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Autore Discussione: Renato MANNHEIMER.  (Letto 11431 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Aprile 15, 2008, 04:13:56 pm »

L'ANALISI

Vince il bipolarismo, aumenta l'astensione

Carroccio e Di Pietro nuove «ali radicali»

Un votante su 5 ha maturato la sua decisione nell'ultima settimana.

Crescita della disaffezione verso la politica



L'indecisione è durata fino alla fine: un votante su cinque dichiara di avere maturato la sua scelta definitiva solo nell'ultima settimana. Ma, questa volta, il comportamento degli elettori non ha portato solo ad un nuovo Parlamento. E' emerso anche un significativo mutamento dell'intero sistema di offerta dei partiti. Infatti, l'aspetto più importante di queste elezioni è costituito dal rafforzamento del bipolarismo. Si tratta di una ulteriore tappa della profonda trasformazione in corso da qualche tempo nella struttura dell'offerta politica del nostro Paese. Il processo è stato a suo tempo innescato dai leader di partito (prima il «correrò da solo» di Veltroni e, successivamente, la formazione del Pdl da parte di Berlusconi) e si è fortemente accentuato, oggi, in seguito alle scelte degli elettori. Più di otto votanti su dieci, con l'opzione per le coalizioni maggiori, hanno sottolineato la loro inclinazione verso una radicale semplificazione dello scenario.

La conseguenza è, come si è detto, una sostanziale modifica di fatto del sistema politico, nonostante la — per certi versi in contrapposizione alla — pessima legge elettorale. Ciò ha portato alla mancata conferma delle ambizioni dell'Udc (che auspicava una maggiore attenzione verso le forze collocate al centro) e, specialmente, alla bruciante sconfitta del progetto di Bertinotti, che ha visto molti suoi ex votanti scegliere il Pd o l'astensione o, in certi casi, i partiti dell'estrema sinistra. All'interno di questo stesso processo, però, si è accentuata l'importanza della componente «radicale» dell'offerta politica entro le coalizioni maggiori. In questa luce, va letto l'incremento del seguito di Di Pietro e, specialmente, il grande exploit della Lega.

Quest'ultimo è stato favorito anche dall'aggravarsi del disagio soggettivamente percepito dalle popolazioni del Nord — ricordato più volte su queste colonne — e acuito, nelle ultime settimane, dall'irritazione per la gestione della vicenda Alitalia, considerata eccessivamente «romana». Questa profonda evoluzione nelle preferenze di partito non deve far trascurare l'importanza del calo della partecipazione, confermato anche dai dati definitivi. Esso indica infatti l'esistenza di una diffusa insoddisfazione di certe fette di cittadini per le scelte dei propri leader: tanto che il 20% degli astenuti ha dichiarato di non essersi recato alle urne perché «non contento dei programmi proposti dai partiti». Ma, specialmente, costituisce un segnale del progressivo disinteresse dell'elettorato per la consultazione, rilevato anche dai sondaggi sulla partecipazione alla campagna, risultata inferiore rispetto al 2006.

Renato Mannheimer
15 aprile 2008

da corriere.it
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