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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 331941 volte)
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« Risposta #450 inserito:: Maggio 04, 2013, 03:43:37 pm »

Buongiorno
04/05/2013

Storia di un’italiana

Massimo Gramellini


Nadira è nata in Algeria da madre turca e padre mezzo tedesco e mezzo berbero. Quando le chiedono di che razza è, risponde: umana. Suo padre, Rachid Haraigue, ha combattuto il colonialismo francese e poi l’integralismo islamico, da presidente della Federcalcio algerina aprì alle donne gli stadi, ma soprattutto gli studi: chiamava la cultura «il passaporto delle algerine per il viaggio verso la libertà». 

 

Si è preso tre pallottole nel cuore, alle otto di un mattino di gennaio. Ma prima era riuscito a far prendere a Nadira quel famoso passaporto. La laurea, il concorso, la borsa di studio per un master dell’Eni a Milano. Nadira ci è arrivata senza un soldo e senza sapere una parola della nostra lingua: la studiava di notte, cenando con lo yogurt risparmiato alla mensa di mezzogiorno. Si è piazzata fra i primi dieci, è stata assunta e si è innamorata di uno degli altri nove. Oggi ha una famiglia e una identità italiane. A tre anni suo figlio sapeva già l’inno di Mameli a memoria e ovviamente glielo aveva insegnato lei, che per l’Italia nutre la passione cieca e assoluta degli amori conquistati con fatica. Ogni volta che c’è un attentato, come quello al carabiniere di Palazzo Chigi, le si risveglia dentro qualcosa di tagliente e pensa al padre, a Falcone e a Borsellino: i suoi eroi. 

 

Il bambino di Nadira ha mille sfumature nel sangue, una più di lei, che nella lettera più patriottica che abbia mai ricevuto scrive: «Credo in un Paese dove neri, omosessuali, atei, cristiani, musulmani ed ebrei possano vivere senza essere insultati. Dove una donna nata in Congo possa diventare ministra senza essere insultata».

da - http://lastampa.it/2013/05/04/cultura/opinioni/buongiorno/storia-di-un-italiana-of3FFw2Cnl9dXNZerRQO9N/pagina.html
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« Risposta #451 inserito:: Maggio 07, 2013, 11:07:41 pm »

Buongiorno
07/05/2013

Andreottwitter

Massimo Gramellini


Una volta Montanelli scrisse che in chiesa De Gasperi e Andreotti si dividevano i compiti: De Gasperi parlava con Dio e Andreotti col prete.
«Sì, ma a me il prete rispondeva», gli replicò Andreotti. Forse ora toccherà a lui parlare con Dio e non se la potrà cavare con una delle sue battute. Ciniche, gelide, brevi: da star di Twitter prima di Twitter. Se Dio esiste, ci sono forti dubbi che sia democristiano (ecco, questa potrebbe averla detta lui) e meno che mai della sua corrente, per un pregiudizio anzitutto estetico (Sbardella, Vitalone, Evangelisti: più che ritratti sono foto segnaletiche). 

Senza l’ambizione di rubare il mestiere al pubblico ministero celeste, un lungo soggiorno in purgatorio deve averlo messo in preventivo anche Andreotti. Fin dal giorno in cui, ancora imberbe, decise di sporcarsi le mani con il potere. Perché il potere logora chi non ce l’ha, ma sporca tutti coloro che lo toccano, e chi sostiene il contrario è solo un fanatico, o un ipocrita.

Resta l’ironia, molto andreottiana, della scomparsa di un uomo che dopo sessant’anni di vita pubblica sembrava incarnare la prova dell’immortalità: non dell’anima, ma del corpo. Se ne va col suo carico intatto di misteri, ma dopo averne chiarito almeno uno: non è vero che tirare a campare è sempre meglio che tirare le cuoia, come recita uno dei suoi tweet più celebri. Proprio perché a tutti succede di tirarle, prima o poi, tanto vale campare a testa alta e a cuore acceso.

da - http://www.lastampa.it/2013/05/07/cultura/opinioni/buongiorno/andreottwitter-MQDQAXuXAsbfPj6VNOBQ6J/pagina.html
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« Risposta #452 inserito:: Maggio 09, 2013, 04:35:30 pm »

Buongiorno
09/05/2013

Mentana e il millepiedi

Massimo Gramellini

Dopo l’ennesima sbornia di insulti, per lo più anonimi, persino un formidabile incassatore come Enrico Mentana ha abbandonato Twitter, nuovo giocattolino dei maschi influenti. Il meccanismo è implacabile: milioni di italiani atterriti dalla crisi hanno bisogno di capri espiatori su cui sfogare la loro paura tramutata in rabbia, e non li cercano fra i colpevoli di primo livello - finanzieri e alti burocrati dello Stato, volti muti e oscuri - ma fra i personaggi che vanno in tv, cioè politici e giornalisti: i Visibili. Con Twitter la tecnologia offre al popolo un modo per sfogarsi in tempo reale. La cattiveria contro Mentana che prima gridavi al televisore del tinello, sentendoti un frustrato che parlava da solo, adesso puoi spedirgliela direttamente sul telefonino: sai che il suo amor proprio ne soffrirà e ti consideri vendicato. È una società schizofrenica quella che da un lato ti illude di poter dialogare con Mentana e dall’altro ti preclude qualsiasi crescita nella scala sociale. Che ti regala brividi di onnipotenza sul telefonino, mentre nella vita reale ti ricorda di continuo che non conti nulla. Il Visibile, a sua volta, paga il proprio peccato di narcisismo con la vulnerabilità: è un bersaglio a cui non è consentito offendersi, perché se rifiuta il botta e risposta con chi lo insulta diventa subito un censore o uno snob.

L’equivoco che distruggerà la finta democrazia di Twitter è che ogni dialogo implica intimità e conoscenza reciproca. Mentana aveva 312.000 followers (seguaci). Ma nemmeno un millepiedi può imbastire un rapporto autentico con 312 mila telefonini. 

da - http://www.lastampa.it/2013/05/09/cultura/opinioni/buongiorno/mentana-e-il-millepiedi-Y8PXSAUBWgPSqe5ifpU9eJ/pagina.html
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« Risposta #453 inserito:: Maggio 11, 2013, 11:01:16 am »

Buongiorno
11/05/2013

Ci sono ancora

Massimo Gramellini

Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. Adesso tutti starete pensando che mamma e papà non si sono comportati bene: in effetti mi hanno lasciato solo, sotto un cavalcavia, con indosso pochi stracci e senza un biberon nei paraggi. Ma io non mi permetto di giudicarli. Certo è che noi neonati siamo indifesi: ci buttano dai ponti, ci fanno esplodere sotto le bombe, ci vendono per pochi soldi. Siamo carne da telegiornale. Prima di chiudere gli occhi, mi sono raggomitolato tra i rifiuti per cercare conforto e ho pensato: ma è davvero così brutto questo mondo che sto già per lasciare? Poi mi sono sentito sollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo ho visto che la bellezza c’è ancora. C’è bellezza nel camionista che mi ha trovato e nell’ispettore che mi ha messo questo nome meraviglioso: è importante avere un nome, significa che sei esistito davvero. C’è bellezza nei poliziotti che per il mio funerale hanno fatto una colletta a cui si sono uniti tutti, dai pompieri alle guardie forestali. E c’è, la bellezza, nella ditta di pompe funebri che ha detto «per il funerale non vogliamo un euro», così i soldi sono andati ai volontari che in ospedale aiutano i bimbi malati. Dove sono nato io, metteranno addirittura una targa. Allora non sono nato invano. Mi chiamo Gabriele Francesco, e ci sono ancora.

(Liberamente tratto dal testo inviatomi ieri, giorno del funerale di Gabriele Francesco, da un lettore di Novara che ha chiesto di restare anonimo. C’è tanta bellezza anche in lui). 

http://lastampa.it/2013/05/11/cultura/opinioni/buongiorno/non-invano-x76kxrFrJ8xVr7FE4bQwvN/pagina.html
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« Risposta #454 inserito:: Maggio 15, 2013, 11:57:12 am »

Buongiorno
15/05/2013

Diritto all’illegalità

Massimo Gramellini


A Palermo la decisione provocatoria di multare i parcheggiatori abusivi ha suscitato la prevedibile reazione delle vittime, che hanno marciato per le strade del centro brandendo cartelli di protesta. «Non siamo mafiosi», era il loro urlo di dolore, e in effetti non c’è chi non veda la differenza fra chiedere denaro in cambio di protezione e chiederlo in cambio della garanzia di ritrovarsi la macchina non rigata (o la macchina, tout court). 

La persecuzione dei parcheggiatori abusivi - gente perbene che si guadagna onestamente da vivere rimanendo ferma sotto il sole a non fare nulla anche per ore - rientra in un quadro di vessazioni più generale. Davanti ai tentativi, sporadici ma pur sempre arroganti, dello Stato di far rispettare la legge, stupisce che solo i parcheggiatori abbiano trovato il coraggio di ribellarsi apertamente.

Cosa aspettano i borseggiatori a sfilare sotto le finestre del municipio per rivendicare la sacrosanta libertà di scippo? E gli usurai, i contrabbandieri, gli spacciatori? Immagino che il loro riserbo nasconda, più che una qualche forma di pudore, il sospetto che uno stillicidio di proteste potrebbe non sortire l’effetto sperato.

Sarebbe decisamente più efficace una manifestazione nazionale che riunisse tutte queste professioni sotto il nobile vessillo del diritto all’illegalità.
Additando il corteo dei parcheggiatori abusivi che rivendicavano con orgoglio l’appartenenza alla categoria, sembra che un agente provocatore appena sceso da una Panda abbia fatto notare ai vigili che finalmente esisteva la possibilità di coglierli in flagranza di reato. Non mi stupirei se gli avessero dato una multa.

da - http://lastampa.it/2013/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/diritto-all-illegalita-On3BDchUNyhOoz7nci70XP/pagina.html
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« Risposta #455 inserito:: Maggio 16, 2013, 11:13:07 am »

Buongiorno
16/05/2013

Il piccolo stopper

Massimo Gramellini

Questa foto in bianco e nero ha già fatto il giro del mondo. È stata scattata su qualche campetto delle Canarie e immortala un Alejandro di 5 anni mentre si erge a paciere tra arbitro e allenatore, con l’aria seria e scocciata che hanno i bambini quando incrociano l’ottusità dei grandi. Avrete riconosciuto i due litiganti. Sono gli ospiti dei talk show («Capra capra capra», «Lasciami parlare, io non ti ho interrotto»), gli assatanati che in strada si insultano per un parcheggio, i gladiatori da tastiera che al terzo messaggio si stanno già mandando reciprocamente a quel paese. L’aggressività è lo smog dell’anima e ovunque ci sia un conflitto futile la respiriamo. 

In realtà l’uomo con la maglietta bianca sono io, appena qualcuno ha la sfrontatezza di rifiutarmi la patente di uomo più irresistibile del pianeta. E il tizio in giacchetta nera è il mio alter ego interiore, al quale regalo energia ogni volta che mi arrabbio. In mezzo a noi si staglia un bimbo offeso dalla nostra stupidità, che vuole vivere in pace e cerca di separarci. Ma il bimbo sono sempre io, anche se l’ho dimenticato. Perché da adulto non diventi come quei due, quei due dovrebbero ricordarsi di essere stati come lui. 

da - http://lastampa.it/2013/05/16/cultura/opinioni/buongiorno/il-piccolo-stopper-PFxd6y8VPHUJoEi5XmnuuK/pagina.html
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« Risposta #456 inserito:: Maggio 16, 2013, 11:17:51 am »

Buongiorno
15/05/2013

Diritto all’illegalità

Massimo Gramellini


A Palermo la decisione provocatoria di multare i parcheggiatori abusivi ha suscitato la prevedibile reazione delle vittime, che hanno marciato per le strade del centro brandendo cartelli di protesta. «Non siamo mafiosi», era il loro urlo di dolore, e in effetti non c’è chi non veda la differenza fra chiedere denaro in cambio di protezione e chiederlo in cambio della garanzia di ritrovarsi la macchina non rigata (o la macchina, tout court). 

La persecuzione dei parcheggiatori abusivi - gente perbene che si guadagna onestamente da vivere rimanendo ferma sotto il sole a non fare nulla anche per ore - rientra in un quadro di vessazioni più generale. Davanti ai tentativi, sporadici ma pur sempre arroganti, dello Stato di far rispettare la legge, stupisce che solo i parcheggiatori abbiano trovato il coraggio di ribellarsi apertamente.

Cosa aspettano i borseggiatori a sfilare sotto le finestre del municipio per rivendicare la sacrosanta libertà di scippo? E gli usurai, i contrabbandieri, gli spacciatori? Immagino che il loro riserbo nasconda, più che una qualche forma di pudore, il sospetto che uno stillicidio di proteste potrebbe non sortire l’effetto sperato.

Sarebbe decisamente più efficace una manifestazione nazionale che riunisse tutte queste professioni sotto il nobile vessillo del diritto all’illegalità.
Additando il corteo dei parcheggiatori abusivi che rivendicavano con orgoglio l’appartenenza alla categoria, sembra che un agente provocatore appena sceso da una Panda abbia fatto notare ai vigili che finalmente esisteva la possibilità di coglierli in flagranza di reato. Non mi stupirei se gli avessero dato una multa.

da - http://lastampa.it/2013/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/diritto-all-illegalita-On3BDchUNyhOoz7nci70XP/pagina.html
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« Risposta #457 inserito:: Maggio 18, 2013, 04:39:13 pm »

Buongiorno
17/05/2013

Attenuanti ipocrite

Massimo Gramellini


Il 12 gennaio 2012 il vigile milanese Niccolò Savarino era di turno in un parcheggio della Bovisa quando un ladro di Suv lo travolse, trascinandolo sull’asfalto per duecento metri: una morte orribile. L’assassino fu fermato in Ungheria, ma solo dopo lunghe indagini si conobbe la sua reale identità. Remi Nikolic, nato in carcere da una detenuta. Il tribunale dei minorenni (all’epoca dei fatti non aveva ancora 18 anni) gli ha quasi dimezzato la pena - da 26 a 15 anni - riconoscendogli le attenuanti generiche con questa motivazione: la sua unica scuola di vita sono stati i delinquenti fra i quali è cresciuto. 

A me sembra una sentenza ipocrita e pericolosa. Mentre la mano civile dello Stato frappone mille ostacoli all’inserimento dei piccoli rom (sono note, nella stessa Milano, le peripezie delle eroiche maestre di via Rubattino per garantire la scuola ai bambini di quella comunità), la mano giudiziaria trasforma quel fallimento sociale in attenuante: un bel modo per sciacquarsi la coscienza, contrapponendo ingiustizia a ingiustizia. Ma si tratta anche di un precedente pericoloso: adesso qualsiasi persona cresciuta in un ambiente disagiato, e Dio sa quante ne sta producendo la crisi, potrà pretendere un analogo sconto di pena. Questa retorica vittimista, che tutto è tranne che la virtù dei buoni, darà purtroppo voce alle gole sguaiate dei razzisti e accrescerà il consenso sociale verso i dispregiatori delle minoranze, sempre più identificate come destinatarie di trattamenti privilegiati, in una guerra fra poveri che è il vero incubo da scongiurare. 


DA - http://www.lastampa.it/2013/05/17/cultura/opinioni/buongiorno/attenuanti-ipocrite-yIf0YcJwRwUEL43OCAC7LK/pagina.html
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« Risposta #458 inserito:: Maggio 21, 2013, 04:58:15 pm »

Buongiorno
21/05/2013

Balo e Buu

Massimo Gramellini

Vorrei la pelle nera per potermi concedere il lusso di ripetere le parole pronunciate ieri a Torino dalla ministra Kyenge, che con equilibrio encomiabile ha scollegato i fischi a Balotelli dalla questione ben più seria del razzismo. Persino un buonista politicamente corretto come me desidererebbe ogni tanto che il centravanti della Nazionale fosse biondo con gli occhi azzurri per poterlo mandare senza sensi di colpa a quel paese. (Anche se, e non bisogna mai dimenticarlo, a un biondo con gli occhi azzurri nessuno indirizzerebbe certi buu). Capisco il trauma della sua infanzia e le ferite sottili dell’adolescenza, quando la famiglia adottiva gli organizzava feste con gli amichetti e lui spariva in camera sua a sfasciare giocattoli, traboccante di rabbia esibizionista nei confronti di un mondo che lo considerava diverso. Però la vita gli ha restituito tanto - in affetti umani, doti sportive e beni materiali - o comunque abbastanza per rendere necessario, e dignitoso, uno scatto di qualità che gli faccia smettere almeno in campo di assumere atteggiamenti da bamboccio indolente, strafottente e provocatorio. 

Sia chiaro: la balotellaggine di Balotelli non giustifica i buu. Ma neanche i buu giustificano Balotelli, né possono essere utilizzati da quest’ultimo per continuare a fare i propri comodi indossando i panni della vittima. Le vittime sono i neri sfruttati, discriminati e irrisi. Balotelli può essere il simbolo di un’Italia giovane, aperta e multirazziale, l’unica in grado di tirarci fuori dai guai. Oppure può diventare l’ennesimo prodotto del vittimismo italico: il vero sport nazionale. A lui, non alle curve, la scelta.

da - http://lastampa.it/2013/05/21/cultura/opinioni/buongiorno/balo-e-buu-4w7mCabWqAihrm1v11GMZM/pagina.html
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« Risposta #459 inserito:: Maggio 21, 2013, 07:10:52 pm »

Salone internazionale del libro 2013
19/05/2013

Come ti reinvento il bestseller dell’anno

«Fai bei sogni»: uscito 15 mesi fa per Longanesi, è rimasto tra i primi 10 titoli nella classifica delle vendite

Gramellini “riscrive” il suo romanzo in pubblico

Alle ore 11 su LaStampa.it la diretta in streaming dell’evento


Tiziana Platzer

Per due edizioni di seguito l’autore racconta lo stesso libro. Un fatto eccezionale al Salone. Un libro dalla vita eccezionale. Quel «Fa bei sogni» di Massimo Gramellini nato quindici mesi fa dai tipi di Longanesi e mai uscito da allora ai primi dieci titoli in classifica, un romanzo che ha messo in memoria 1 milione e 200 mila copie. 

Lettori che stamane alle 11 all’Auditorium raccoglieranno l’invito dell’autore «Facciamo bei sogni». Già di per sè, una gran bella proposta. 

 

«Certo l’idea di essere nuovamente al Salone con lo stesso libro è un fatto un po’ strano» dice il vice-direttore della «Stampa» sorridendo di quest’avventura editoriale. «Mentre lo stavo scrivendo, la sera chiudevo il computer e mi dicevo con sincerità “ma a chi interesserà questa storia? Boh”. Ecco, oggi, vorrei toccare i temi profondi che vivono dentro il libro, ma con il sorriso». 

 

Una leggerezza permessa dal «gioco» che sarà condotto sul palco dall’attore e autore Pino Ammendola. «Un amico ed è venuta a lui l’idea di poter giocare con le pagine» prosegue Gramellini. «Lui ed Elisa Galletta leggeranno degli stralci, improvviseranno e mi coinvolgeranno in nuovi racconti. Io non so davvero cosa succederà». È sicuro che andrà «a braccio» sulle corde delle emozioni universali, a tu per tu con un pubblico che, questa volta, la sua autobiografia l’ha conosce perfettamente. E i lettori avranno un’inconsueta opportunità ulteriore: avere di fronte uno dei personaggi del libro, quella Elisa che nell’ultima parte del romanzo entra nella vita di Massimo e lo aiuta ad accettare la verità sulla morte della madre. 

«Lei in carne e ossa, la ventata buona che dà il coraggio finale alla storia» dice ancora l’autore. «Ma parlerò anche del contributo dei lettori di “Fa bei sogni”. Ho ricevuto decine di migliaia di lettere con commenti e storie personali bellissime, commoventi». Non deve pensarci un secondo: «Una signora, affetta dallo stesso male di mia madre, con un marito e un bambino, ha avuto un giorno in cui ha pensato di togliersi la vita, ma gli è venuto in mente il Massimo piccolo dell’inizio del libro e si è fermata. 

Magari non è stato proprio così, ma è grande pensare che la parola scritta abbia ancora un potere». Tanto che in una cittadina americana un’insegnante ha tenuto un corso di letteratura italiana per la terza età con «Fa bei sogni»: «Mi hanno scritto tutti, in italiano, non sanno chi io sia ma vorrebbero tanto conoscere Elisa». Peccato si siano persi il Salone.


da - http://www.lastampa.it/2013/05/19/cultura/salone-del-libro/2013/come-ti-reinvento-il-bestseller-dell-anno-zAmhmfVvaTuEZ0bahrjlKP/pagina.html
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« Risposta #460 inserito:: Maggio 22, 2013, 05:14:18 pm »

Buongiorno
22/05/2013

Debiti e paghette

Massimo Gramellini

Un quarantenne su quattro vive grazie alla paghetta dei genitori. Detto con più precisione: secondo una ricerca commissionata dalla Coldiretti, in Italia il 28 per cento degli adulti fra i 35 e i 40 anni (mi rifiuto di chiamare giovane un quarantenne) ha bisogno del sostegno dei familiari. Perché è disoccupato, cassintegrato, parzialmente o saltuariamente occupato, superoccupato ma sottopagato. In ogni caso: preoccupato. Sono i numeri di un terremoto sociale. I nonni mantengono i figli con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai nipoti. E quando il risparmio delle famiglie si esaurirà, magari dopo la prossima spremuta fiscale benedetta dalla signora Merkel, cosa ne sarà dei superstiti? E a chi venderanno i beni di consumo le aziende che, per fabbricarli a prezzi sempre più bassi, sono costrette a tagliare posti e retribuzioni? 

Nel mucchio dei percettori di paghette ci sarà sicuramente qualche parassita indisponibile al sacrificio e una percentuale di illusi che si ostina a perseguire un corso di studi o un mestiere che la rivoluzione tecnologica ha confinato nel museo delle cere. Ma la maggioranza è composta da giovani o ex giovani disposti a tutto e condannati al niente. Torrenti di energia ristagnante. Il costo emotivo della crisi è superiore persino a quello economico. Penso all’umiliazione e al senso di fallimento di un adulto costretto a chiedere aiuto ai suoi vecchi. Chissà se in Europa qualcuno ha ancora la forza di fermare questo treno che corre verso il buio. Non è tempo di pagare i debiti del secolo scorso, adesso. Per pagare i debiti servono stipendi, non paghette. 

DA - http://www.lastampa.it/2013/05/22/cultura/opinioni/buongiorno/debiti-e-paghette-Kyep8rQ3QKA8FJpEnBe95K/pagina.html
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« Risposta #461 inserito:: Maggio 24, 2013, 04:36:18 pm »

Buongiorno
24/05/2013

Vota l’amore

Massimo Gramellini


Chissà se qualcuno riesce a spiegarmi cosa ci sia di male nel sms che il ministro Franceschini ha inviato a una cerchia di telefonini intimi: «Caro amico, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela Di Biase, la mia compagna, che si candida in consiglio comunale? Dario». Il tono è garbato, e palese l’indicazione del rapporto fra la candidata e lo sponsor. In quelle parole vi sembra di intravedere una caduta di stile, un’ostentazione di potere, uno scambio inconfessato di favori? Io (al pari della Santanché, con cui per la prima volta dai tempi delle guerre puniche mi trovo d’accordo) vi ho colto uno slancio d’affetto. Tanto più che la signora Di Biase non è entrata in politica dalla porta principale come fidanzata del ministro, ma ne frequenta le cucine, cioè i consigli di circoscrizione, per conto proprio da anni. Se Franceschini, anziché spedire il messaggino, avesse fatto volantinaggio oppure organizzato una festa elettorale, sarebbe stato meno sconveniente? Eppure sulla Rete si leggono solamente reazioni improntate all’odio e al disprezzo. Anche il blog di Grillo ha pubblicato il messaggino accanto alla dicitura irridente «Tengo famiglia», dimenticando che vari eletti del movimento sono stati scelti sul web con una quarantina di preferenze: la cerchia di una famiglia, appunto. 

Quando persino un gesto di cuore diventa pretesto per ghigni di rancore significa che la civiltà sta retrocedendo verso la barbarie.

Mi dispiace per i rancorosi, ma l’odio è la conseguenza della crisi, non la soluzione. Quella pare si trovi solo nell’amore.

 
da - http://lastampa.it/2013/05/24/cultura/opinioni/buongiorno/vota-lamore-eOFd0JY7YXyKUkdAMTfIBL/pagina.html
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« Risposta #462 inserito:: Maggio 28, 2013, 05:06:14 pm »

Buongiorno
28/05/2013

Qui si discute di femminicidio

Massimo Gramellini


La foto testimonia l’interesse travolgente con cui i deputati della Repubblica hanno seguito il dibattito sulla ratifica della convenzione di Istanbul, che finalmente riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani.

Esprimo solidarietà alla presidente Boldrini (quel puntino scuro sulla destra) e ai pochi superstiti. Se qualcuno volesse sapere perché le urne della politica sono sempre più vuote, gli basterebbe osservare le aule. Le urne si adeguano soltanto, partecipando a quel senso diffuso di impotenza che è il male sottile della democrazia. 

http://lastampa.it/2013/05/28/cultura/opinioni/buongiorno/qui-si-discute-di-femminicidio-FFwK9qXWn04E7dXQuHeYoM/pagina.html
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« Risposta #463 inserito:: Maggio 29, 2013, 06:26:29 pm »

Buongiorno
29/05/2013

Prima che sia tardi

Massimo Gramellini

Come ci si comporta con una donna innamorata in pericolo di vita che non vuole essere salvata? C’è la ragazza di Caserta con la milza spappolata dai calci del fidanzato che rilascia un’intervista per dirgli che lo perdona e lo ama ancora. E c’è la ragazza di Nettuno che torna a casa col setto nasale rotto e sostiene di essere caduta, ma quando il padre viene a sapere da altri che sono stati i pugni del moroso a ridurla in quello stato, lei si rifiuta di sporgere denuncia. Per noi che le osserviamo da fuori, le gesta dei due trogloditi sono le prove generali del prossimo delitto. Ma per chi le subisce sotto l’effetto di un’emozione malata e di una sconsolante immaturità sentimentale, appariranno forse una forma estrema e «macha» di passione. 

Quando nutrivo una fiducia illimitata nelle parole, pensavo che gli amori sbagliati fossero incantesimi dissolvibili da una frase pronunciata al momento giusto. Per esempio: chi alza le mani su di te, non ti ama e non merita il tuo amore. Ma le vittime non sanno di essere in trappola. Sperano di redimere il bruto e si smarriscono dentro spirali psicologiche che contemplano di tutto, dal masochismo all’istinto protettivo, all’orgoglio di chi non accetta di essersi sbagliata. Esaurite le parole, a scuotere le coscienze obnubilate rimangono i gesti. Il padre della ragazza di Nettuno ha denunciato il picchiatore contro la volontà della figlia. E l’avvocata della ragazza di Caserta ha rinunciato al mandato: si è rifiutata di continuare a difenderla. Azioni forti, provocatorie. Luci accese nei crepacci di certi amori sbagliati, affinché qualcuno li veda e si fermi, prima che sia tardi. 

da - http://lastampa.it/2013/05/29/cultura/opinioni/buongiorno/prima-che-sia-tardi-1Z2z2SMx4hmhgIxL5qHJoN/pagina.html
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« Risposta #464 inserito:: Maggio 31, 2013, 11:18:25 pm »

BUONGIORNO
30/05/2013

Galletti rossi

MASSIMO GRAMELLINI

Dice il saggio zen: la tua debolezza sarà la tua forza. Non so se al momento dell’illuminazione il saggio zen avesse in mente le correnti del Pd, però la massima buddista si adatta perfettamente al partito più caciarone del globo. Qual è il limite da sempre riconosciuto al centrosinistra italiano? Di essere un’accozzaglia di feudatari senza re, di galletti in perpetua baruffa fra loro, la cui preoccupazione principale non consiste nel cercare una strada propria, ma nel tagliare quella del vicino di pollaio. Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza. 
 
Il problema dei movimenti padronali è che l’identificazione degli elettori scatta soltanto nei confronti del capo. Il resto è truppa, selezionata sulla base della fedeltà anziché del carattere. Là dove comanda uno, al massimo due, i talenti sono soffocati in ruoli gregari e i mediocri impazzano, credendosi fenomeni. Nel Pd invece comandano tutti, quindi nessuno, ma quello che su scala nazionale è un difetto catastrofico, a livello locale diventa la garanzia di personalità riconoscibili dall’elettorato. Dopo i risultati di domenica, un partito banale si batterebbe per il ripristino dei collegi nelle elezioni politiche, così da sfruttare il proprio punto forte. Un partito banale, ma non il Pd: ieri ha affossato a maggioranza quella proposta per la ragione inoppugnabile che a presentarla era stato uno dei propri parlamentari. Appresa la notizia, il saggio zen autore della massima è stato ricoverato per esaurimento nervoso. 

da - http://www.lastampa.it/2013/05/30/cultura/opinioni/buongiorno/galletti-rossi-7J6Mc1g6X2PPZBq375siSN/pagina.html
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