LA-U dell'OLIVO
Novembre 22, 2024, 01:50:23 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1] 2
  Stampa  
Autore Discussione: GRILLO...  (Letto 24556 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Luglio 02, 2007, 10:40:27 am »

1 Luglio 2007

Disinfestiamo il Parlamento


L’otto settembre è il giorno della liberazione dai parlamentari abusivi. Se non gli diamo una mano da soli non ce la fanno a congedarsi da Montecitorio e da Palazzo Madama. Loro ce la mettono tutta, vorrebbero contribuire allo sviluppo del Paese. Ed entrare nella terza repubblica, dopo aver disfatto la seconda e la prima. Dopo aver raschiato il barile hanno riesumato Veltroni, homo novus, dieci anni fa vice presidente del Consiglio nel primo governo Prodi. Quando Blair si insediò come primo ministro in Downing street. I nostri dipendenti tengono famiglia e i poteri forti tengono i dipendenti per le palle. E’ una situazione giustificabile.

L’otto settembre lancerò un’iniziativa di legge popolare in tre punti per disinfestare il Parlamento:


PRIMO: Nessun cittadino può candidarsi se condannato in via definitiva o in attesa di giudizio.


SECONDO: Nessun cittadino italiano può essere eletto per più di due legislature. Regola valida retroattivamente.


TERZO: I candidati devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.


Invierò a ogni deputato e a ogni senatore una mail di richiesta di adesione, o rifiuto, a questi tre punti e pubblicherò le risposte, se ce ne saranno. Il silenzio è dissenso.

...


Postato da Beppe Grillo il 01.07.07 21:37 | Politica |

Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Luglio 06, 2007, 09:33:17 am »

CRONACA

Divario di uno a dieci tra gli incassi e le spese di gestione della buvette di Montecitorio

La "mensa" sul bilancio della Camera pesa per 5 milioni l'anno

I deputati si "regalano" il ristorante pagano 9 euro per pranzi che costano 90

Appalto a una ditta privata per risparmiare

di CARMELO LOPAPA


 ROMA - I cavatelli al salmone fresco e zucchine serviti ieri erano una delizia (3,60 euro). Ma anche gli gnocchi di patate al pomodoro e basilico sembra che abbiano riscosso un certo successo (3 euro). Gli onorevoli più buongustai sono passati poi a dell'ottimo pescato del giorno (4,20 euro) e infine a una ghiotta "scelta di dolci" (1,80 euro). Il tutto per 9 euro, centesimo più, centesimo meno. Peccato che quel pranzo sia costato alle casse della Camera dieci volte di più: 90 euro.

Che le cose andassero più o meno in quel modo, a Montecitorio, lo si sapeva da tempo. Solo che ieri mattina la frittata, è il caso di dire, è finita sul tavolo dell'Ufficio di presidenza, l'organismo che fa capo a Fausto Bertinotti e che sovrintende all'amministrazione del palazzo. Non tanto perché si è appreso che la ristorazione a beneficio dei 630 inquilini costa 5 milioni 232 mila euro l'anno, anche questo era noto. Ma perché si è scoperto che quella cifra, ripartita per il numero di deputati, fa lievitare la spesa per ogni singolo pasto appunto a 90 euro. Il calcolo, un po' grossolano ma significativo, è stato sottoposto ai colleghi da Gabriele Albonetti e dagli altri due deputati questori, per far capire che forse era giunto il momento di mettere un taglio a cotanto spreco.

Il clima di antipolitica montante che si respira fuori dal palazzo, c'è da giurarci, avrà pure avuto il suo peso. Sta di fatto che si corre per la prima volta ai ripari. Come? La soluzione individuata consiste nell'"affidamento all'esterno di una parte dei servizi di ristoro". Così, i 7 cuochi del reparto cucina e i 25 addetti, tra camerieri e operatori vari, per un totale di 32 "unità di personale" saranno destinati "alla professionalità di assistente parlamentare con le rispondenti qualifiche", ma anche al centralino, al "reparto riproduzioni e stampa", ai servizi radiofonici e televisivi. Ora, cosa ci farà un cuoco al centralino non è dato sapere, ma il problema sarà affrontato in un secondo tempo. Per il momento, questa è la decisione adottata che si legge nella delibera del collegio dei questori varata dall'Ufficio di presidenza. E nessuno ieri ha osato obiettare alcunché, coi tempi che corrono. Anche perché il risparmio stimato supera i tre milioni e mezzo di euro. A regime, infatti, sottrarre i pranzi e le (poche) cene dei deputati alla responsabilità diretta della Camera comporterà per l'amministrazione un costo complessivo di 1 milione 662 mila euro. D'altronde, tutto è affidato da un pezzo all'esterno anche al Senato.

Per il momento e per una "fase sperimentale di diciotto mesi", i questori hanno deciso di affidare il servizio alla stessa società che finora ha gestito la mensa dei dipendenti, la "Onama". Così, senza una gara o un appalto. Perché solo al termine dell'anno e mezzo di prova si procederà a una selezione pubblica oppure, ecco la sorpresa nel provvedimento, "al ripristino della gestione interna". O funziona, oppure - se i deputati non dovessero gradire cotture e menù - si tornerà all'antico.

Ma l'Ufficio di presidenza non si è occupato solo del mantenimento in futuro di un buono standard dello "spezzato di manzo al vino rosso" e della dolorosa rinuncia alla cucina interna. Ha dovuto fare i conti anche con un'altra grana. Dopo mesi di dibattiti e buone intenzioni seguiti allo scandalo sollevato dalle "Iene" in tv sui 54 portaborse dei deputati con regolare contratto a fronte dei 683 collaboratori dotati di permesso di ingresso, dopo il giro di vite annunciato dai presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini, che avrebbe dovuto comportare la concessione dei nuovi badge solo agli assistenti messi in regola, ieri Montecitorio ha deciso di alzare bandiera bianca. E sì, perché dopo due proroghe della scadenza e molteplici appelli agli onorevoli, a consuntivo si è scoperto che solo 142 deputati hanno stabilizzato 182 collaboratori. E siccome il rischio era quello di lasciare fuori dalla porta i restanti 500 finora pagati in nero, con paghe da 400 a 800 euro, ecco l'escamotage che consentirà di fatto di proseguire come se nulla fosse: l'Ufficio di presidenza ha deciso di concedere il lasciapassare anche a collaboratori che svolgono una generica "attività di tirocinio", ma anche a pensionati disposti a collaborare gratuitamente o a dipendenti di enti e associazioni (e quindi anche di partiti). Per farla breve, si torna al passato. Tentativo fallito.

Oggi sarà la volta del Consiglio dei ministri, che inizierà ad esaminare il disegno di legge sui costi della politica studiato dal ministro Santagata, più volte annunciato e altrettante rinviato. Ma come ha anticipato anche ieri l'altro ministro che vi sta lavorando, Linda Lanzillotta, manca ancora il via libera delle Regioni, dunque oggi al più il testo (in 25 articoli) potrà essere solo esaminato. In ogni caso, quel documento non è sufficiente ad affrontare il problema dei costi nel suo complesso, secondo Antonio Di Pietro, che ieri ha presentato con Gianni Alemanno di An un piano bipartisan per abbattere le spese. Dal taglio delle tessere gratuite dei parlamentari alla riforma costituzionale che riduca la stessa rappresentanza politica.

(6 luglio 2007) 

da repubblica.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #2 inserito:: Luglio 09, 2007, 03:34:25 pm »

2007-07-08

N.PSI: SI' ALL'UNANIMITA' A COSTITUENTE SOCIALISTA

ROMA - Il Congresso del Nuovo Psi ha approvato all'unanimità la relazione del segretario Gianni De Michelis con il quale si dice sì alla Costituente liberal socialista e alla prospettiva di una fusione tra i due tronconi del socialismo italiano confluiti nella CdL e nell'Unione. Poco prima del voto De Michelis aveva tratto le conclusione del dibattito sottolineando come tutti i delegati abbiano accettato con forza e partecipazione il progetto. "Non abbiamo un'altra strada - ha detto - se vogliamo rimanere fedeli al nostro sogno. Non illudiamoci che ci sia un altro modo per mettere fine alla diaspora socialista, anche se sappiamo che nei nostri cuori qualche preoccupazione è legittima. Ma questo fa parte di ogni avventura politica".


DE MICHELIS: UNITI SAREMO LABURISTI DEL FUTURO

 I socialisti uniti saranno i laburisti del futuro che si occuperanno dei problemi del mondo del lavoro. E' questo, l'auspicio di Gianni De Michelis nel discorso conclusivo del quinto congresso del Nuovo Psi.

Il leader del partito ha chiesto a tutti i delegati di assumere la decisione di partecipare alla costituente liberalsocialista con la "massima consapevolezza", tenendo anche conto del fatto che il Nuovo Psi arriva a questo appuntamento in parte indebolito dalle polemiche interne. "Nelle ultime elezioni politiche - ha detto De Michelis - siamo quasi scomparsi ma oggi paradossalmente il sogno di realizzare l'unità socialista è più vicino.

Intendiamo andare a questo appuntamento difendendo la nostra autonomia e la nostra identità, elementi costitutivi del Dna socialista". Il leader del Nuovo Psi ha detto con franchezza che "l'autonomia va conquistata anche con la ricerca del consenso politico, perché altrimenti la propria indipendenza diventa irrilevante".

Una critica è stata rivolta dall'ex ministro degli Esteri ai mass media: "Sappiamo che il nostro cammino sarà difficile e osteggiato. Questo avviene proprio perché il nostro progetto politico è serio. Sappiamo bene che fino a quando parliamo di Bettino i mass media accendono i riflettori e per un po' ci danno attenzione".

De Michelis non ha rinnegato nulla della storia passata del Psi, ma in un passaggio della sua relazione conclusiva ha invitato i militanti ad aderire al progetto della costituente socialista "non certo per far rivivere il passato, ma per dare invece una mano al nostro paese ad uscire dalla crisi". Un'altra parte della relazione è stata dedicata allo Sdi: "Conosco bene tutte le preoccupazioni e le prudenze legittime di Enrico Boselli. Ma dobbiamo riconoscere che è stato lui a cambiare direzione, non certo noi. Nel 2004 lanciammo la proposta di alleanza dei socialisti, ma lo Sdi non l'accettò. Noi siamo rimasti sempre fermi nelle nostre posizioni di critica a Prodi. Registriamo che ora è lo Sdi che ha cambiato la sua posizione".

De Michelis ha concluso il suo intervento con un auspicio applauditissimo dai delegati: "Dopo cento anni di storia ci attendono altri cento anni di riformismo socialista". 

da ansa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #3 inserito:: Luglio 18, 2007, 10:04:32 pm »

POLITICA

La proposta di legge che rende ineleggibili i politici già condannati ottiene l'approvazione del procuratore generale De Rose

La Corte dei Conti dà ragione a Grillo "Giusto non eleggere chi è corrotto"

La soddisfazione del blogger: "Ne sono felice, ci speravo proprio"


ROMA - L'operazione "Parlamento pulito" promossa da Beppe Grillo è legittima e auspicabile. La benedizione arriva nientemeno che dalla Corte dei Conti. Claudio De Rose, il procuratore generale della magistratura contabile, sostiene che la legge popolare recentemente proposta alla Cassazione dal più noto blogger italiano sia "un rimedio un po' forte e clamoroso ma - prosegue De Rose - in linea di massima sono d'accordo".

L'iniziativa di Beppe Grillo sta raccogliendo un ampio consenso popolare, e non potrebbe essere altrimenti: l'idea di togliere dalla vita pubblica quei politici già condannati in via definitiva per "cattiva amministrazione" è affascinante. Quei rappresentanti del popolo che hanno dato il cattivo esempio, quindi, secondo la proposta di legge non potranno più candidarsi alle elezioni. De Rose, però, non si limita a dire che quello proposto da Grillo sarebbe "un buon sistema" e aggiunge qualcosa di più: "Chi è condannato in via definitiva deve essere destituito dalla carica che riveste". Dal procuratore generale arriva anche un'altra proposta: l'ineleggibilità e la revoca del mandato dovrebbero riguardare in particolare i politici che si siano macchiati corruzione in tema di appalti o di frodi comunitarie, fenomeno che per De Rose "non accenna a diminuire e in altri paesi come la Gran Bretagna, già si suggerisce questo tipo di sanzioni accessorio".

E un parere positivo sulla campagna "Parlamento pulito" arriva anche da Mario Ristuccia, viceprocuratore generale aggiunto: "C'è una domanda nel paese di corretto uso delle risorse pubbliche. Se c'è un amministratore che le usa in modo distorto, una sanzione accessoria di questo tipo sarebbe la garanzia di cui la nazione avrebbe bisogno".

Ottenuti due consensi così autorevoli, Beppe Grillo si mostra più che soddisfatto: "Che bello, ne sono felice. Che si accorgesse qualche persona più competente di me dello spirito dell'iniziativa, ci speravo proprio. E ora sono contento. Veramente". Adesso, l'iter per trasformare la proposta in legge può partire.

(17 luglio 2007) 

da repubblica.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #4 inserito:: Settembre 08, 2007, 09:30:20 pm »

Il V-Day contro i deputati condannati presenti in parlamento

Grillo: «I partiti non hanno capito niente»

Il comico genovese nega di pensare a una lista per le Europee: «Viviamo in una partitocrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini» 
 
V-Day, un giorno per liberarsi dalla vergogna di essere italiani


ROMA - Sabato 8 settembre è stato il giorno del V-Day, dove V sta per Vendetta o Vaff.., organizzato da Beppe Grillo in oltre 180 piazze italiane per raccogliere firme a favore di una legge di iniziativa popolare contro la presenza dei deputati condannati presenti in Parlamento, e perché tutti gli eletti non possano restare in carica per più di due legislature. L'iniziativa si è mossa sulla rete e sabato si è concretizzata con centinaia di banchetti di fronte ai vari municipi di piccole e grandi città della penisola.

«NON FARO' UNA LISTA» - «Sabato Santagata, il ministro per 
l'attuazione del programma, ha detto che sarei in campagna elettorale e che penseri a una lista per le prossime elezioni, quelle europee del 2009. Non hanno capito niente». «I partiti - ha scritto sul suo blog il comico genovese - sono incrostazioni della democrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini. Alle liste civiche. Ai movimenti. Viviamo in partitocrazia, non in democrazia».

CODA AI BANCHETTI PER LE FIRME - «Sabato mattina alle sette - ha aggiunto riferendosi al V-Day - c'era già la coda ai banchetti. Molti hanno dovuto aprire due ore prima. Poliziotti che si mettono in fila per non fare più da scorta a politici condannati». «Santagata fa il ministro per l'attuazione del programma, ma - si chiede il comico genovese - che lavoro è? Assumete una segretaria al suo posto e risparmiate i soldi dei cittadini».

DI PIETRO: «I DELINQUENTI LONTANI DALLA POLITICA» - «I condannati con sentenza penale passata in giudicato non possono essere candidati. I delinquenti vanno mandati a casa e non in parlamento». Con queste parole il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha esordito oggi in Largo Cairoli a Milano, al momento della firma al V-Day, l'iniziativa popolare promossa da Beppe Grillo che vuole impedire a chi è stato condannato di sedere in Parlamento. Il Ministro Di Pietro è venuto al V-Day per «partecipare a un atto concreto previsto dalla Costituzione, un disegno di legge d'iniziativa popolare per portare in parlamento una legge che noi abbiamo giá depositato come progetto di legge giá numerosoe volte ma che il Parlamento non vuole ascoltare».

SOSTEGNO DEI VERDI - «Il sostegno dei Verdi al V-Day non è solo a parole, ma abbiamo chiesto di mettere a disposizione la televisione del partito» ha dichiarato il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio che, attraverso il suo blog ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa di protesta contro il ceto politico organizzata da Beppe Grillo. Alla Festa del Sole, la Festa Nazionale dei Verdi, in programma sul Lungotevere della Farnesina di Roma, si aprirà, inoltre, la raccolta di firme per sostenere l’iniziativa "Parlamento pulito" promossa sempre da Grillo.

08 settembre 2007
 
da corriere.it
« Ultima modifica: Settembre 10, 2007, 05:59:49 pm da Admin » Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #5 inserito:: Settembre 09, 2007, 07:26:06 pm »

L'antipolitica della legalità: i Grilloboys in piazza

Andrea Bonzi


Il popolo di Beppe Grillo riempie piazza Maggiore. E manda un sonoro «Vaffanculo» alla classe politica italiana, ai «poteri forti», ai «corrotti». A Bologna, cuore del V-day, sono decine di migliaia - «duecentomila», urla dal palco il comico, 30mila secondo la questura - le persone che hanno partecipato all'iniziativa per «un parlamento pulito». E sono già 300.000 - ben oltre la soglia necessaria - le firme che gli Amici di Grillo hanno raccolto in tutta Italia per la legge di iniziativa popolare che, tra l'altro, vieta ai condannati, anche in primo grado, di candidarsi alle elezioni.

Questa «Woodstock delle persone perbene», tra momenti rock e monologhi, inizia nel pomeriggio, con un Grillo scatenato. La platea è davvero d'eccezione. Al di là della guerra di cifre, da anni non si vedeva la piazza centrale di Bologna - ma anche piazza Nettuno e i gradoni di San Petronio - così stracolma di gente. I vigili hanno un bel daffare a contenere fuori dalle strade carrabili gli spettatori. «Ecco la risposta a chi non crede che ci sia un'altra Italia - esordisce Grillo -. Siamo noi che dobbiamo farla, la politica». Poi, se la prende con tutti. Con la Telecom, di cui è azionista: «Vi rendo noto che ho preso 175mila deleghe dei piccoli azionisti e ora sono in maggioranza», urla. Con la legge 30 di riforma del lavoro: «I precari dovrebbero essere pagati di più, non di meno, perchè hanno 10 volte di più la possibilità di essere licenziati». Con gli sprechi di denaro pubblico, come il ponte di Calatrava a Venezia, «che collega la stazione con una strada trafficata. È costato 11 milioni di euro e mi chiedo a che serve - incalza Grillo -. Lo usa solo uno che arriva in auto e vuole andare a vedere chi è sceso dal treno..». Non c'è posto neanche per l'originalità del museo Guggenheim di Bilbao: altro spreco dei soldi dei contribuenti.

Eppure migliaia di dita a "V" - simbolo di vittoria ma anche di «vaffanculo» - si alzano al cielo. E poi, naturalmente, i politici: Walter Veltroni, «l'unico candidato a un partito che non c'è»; Clemente Mastella, che «ogni mattina legge il mio blog e mi risponde. Il ministro di giustizia che dialoga con un comico. Ma ce lo vedete Brown in Inghilterra che parla con Mr. Bean tutti i giorni?»; il sindaco Sergio Cofferati, bollato come un «funzionario di partito». Per lui gli Amici di Grillo di Bologna hanno pronto, il 22 settembre, una sorta di "primarie" alternative. Un po' troppo per l'ex magistrato Libero Mancuso, assessore della giunta Cofferati, che a un certo punto lascia la piazza: «Avverto disagio - spiega - a partecipare a una sorta di festival dell'antipolitica, dove hanno prevalso insulti e dove anche la memoria di Marco Biagi è divenuta oggetto di un'aggressione di cui Bologna non avvertiva necessità».

Ma chi è il pubblico «anti-politico» di Grillo? Gente di ogni età, famiglie con neonati, ma la maggior parte è under 30. Non necessariamente di sinistra, anzi. Andres, ad esempio, vota An: «Ma non è questione di destra o di sinistra, la politica va riformata». Con la legge proposta da Grillo? «Sì, ma non sono d'accordo con il punto che proibisce a un politico di sedersi in Parlamento per più di due legislature». Ma, scusa, è per il ricambio... «Eh, beh, intanto iniziamo a buttare fuori i corrotti», chiude Andres. Di parere diverso il bolognese Umberto: «Io ho votato l'Unione, credo che al governo però avrebbe potuto far di più, nei primi 100 giorni. Invece ha fatto l'indulto...». Un provvedimento duro da digerire per i «cittadini V». Ma Umberto non vuole la rivoluzione: «L'ideale sarebbe che i politici più intelligenti, perché ce ne sono, prendessero atto di questo grande movimento di popolo e iniziassero a cambiare». Meno fiducioso il 24enne Francesco, da Parma: «Sono contento che nessun partito abbia portato in piazza le bandiere, è una politica penosa. In passato sono stato attivista della Lega Nord, ma poi sono uscito. Non credo che voterò più». Sfiducia, insomma.

A sentire gli ospiti che si susseguono dal palco, del resto, c'è poco da stare allegri. Il giornalista Ferruccio Sansa vorrebbe sapere da Prodi e Visco «dove sono finiti i 98 miliardi di euro di evasione fiscale che rischiano di essere condonati alle concessionarie di slot machine». Massimo Fini se la prende con la «democrazia rappresentativa», mentre Sabina Guzzanti bersaglia giornali e tv, che danno rilievo agli «slogan cretini» dei politici, «spacciandola per informazione. E magari mettono una "breve" sull'ennesima strage in Iraq». Tocca infine a Marco Travaglio parlare di legalità. Saluta Lirio Abbate, il cronista minacciato dalla mafia, e poi parla di «tolleranza zero». Quella di Rudolph Giuliani, «che prima di prendersela con i graffitari ha messo dentro tutti i capi della mafria, e poi quelli che rubavano a Wall Street». Quindi salva Sergio Cofferati: «Avrà tutti i difetti del mondo - continua Travaglio - ma, al contrario di Domenici e Chiamparino, la battaglia per la legalità l'ha iniziata portando 3 milioni di persone in corteo per l'articolo 18». E ancora, sulla linea dura anti lavavetri: «Speriamo che Cuffaro e Dell'Utri lavino i vetri, così li vedremo in carcere». Prima di salutare, Grillo precisa: «I cittadini non hanno sborsato un euro per questa iniziativa. Il Comune mi ha concesso la piazza, ma il resto lo pago di tasca mia, anche le pulizie notturne».



Pubblicato il: 09.09.07
Modificato il: 09.09.07 alle ore 7.44   
© l'Unità.
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #6 inserito:: Settembre 09, 2007, 07:32:19 pm »

CRONACA

Il giorno dopo è polemica sul successo della manifestazione di Grillo

Incertezza sulle frasi ingiuriose al giuslavorista. Mancuso le ha sentite in un clip

V-Day, Casini attacca: "Vergogna su Biagi"

Sott'accusa un video sui lavoratori

Bossi: "Un'esagerazione. Io, ad esempio, condannato per un reato di poca importanza"

Bindi, Violante, Monaco: in quella piazza anche cose giuste.

Guai a mettere la testa sotto la sabbia

di CLAUDIA FUSANI

 
ROMA - E il giorno dopo, che succede dei 50 mila di Bologna, dei 300 mila che hanno firmato la proposta di legge, e dei "vaffa" strillati in più di duecento piazze italiane e in una trentina di capitali straniere?

Una faccenda politicamente "ingombrante" questa di Grillo e del suo evento - il V-day - organizzato solo sul web, successo molto poco virtuale e assai fisico. Una faccenda che imbarazza la maggioranza a cui - anche - è destinato il messaggio delle piazze dell'antipolitica. E poi due ministri, Di Pietro e Pecoraro Scanio, hanno aderito mentre gli altri sono stati pubblicamente sbeffeggiati dal comico-blogger. Una faccenda in cui l'opposizione può sguazzare a piacimento. E attaccare.

"Attaccato Marco Biagi" - Il primo è Pier Ferdinando Casini, che definisce il V-day "la più grande delle mistificazioni", una manifestazione "di cui dovremmo tutti vergognarci". Per il presidente dell'Udc, in realtà, il motivo della vergogna non è tanto il rischio del populismo e di una deriva qualunquista quanto un fatto accaduto a Bologna che ha ancora contorni poco chiari e che riguardarebbe il giuslavorista ucciso dalle Br Marco Biagi. "E' stato attaccato Biagi che invece andrebbe santificato" dice Casini. Che aggiunge: "Dovrebbero vergognarsi i politici che pur di stare sull'onda del consenso popolare hanno mandato messaggi di adesione a Grillo".

Ora, l'assenza di dirette tv e radiofoniche - ad esclusione di Ecotv e Radio Radicale - e probabilmente la portata di un evento che ha superato la copertura di cronaca, ha fatto sì che in realtà non è ben chiaro in che modo e quando sia stato evocato Biagi. E' certo che l'assessore Libero Mancuso, ex giudice ed ex presidente della Corte d'Assise che ha condannato gli assassini di Biagi, a un certo punto del pomeriggio ha lasciato la piazza Maggiore per colpa di una frase ingiuriosa contro Biagi. Grillo, dal palco, ha invocato l'abolizione delle leggi Treu e Biagi. "La frase è comparsa in un video" ha spiegato Mancuso.

Un video su "Il precariato nell'Italia delle meraviglie" - Il giallo si snebbia intorno all'ora di pranzo quando sul sito di Grillo i simpatizzanti del V-day mettono a disposizione i video con cui è possibile ricostruire la giornata in piazza Maggiore. E' accertato che Grillo dal palco, a voce, ha fatto solo un riferimento alla legge Biagi e alle nuove forme di precariato. Lo sdegno di Mancuso nascerebbe invece da un video che è stato trasmesso sui maxi schermo della piazza nell'attesa tra un intervento e l'altro. Il video, curato da Grillo, s'intitola: "Il precario nell'Italia delle meraviglie", è accompagnato da una struggente colonna sonora e animato con due piccole scimmiette. Più che di un filmato si tratta di una video-story che racconta come "la legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato, moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori soprattutto in giovane età (...) Tutto è diventato progetto per poter applicare la legge Biagi e creare i nuovi schiavi moderni (...). Questo libro è la storia collettiva di una generazione senza niente, neppure la dignità, neppure la speranza, che sta pagando tutti i debiti delle generazioni precedenti, tutti gli errori, tutte le mafie, tutti gli scandali (...)".

Bossi: "Che esagerazione" - Il nome del senatùr è stato scandito sul palco dal comico genovese come uno dei 25 deputati condannati che dovrebbero lasciare il posto in Parlamento perchè sia più "pulito". "E' un'esagerazione - dice Bossi - io sono stato condannato ma cosa vuol dire?". In fondo il suo era un reato (vilipendio alla bandiera) "non troppo grave e non troppo vicino al cuore della gente". Attenzione, avvisa il fondatore della Lega, "se esageriamo viene avanti l'antipolitica". Severo anche il giudizio di Giulio Tremonti: "Non condivido nè Grillo nè i tanti grilli ben vestiti che sono in giro. Certamente il comico genovese è più simpatico di tanti moralisti" taglia corto il presidente di Forza Italia.

A sinistra cautela e imbarazzo - E dire che una volta, anni fa, Grillo era un figlio della sinistra più illuminata e dissacrante. Il giorno dopo nella maggioranza, pur prendendo le distanze dai modi populisti e qualunquisti, si riflette sul fatto che a quella piazza va data una risposta. E che con quella gente va cercato un dialogo prima di perderla del tutto. Rosy Bindi dice che va "rilanciata la dignità della politica". Il ministro Bersani ammette che "in effetti c'era tanta gente. E però non è che ogni volta che c'è la febbre la colpa è del termometro che è rotto". Il prodiano Monaco mette in guardia i colleghi: "Attenzione, non nascondiamo la testa sotto la sabbia". Guai a liquidare tutto con la storia dell'antipolitica, "a questo malessere va data una risposta". Luciano Violante ammette che nel V-day "ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".

Mentre la politica riflette sul dà farsi, il popolo di Grillo impazza sul web e sul blog del comico. Chiedono "una replica dell'8 settembre". Chiedono di "insistere". Di "continuare la raccolta delle firme". Non ci stanno a passare per qualunquisti o per l'incarnazione dell'antipolitica. E' solo che vogliono "un'altra politica".

(9 settembre 2007)

da repubblica.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #7 inserito:: Settembre 10, 2007, 05:58:10 pm »

2007-09-10 08:56

V-DAY: GRILLO, E' COMINCIATO IL RINASCIMENTO
 
SABAUDIA (LATINA) - "Ieri è iniziato il nuovo rinascimento": così con un ultimo riferimento al V-Day Beppe Grillo ha concluso, stasera, il suo show a Sabaudia. Il comico non ha mancato di rilevare che nonostante il grande successo dell'iniziativa nessun telegiornale ne ha parlato e partendo da questa considerazione ha lanciato la proposta di togliere il canone alla televisione pubblica. D'altra parte invece ha continuato a magnificare le opportunità del web e ha raccontato che il suo blog, a fine mese parlerà anche in giapponese. Dopo una carrellata sui temi che gli sono cari i rifiuti, l'energia, l'acqua riferendosi anche ai problemi del territorio di Latina sui quali ha invitato a pronunciarsi alcuni giovani che collaborano con lui Grillo ha concluso con un attacco alla chiesa: "Questo amministratore delegato tedesco non mi convince - ha detto - bisognerebbe obbligare i preti a sposarsi e a fare figli così finalmente, quando parlano di famiglia sapranno di che cosa parlano?"


LA PAROLA PASSA AI POLITICI
All'indomani del V-Day indetto da Beppe Grillo e la raccolta di 300 mila firme per una legge contro l'elezione dei politici condannati, la parola passa ora alla politica. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini giudica l'evento come la piu' grande delle mistificazioni e critica chi in piazza ha fatto festa per la morte del giuslavorista Marco Biagi. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro si dice soddisfatto della manifestazione. "Non è stata una protesta - ha detto -, ma una proposta di iniziativa popolare, che è il disegno di legge che mette con le spalle al muro il parlamento".


"E' sacrosanto  - commenta il sindaco di Venezia e filosofo Massimo Cacciari in un'intervista a La Repubblica - chiedere che un condannato in via definitiva non possa sedere in Parlamento così come si può benissimo pensare al ritorno al voto di preferenza, ed anche non stupirsi se un comico fa politica ("pure Aristofane la faceva"), ma attenti a non scadere nel qualunquismo e alle derive populiste".

Secondo l'ex ministro Giulio Tremonti, il comico e' piu' simpatico di tanti moralisti mentre per il leader della Lega Umberto Bossi il V-Day e le richieste di Grillo sono una esagerazione. "Io sono stato condannato ma cosa vuol dire ?", commenta. "Se uno si macchia di reati troppo gravi e troppo vicini al cuore della gente per poter continuare a rappresentarla - ha aggiunto - quel parlamentare non viene più eletto". Bossi ha anche insistito sul punto che "occorre stare attenti a non esagerare se no viene avanti l'antipolitica".


VIOLANTE, ANCHE COSE GIUSTE IN QUELLE MANIFESTAZIONI - Le trecentomila firme raccolte da Beppe Grillo nel V-day fanno dire a Luciano Violante, ospite della Festa di Alleanza nazionale a Mirabello, che "in quell'atteggiamento ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".   Violante vuole però ricordare che "all'esame della Camera c'é già un provvedimento che prevede l'esclusione dalle elezioni di coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva".


ROSY BINDI: RILANCIARE LA DIGNITA' DELLA POLITICA
Se manifestazioni come il V-Day di Beppe Grillo e "l'aria di protesta anche organizzata che c'é in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia". Ne è convinta Rosy Bindi, secondo la quale "senza politica non c'é democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica". "L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte ieri". "Chiediamo ai cittadini di venire a votare non contro i politici e contro la politica - ha concluso la candidata alla segreteria del Pd - ma per la politica, per rilanciare la sua funzione e la sua dignità in questo paese". 

da ansa
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #8 inserito:: Settembre 10, 2007, 05:59:14 pm »

Bersani: «Se c'è la febbre non diamo la colpa al termometro» «V-day?

Evento di cui ci si deve vergognare»

Casini: «È stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato».

Fini: «Grillo trova terreno fertile con Prodi» 
 

MILANO - «Abbiamo messo su un dei più grossi casini della storia quasi per scherzo». Beppe Grillo è più che soddisfatto del successo del suo V-day e dal palco di Sabaudia, dove tiene il suo show, ha detto la sua su un'iniziativa che ha provocato una pioggia di riflessioni e critiche nal mondo politico. La manifestazione organizzata nelle piazze dal comico genovese ha raccolto 300 mila firme per una proposta di legge popolare che prevede fra l'altro il ritorno delle preferenze nella legge elettorale.

CASINI - «È la più grande delle mistificazioni. Una manifestazione di cui dovremo vergognarci perché è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato - ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio -. Si vergognino anche quei politici che, pur di stare sull’onda del consenso popolare, hanno mandato a Grillo e alla sua manifestazione dei messaggi di adesione».

FINI - A testa bassa anche il leader di An, Gianfranco Fini: «L'indignazione che c'è nel paese verso partiti, istituzione e partitocrazia in altri momenti ha assurto dignità politica. Basti pensare all'uomo qualunque. Oggi il rigetto è alimentato dal rifiuto al governo percepito come restauratore. Del governo Berlusconi si può dire tutto ma era percepito come un esecutivo innovatore. Per Prodi è all'opposto, il suo governo è la restaurazione di un sistema e Grillo trova terreno fertile nell'immagine che Prodi ha dato. Bisogna avere anche l'onesta intellettuale di dire che Grillo le spara grosse».

BOSSI - «Un'esagerazione». Così il leader del Carroccio ha commentato il V-day. Secondo Bossi «chi si macchia di reati gravi per rappresentare la gente è giusto che non sia eletto. Ma se la gente li vota... Attenti a non esagerare, perché altrimenti viene avanti l’antipolitca».

CRAXI - «È un grave pericolo prendere sul serio Grillo» attacca il sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi. «Un tizio che si augura la morte di un altro essere umano - sottolinea Craxi - è già arrivato aldilà del bene e del male: faccia il politico, allora. Si candidi e, se se la sente, contribuisca a risolvere i problemi del Paese: il resto è uno squallido qualunquismo, per fortuna non più pagato tramite il canone della Rai».

BERSANI - «Se c'è la febbre non cominciamo a dar la colpa al termometro - replica il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, anche lui a Cernobbio -. Per quanto si possa dire delle espressioni e delle posizioni di Beppe Grillo, e io ne avrei di cose da dire su queste cose occorre però riflettere seriamente».

MUSSI - No all'eleggibilità in Parlamento in presenza di reati gravi, tuttavia «dipende dai reati». È parzialmente d'accordo con Grilo il ministro dell'Università e ricerca, Fabio Mussi. «Io sono stato condannato per occupazione di binari perché ho partecipato a una manifestazione di operai che venivano licenziati, e si sarebbero persi 500 posti di lavoro; alla fine però si è fatto un buon accordo».

BINDI - Se manifestazioni come il V-day e «l'aria di protesta anche organizzata che c'è in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia» sostiene invece il ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi, secondo la quale «senza politica non c'è democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica». «L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte».

MONACO - «Inutile fare gli schizzinosi. Il successo dell'iniziativa di Beppe Grillo è l'ennesimo campanello d'allarme. Fa seguito alla grande fortuna editoriale de "La casta" (il libro dei giornalisti del Corriere della Sera Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, ndr). Guai a mettere la testa sotto la sabbia, deprecando qualunquismo e antipolitica». È l'opinione del deputato ulivista Franco Monaco, che aggiunge: «Urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. A cominciare dalla sacrosata richiesta che al Parlamento non accedano condannati in via definitiva».

TREMONTI - Un'inaspettata difesa del comico arriva da Giulio Tremonti, da Cernobbio. «Mi è più simpatico Beppe Grillo di questi che ci fanno lezione solo per finire sul giornale. Da queste parti ci sono tanti Beppe Grillo ben vestiti che fanno lezione. Io non condivido né l'uno né l'altro, ma mi è più simpatico Beppe Grillo».

09 settembre 2007
 
da corriere.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #9 inserito:: Settembre 10, 2007, 06:00:56 pm »

Intervista al presentatore tv «Lanciai Beppe, ora temo si faccia male»

Il ricordo di Pippo Baudo: «Quando Craxi mi bastonò per il suo show. L'ho richiamato in tv mi ha detto di no» 
 

ROMA — Pippo Baudo, parliamo di Beppe Grillo?
«Eh... Ho visto, ho letto. Piazza Maggiore stracolma, trecentomila firme, il vento della demagogia. Se ripenso a come lo conobbi... ».

Prosegua.
«Un paio di amici m'avevano detto: a Milano, in Corso Sempione, in un locale che si chiama la Bullona, si esibisce un certo Beppe Grillo. Non è male, dagli un'occhiata».

E lei va.
«Vado, una sera. Ma appena entro, m'accorgo d'essere l'unico spettatore».

L'unico?
«C'ero solo io. Così, quando lui compare sul piccolo palco, gli dico: senta Grillo, mi spiace, ma non fa niente, torno un'altra volta. Invece lui scende, mi si avvicina e mi fa: scherza? Io lo spettacolo lo faccio ugualmente».

E lo fece?
«Due ore strepitose. Io e lui. Rimasi letteralmente scioccato dalla sua bravura. Una settimana dopo, gli feci fare un provino negli studi Rai, davanti a un pubblico vero. E anche lì andò fortissimo, sebbene i dirigenti dell'epoca si fossero dimenticati di far entrare in funzione le telecamere ».

In che anno siamo?
«1976. Pochi mesi dopo, me lo portai a fare "Secondo voi", il programma legato alla Lotteria di Capodanno».

Lo crea.
«Artisticamente, sì. Lo lancio, gli dò fiducia. Anche se lui già era un animale da palcoscenico. Con una capacità rara».

Quale?
«Sapeva, alla perfezione, ciò che il pubblico voleva sentirsi dire».

Questo può tornargli molto utile anche adesso, sul fronte della politica.
«Può tornargli utilissimo. Ma io mi auguro che lui non si lasci trascinare, dalla politica. Ho già telefonato al suo impresario, mi sono raccomandato...».

Di questo, Baudo, parliamo più avanti. Torniamo al primo Grillo televisivo. «Piaceva da impazzire. Tra l'altro, aveva un autore che... indovini chi era?».

Niente da fare. Lo dica lei.
«Antonio Ricci, l'inventore di Striscia».

Ma no?
«Le dico di più. Alla vigilia di non ricordo più quale Fantastico, non soddisfatti, decidemmo addirittura di rinforzare la squadra. Così coinvolgemmo il giornalista e scrittore Luca Goldoni e io, per sfizio, chiesi di scrivere qualcosa pure a Stefano Benni».

Grillo era di destra o di sinistra?
«A Beppe, all'epoca, non importava nulla della politica. Le sue battute erano tutte piegate sugli italiani, sui loro vizi, sulle fissazioni, su certe stupide passioni ».

A Fantastico del 1986, però, cambiò repertorio: toccò la politica e ci fu il botto.
«Tremendo. Una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie, Craxi seguito da una corte piuttosto numerosa. Così Grillo, in diretta, se ne uscì con la celebre battuta: "C'è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubano in questo Paese?"...».

Craxi reagì dicendo che...
«Craxi si infuriò. Letteralmente. Io stesso fui convocato in via del Corso, e lì venni, come dire? bastonato. Craxi pretese che mi dissociassi e...».

Grillo fu sbattuto fuori dalla Rai.
«Ecco, sì: fu sbattuto fuori, ma io credo che fu proprio allora, diciamo nelle settimane successive, che Beppe cominciò ad assaporare il gusto dell'allontanamento ».

Baudo, che genere di gusto?
«Diventare un escluso di professione. Vede, io ci ho sempre provato a richiamarlo: gli ho offerto di tutto, da Sanremo a Domenica in».

E lui?
«Niente. Rifiuta. Dice che ormai fa altre cose. Ed è vero. Ha questo suo Blog, e poi riempie teatri e piazze».

Anni fa, in un suo spettacolo, «Apocalisse », Grillo girava in scena con un saio alla Savonarola. L'altro giorno, a Bologna, urlava: «Io sono il detonatore!». Non è che...
«Può essere. Le folle possono dare alla testa, possono esaltarti. Tra l'altro, Beppe sa entrare in sintonia con le folle molto facilmente. Sa ciò che vogliono. E in questo, beh, oltre al talento, all'istinto, ci mette anche un bel po' di mestiere».

Aneddoto.
«Quattro anni fa, gli chiedo di fare uno spettacolo nella mia città, Catania. E lui, appena arriva, fa subito quello che facevano i grandi vecchi dell'avanspettacolo, come Totò, Macario, Dapporto».

Che fa?
«Chiede in giro chi siano i più chiacchierati della città, s'informa sui pettegolezzi... così, per dire, sul palco comincia a chiamare il sindaco Scapagnini col soprannome che gira per Catania: «Sciampagnetta »... un dialettalismo, da champagne, alludendo alla vita amorosa piuttosto frizzante del signor sindaco. Capirà, il pubblico era in delirio».

Ecco, folle osannanti.
«Ma un Paese non si migliora con le battute di un comico, si migliora facendo politica ».

Lei è preoccupato per Grillo.
«Vede: nei Girotondi di Moretti, per capirci, già mi sembrava ci fosse molta più sostanza. Stavolta... Io voglio bene a Beppe. Non voglio che si faccia male».

Fabrizio Roncone
10 settembre 2007
 
da corriere.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #10 inserito:: Settembre 10, 2007, 06:06:50 pm »

10/9/2007 - La Stampa, pag. 1
 
Se la politica si lascia umiliare da Beppe Grillo
 
La nuova colonna infame travolge ogni distinzione, l'antipolitica trionfa, Grillo fa il suo mestiere
 
 
ANDREA ROMANO
 
Di fronte alle adunate del Vaffa-day di Beppe Grillo viene quasi nostalgia di Nanni Moretti e dei suoi girotondi.

In fondo quei cinquantenni un po’ su di giri che si tenevano per mano, tutti fieri della propria superiorità morale, si limitavano a prendere di mira il pezzo di classe dirigente del centrosinistra a cui imputavano il ritorno di Berlusconi al potere. Oggi siamo alla colonna infame con una spolverata di Internet, che travolge ogni distinzione reclamando gogna e scudisciate per tutti coloro che osano pensare che la democrazia sia fatta di rappresentanza e di partiti.

È una curvatura nuova nell’uso pubblico dell’antipolitica, con l’organizzazione anche scenografica del qualunquismo e un ruolo di direzione sempre più marcato da parte della gente di spettacolo. Naturalmente nel mondo dello spettacolo ci si limita a fare il proprio mestiere, e c’è dunque chi riesce a capitalizzare le posizioni di visibilità che su questi temi ha saputo costruirsi negli anni.

Il problema, quello vero, è invece della politica italiana. La cui debolezza ha raggiunto abissi tali da rendere minacciose manifestazioni che in condizioni normali sarebbero valutate con il solo metro dell’efficacia teatrale. Perché l’Italia non è certo l’unico paese in cui si creda che in politica «è tutto un magna magna» o che il Parlamento sia prima di tutto il luogo del privilegio. Sono pensieri diffusi nelle opinioni pubbliche di ogni paese democratico, dove la libera circolazione delle idee permette anche al qualunquismo di avere una sua dignità. Ma solo in Italia, tra i grandi paesi europei, quelle espressioni dell’impotenza civile diventano parole d’ordine con cui fare seriamente i conti nel Palazzo.

L’antipolitica è un male antico del nostro paese, debole di istituzioni e nuovo all’educazione democratica, e negli ultimi quindici anni la sua recrudescenza è stata direttamente proporzionale alla debolezza di una politica che non ha più saputo uscire dalla crisi in cui è precipitata nel 1992.
Il paradosso è che tutti i diversi abitanti del Palazzo si sono resi conto del fenomeno, scegliendo di utilizzarlo per proprio tornaconto o di demonizzarlo senza grandi risultati. Tra i primi, Silvio Berlusconi è stato certamente il più abile nel trarre dall’antipolitica di massa il carburante della propria fortuna politica. Ancora oggi che può vantare una carriera parlamentare ultradecennale, invidiabile persino per molti dei famigerati «quadri di apparato» con cui ama polemizzare, il Cavaliere è molto attento a conservare la veste di impolitico che volle indossare al momento della discesa in campo. Ne conosce perfettamente il valore sul mercato del consenso e si guarda bene dal dismetterla prima del tempo. Ma anche nel centrosinistra l’antipolitica si è ricavata in questi anni una sua posizione di forza, nonostante la battaglia dichiarata e combattuta contro di essa – soprattutto da Massimo D’Alema – in nome del valore democratico del professionalismo politico e della rappresentanza di partito. Quella crociata non è andata lontano, per la somma di velleitarismi e incoerenze di varia natura, mentre il moralismo e il senso di superiorità antropologica che la sinistra post-comunista ha ereditato dal berlinguerismo sono rimasti ben piantati nel corpo dei suoi dirigenti.

È dunque una politica debole quella che si fa umiliare da Beppe Grillo, dal cupo calderone forcaiolo nel quale trovano spazio e risate perfino le accuse a Marco Biagi. Ma la responsabilità non va cercata nel senso comico di colui che fu un tempo un cabarettista di valore e che oggi somiglia a quella che Gramsci chiamava «la donnetta che costruisce stregonerie» a uso dei subalterni. In altre circostanze il Vaffaday sarebbe stato recensito nelle pagine dello spettacolo, probabilmente con qualche stroncatura. Oggi, in mancanza di quella politica autorevole perché forte delle sue convinzioni e delle sue responsabilità, l’antipolitica può permettersi anche quest’ultimo e spettacolare trionfo.
 
da lastampa.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #11 inserito:: Settembre 11, 2007, 10:04:15 pm »

Martedì, 11 Settembre 2007
 
 Ecco perché ero su quel palco
 
di Massimo Fini
 
Sarebbe un grave errore pensare che la folla che ha partecipato al riuscitissimo "'V-Day", organizzato da Beppe Grillo in Piazza Maggiore a Bologna e in altre 150 città italiane, rappresenti una parte del cosiddetto "popolo di sinistra" deluso dall'operato del proprio governo.
 
Così come fu un errore pensare che il milione di persone che si radunò qualche anno fa in piazza San Giovanni a Roma per protestare contro le vergognose leggi "ad personam" fosse composto esclusivamente da gente "di sinistra" (la sinistra, oggi, in piazza, mobilitando tutti gli apparati e le "truppe cammellate", è in grado di mandare, al massimo, trecentomila adepti).

Ho partecipato ad entrambe le manifestazioni, in piazza Maggiore sono intervenuto anche dal palco, insieme ad Alessandro Bergonzoni, Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, al giudice Norberto Lenzi, oltre a Grillo che ovviamente si è riservato, con un'energia incredibile per un uomo che è vicino alla sessantina, la parte del leone, e credo di sapere di che cosa parlo. Si tratta di un movimento trasversale, formato da una miriade di gruppi non sempre omogenei, alcuni dei quali sono venuti allo scoperto, in piazza, come quelli di Grillo, di Flores D'Arcais, dei NoTav, del mio Movimento Zero, ma il cui grosso si trova, per il momento, su Internet, ed è formato in grande prevalenza da giovani, i quali chiedono certamente il ritorno ad un minimo di decenza legale e formale (i punti qualificanti del "V-Day" erano: via gli inquisiti dal Parlamento, non più di due legislature per ogni deputato o senatore, poter votare per nominativi singoli e non solo per liste dove gli eletti sono già decisi, di fatto, dagli apparati dei partiti), ma che, nella sostanza, hanno perso ogni fiducia nei partiti in tutti i partiti, e nei loro uomini, nelle classiche categorie politiche vecchie di due secoli - liberalismo e marxismo, con i rispettivi derivati, nella destra e nella sinistra - e anche, nel profondo e magari inconsciamente, nella democrazia rappresentativa.

Lo deduco anche dal modo in cui è stato recepito il mio intervento che andava ben oltre i temi del "V-Day". Pensavo che sarebbe stato accolto gelidamente da una platea fortemente legalista (le maggiori ovazioni sono toccate a Marco Travaglio che della legalità ha fatto il suo cavallo di battaglia). Ho infatti detto che ero d'accordo con i temi del "V-Day" (figuriamoci se non lo sono, anch'io batto, da anni, sul tasto della legalità come sanno i lettori di questo giornale), ma che rischiavano di mascherare la questione di fondo che riguarda proprio l'essenza della democrazia rappresentativa. Che è un imbroglio, una truffa, "un modo, sicuramente sofisticato e raffinato, per ingannare la gente, soprattutto la povera gente, col suo consenso". E che questo non è un problema italiano, anche se certamente il nostro sistema presenta aspetti degenerativi specifici, ma di tutte le democrazie occidentali, particolarmente inquietante in un periodo storico in cui queste stesse democrazie pretendono di omologare a sè, con la propaganda ideologica, la propria economia e, se del caso, le bombe e l'intero esistente. Ma che la rivolta contro la "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, inizi dal nostro Paese è molto interessante perchè l'Italia, nel bene e nel male, è sempre stata uno straordinario laboratorio di novità (l'ascesa della classe mercantile, che porterà alla Rivoluzione industriale che ha cambiato il nostro intero modo di vivere, inizia a Firenze e nel piacentino, il fascismo nasce qua, persino il berlusconismo, che io considero un fenomeno postmoderno - non è vero che Berlusconi imita Bush, è vero il contrario - è un fenomeno che prende il via dall'universo mediatico italiano).

Innanzitutto non si è mai capito bene cosa sia davvero la democrazia. È un animale proteiforme, mutante, cangiante, sfuggente. Lo stesso Norberto Bobbio, che pur ha dedicato a questo tema la sua lunga e laboriosa vita, scrive in un passaggio che i presupposti fondanti della democrazia sono nove, in un altro ne indica sei, in un altro ancora tre e alla fine ne dà una definizione talmente risicata da perdere qualsiasi senso. In ogni caso si può dire che la "democrazia reale" non rispetta nessuno dei presupposti che, almeno nella "vulgata", le vengono attribuiti. Prendiamone, a mo' di esempio, solo due. 1) Il voto deve essere uguale. Il voto di ogni cittadino non deve valere nè di più nè di meno di quello di qualsiasi altro. 2) Il voto deve essere libero. Deve ciè essere conseguenza di una scelta spontanea e consapevole fra opzioni effettivamente diverse. I governanti devono avere un reale consenso da parte dei governati.

Bene. Il voto non è uguale e il consenso è taroccato. Sul primo punto ha detto parole definitive la scuola elitista italiana dei primi del Novecento: Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels. Scrive Mosca ne "La classe politica": «Cento che agiscano sempre di concerta e d'intesa gli uni con gli altri trionferanno sempre su mille presi uno a uno che non avranno alcun accordo fra di loro». Il consenso è taroccato perchè ampiamente indirizzato dai massmedia, in mano alle oligarchie economiche e politiche, che non per nulla vengono, spudoratamente, chiamati gli "strumenti del consenso". E lo stesso si può dire per tutti gli altri presunti presupposti della democrazia che Hans Kelsen, che non è un marxista nè un estremista talebano, ma un giurista liberale, considera una serie di "fictio iuris".

Nella realtà la democrazia rappresentativa non è la democrazia ma un sistema di minoranze organizzate, di oligarchie, di aristocrazie mascherate, politiche ed economiche, strettamente intrecciate fra di loro e, spesso, con le organizzazioni criminali - quando non siano criminali esse stesse - che il liberale Sartori definisce, pudicamente, "poliarchie", che schiacciano il singolo, l'uomo libero, che non accetta di sottomettersi a questi umilianti infeudamenti, cioè proprio colui di cui il pensiero liberale voleva valorizzare meriti, capacità, potenzialità e che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e invece ne diventa la vittima designata.

Del resto senza tanti discorsi teorici lo vediamo tutti, lo sentiamo tutti che noi cittadini non contiamo nulla. La nostra unica libertà è di scegliere, ogni cinque anni, legittimandola, come l'unzione del Signore legittimava il Re, da quale oligarchia preferiamo essere dominati, schiacciati, umiliati. Non siamo che sudditi.

Kelsen scrive: «Si potrebbe credere che la particolare funzione dell'ideologia democratica sia quella di mantenere l'illusione della libertà». E si chiede come «una tale straordinaria scissione fra ideologia e realtà sia possibile a lungo andare».

Me lo chiedo anch'io da tempo. E ho concluso così il mio intervento: «Le democrazie (inglese, francese, americana) sono nate su bagni di sangue. Ma non accettano, nemmeno cencettualmente, di poter essere ripagate dalla stessa moneta. Anzi hanno posto, come una sorta di "norma di chiusura" per dirla con lo Zietelman, che la democrazia è il fine e la fine della Storia. Saremmo quindi tutti condannati, per l'eternità, a morire democratici. Ma la Storia non finisce qui. Finirà, con buona pace di Fukujama e di tutti i Fukujama della Terra, il giorno in cui l'ultimo uomo esalerà l'ultimo respiro. Non sarà certamente la nostra generazione, quella mia e di Beppe Grillo, non sarà questo ludico "V-Day" a cambiare le cose, ma verrà un giorno, non più tanto lontano, in cui la collera popolare abbatterà questa truffa politica, come, in passato, è avvenuto con altre». Ovazione.

Massimo Fini

www.massimofini.it
 
da gazzettino.quinordest.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #12 inserito:: Settembre 12, 2007, 07:06:03 pm »

E il Grillo parlante liberò le nevrosi della politica

Oliviero Beha


Sarà pure uno «scemo di guerra» come dice qualcuno senza approfondire ma solo per esorcizzare. E per l’ironia e l’astuzia se non della storia almeno della cronaca, Scemo di guerra è il titolo di un film del 1985 di Dino Risi, appunto con Beppe Grillo e Coluche, il comico/politico italofrancese ahimé defunto che per certi versi più gli somiglia. Ma certamente Grillo ha nel suo dna un concentrato di mediaticità fenomenale. È uno strumento naturale di comunicazione.

E anche per questo che lui sottolinea tra i tanti elementi soprattutto l’elemento internet a proposito del successo stratosferico del V-Day di sabato scorso, con numeri che fanno arrossire la politica partitocratrica corrente. La tesi è semplice e palese: se vengo ignorato dai media tradizionali per mesi e anni, mentre dico agli italiani (ma non solo: avete visitato il suo sito in inglese?) le cose che tv, radio e giornali per lo più non dicono oppure dicono quasi soltanto a senso unico, incrociato, dal centro-destra contro il centro-sinistra e viceversa, e raggiungo i numeri del V-Day, di partecipazione e di firme per le petizioni popolari, ebbene ho svoltato.

Posso farne a meno, dei massmedia cioè di «questi» massmedia, mentre loro non possono fare a meno di me, di dare notizie sia pure in modo discutibile su di me e su quello che dico e faccio. Si apre con il mondo di internet un altro paesaggio. Arrivano i giovani a moltitudini, giovani scomparsi dalla scena dell’impegno e invisibili su altri palcoscenici che non fossero quello atroce eppur comprensibile di un programma della celestiale De Filippi. In piazza vedi finalmente le donne, altra categoria avulsa dalla scena socio-politica del paese ed evocata solo per dire che «all’università vanno meglio degli uomini».

Di più: abituati come siamo alla dicotomia degli eserciti di informazione al servizio dei due schieramenti, e del loro intreccio politico-economico-imprenditorial-finanziario e bancario, direi soprattutto bancario, ai non addetti probabilmente sfugge che mentre spessissimo vedere quel telegiornale o comprare quel giornale è un segno di riconoscimento politico/partitico a volte già stantio e ripetitivo, arrivare a Grillo e alle sue manifestazioni attraverso il web obbliga a ridiscutere il criterio.

Nessuno garantisce più che colui che lo segue dal blog in piazza sia «di sinistra», o «di destra». Sembrerebbe d’acchito la perdita di una garanzia per generazioni politicizzate come la mia. Garanzia che peraltro ha portato a l’Italia che abbiamo sotto gli occhi, quindi forse garanzia relativa... E comunque garanzia che evidentemente non regge più, almeno a prendere atto dei segnali del nostro «scemo di guerra» che invece vengono recensiti in maggioranza come aspetti di uno show. Mentre invece Grillo come fenomeno ed epifenomeno costringe alla esiziale domanda: e se essere «di sinistra» (o «di destra») all’italiana o all’amatriciana come accade oggi non fosse più praticamente una garanzia di nulla, almeno in partenza?

Se fosse così, come temo sia, forse bisogna cambiare mentalità e approccio. Forse non è la perdita di una garanzia, quello che sta accadendo con Grillo ma non solo con lui, con movimenti/associazioni/comitati ecc. in una malfamata e già usurata formula (ma allora i partiti?) quale la cosiddetta «società civile», bensì una forma di liberazione, di «reset», di nuovo inizio, così da fare in modo che la garanzia non sia di partenza, ma casomai d’arrivo, come fini e non come rendite di posizione. Non una recita, ma un difficile giorno per giorno. Diventare «di sinistra» forse oggi sarebbe un po’ meglio che battersi per stabilire se la sicurezza è patrimonio di una parte o dell’altra senza mettere a fuoco il contesto della questione.

Grillo in tutto ciò, al di là della formidabile vicenda mediatica di internet, comporta dunque oggi una serie di interrogativi di sostanza che in giro trovo assai poco evidenziati. Perché non conviene evidenziarli? Per «istinto di conservazione» dell’oligarchia dominante? Perché non si hanno risposte credibili e allora meglio non fare domande? Per esempio: Moretti e i girotondi erano la sinistra o chiunque fosse contro Berlusconi, non è vero? Ebbene, oggi chi firma con Grillo si schiera e si autocertifica «semplicemente» contro lo stato (minuscolo, per favore, non fraintendiamo a bella posta come spesso accade con il «comicastro» da parte degli epistemologi) italiano, inteso come un Paese alla rovescia. Non sto qui a ripetere l’elenco di magagne. Dico solo che in discussione c’è la gerenza della ditta al completo. O essa se ne rende conto, e dà segnali di comprendonio e resipiscenza, oppure le cose si metteranno per forza peggio, anche se non è detto che il peggio sia tale per tutti, diciamo certamente peggio per i bersagli delle critiche del V-Day.

Per esempio, nessuno può affermare che D’Alema & co siano colpevoli di qualche cosa. Ma proprio per questo non sarebbe meglio se costringessero loro stessi la Giunta deputata a permettere al giudice di raccogliere le loro testimonianze? Se non andranno dal giudice a testimoniare e immagino a documentare la loro innocenza, una specie di viatico a governare, la prossima volta Grillo e non solo lui pretenderanno pubblicamente di essere definiti caporioni non della «antipolitica» come ancora e ossessivamente si ripete, bensì degli «anticomitati d’affari». E lì rischierebbe davvero di venir giù tutto...

Insomma, il problema non è Grillo, e circoscriverlo come in molti fanno sembra sempre il tragico e stupido giochetto di chi vede il dito che indica la luna e non la luna italiana per di più attualmente così storta. Certo, poi uno come Grillo sa come usare il dito... ma pur essendo parte quasi immediata della stessa storia, per oggi è ancora un’altra storia. Usiamo il dito per la luna, non limitiamoci ai manicure della politica che su di essa hanno costruito il loro annoso potere e (alcuni) le loro fortune per diverse generazioni.

Un esempio chiarirà meglio il mio punto di vista. Mettiamo che tra poco, sabato 6 ottobre, quindi prima delle Primarie del Partito democratico, Beppe Grillo partecipi in qualche modo a Roma, a Piazza Farnese, alla prima manifestazione del Movimento «Repubblica dei cittadini per una Lista Civica Nazionale», teso a rimettere in gioco il rapporto tra la politica come è intesa oggi e appunto i cittadini, rifacendosi all’art.49 della Costituzione e non a Paperino. Mettiamo che Grillo appoggi con le sue energie psicowebbistiche uno degli obiettivi centrali di questo Movimento, le firme per una petizione popolare che conduca a una legge sui partiti del tutto «rivoluzionaria»: e cioè che finalmente, a sessant'anni dalla loro nascita costituzionale, i partiti, tutti i partiti, la smettano di figurare come associazioni private, con statuti che ormai non sanno di niente e niente garantiscono della loro vita interna in termini di efficienza, trasparenza e democrazia, per essere riconfigurati a norma di legge (una piccolissima, banale, infinitesimale leggina ordinaria...) così da rispondere alla legge stessa e portare i libri contabili in tribunale come qualunque altra azienda.

Mettiamo che a Roma il 6 ottobre venga chiesto questo (meglio se con la grancassa di Beppe Grillo per il suo robusto dito medio), e comunque questo è ciò che verrà chiesto alla classe politica, alle istituzioni, al Quirinale: sarebbe un’autentica rivoluzione, per o meglio direi contro i «comitati d’affari» e l’irrisolto problema dei costi/sprechi/privilegi della «casta». E una boccata d’ossigeno e di speranza per tutti i cittadini, di qualunque colore politico. Che si farà in quel caso? Continueremo a giocare con il dito del pur politicissimo (e meritorio) «scemo di guerra»?

www.olivierobeha.it


Pubblicato il: 12.09.07
Modificato il: 12.09.07 alle ore 13.06   
© l'Unità.
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #13 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:41:37 am »

L'intervento davanti ai dirigenti territoriali di An

Fini ai suoi: «Attenzione a Grillo» «Il V-day è la punta di un iceberg.

Attenti ai sprechi o saremo travolti».

E il comico torna a farsi vivo sul web 


ROMA - «Beppe Grillo è la punta di un iceberg, di una protesta che monta e da cui rischiamo di essere travolti. Quindi, dobbiamo agire in anticipo: aggredire la cattiva politica dei privilegi e degli sprechi con un risposta netta, senza eccessive prudenze. Dobbiamo incarnare la buona politica». Il leader di An Gianfranco Fini parla davanti ai dirigenti territoriali del partito, riuniti a Roma per mettere a punto l'organizzazione della manifestazione indetta contro il governo Prodi per il prossimo 13 ottobre sui temi di tasse e sicurezza, e li ammonisce: «Attenti, quindi, nelle vostre reltà locali. Attenti ad essere favorevoli all'aumento del numero dei consiglieri, alla presenza di politici nelle municipalizzate. Attenti a tutti quei provvedimenti che sono cattiva politica».

COSTI DELLA POLITICA - Fini parla per poco meno di un'ora e, affrontando il tema dei costi della politica, aggiunge ancora: «Non voglio enfatizzare il fenomeno Beppe Grillo, ma il suo successo è lo specchio di un diffuso sentimento di rifiuto verso il sistema. Oggi- spiega- c'è un vero e proprio fenomeno di rigetto contro la partitocrazia. Noi, per primi, dobbiamo dimostrare cosa vuol dire fare buona politica».

SCONTRO DI PIETRO-BERTINOTTI - A sinistra, invece, Grillo fa litigare Di Pietro con Bertinotti. L'ex pm lancia il sasso: «Mi ha fatto male sentire il Presidente della Camera che dice di condivider la proposta di Grillo di non candidare i condannati in via definitiva. Ma come? Se io gli scrivo tutte le settimane per chiedere di mettere all'ordine del giorno il provvedimento che ho firmato cinque anni fa e lui non mi ha mai risposto...». A stretto giro arriva la replica stizzita del numero uno di Montecitorio: «Il ministro Di Pietro davvero ha perso il senso della misura continuando ad attaccare la presidenza della Camera per una presunta omissione di fronte a sue presunte sollecitazioni». Bertinotti non fa sconti a Tonino, un «ministro che si rivela, in questa occasione, poco rispettoso delle prerogative del Parlamento».

GRILLO PARLANTE - E lo stesso Grillo, a quattro giorni dal successo di piazza, è tornato a farsi vivo. Ovviamente sul web. In un post sul suo blog ha così descritto quanto accaduto sabato a Bologna e in altre 200 città:«Un momento di democrazia. Cittadini hanno fatto la fila volontariamente, per ore. Sono state raccolte SOLO 300.000 firme perché sono finiti i moduli». Quindi ha rincarato la dose contro chi l'ha attaccato: «La V-generation è stata definita “Italia di merda” e “anti politica”. Il popolo della V-generation è un'offesa vivente per i professionisti della politica. Il milione di persone che è sceso in piazza, in modo composto, senza bandiere, senza il più piccolo incidente, dovrebbe essere ringraziato. È la valvola di sfogo di una pentola a pressione che potrebbe scoppiare»

13 settembre 2007
 
da corriere.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #14 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:44:52 am »

CRONACA

Il comico replica alle critiche e se la prende con tutti. E difende quella che chiama "V-Generation"

E ancora: "Si parla di prostitute e lavavetri, ma i veri abusivi sono in Parlamento"

V-day, Beppe Grillo al contrattacco "Dovreste ringraziare chi era in piazza"

Fini: "Una protesta dalla quale rischiamo di essere travolti"

 
ROMA - A quattro giorni dal V-Day, e sull'onda dei commenti e delle critiche, Beppe Grillo passa al contrattacco, difende la sua iniziativa e soprattutto quella che sul suo blog definisce la "V-Generation", la chiama "aria pura, condivisione, futuro", ricorda Gaber con il suo "libertà è partecipazione". E, naturalmente dal suo blog, se la prende di nuovo con il sistema della politica e dei media, rimproverati perché "quel popolo dovrebbe essere ringraziato".

E poi in serata, in uno spettacolo a Senigallia, il comico rincara la dose: e a proposito della linea dura sui lavavetri, afferma che la politica è partita dal basso, parlando di lavavetri e prostitute. Ma i veri abusivi sono in Parlamento". Poi continua: "In questi giorni è stato un delirio. Tutti hanno detto cose che non ho capito". E' stato semplicemente aperto un blog, minimizza, ed è stata proposta una "legge ovvia" (per dire no ai politici condannati in parlamento), che "in un paese civile doveva essere scontata".

Quanto alla V-Generation, scrive Grillo sul suo blog, "è stata definita 'Italia di merda' e 'anti politica'. Il popolo della V-generation è un'offesa vivente per i professionisti della politica, un delitto di lesa maestà per molti giornalisti e intellettuali. Tutta gente (non precaria) che ha vissuto bene, molto bene in questi anni alle spalle del Paese. Il milione di persone che è sceso in piazza, in modo composto, senza bandiere, senza il più piccolo incidente - si legge ancora - dovrebbe essere ringraziato. E' la valvola di sfogo di una pentola a pressione che potrebbe scoppiare. Un momento di tregua per riflettere sul futuro di questo Paese. La V-generation è aria pura, condivisione, futuro. Gaber direbbe: 'la libertà è partecipazione'".

Il comico ricorda la genesi della V-Generation, nata in Rete "una mail alla volta, un commento, un link, un trackback, un post, un forum, una chat. Migliaia di persone hanno potuto conoscersi, riconoscersi, incontrarsi. Discutere di politica vera, legata al lavoro, alla scuola, alla sanità, alla sicurezza, alla famiglia, all'acqua, all'energia. La Rete è il nuovo luogo della politica".

E quanto al consenso raccolto sabato 8 ottobre, Grillo ricorda che "la V-Generation è scesa in piazza per firmare una legge di iniziativa popolare. Si è materializzata, ma solo per chi la ignorava. Un momento di democrazia: una proposta di legge popolare. Cittadini hanno fatto la fila volontariamente, per ore. Sono state raccolte SOLO 300.000 firme perché sono finiti i moduli. Nelle piazze c'era almeno un milione di persone".

A mettere in guardia dall'effetto-Grillo è Gianfranco Fini, che parla di "una protesta che monta e da cui rischiamo di essere travolti", e sottolinea, davanti ai dirigenti territoriali di An, la necessità di "agire in anticipo: aggredire la cattiva politica dei privilegi e degli sprechi con un risposta netta, senza eccessive prudenze. Dobbiamo incarnare la buona politica". Al centro dell'attenzione, i costi della politica: "Non voglio enfatizzare il fenomeno Grillo - aggiunge Fini - ma il suo successo è lo specchio di un diffuso sentimento di rifiuto verso il sistema".

(12 settembre 2007)

da repubblica.it
Registrato
Pagine: [1] 2
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!