine dell'anno prossimo segnando poi nel 2010 un +0,7%.

Il Centro studi ha quindi rivisto al ribasso le ultime stime di novembre che prevedevano nel 2008 un calo del Pil dello 0,4% e nel 2009 dell'1%. Il -1,3 che secondo il Csc sarà toccato l'anno prossimo deriva in gran parte dall'effetto trascinamento del 2008 che peserà per -1%. Al netto di questa eredità, nella prima parte del 2009, il prodotto interno lordo diminuirà infatti, secondo le stime dello 0,4% per poi segnare nel secondo semestre un +0,1%.

La crescita accelererà nel corso del 2010, con un ritorno sopra l'1% tendenziale nell'ultimo trimestre. Il Centro studi sottolinea che nella situazione attuale i fondamentali dell'economia sono estremamente favorevoli: il calo dei tassi di interesse che secondo Confindustria proseguirà nel 2009 porterà notevoli risparmi alle famiglie e alle imprese, così come il crollo dei prezzi delle materie prime abbatterà l'inflazione e aumenterà il potere di acquisto delle famiglie. Infine un euro meno forte sosterrà il recupero di competitività del made in Italy.

Tuttavia «le possibilità di rilancio dell'economia italiana sono strettamente legate al ripristino della fiducia e al dissiparsi dell'incertezza che attanaglia la spesa di famiglie e imprese. Altrimenti - prosegue il Csc - si avrà una recessione più lunga e profonda nel 2009, seguita da una stagnazione nel 2010. Solo la politica economica, coordinata a livello internazionale, può riuscire ad ottenere questo effetto. L'assenza di coordinamento non può essere un alibi per l'inazione.

Il Centro studi ha quindi simulato che anzichè scendere, come sta accadendo, la propensione al consumo rimanga in linea con la media degli ultimi dieci anni: in questo caso il Pil nel 2009 rallenterebbe dello 0,1% e non dell'1,3%, e nel 2010 la crescita sarebbe del 2,1%; ci sarebbero inoltre 250 mila posti di lavoro in più e il deficit stabilizzerebbe al 2% del Pil anzichè sforare il 3%.

Draghi. La crisi finanziaria globale è in una «fase critica», e per affrontarla servono nuove misure fiscali, monetarie e normative. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, parlando a Hong Kong come presidente del Financial Stability Forum secondo quanto riporta la Bloomberg.
 
«La crisi che ha colpito il sistema finanziario globale ha ora raggiunto una fase critica» - ha detto Draghi in occasione di una riunione regionale del Financial Stability Forum, sempre secondo la Bloomberg. «La risposta combinata dei governi, delle banche centrali, delle autorità di regolamentazione e del settore privato hanno creato una base per la stabilità, anche se è ancora fragile». «Il forte rallentamento della crescita globale - ha aggiunto Draghi, che siede anche nel consiglio direttivo della Banca centrale europea - si tradurrà in perdite sul credito che avranno un ulteriore impatto sul settore bancario».

Marcegaglia Il paese deve ritrovare unità tra maggioranza e opposizione e tra tutte le forze sociali: è l'invito rivolto dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che invita il governo ad un tavolo a cui partecipano tutte le forze politiche e sociali
 
da ilmessaggero.it
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« Risposta #5 inserito:: Maggio 17, 2009, 11:27:25 am »

ECONOMIA     

La leader di Confindustria prepara l'assemblea di giovedì

Al governo arriverà la richiesta di fare molto di più

Marcegaglia spegne gli entusiasmi "Uscita da crisi? Lunga e dolorosa"

Per gli industriali la crisi non può essere l'alibi per non fare riforme necessarie

di ROBERTO MANIA
 

ROMA - La parola "depressione" per definire questa crisi economica, Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria non l'aveva ancora usata. Forse in Italia non l'aveva pronunciata ancora nessuno. Ma questo è l'umore degli industriali a quattro giorni dall'Assemblea generale della Confindustria. D'altra parte è ancora fresco di inchiostro l'ultimo crollo del Pil con il timbro dell'Istat: -5,9%, il peggiore dal 1980. "Siamo in una crisi molto profonda, inedita e senza paragoni", ha detto ieri il presidente di Viale dell'Astronomia. E poi: "E' la peggiore dalla depressione del 1929 a oggi". Con una differenza fondamentale rispetto a quella degli anni Trenta: l'intervento sufficientemente tempestivo dei governi a chiudere le falle. Dunque "anche se il peggio è alle spalle - ha detto Marcegaglia - la nostra percezione è che la strada per l'uscita dalla crisi sarà lunga, complicata e dolorosa per arrivare di nuovo ad un livello accettabile". Crisi a L, direbbero gli esperti: con un Pil destinato a essere per lungo tempo stabile, ma fiacco, dopo aver toccato il fondo. Proprio come durante la Grande Depressione.

Così dell'analisi tendenzialmente rassicurante della coppia Berlusconi-Tremonti la Confindustria condivide di certo solo un aspetto: che il peggio è alle spalle, probabilmente. Bisogna riconoscere che non è molto. E lo si vedrà giovedì all'Auditorium di Renzo Piano a Roma all'appuntamento annuale più importante degli industriali: Marcegaglia chiederà al governo di cambiare registro. Perché non è vero che una volta usciti dalla crisi saremo più forti. Anzi. Se un ragionevole uso della leva finanziaria ci ha salvaguardati dal tracollo andato in onda in altri paesi, dagli anglo-sassoni alla Spagna, e se l'imprenditoria diffusa è ancora un fattore di forza per la nostra economia, senza il "coraggio" delle riforme strutturali rischiamo di andare (o rimanere) in serie B. Non ci si può scordare - è la tesi degli industriali - che da anni - ben prima della crisi dei subprime - l'economia italiana cresceva a tassi inferiori a tutti i suoi concorrenti.

Riforme, allora, per ridurre il peso della spesa pubblica (già oltre il 50 per cento del nostro Pil), fluidificare i processi decisionali, ammodernare le istituzioni, chiudere la stagione dello statalismo municipale e far fare un passo indietro all'invadenza della politica. Insomma, previdenza e liberalizzazioni sono in cima alla lista confindustriale. Questo - secondo Marcegaglia - è il momento di sfidare l'impopolarità, l'ostracismo e i veti delle lobby. Anziché fissare costantemente l'asticella del termometro del consenso. "E' il momento di fare", dirà la Marcegaglia proprio a Berlusconi. Il che non vuol dire - spiegano a Viale dell'Astronomia gli uomini dello staff che stanno limando il discorso del presidente - una bocciatura dell'azione di governo: vuol dire che bisogna fare di più. Molto di più. Perché la crisi non deve rappresentare l'alibi dell'immobilismo sulle pensioni, sugli sprechi nella sanità (soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno), sulle carenze infrastrutturali, sulle politiche ambientali ed energetiche. Non sarà una bocciatura, ma nemmeno una promozione per il primo anno di legislatura del governo Pdl-Lega.

La Confindustria, insomma, si aspettava di più.
Intanto chiede alla pubblica amministrazione di pagare subito i crediti alle imprese (in particolare quelle di piccole dimensioni) che continuano ad avere difficoltà ad accedere ai finanziamenti bancari. All'appello - secondo le stime degli imprenditori - mancano dai 60 ai 70 miliardi, mentre Tremonti è disposto a non andare oltre 30 miliardi di euro. Perché con un Pil che non sale e una spesa che non scende anche il controllo del deficit è molto a rischio. E non basta l'ottimismo.

(17 maggio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #6 inserito:: Giugno 07, 2009, 11:50:21 am »

«Basta parlare di veline, mogli e amanti»

Marcegaglia: «Finita la ricreazione»

«Campagna bruttissima Si torni ai problemi veri».

Applausi alla presidente di Confindustria
 

MILANO — Una campagna elet­torale, quella appena terminata, che Emma Marcegaglia, presiden­te di Confindustria, non esita a definire «bruttissima». Anzi, peg­gio. «A noi imprenditori — dice parlando all’assemblea di Unin­dustria Treviso — questa campa­gna basata sulle veline, sulle fo­to, sugli amanti delle mogli non frega proprio niente, anzi ci fa un po’ schifo». Dalla platea si leva subito uno scrosciante applauso. I 2.700 imprenditori presenti nel­la sala messa a disposizione da Veneto Banca a Volpago del Mon­tello sono tutti con lei. «Qui ci so­no due ministri, che sono miei amici — precisa subito Marcega­glia rivolgendosi ai due rappre­sentanti del governo seduti in prima fila, il ministro del Welfa­re Maurizio Sacconi e quello del­le Politiche agricole Luca Zaia — e non parlo per loro...». Poi la pre­sidente degli industriali italiani insiste con le battute: «Ora la ri­creazione è finita», dice. Ma pas­sa immediatamente alle cose se­rie e lancia un appello preciso: «Vogliamo ritornare a vedere una politica che si occupi di pro­blemi veri».

SACCONI - Il primo a raccogliere l’invito è proprio Sacconi. «Ha ragione Marcegaglia — replica il mini­stro —. La ricreazione deve fini­re. E per ricreazione si deve inten­dere quel tipo di confronto eletto­rale che ci ha portato lontano dal­la realtà». Poi, la difesa dell’ope­rato dell’esecutivo. «Io credo che il governo — conclude Sacconi — abbia continuato a governare. Nei prossimi giorni dovremo ac­centuare l’impegno nei confronti delle aziende di credito affinché garantiscano liquidità alle impre­se, proprio come è stato chiesto in questa sede». Nella sala allestita a villa Spine­da Gasparini Loredan sono pre­senti, accanto alle migliaia di pic­coli e medi imprenditori della zo­na, anche alcuni fra i nomi più noti dell’industria del Nord-Est, da Gilberto Benetton a Mario Mo­retti Polegato, il fondatore di Ge­ox; da Gianfranco Zoppas a Mar­co Favrin.
A loro Marcegaglia de­dica gran parte del proprio inter­vento, dopo che Alessandro Var­danega, al suo primo anno da presidente dell’associazione, ha ricordato come, a causa della lo­ro «dimensione globale», le aziende associate siano «partico­larmente esposte» alla crisi. Ma, dice Marcegaglia, le imprese ve­nete e in particolare quelle della provincia di Treviso hanno già di­mostrato «una capacità di reazio­ne migliore rispetto al resto d’Ita­lia ». La ragione è che da queste parti c’è una «cultura d’impresa fortissima e condivisa», un fatto­re importante per uscire dal tun­nel. «L’emergenza non è finita, ma riteniamo che già a fine 2009 ci saranno i primi segnali di mi­glioramento ». Ribadito che «la mia Confindu­stria non favorisce le aziende che vivono di sussidi e di protezio­ne », Marcegaglia ringrazia infine i colleghi di Treviso per il loro co­stante appoggio. «Mi avete so­stenuto — dice — nella linea che ho dato a Confindustria: una linea che vuole rappresen­tare le piccole e medie impre­se vere, che vivono e lottano sul mercato». Concetti, questi, ripresi anche dal ministro Zaia: «La crisi, che sta passando, ha lasciato segni nel tessuto sociale e produttivo. Ma oggi qui è dimostrato che tan­to più forte è l’energia imprendi­­toriale, tanto più forti sono gli an­ticorpi che ci consentono di guar­dare avanti con fiducia».

Giacomo Ferrari
gferrari@corriere.it

07 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #7 inserito:: Giugno 07, 2009, 07:38:04 pm »

«Basta parlare di veline, mogli e amanti»

Marcegaglia: «Finita la ricreazione»

«Campagna bruttissima Si torni ai problemi veri».

Applausi alla presidente di Confindustria
 

MILANO — Una campagna elet­torale, quella appena terminata, che Emma Marcegaglia, presiden­te di Confindustria, non esita a definire «bruttissima». Anzi, peg­gio. «A noi imprenditori — dice parlando all’assemblea di Unin­dustria Treviso — questa campa­gna basata sulle veline, sulle fo­to, sugli amanti delle mogli non frega proprio niente, anzi ci fa un po’ schifo». Dalla platea si leva subito uno scrosciante applauso. I 2.700 imprenditori presenti nel­la sala messa a disposizione da Veneto Banca a Volpago del Mon­tello sono tutti con lei. «Qui ci so­no due ministri, che sono miei amici — precisa subito Marcega­glia rivolgendosi ai due rappre­sentanti del governo seduti in prima fila, il ministro del Welfa­re Maurizio Sacconi e quello del­le Politiche agricole Luca Zaia — e non parlo per loro...». Poi la pre­sidente degli industriali italiani insiste con le battute: «Ora la ri­creazione è finita», dice. Ma pas­sa immediatamente alle cose se­rie e lancia un appello preciso: «Vogliamo ritornare a vedere una politica che si occupi di pro­blemi veri».

SACCONI - Il primo a raccogliere l’invito è proprio Sacconi. «Ha ragione Marcegaglia — replica il mini­stro —. La ricreazione deve fini­re. E per ricreazione si deve inten­dere quel tipo di confronto eletto­rale che ci ha portato lontano dal­la realtà». Poi, la difesa dell’ope­rato dell’esecutivo. «Io credo che il governo — conclude Sacconi — abbia continuato a governare. Nei prossimi giorni dovremo ac­centuare l’impegno nei confronti delle aziende di credito affinché garantiscano liquidità alle impre­se, proprio come è stato chiesto in questa sede». Nella sala allestita a villa Spine­da Gasparini Loredan sono pre­senti, accanto alle migliaia di pic­coli e medi imprenditori della zo­na, anche alcuni fra i nomi più noti dell’industria del Nord-Est, da Gilberto Benetton a Mario Mo­retti Polegato, il fondatore di Ge­ox; da Gianfranco Zoppas a Mar­co Favrin.
A loro Marcegaglia de­dica gran parte del proprio inter­vento, dopo che Alessandro Var­danega, al suo primo anno da presidente dell’associazione, ha ricordato come, a causa della lo­ro «dimensione globale», le aziende associate siano «partico­larmente esposte» alla crisi. Ma, dice Marcegaglia, le imprese ve­nete e in particolare quelle della provincia di Treviso hanno già di­mostrato «una capacità di reazio­ne migliore rispetto al resto d’Ita­lia ». La ragione è che da queste parti c’è una «cultura d’impresa fortissima e condivisa», un fatto­re importante per uscire dal tun­nel. «L’emergenza non è finita, ma riteniamo che già a fine 2009 ci saranno i primi segnali di mi­glioramento ». Ribadito che «la mia Confindu­stria non favorisce le aziende che vivono di sussidi e di protezio­ne », Marcegaglia ringrazia infine i colleghi di Treviso per il loro co­stante appoggio. «Mi avete so­stenuto — dice — nella linea che ho dato a Confindustria: una linea che vuole rappresen­tare le piccole e medie impre­se vere, che vivono e lottano sul mercato». Concetti, questi, ripresi anche dal ministro Zaia: «La crisi, che sta passando, ha lasciato segni nel tessuto sociale e produttivo. Ma oggi qui è dimostrato che tan­to più forte è l’energia imprendi­­toriale, tanto più forti sono gli an­ticorpi che ci consentono di guar­dare avanti con fiducia».

Giacomo Ferrari
gferrari@corriere.it

07 giugno 2009
da corriere.it
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« Risposta #8 inserito:: Ottobre 17, 2010, 07:28:14 pm »

XII Forum della Piccola industria a Prato

Marcegaglia: «Non sono ricattabile, l'indipendenza di Confindustria è totale»

L'annuncio: il portavoce Arpisella torna in azienda.

Sallusti: «Mi dispiace per lui, un grande equivoco»


MILANO - «È stata per me una grande amarezza che qualche imprenditore possa aver pensato che fossi ricattabile. Ma sappiate che nulla può farmi tremare la mano, né giornali, né intercettazioni, né verbali giudiziari». Così il numero uno di Confindustria, da Prato, è intervenuta sul recente caso Il Giornale-intercettazioni. La Marcegaglia ha anche annunciato che il suo portavoce Rinaldo Arpisella, al centro del caso Giornale, «tornerà ad occuparsi dell'azienda, che è in momento di grande espansione, e ha bisogno del suo lavoro». Arpisella lascia quindi l'impegno accanto a Emma Marcegaglia come presidente di Confindustria ma continua a lavorare per il gruppo di famiglia della leader degli industriali. La decisione è stata presa «di comune accordo». «C'è una «cortina fumogena velenosa che tenta di investire Confindustria con la sua nebbia», ha denunciato ancora la Marcegaglia, parlando di «un teatrino mediatico che mi fa abbastanza schifo», un «teatrino del veleno». Il presidente di Confindustria «non è ricattabile», ha aggiunto, sottolineando di avere «il dovere di non piegarsi».

SALLUSTI: MI SPIACE PER LUI - «Mi spiace per Arpisella, non è che la cosa ci faccia piacere. Evidentemente il presidente Marcegaglia ha ritenuto opportuno, in piena autonomia, di fare questa scelta», è stato il commento del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, all'agenzia Ansa. «È la prova - aggiunge Sallusti - non della colpevolezza di Arpisella, ma che questa storia è tutta un grande equivoco dove non ci sono reati ma solo pasticci». Il vicedirettore de Il Giornale, Nicola Porro, ha deciso invece di non commentare la notizia. «No comment», ha detto in maniera cortese ma ferma parlando al telefono al cronista dell'Ansa, da Praga dove si trova per lavoro. Porro, insieme al direttore del quotidiano milanese, è indagato di concorso in violenza privata per presunte minacce a Emma Marcegaglia.

«INDIPENDENZA TOTALE» - La presidente di Confindustria, incontrando i giornalisti a margine del XII Forum della Piccola industria a Prato, è poi tornata sulla contrapposizione col quotidiano di Paolo Berlusconi: «L’indipendenza e l’autonomia di Confindustria è totale. Spero di non dover parlare più di questo tema. I temi veri del Paese sono altri». E, ha aggiunto, chi pensa che il suo giudizio sul governo possa essere influenzato da quello che scrivono i giornali «dice il falso».

FIOM - In merito alla manifestazione della Fiom a Roma, la Marcegaglia, ha fatto «un richiamo a moderare i toni, perché il timore che il paese vada in una direzione di spirale di violenza è un fatto molto negativo». La numero uno di Confindustria ha ricordato che «siamo partiti con gli insulti e poi siamo arrivati al lancio di uova alle sedi della Cisl e alle irruzioni nelle sedi di Confindustria. Bisogna bloccare questo meccanismo, condannare chi fa violenza perché se non si fa questo il rischio per il Paese è forte. Siamo già in una situazione economica complessa. Aggiungere a questo un clima di conflitto sociale sarebbe molto grave».

«VENDERE IMMOBILI PUBBLICI» - «Dagli ultimi rilievi sappiamo che i beni pubblici ammontano al 130% del Pil, ci sono 500 miliardi di euro in immobili di vario tipo che possono essere venduti», ha osservato tra l'altro la Marcegaglia. «Credo che sia venuto il momento di vendere alcuni di questi beni per avere i soldi da investire in ricerca, innovazione, Università». Emma Marcegaglia ha ribadito quindi l'agenda delle riforme proposta alla politica: «Per noi i punti fondamentali sono chiari: ricerca e innovazione; far partire le infrastrutture che già sono finanziate, continuare la riforma della Pubblica amministrazione; far partire il nucleare; e fare la riforma fiscale. Adesso bisogna fare la crescita, ed è ovvio che in una condizione di rigore dei conti pubblici per sostenere la crescita bisogna tagliare da altri parti». Per Confindustria «il tema è tagliare ancora la spesa pubblica corrente, e riprendere un cammino di privatizzioni che è stato totalmente abbandonato».

Redazione online
16 ottobre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_16/marcegaglia-arpisella-panorama-sallusti-confindustria_61da2086-d908-11df-816b-00144f02aabc.shtml
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« Risposta #9 inserito:: Ottobre 17, 2010, 07:28:54 pm »

CONFINDUSTRIA

Marcegaglia: "I veleni non mi piegheranno"

Poi chiede risorse per la crescita

La presidente dopo le polemiche per le minacce de Il Giornale e la pubblicazione delle telefonate del portavoce Arpisella (ora destinato ad altro incarico) a Panorama: "L'autonomia di Confindustria è totale"


PRATO - Dopo le polemiche per la vicenda delle pressioni de "Il Giornale" 1e per le ulteriori telefonate pubblicate dalla stampa tra il suo portavoce Aprisella e i giornalisti di Panorama 2, torna a parlare Emma Marcegaglia. Che ribadisce da Prato la "totale indipendenza" della associazione degli imprenditori.  "L'autonomia e l'indipendenza di Confindustria sono totali", dice la presidente, sottolineando che chi pensa che il suo giudizio sul governo possa essere influenzato da quello che scrivono i giornali "dice il falso".

C'è una "cortina fumogena velenosa che tenta di investire Confindustria con la sua nebbia", dice la leader degli industriali. E parla anche di "un teatrino mediatico che mi fa abbastanza schifo". Un "teatrino del veleno".
Il presidente di Confindustria "non è ricattabile", e sottolinea "il dovere di non piegarsi".

La stessa leader di viale dell'Astronomia ha poi annunciato che Rinaldo Arpisella "tornerà ad occuparsi dell'azienda, che è in momento di grande espansione, e ha bisogno del suo lavoro". Una decisione, ha detto la leader degli industriali, presa "di comune accordo" con lo stesso Arpisella".
 
Le richieste al governo. "Noi siamo assolutamente dell'idea che la riforma dell'università vada finanziata e vada portata a termine nel più breve tempo possibile", ha detto la Marcegaglia, aggiungendo che la politica di rigore e stabilità che il governo ha portato avanti fino ad oggi "non è un'opzione, è necessaria anche alla luce del nuovo patto di stabilità e crescita europeo. Ma ora si deve aprire una fase di crescita".

(16 ottobre 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/16/news/marcegaglia_difende_confindustria_la_nostra_indipendenza_totale-8114319/?ref=HRER1-1
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« Risposta #10 inserito:: Ottobre 27, 2010, 09:52:56 am »

Marcegaglia: da Marchionne un appello a guardare ai problemi veri.

Epifani: a Berlino l'avrebbero cacciato

dall'inviato Claudio Tucci

Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 12:12.

   
NAPOLI. Emma Marcegaglia frena su ipotesi di elezioni anticipate e lancia un nuovo appello al governo: «È ora di occuparsi dei problemi veri del paese, e in primo luogo di crescita e produttività che sono vere e proprie emergenze», ha detto parlando a margine della XVIIesima giornata nazionale Orientagiovani, a Napoli. «Continuo a pensare - ha detto il presidente degli industriali - che il paese non possa permettersi una crisi, non possa permettersi di andare alle elezioni anticipate e a una campagna elettorale disastrosa in un momento come questo. Richiamo ancora una volta tutti a un senso di attenzione e di bene per il paese».

Riferendosi all'incontro della settimana scorsa con il premier, Silvio Berlusconi, la leader di viale dell'Astronomia ha affermato che con «il presidente del Consiglio abbiamo parlato di riforme, di fisco, innovazione e Mezzogiorno. Abbiamo parlato delle priorità, delle azioni economiche da portare avanti». E per domani, dal tavolo tra Confindustria, Abi, Rete imprese Italia e sindacati, su competitità e crescita sono attese novità. «Domani dovrebbe essere già una riunione operativa dove arriviamo a conclusioni positive», ha aggiunto Marcegaglia, che ha spiegato: «L'idea è di arrivare a posizioni comune su tre o quattro temi. Pensiamo di farlo su ricerca e innovazione, Sud, e ammortizzatori sociali».

Emma Marcegaglia ha parlato anche di Fiat, sottolineando che le parole dell'ad Sergio Marchionne, «senza Italia faremo meglio», «sono parole che non devono dividere, ma unire», ha detto. E ha aggiunto: «Nessuno mi sembra abbia detto di voler lasciare l'Italia. Se un imprenditore decide di lasciare e chiudere gli stabilimenti non va in televisione, li chiude e basta». Secondo Marcegaglia, quindi le dichiarazioni di Marchionne vanno lette piuttosto come un invito «a guardare i problemi dell'Italia, i problemi di competitività e produttività, dei quali parliamo spesso e da molto tempo, e cercare di risolverli». Del resto, «il gap per le imprese italiane è un dato tecnico e non riguarda solo la Fiat ma tutte le aziende».

Sulla questione è intervenuto da Firenze Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil: «Cosa sarebbe successo in Germania se l'amministratore delegato di un grande gruppo avesse parlato in tv e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania l'avrebbero cacciato». Epifani è tornato anche su Termini Imerese, dove, «allo stato, è tutto fermo. Si avvicinano i tempi entro cui bisogna dare una risposta sennò si chiude la fabbrica. C'è uno scarto tra annunci, volontà di provocare e i risultati che si portano a casa. Ma anche Termini fa parte di Fabbrica Italia».

Marcegaglia ha anche auspicato che la Fiom torni al tavolo di trattativa con l'azienda. «La contrapposizione continua - ha sottolineato - non risolve i problemi». Di qui l'invito, che come Confindustria facciamo sempre, ha precisato, «a risedersi a un tavolo». In altre aziende - ha detto Marcegaglia - la Fiom sta venendo incontro alle esigenze degli imprenditori: é importante che lo faccia anche con il primo gruppo del Paese».

Sul fronte invece dell'emergenza rifiuti in provincia di Napoli, la Marcegaglia ha detto che «c'è ancora una volta il rischio che ci siamo infiltrazioni della camorra, e questo è gravissimo». Basta con l'immobilismo totale che dura da troppo tempo, prosegue: «Bisogna fare cose strutturali che non sono mai state fatte». E per avere un esempio di cosa si può fare, aggiunge: «Non bisogna andare in Danimarca o in Svezia, basta andare a Salerno che in due anni è passato dal 7 al 75% nella raccolta differenziata». Fatto che dimostra che «anche in Campania si può fare». «Io chiedo - conclude - che veramente al di là delle colpe del passato, bisogna che le amministrazioni provinciali, regionali, e anche il governo, agiscano per mettere in piedi subito questa strumentazione».

Rivolgendosi, infine, alla platea dei giovani presenti in sala, Marcegaglia ha sottolineato come l'Italia possa tornare a crescere in modo importante, soprattutto attraverso «la tecnologia, la tecnica e la ricerca». Un invito infine ad «andare avanti»: «nonostante i momenti difficili gli italiani, soprattutto i giovani, hanno speranza e vogliono andare avanti e noi dobbiamo creare le condizioni per farglielo fare».

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