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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 332070 volte)
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« Risposta #540 inserito:: Dicembre 30, 2013, 06:02:58 pm »

Buongiorno
29/12/2013

Caterina è viva
Massimo Gramellini

Per avere affermato di essere ancora viva grazie alla ricerca scientifica, che include purtroppo la sperimentazione sugli animali, una ragazza padovana affetta da malattie rarissime è stata lapidata virtualmente in Rete dagli integralisti. Giovanna: «Puoi morire pure domani, per te non sacrificherei il mio pesce rosso». Valentina: «Se crepavi da bambina non fregava niente a nessuno». Perry: «Magari tu fossi già morta: un essere vivente (forse voleva dire “umano”, ndr) di meno e più animali su questo pianeta». 

La lapidata, che si chiama Caterina e per ironia della storia studia veterinaria, ha risposto ai messaggi di morte con un video pacato e commovente - commovente perché pacato - in cui parla da dietro una maschera, seduta accanto alle medicine che le consentono di sopravvivere. Caterina spiega come il suo animalismo convinto (è contraria a caccia, macelli e pellicce) si fermi davanti alla sperimentazione, finché non esisteranno alternative altrettanto efficaci.

Non entro nel merito di una querelle che sembra fatta apposta per animare una di quelle discussioni tra sordi in cui eccelle il nostro dibattito pubblico, dove ciascuno agita in faccia alla controparte le sue certezze senza mai lasciarsi sfiorare dal dubbio, dall’ascolto, dall’autoironia. Ma non accetto che per difendere gli animali si debba diventare disumani. L’amore che si nutre d’odio avvilisce sempre le proprie ragioni. I sentimenti, come l’architettura, sono una questione di prospettiva. Se Giovanna, Valentina e Perry guardassero per un attimo la vita con gli occhi di Caterina, le chiederebbero scusa.

Da - http://lastampa.it/2013/12/29/cultura/opinioni/buongiorno/caterina-viva-yHeOAQMOP186taehotFgJI/pagina.html
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« Risposta #541 inserito:: Dicembre 31, 2013, 12:45:15 pm »

Editoriali
31/12/2013

Tempo di scosse e di riscosse

Massimo Gramellini

Due americani su tre considerano il 2013 uno degli anni peggiori della loro vita. So cosa state pensando: ma il terzo americano dove ha vissuto? In Italia i fan del 2013 si contano sulle dita della mano di capitan Uncino. Tutti si sentono più poveri, anche gli evasori. 

Più poveri e più scoraggiati. L’indignazione, a suo modo ancora una forma di speranza, ha ceduto il posto alla rabbia. Il disprezzo per i politici si è allargato all’intero establishment: banchieri, tecnocrati, giornalisti, persino scienziati. Chiunque occupi uno strapuntino riconosciuto di potere e si agiti nel rumore dei talk show. 

Ripercorrendolo a mente fredda, l’anno morente è stato prodigo di cambiamenti che un tempo si sarebbero definiti epocali. Sul Vaticano degli scandali regna un Papa già circonfuso in vita di un alone di santità. Il Caimano si è chiuso in casa a giocare con un barboncino. Il presidente del Consiglio ha meno di cinquant’anni, se non altro all’anagrafe. Il nuovo segretario del centrosinistra, comunque lo si giudichi, non offre alle telecamere uno sguardo da cane bastonato, ma sprizza energia da tutti i nei. Persino il Parlamento, origine e sfogatoio di ogni male, ha espulso branchi consistenti di dinosauri per accogliere la pattuglia di donne e di giovani più vasta della storia repubblicana. 

Eppure, se si esclude papa Francesco, nessuna di queste novità è stata percepita come un vero strappo. I giochi della politica continuano a non intercettare la vita reale e per quanto il dottor Letta si sforzi di sottolineare l’efficacia delle sue cure, il malato italiano non avverte miglioramenti nel proprio stato di salute. Si respira un desiderio inebriante, a tratti pericoloso, di leadership forti e semplificatrici. Come se i problemi di una città, di una nazione, di un continente fossero risolvibili da un deus ex machina che con un tratto di penna disarma la burocrazia, abbatte le tasse, ridimensiona lo Stato senza mettere per strada gli statali, aumenta le paghe, rilancia i consumi e nei ritagli di tempo inventa nuovi lavori al posto di quelli che la tecnologia e la concorrenza internazionale hanno ridimensionato o dissolto per sempre.

L’altro cascame psicologico della crisi è il curioso impasto tra diffidenza e illusione. Cinismo e dabbenaggine spesso convivono nella stessa persona, pronta a mettere in dubbio la competenza di uno scienziato come a buttarsi tra le braccia del primo millantatore. Le soluzioni facili godono di un’ingannevole popolarità. Dalla moneta all’immigrazione, si pensa che tornare indietro sia il modo migliore per andare avanti. Il Duemila è iniziato da tredici anni, ma il dibattito pubblico, spesso anche quello privato, rimane inchiodato al Novecento: il comunismo, la lira, il bel tempo andato. Peccato che mentre lo si viveva non fosse poi così bello. Ho sentito miei coetanei decantare gli anni Settanta come un’epoca più sicura e tranquilla dell’attuale. Gli anni Settanta: quando si sparava per la strada e si rapivano i bambini. Ogni generazione rimpiange la sua infanzia, però se la nostalgia si trasforma in torcicollo emotivo produce depressione, paralisi e paragoni sterili, spesso storpiati dalla memoria.

Il 2014 pubblico sarà l’anno dei Mondiali brasiliani giocati quasi da fermi per il troppo caldo, delle elezioni europee dominate sui media dai movimenti anti-europei, della resa dei conti fra Renzi e Letta, che di Craxi e Andreotti hanno ereditato il carattere, per fortuna non l’etica, ma si spera il talento politico: magari con un po’ di concretezza in più. 

Il 2014 privato potrebbe invece essere finalmente l’anno del fervore. La forza irresistibile che infonde passione e concentrazione in ciò che si fa, senza perdere più tempo a lamentarsi, invidiare, rinfacciare. Come dice quella frase da film? Andrà tutto bene, alla fine. E se non andasse bene, vorrà dire che non è ancora la fine. Buon anno di scosse e di riscosse. 

DA - http://lastampa.it/2013/12/31/cultura/opinioni/editoriali/tempo-di-scosse-e-di-riscosse-jkXsy4K6XOtwsOybgeKPDJ/pagina.html
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« Risposta #542 inserito:: Gennaio 04, 2014, 04:38:45 pm »

Buongiorno
03/01/2014

L’onorevole in metro
Massimo Gramellini

Non è meraviglioso che il nuovo sindaco di New York vada al giuramento in metropolitana, che alcuni suoi colleghi italiani si rechino in ufficio stantuffando sui pedali, che il presidente del Consiglio decolli per le vacanze con l’aereo di linea e che sempre più politici lascino in garage le auto blu? Certo che lo è. È anche retorico e ipocrita, perché nella maggioranza dei casi il cambiamento non è dettato da convinzioni personali, ma da un adeguamento furbastro al vento dei tempi, per non urtare la suscettibilità di sudditi impoveriti e incolleriti. I quali mostrano di gradire il buffetto magnanimo del sovrano, la mancata ostentazione del suo potere che permette alle maestranze di esclamare fantozzianamente: com’è umano, lei! 

I giornalisti - col sottoscritto in prima linea – stanno fornendo un contributo notevole alla creazione del nuovo mito: le cronache si gonfiano di squittii estasiati ogni volta che Obama o un sottosegretario fanno la coda al fast food. Niente di male. Ancorché dettato da bieca convenienza, un comportamento virtuoso è pur sempre preferibile all’antica tracotanza. Però l’incenso che avvolge questi gesti tutto sommato normali rischia di farci smarrire l’essenziale. Un politico merita il posto che occupa, onori compresi, non perché si limita a fare le cose che fanno tutti, ma quando riesce a realizzare quelle per cui è stato messo lì. Ad andare al lavoro in bicicletta siamo capaci anche noi. A loro si chiede di fare pedalare il Paese.

Da - http://lastampa.it/2014/01/03/cultura/opinioni/buongiorno/lonorevole-in-metro-PsUovsZcxog1xVS89gkyUK/pagina.html
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« Risposta #543 inserito:: Gennaio 11, 2014, 11:27:52 am »

Buongiorno
09/01/2014

Chicchiric-chi?

Massimo Gramellini

Dopo Fassina chi?, Di Battista chi? Spiegazione per i non addetti ai livori (beati loro). Fassina è, anzi, era il viceministro dell’economia, dimessosi perché il segretario del Pd con delega all’acidità Matteo Renzi, richiesto di un parere su di lui, aveva chiosato sprezzante: Fassina chi? Sembrava finita lì, ma si sa come sono le mode in Italia: se stupide, dilagano a macchia d’odio. A concedere ieri il bis, secondo le ricostruzioni dei cortigiani, sarebbe stato il Cavaliere disarcionato in persona. Un cinquestelle, Di Battista, aveva spiegato a destra e a manca (la sinistra, che in effetti manca) quanto Berlusconi smaniasse dalla voglia di incontrarlo, forse per valutarne le doti come candidato premier o allenatore del Milan, le due cariche al momento scoperte. Ma, venuto a conoscenza di queste voci, il maestro Silvio avrebbe copiato l’allievo Matteo: Di Battista chi? La trovata non è nuova: la utilizzò già San Pietro, per ben tre volte, duemila e rotti anni fa a proposito del suo principale, anche se in quel caso a muoverlo non era certamente il disprezzo ma la paura. Più di recente fu lo scrittore Siciliano a gratificare di un “Michele chi?” il furente Santoro, ignaro che Siciliano fosse completamente all’oscuro di televisione: mica per altro era stato nominato presidente della Rai. 

Constando di appena tre lettere, il Chiismo è adatto ai tempi: si indossa bene nei titoli e nei tweet. Per funzionare richiede però due ego arroventati: quello di chi sfotte e quello di chi se la prende. Se il primo galletto conoscesse le buone maniere e il secondo l’autoironia, diventerebbe un interrogativo spuntato: parola di Gram. (Gram chi?).

Da - http://lastampa.it/2014/01/09/cultura/opinioni/buongiorno/chicchiricchi-DxgDMCf8gpuAlp1CzVBwWM/pagina.html
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« Risposta #544 inserito:: Gennaio 11, 2014, 03:56:33 pm »

Buongiorno
11/01/2014

Paese reale
Massimo Gramellini

Leggo con qualche tremore su «Il Giornale» che l’interprete di una fiction di successo, in cui recita la parte indispensabile del Malvagio, è perseguitato da lettere minatorie e minacce di morte. Alcuni telespettatori di polizieschi sono penetrati nottetempo in casa sua per aggredirlo e una piratessa della strada gli ha maciullato la macchina con il cric, intimando: «Devi lasciare in pace Carmen!», il personaggio di Manuela Arcuri che il Malvagio perseguita senza soste, se non quelle imposte dalla pubblicità. 

La grande famiglia degli spettatori riflessivi si stringe intorno a Gabriel Garko, vittima di questa incredibile sequela di aggressioni. È giunto il momento di rivelare alla fascia più suggestionabile del pubblico che il Garko non è personalmente responsabile delle azioni compiute dal suo personaggio. Non più di quanto lo fosse Anthony Perkins di «Psycho» nell’assassinare biondine sotto la doccia travestito da vecchia. Tutto ciò che di male il perfido Garko può compiere nel corso della fiction «Il peccato e la vergogna 2» (sulla 1 non mi assumo responsabilità) è frutto di un copione che egli si limita a recitare più o meno bene, ma non ha alcun rapporto con la vita reale. Non foss’altro perché la storia incriminata si svolge negli Anni Quaranta e chiunque non sia accecato dai pregiudizi potrà notare una certa discrepanza con l’oggi, quantomeno nell’abbigliamento. A differenza dei politici, che recitano se stessi in tutti i talk show, lontano dal set il signor Garko torna a essere esclusivamente il signor Garko e ha diritto a farsi maciullare la macchina con il cric soltanto dalle sue ex fidanzate. 

DA - http://lastampa.it/2014/01/11/cultura/opinioni/buongiorno/paese-reale-9tz3rau8MjbqGlJVjdTJfJ/pagina.html
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« Risposta #545 inserito:: Gennaio 14, 2014, 05:11:54 pm »

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14/01/2014

Ma come fa?
Massimo Gramellini

Chiedo scusa per la futilità dell’argomento, ma i traffici sentimentali del presidente Hollande (pronuncia: Olaond, con bocca storpiata in una smorfia parigina di fastidio) suscitano in noi, maschi banali e insensibili alle grandi questioni geopolitiche, una vibrante e insopprimibile curiosità: come fa? Come fa, dico, un ometto dal viso di meringa occhialuta a saziare e straziare legioni di cuori femminili? E non si sta parlando di suffragette libro-repellenti, incantabili da una collana di lapislazzuli o dal miraggio di una scodinzolata in tv. Le donne che quel signore senza carisma – ogni volta che apre bocca sembra il vicepresidente di se stesso – è riuscito a sedurre vantano fascino e personalità da vendere, oltre che una dose ubriacante di puzza sotto il naso. Eppure la statista raffinata e la giornalista unghiuta hanno baccagliato come tigri al momento della sua incoronazione, una di loro è in ospedale a curare lo smacco del tradimento, mentre la favorita del momento – un’attrice, ma naturalmente un’attrice impegnata – si è battuta per lui in campagna elettorale. E questo per limitarsi alla lista di dominio pubblico. 

Come fa? Le ipnotizza con il suo irresistibile sguardo da sogliola alla mugnaia? O le conquista con uno di quei comizi che hanno fatto russare davanti alla televisione milioni di francesi? Al confronto Sarkozy è Johnny Depp. A proposito, non è che anche madama Bruni ha incontrato Hollande davanti a una tisana e… No, impossibile, e comunque non lo voglio sapere. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/14/cultura/opinioni/buongiorno/ma-come-fa-NnaNlJ9j0BcLCFqh8qpk1I/pagina.html
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« Risposta #546 inserito:: Gennaio 16, 2014, 04:29:23 pm »

Buongiorno
16/01/2014

Intanto paga lei
Massimo Gramellini

Chiedo scusa se sono ancora costretto a occuparmi del gossipon de la semaine, ma i cugini francesi hanno un senso della parità tra i sessi abbastanza curioso e non molto dissimile dal nostro. Ieri il ministro (donna) della Cultura ha revocato la nomina dell’attrice e produttrice Julie Gayet in una importante giuria dell’Accademia di Francia a Roma. Come noi portinaie sappiamo fin troppo bene, Julie Gayet risulterebbe essere una conoscenza particolarmente intima dell’ineffabile presidente Hollande. Ora, delle due l’una. O Gayet è stata silurata all’improvviso non per i suoi demeriti, ma in quanto potenziale creatrice di imbarazzo al Budino in Capo. Oppure era stata precedentemente scelta non per i suoi meriti, ma proprio perché raccomandata dal Budino medesimo.

Naturalmente in Italia ci saremmo comportati allo stesso modo, con in più una cresta sulle ricevute. La differenza è che nell’abbassare lo sguardo sulle nostre miserie i maestri francesi avrebbero scosso la testa con un sogghigno di compatimento. Mentre noi, che maestri non siamo, ma allievi ripetenti e impenitenti, ci limitiamo a prendere nota della valenza universale ed eterna del problema. Come nel 1814 e nel 1914, anche nell’evoluto 2014, quando due amanti vengono scoperti, il maschio viene fatto passare per uno stupido farfallone e la femmina per una mantide perversa. E alla fine è quasi sempre intorno alla mantide che si scavano deserti. Fuor di metafora: lui si pente e lei perde il posto.

Da - http://lastampa.it/2014/01/16/cultura/opinioni/buongiorno/intanto-paga-lei-Etsj2MuRHpcyf4o7DMC6dL/pagina.html
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« Risposta #547 inserito:: Gennaio 16, 2014, 04:48:51 pm »

Buongiorno
15/01/2014

La leghitudine
Massimo Gramellini

Il giornale della Lega additerà quotidianamente gli appuntamenti pubblici della ministra Kyenge, accusata dai pensatori fosforici del movimento di «favorire la negritudine». Probabile che si tratti di una forma di istigazione. Di sicuro ha tutta l’aria di una sciocchezza. L’ennesima. La Lega rappresenta la prova plastica di come l’assenza di cultura possa distruggere un’intuizione a suo modo geniale, quale fu trent’anni fa quella di dare voce ai ceti tartassati del Nord. In mano a una classe dirigente preparata o appena normale, l’idea avrebbe attirato le migliori energie del lavoro e dell’università per costruire un federalismo fiscale moderno. Con i Bossi, i Borghezio, gli Speroni e adesso i Salvini si è invece scelta la strada becera, antistorica e per fortuna minoritaria del razzismo secessionista. Gli attacchi a Roma ladrona si sono illanguiditi con l’aumentare dei privilegi e dei denari pubblici, in un tourbillon di mutande verdi e lauree prepagate. Sono rimasti in piedi soltanto i simboli grotteschi e i luoghi comuni. L’odio per l’euro, i terun, i negher, la diversità e la complessità di un mondo nuovo che non si lascia esplorare dalle scorciatoie del pensiero.

La scelta suicida della Lega ha favorito gli umoristi, ma non i leghisti e i settentrionali, che oggi contano meno di trent’anni fa, nonostante le loro tre regioni più grandi siano governate, si fa per dire, da esponenti di quel partito. Con la forza barbarica si potrà forse andare al potere, ma per restarci con qualche costrutto è sempre consigliabile aggiungere alla pancia un po’ di cuore, e magari anche di testa.

Da - http://lastampa.it/2014/01/15/cultura/opinioni/buongiorno/la-leghitudine-5qWtpxM4TR6OdzwHlZt28N/pagina.html
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« Risposta #548 inserito:: Gennaio 17, 2014, 12:01:37 pm »

Buongiorno
17/01/2014

Biliardino libero
Massimo Gramellini

Se vi dicessero che, per avere installato un calciobalilla gratuito al posto delle slot machine, un barista di Mestre è stato multato di 1400 euro dallo Stato italiano, pensereste di vivere in un posto di pazzi. Ma se vi capitasse la fortuna di leggere il limpido documento di condanna della prefettura, secondo cui «il titolare di un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande (per gli amici: bar, ndr) deteneva e consentiva l’uso del gioco calciobalilla senza essere in possesso della prescritta autorizzazione», e questo «indipendentemente dalla gratuità o meno del gioco in questione», capireste l’enormità del reato che ci troviamo di fronte. Il somministratore di alimenti e bevande non si è limitato a detenere un pericoloso calciobalilla clandestino, irto di ometti rossi e blu non meglio identificati, ma ne ha consentito reiteratamente l’uso gratuito agli avventori. E il fatto che a quel calciobalilla abbia giocato una volta anche Balotelli, episodio citato dall’ingenuo barista come prova di utilità sociale, ne aggrava irrimediabilmente la posizione. E se una pallina colpita con troppa foga avesse sorvolato il locale e centrato in pieno la nuca di un passante, magari (non sia mai) del relatore del documento prefettizio? 

Al barista di Mestre sia almeno di consolazione sapere che nei prossimi giorni lo stesso Paese che gli ha appena dato 1400 euro di multa per detenzione illecita di calciobalilla lo premierà come esercente modello per avere sostituito le slot machine con il medesimo biliardino. Il finale più autenticamente italiano della storia sarebbe che il premio consistesse in un assegno di 1400 euro.

Da - http://lastampa.it/2014/01/17/cultura/opinioni/buongiorno/biliardino-libero-54GHylx87XN5C0gOj8MuBI/pagina.html
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« Risposta #549 inserito:: Gennaio 19, 2014, 12:30:12 am »

Buongiorno
18/01/2014

A Sua insaputa
Massimo Gramellini

In che modo reagisce agli imprevisti una struttura provata a tutte le intemperie come la Chiesa? Lo abbiamo verificato ieri, quando una suorina del Salvador di stanza a Rieti ha vinto il premio Scajola 2014 «A Sua insaputa». Martedì notte le consorelle avevano telefonato in ospedale per denunciare i sintomi di una malattia misteriosa: la ragazza aveva il ventre attraversato da forti dolori. La visita di rito ha svelato l’enigma: gravidanza al nono mese. 

E qui sono cominciate le reazioni, tutte all’insegna dello stupore. «Non è possibile, sono una suora» ha detto la suora, come se la qualifica valesse da contraccettivo. «Non potevamo immaginare una cosa simile» hanno aggiunto le consorelle, che avranno attribuito il pancione degli ultimi tempi a un’indigestione di panini imburrati. Francamente esagerata la reazione della madre superiora: «Ha fatto tutto da sola». E no, Madre: un aiutino, ancorché minimo, ci sarà pure stato, a meno di voler scomodare paragoni impegnativi. Ci si chiede piuttosto se nell’ultimo anno il presidente francese Hollande non abbia compiuto una visita di Stato a Rieti. Ma la Superiora si è superata quando ha detto: «Proprio non riesco a capire perché ci sia così tanta attenzione attorno a questa storia». Azzardiamo una risposta: perché in un mondo annoiato a morte dal ripetersi monotono delle stesse miserie, il parto della suorina conserva una freschezza che il ricordo ormai sbiadito della monaca di Monza non basta a offuscare. Come sempre è toccato a papa Bergoglio metterci una pezza: al neonato è stato dato il nome di Francesco. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/18/cultura/opinioni/buongiorno/a-sua-insaputa-7nUtyIOaQiApq9yEVpM3yJ/pagina.html
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« Risposta #550 inserito:: Gennaio 21, 2014, 05:54:37 pm »

21/01/2014

Pubblichiamo il testo della “Buonanotte“data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

La mattina di Capodanno del 1926, al comando di ottocento guardie a cavallo, il prefetto Cesare Mori cinge d’assedio Gangi, che in quel momento è la cittadella riconosciuta dei mafiosi.

Mori, non per nulla detto “il prefetto di ferro”, procede al rastrellamento casa per casa e sequestra tutte le donne e i bambini, raggruppandoli al centro della piazza principale. Concede ai mafiosi un ultimatum di 12 ore. Non sapremo mai cosa avrebbe fatto davvero di quelle donne e di quei bambini perché allo scoccare dell’undicesima ora Gaetano Ferrarello, il “capo dei capi” dell’epoca, esce a braccia alzate dal suo nascondiglio, che manco a farlo apposta si trova nel sottotetto della stazione locale dei carabinieri.

Se il prefetto Mori era arrivato a usare i bambini di un paese intero come arma di ricatto è perché sapeva che per la mafia del 1926, certo non meno crudele di quella di oggi, esistevano limiti invalicabili, legati a concetti come l’onore, che impedivano di torcere anche solo un capello a un minorenne.

Questa mattina all’alba, nella campagna di Cassano allo Ionio in provincia di Cosenza, alcuni cacciatori hanno trovato nascosta dietro un casale in rovina una station wagon incendiata. Dentro c’erano i cadaveri carbonizzati di due adulti e un altro scheletro più piccolo. Molto più piccolo. 

Si chiamava Nicola Campolongo, detto Cocò. Aveva tre anni e il destino di essere nato in una famiglia di spacciatori di droga. Il padre è in carcere, e così la madre. Per qualche tempo Cocò ha abitato dietro le sbarre con lei, ma poi si pensò che era una follia farlo vivere lì. Si pensò bene, intendiamoci, ma il pensiero successivo fu forse meno geniale: affidare Cocò alle cure del nonno Giuseppe Iannicelli, un sorvegliato speciale con precedenti di sequestro di persona, violenza sessuale e associazione per delinquere di stampo mafioso. 

Spacciava droga anche lui e probabilmente avrà pestato i piedi a qualche clan più potente che ha decretato, insieme con la sua, la morte della compagna di 27 anni e quella ancora più inconcepibile di Cocò. Dai primi accertamenti delle forze dell’ordine le esecuzioni sarebbero avvenute altrove. Poi, qualcuno che si arroga la pretesa di considerarsi un essere umano ha preso il corpo del bambino, lo ha adagiato accanto agli altri nell’auto del nonno, lo ha cosparso di benzina e gli ha dato fuoco.

Il nome di Cocò va ad aggiungersi a quelli di Valentina, Raffaella, Angelica e Santino, e ad altri ancora, nella lista dei piccoli uccisi dalle mafie senza altra colpa che quella di essere parenti di qualcuno o anche solo testimoni di un delitto.

Ai tempi di Mori, mafiosi camorristi e ndranghetisti avrebbero considerato questo tipo di crimine una macchia indelebile alla loro onorabilità. Ora non è più così e questa certezza, insieme con un grande dolore, ci dà anche una piccola speranza. Una mafia che ammazza impunemente i bambini non potrà mai più essere circondata da quell’alone di rispettabilità e persino di fascino che ha fatto per secoli la sua fortuna tra la gente comune. 

Chi ammazza bambini non è un eroe, un avventuriero e nemmeno un protettore credibile. Chi ammazza bambini è solo un assassino da assicurare alla giustizia. Ed è questo messaggio, per fortuna, che sta passando con forza nelle nuove generazioni. 

Ci spiace solo che Cocò se ne sia andato all’alba di un mondo che ci auguriamo migliore. Buonanotte. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/21/cultura/opinioni/buongiorno/coc-YqJFAl6XRNIndL3dtD8SvK/pagina.html
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« Risposta #551 inserito:: Gennaio 22, 2014, 06:52:37 pm »

22/01/2014

Avrei preferenza di no.
Massimo Gramellini

Vent’anni fa, la parola «preferenza» era impronunciabile tra persone perbene: sapeva di cosche, cordate e clientele. Veniva agitato come babau un certo Vito che a Napoli ne aveva raccolte oltre centomila. Craxi le amava, dunque rappresentavano il male assoluto. Il referendum Segni le rase al suolo, lasciandone una sola, orfanella senza speranza, presto immolata sull’altare dei collegi maggioritari, dove spesso i partiti catapultavano chi pareva loro: ho visto con i miei occhi il romano Adornato deambulare stranito tra le maioliche umbre e il siculo inappetente Ayala catechizzare all’ora di pranzo sui temi della legalità una platea di stremati camionisti romagnoli in astinenza da tagliatella. Poi arrivò il porcello, con le sue lunghe liste bloccate, rispetto a cui i microelenchi previsti dal nuovo porcellino sono pressoché uno splendore. E d’improvviso la preferenza cambiò segno. Non più trappola per allocchi e sentina di ogni vizio, ma avamposto dei veri democratici contro le oligarchie dei partiti.

Rimango legato ai pregiudizi di gioventù. Come direbbe il Bartleby di Hermann Melville nella traduzione di Celati: «Avrei preferenza di no». La fioritura di preferenze mi richiama alla mente il preferitissimo Fiorito. Perciò preferirei di gran lunga che anche nella scelta degli onorevoli candidati si introducessero per legge le primarie. E, già che ci siamo, che non venissero allestite di nascosto alla vigilia di Capodanno, come capitava quando al timone del Pd c’erano gli offesi di oggi, furbetti di ieri. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/22/cultura/opinioni/buongiorno/avrei-preferenza-di-no-YsYe3YQGwuAVYVhGehsxyK/pagina.html
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« Risposta #552 inserito:: Gennaio 24, 2014, 05:55:50 pm »

24/01/2014
Massimo GRAMELLINI

Ma l’Italia ce l’ha un ministro dell’Interno?, si chiede Antonio Barone nel suo blog sull’Huffington Post. A scandalizzarlo, a scandalizzarci, è il silenzio di Alfano intorno al rogo di Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato dalla ’ndrangheta. Quel gesto disumano, che ha cancellato definitivamente l’epica dei cosiddetti «uomini d’onore», scosso le coscienze e ispirato parole infuocate a Claudio Magris, è planato sulle spalle larghe del ministro senza lasciare traccia. In cinque giorni neppure una dichiarazione o un gesto che dessero la sensazione di uno Stato presente e, se non responsabile, almeno consapevole. Evidentemente Alfano considera ordinaria amministrazione che sul territorio italiano si consumino non solo i rapimenti dei familiari di un oppositore kazako, ma anche le mattanze infantili. 

La storia di Cocò è ancora più complessa e avvilente per le strutture dello Stato: c’è di mezzo una mamma in galera con cui il piccolo ha convissuto dietro le sbarre, prima di essere affidato da una decisione demenziale al nonno pregiudicato. Ma neanche su questo Alfano ha trovato il tempo di dire qualcosa. Comprendiamo che i tormenti della legge elettorale ingombrino una parte imponente della sua pur vasta intelligenza. E siamo certi che abbia presieduto vertici su vertici per mettere nel sacco gli assassini di Cocò. Ma la politica è comunicazione. Un ministro che parla di listini bloccati e non di un fatto di sangue che ha sconvolto il mondo intero farebbe meglio a presentare le dimissioni. Pubblicamente, però. Altrimenti non se ne accorgerebbe nessuno. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/24/cultura/opinioni/buongiorno/il-ministro-che-non-c-vkDwYQQIL0KGNHAiG2bkIM/pagina.html
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« Risposta #553 inserito:: Gennaio 24, 2014, 05:59:51 pm »

ET
23/01/2014

Massimo GRAMELLINI

Uno dei pochi imprenditori stranieri che abbia investito in Italia negli ultimi tempi alimenta un insano desiderio di autarchia. Si chiama Erik Thohir, detto E.T., miliardario per meriti paterni e grande esperto di basket indonesiano. Ha comperato la sola squadra di calcio mai retrocessa in serie B, l’Inter, con l’ambizioso progetto di riuscire là dove tutti i predecessori hanno fallito. Ha ripianato i debiti di Moratti, ridotto al ruolo di spaesato portavoce, ed è tornato in Indonesia a guardare il basket. Ogni tanto, nel cuore della notte, E.T. manda comunicati stampa depressivi che il sito dell’Inter pubblica con rassegnazione. L’altro giorno, mentre lui dormiva (o guardava il basket) i suoi astutissimi dirigenti hanno venduto alla Juventus il più talentuoso calciatore della rosa, Guarin, in cambio di un giocatore di tre anni più vecchio. Secondo una prima versione avrebbero agito a sua insaputa. Ma secondo un’altra, accreditata dal presidente juventino, E.T. avrebbe dato l’assenso all’operazione tramite un sms, salvo rimangiarselo con il solito comunicato spedito nella notte indonesiana. Alla fine è stato chiarissimo: non so, sì, boh, no. E «no» è stato. Pazienza se i due calciatori avevano già firmato i contratti e svuotato gli armadietti. 

Gli interisti gongolano per lo sgarbo alla rivale storica, ma dietro i loro sorrisi si legge il terrore per le prossime mosse di E.T. Pare che Renzi, in cambio di Guarin alla Fiorentina, abbia offerto Cuperlo a titolo definitivo e la metà sinistra di Fassina, il cui unico limite sarebbe una certa intolleranza verso le critiche del mister. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/23/cultura/opinioni/buongiorno/et-S1AoxzKJMcyF0CAZJvFVcI/pagina.html
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« Risposta #554 inserito:: Gennaio 26, 2014, 11:39:51 pm »

25/01/2014
Massimo GRAMELLINI

Entrate con me nella macchina del tempo: oggi è il 25 gennaio 1994, tra ventiquattro ore Berlusconi annuncerà da tutti i televisori la sua discesa in campo e la storia d’Italia cambierà per sempre. Il videomessaggio è già stato registrato, ma forse si può fare ancora qualcosa. Dov’è Tom Cruise di Mission Impossible? Ci guardiamo intorno smarriti, il giornale serrato tra le mani, ma nessuno sembra rendersi conto di ciò che lo aspetta. Bossi lancia un ultimatum a Segni. Occhetto incontra i cristiano sociali. Pannella insulta i giornalisti. Ordinaria amministrazione, mentre questa è la vigilia di un giorno straordinario, per la miseria. «Ehi, qualcuno ci sente? Attenzione, sta per arrivarvi addosso Berlusc…». La sirena d’allarme viene inghiottita dal chiacchiericcio quotidiano. La figlia di Al Bano e Romina è sparita. Un ragazzo di Torino ha scritto al presidente Scalfaro perché impedisca alla fidanzata di abortire e l’Italia, tanto per cambiare, si è spaccata in due. Scorriamo i necrologi: l’anziana beneamata, l’esimio anestesista, il magistrato partigiano. Loro non sapranno mai. L’ultimo, in particolare, si è risparmiato un’inutile crudeltà. 

Il solo ad annusare il pericolo è l’apache democristiano Mino Martinazzoli, che dichiara su «La Stampa» ad Augusto Minzolini: «Berlusconi vuole fare politica trattandoci come delle cameriere». Martinazzoli, la preveggenza del genio. Anche se, col senno di poi, parlando di cameriere era stato fin troppo ottimista. Risaliamo sconsolati sulla macchina del tempo, mentre uno scout fiorentino di diciotto anni ci chiede un passaggio per Palazzo Chigi. 

DA - http://lastampa.it/2014/01/25/cultura/opinioni/buongiorno/ventanni-prima-75wyv6J0dXttI8BjjdXHHI/pagina.html
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