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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 331572 volte)
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« Risposta #315 inserito:: Luglio 27, 2012, 04:21:52 pm »

27/7/2012

Distrazione di massa

Massimo GRAMELLINI

A cosa servono le Olimpiadi? A ricordarci che esiste una dimensione della vita che prescinde dalla depressione. Leggo e ascolto commenti acidi sui Giochi della Crisi, utilizzati dal potere come arma di distrazione di massa. Mentre qualche miliardo di allocchi telecomandati si riempirà il cranio con le imprese sportive - è il ragionamento in voga - i padroni del vapore procederanno indisturbati a ingannare e affamare il popolo beota.

A parte che queste poco emerite attività vengono dispiegate incessantemente da anni senza alcun bisogno del paraocchi olimpico, rifiuto quel devastante effetto collaterale della crisi che ci induce a vivere ogni momento di gioia con un senso di colpa. Invece mai come adesso sarebbe utile lasciarsi andare alla seduzione dell’estate. Innamorarsi e godere, anche di niente: di una carezza, di un tramonto e, perché no?, di un centometrista giamaicano che sfreccia dentro il televisore al culmine di una serata afosa. Le Olimpiadi, a saperle guardare con quel pizzico di retorica che nello sport non guasta, sono una fabbrica di stimoli corroboranti. Storie di persone provenienti da ogni ripostiglio del pianeta che ci raccontano come si insegue un sogno, come si coltiva un talento, come si impara a vivere in rimonta, con rigore e sudore, pur di migliorare se stessi. Magari imparassimo a distrarci con questo genere di armi. Torneremmo all’olimpiade quotidiana della crisi un po’ più convinti che in fondo al rettilineo possa esserci una medaglia anche per noi.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1211
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« Risposta #316 inserito:: Luglio 27, 2012, 04:37:59 pm »

25/7/2012

Il cerchio mancante

Massimo GRAMELLINI

Non prendetemi per pazzo. Oppure sì. Ma insomma, provate a immaginare. Provate a immaginare che fra oggi e domani, vigilia d’Olimpiade, tutti gli atleti delle nazioni dell’area euro presenti a Londra si sfidino nelle rispettive specialità. Immaginate che i primi tre classificati, e soltanto loro, partecipino poi ai Giochi con la divisa della Unione Europea. Immaginate davanti al video una ragazzina spagnola che tifa Federica Pellegrini e un pensionato tedesco che incoraggia il centometrista francese Lemaitre. Immaginate il medagliere olimpico, con l’Europa Unita che lotta per il primo posto contro l’America e la Cina, e quasi sicuramente le supera, sentendosi di nuovo il centro glorioso del mondo e non un insieme di piccole, rissose e decadenti periferie. Immaginate quale effetto avrebbe sull’identità del Vecchio Continente la condivisione di emozioni così possenti. Forse persino l’euro cesserebbe di essere una moneta svizzera finita per sbaglio nelle nostre tasche, assurgendo finalmente a simbolo di qualcosa di vivo.

Avete immaginato? Ora riatterrate sulla realtà schizofrenica delle prossime settimane, quando nei discorsi economici invocheremo politiche unitarie e in quelli agonistici ci scanneremo per le piccole patrie di appartenenza, nani destinati alla sconfitta: in pista come in Borsa. Prendetemi per pazzo, ma non per scemo. So bene che la crisi d’Europa non si risolve con una manciata di medaglie. Ma so anche che lo sport sarebbe un buon mastice per tentare di mettere insieme le membra di questo gigante depresso, che ha fatto la Storia ma rischia di essere sfatto dalla cronaca.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1209&ID_sezione=56
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« Risposta #317 inserito:: Agosto 01, 2012, 07:43:12 pm »

1/8/2012

Non se ne vogliono andare

Massimo GRAMELLINI

Fatico ad appassionarmi al dibattito sulla legge elettorale. Non me ne sfugge l’importanza e credo di avere colto persino io le differenze fra il Porcellum e il Provincellum, oltre alle meraviglie del modello israeliano purché corretto alla norvegese con una spruzzata di spagnolo. Il problema è che ad applicarlo saranno sempre i politici italiani. Ai quali dell’efficienza del sistema interessa fino a un certo punto. Ciò che li ossessiona davvero è trovare un modo per non perdere il posto, sottraendo agli elettori la scelta degli eletti e alla base dei partiti quella dei candidati.

Osservata da fuori, la pantomima sterile di queste settimane non è solo l’ultimo rantolo di una corte di parassiti, chiusi nel castello dei propri privilegi e insensibili al dramma cupo che si sta consumando sull’altra sponda del fossato, nelle famiglie dove lui è cassintegrato, lei esodata, i figli disoccupati e la seconda rata dell’Imu incombente. Appare come la dimostrazione plastica dell’impotenza di un ceto politico mediocre che non accetta nemmeno come ipotesi l’idea di andarsene a casa. Dall’inizio del governo Monti hanno avuto nove mesi per recuperare l’onore perduto con un gesto qualsiasi di buon senso, quale per esempio sarebbe stato il dimezzamento del numero dei parlamentari. Ma se non riescono a risolvere in tempi rapidi e in modi decenti nemmeno le questioni che li riguardano da vicino, tremo all’idea di cosa potrebbero combinare, anzi non combinare, il giorno in cui venisse loro riaffidata la gestione di uno Stato.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1217
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« Risposta #318 inserito:: Agosto 03, 2012, 07:15:21 am »

2/8/2012

Eva contro Eva

Massimo GRAMELLINI

Ci vorrebbe un Flaubert per rendere giustizia a questo fatterello di cronaca, trasformandolo nel romanzo dei nostri tempi. In un paese alle porte di Monza, Aicurzio, la signora Janet Miranda Gonzales penetra attraverso la porta finestra nell’appartamento dell’amante che l’ha piantata. Il suo scopo è uccidergli la moglie, che ignara di tutto sonnecchia davanti alla tv, infilandole nel petto una siringa da cui sprizza un potentissimo anestetico. La vittima si ridesta appena in tempo per dirottare l’ago sulla medaglietta d’oro che porta al collo. Janet Miranda cerca allora di soffocarla con un cuscino, ma a quel punto si sveglia la figlia dell’aggredita e mette in fuga l’assassina. A tradire quest’ultima è la ciocca di capelli biondi che le spunta dal passamontagna e indirizza i sospetti su una vicina di casa cilena che i carabinieri arrestano nella sua abitazione mentre cerca di fare sparire la siringa.

Le cronache hanno insistito sul travestimento della Gonzales: una calzamaglia nera alla Eva Kant, la compagna di Diabolik. A me incuriosisce di più la sua età, 52 anni. E la sua attività: studentessa di medicina. Se si aggiunge che la moglie assalita ne ha 62 e la figlia convivente 32, ecco come una baruffa di corna diventa l’istantanea di questa società rallentata, dove a trent’anni si abita ancora con la mamma, a cinquanta si va a scuola e ci si fa sconquassare dalle passioni e solo superati i sessanta si diventa così saggi o arresi da appisolarsi davanti alla tv. L’unico che non cambia proprio mai è il maschio copulatore. Assente. Sarà scappato con Diabolik.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1219
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« Risposta #319 inserito:: Agosto 09, 2012, 05:58:02 pm »

8/8/2012

L'Europa dei suoi sogni

Massimo GRAMELLINI

La conversazione di Monti con il «Wall Street Journal» passerà alla Storia delle prossime 48 ore per il giudizio sul governo Berlusconi che, rimanendo in sella oltre il fatal novembre, avrebbe issato lo spread a 1200, stabilendo il nuovo record olimpico di salto nel buio.
L’opinione del premier è condivisa dalle Borse di tutto il mondo e da almeno metà dei suoi connazionali, quindi non mi ha stupito più di tanto. A differenza del passaggio dell’intervista in cui Monti descrive la sua Europa ideale. «Vorrei la disciplina di bilancio della Germania, il libero mercato della Gran Bretagna, della Polonia e dei Paesi nordici e il senso delle istituzioni della Francia». Non vi sarà sfuggito che dell’Italia, nella sua Europa ideale, Monti non vuole niente. Effettivamente la disciplina di bilancio, il libero mercato e il senso delle istituzioni non sono il nostro forte. Ma possibile che non ci sia nulla di italiano nel puzzle da lui sognato, a parte forse i musei e i paesaggi, peraltro in malora?

La vicenda mi ha riportato alla mente l’aneddoto di un collega, che anni fa venne ospitato per uno stage da un importantissimo ente internazionale. Ebbe modo di avvicinare i responsabili dei vari dipartimenti: tedeschi, scandinavi, inglesi, spagnoli, francesi. Ma nemmeno un italiano. Al momento del congedo, lo fece notare al presidente di quell’istituzione. «Lei si sbaglia» fu la risposta. «Qui da noi gli italiani hanno la responsabilità di un settore strategico nel quale sono di gran lunga i migliori». «Quale?» domandò sollevato il collega. «Il catering».

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1229
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« Risposta #320 inserito:: Agosto 10, 2012, 09:11:54 am »

10/8/2012

Troppi giochi

Massimo GRAMELLINI

Faccio un tifo affettuoso per le ragazze coi nastri e le clavette, eppure non posso evitare di domandarmi: siamo alle Olimpiadi o al circo Togni? Ho il massimo rispetto per coloro che li praticano con dedizione e destrezza, ma ai Giochi ci sono sport che sembrano, appunto, dei giochi. Ieri, prima delle clavette, ho visto gente buttarsi da un muro con delle bici e poi pedalare sopra le montagne russe. Sembrava una pubblicità sullo stato d’animo dei risparmiatori italiani o uno spareggio di «Giochi senza frontiere». Invece era una gara olimpica, il Bmx.
Poi ci sono le sirenette che danzano in acqua. E quelle che prendono a racchettate un volano come bambini sulla spiaggia.

Perché il volano sì e il calciobalilla no? E il flipper? E il vecchio caro ruba-bandiera? Il tiro alla fune in tv sarebbe uno spettacolo, per non parlare della corsa nei sacchi: vedrete che la inseriranno in programma, prima o poi.

Questo troppismo è il sintomo di una civiltà guastata dall’incapacità di scegliere e dalla smania di accontentare qualsiasi nicchia. Si pubblicano troppi libri, si organizzano troppi convegni, stipando il palco con troppi ospiti. Si fa assomigliare la vita a certi buffet economici, dove la qualità non eccelsa dei cibi è mascherata dalla loro esorbitante quantità. O a quelle stanze (la mia, per esempio) in cui nulla si butta e tutto si stratifica: foto, vestiti, pensieri dismessi. Per fortuna la memoria è selettiva e alla fine dei Giochi trattiene il ricordo di chi corre, nuota, tira di scherma e gioca a basket o a pallavolo. La memoria è più saggia di noi: le interessa solo l’essenziale.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1233
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« Risposta #321 inserito:: Agosto 16, 2012, 07:06:14 pm »

13/6/2012

Tracce di Stato

Massimo GRAMELLINI

Concorso per avvocato dello Stato, la crema dei burocrati d’alto bordo. Tre posti e mille candidati. Benché il rapporto fra i due numeri susciti sgomento, è la messa cantata della meritocrazia. Uno di quei momenti solenni in cui si seleziona la classe dirigente del futuro. Quand’ecco insinuarsi in aula i primi mormorii: pare che sui banchi di alcuni candidati (inclusa, sarà una coincidenza, la figlia di un avvocato dello Stato) siano spuntati dei codici civili commentati. Vietatissimi dai regolamenti e perciò penetrati serenamente fin lì. Incomincia a girare voce che abbiano addirittura il timbro della commissione d’esame. In passato i non raccomandati avrebbero portato ugualmente a termine la prova, con la rassegnazione di chi sa che in Italia i concorsi sono gare col trucco in cui chiunque appartenga alla corporazione in esame si ingegna a tirare dentro parenti e amici sotto l’occhio distratto dei commissari. I più svelti si sarebbero accordati direttamente con i raccomandati, facendosi comprare il proprio silenzio con un «aiutino». Ma stavolta i giovani tagliati fuori dai giochi non si inchinano e non si accordano. Strepitano. E la voce della commissione viene sepolta dalle tante che urlano e intonano l’inno di Mameli.

Arrivano poliziotti e carabinieri, la prova viene sospesa e l’avvocato generale dal nome spagnoleggiante, Ignazio Francesco Caramazza, parla di «minoranze» e «pretestuose lamentele». Non ha capito che l’aria sta cambiando: se i privilegiati non mutano registro, presto si tramuterà in tempesta contro ogni casta consolidata, finendo per travolgere anche il buono che resta.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1196
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« Risposta #322 inserito:: Agosto 29, 2012, 04:55:44 pm »

29/8/2012

Tasse senza gas

Massimo GRAMELLINI

Ma quanto è ipocrita tassare le bevande gasate, contrabbandando la cannuccia assetata dello Stato per espressione di moralità.
Non mi scandalizza che il governo utilizzi la leva fiscale per distillare ai cittadini qualche gocciolina di educazione: se non civica e sentimentale, entrambe drammaticamente latitanti nelle famiglie, almeno alimentare. Mi irrita piuttosto che usi quella leva al contrario.
Un ministro della Salute che ha davvero a cuore la salute dei suoi amministrati non tassa le bibite che fanno male.
Detassa quelle che fanno bene.

Per convincermi a trarre felicità da una minestra di farro e da un succo di mirtillo, o quantomeno a sperimentarne l’eventualità, la soluzione più semplice e anche più ovvia consiste nel rendermeli meno costosi di un hamburger a tre strati o di una bibita zuccherata. Invece qualsiasi governo, tecnico o politico, di destra o di sinistra, preferirà sempre tassare il vizio che detassare la virtù. E questo perché della virtù, reale o presunta, ai governanti non importa un fico. A loro interessa rastrellare soldi per continuare a mantenere il carrozzone di famigli che è andato stratificandosi nei decenni, fino a comporre la più elefantiaca, corrotta e intangibile burocrazia della storia umana. Sarebbe onesto, ma soprattutto adulto, quell’amministratore pubblico che avesse il coraggio di ammetterlo, anziché escogitare sempre nuovi espedienti, addirittura etici, per placare la sua sete inestinguibile di liquidità.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1241
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« Risposta #323 inserito:: Settembre 02, 2012, 11:13:49 am »

31/8/2012

A Pd nudi nel parco

Massimo GRAMELLINI

Appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che un consigliere del Comune di Roma aveva paragonato la sua città a Gomorra, ho pensato che nella capitale fosse stato scoperto un traffico di camorristi. Quando poi si è capito che il consigliere alludeva alla Gomorra biblica, mi sono sfilate nella mente le immagini che avrebbero potuto abbondantemente giustificare il parallelismo: la sporcizia irredimibile delle strade, la prostituzione minorile che ha invaso le più importanti vie consolari, la corruzione nei palazzi del potere. Immaginate quindi la sorpresa nell’apprendere che per la sua intemerata apocalittica il politico romano aveva tratto spunto dall’atto d’amore di una coppietta. Un atto esagerato, d’accordo, qual è il denudarsi completamente alle sei di sera in un parco affollato come Villa Pamphili, per poi avvinghiarsi ai bordi di una fontana anziché scomparire in uno dei tanti cespugli che rendono quel luogo uno dei più straordinari motel a cielo aperto di Roma. Un comportamento abbastanza sconveniente da suscitare l’imbarazzo dei passanti e l’intervento della polizia, ma non tale da giustificare un gemellaggio con la città simbolo di perdizione.

Le sorprese non erano ancora finite. L’autore del paragone, Antonio Stampete, non è iscritto alla confraternita dei verginoni scalzi, ma al Pd. Che in teoria, molto in teoria, sarebbe quel partito che si rivolge soprattutto ai laici o comunque a persone a cui l’amore piace farlo e lasciarlo fare senza tabù, magari soltanto con un pizzico di privacy in più rispetto ai frequentatori di parchi cittadini e di ville di presidenti del Consiglio in carica.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1243
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« Risposta #324 inserito:: Settembre 05, 2012, 03:37:31 pm »

5/9/2012

In morte di J. C.

Per uno di quei cortocircuiti che rendono immortali gli attori, l’infarto che ha ucciso a 54 anni Michael Clarke Duncan ha riportato nelle nostre vite l’immagine di uno dei personaggi più meravigliosamente scomodi della narrativa contemporanea. Il gigante buono del film «Il Miglio Verde» John Coffey, «come la bevanda, ma scritto in modo differente». Fu concepito in una notte insonne da Stephen King, che gli volle dare le stesse iniziali di Jesus Christ e in fondo lo stesso destino. Un uomo semplice, dotato di poteri di guarigione straordinari, viene giustiziato sulla sedia elettrica per una colpa orribile che non ha commesso. Potrebbe scappare, non lo fa. Potrebbe odiare, non lo fa.

Ama e cura il suo prossimo in modo sovrumano, eppure è fragile, pieno di paure. Impossibile resistere a ciglio asciutto alla scena dell’esecuzione, quando J.C. rifiuta il cappuccio sugli occhi: «Ti prego, capo, non mettermi quella cosa in faccia. Io ho paura del buio». Ma sono altre le sue parole che mi inseguono da anni: «Sono stanco, capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non avere un amico che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Stanco soprattutto del male che gli uomini fanno agli altri uomini. Stanco di tutto il dolore che sento nel mondo ogni giorno. Ce n’è troppo per me. È come avere pezzi di vetro conficcati in testa». Vorrei tanto ovattare la tua sofferenza con la mia stupida leggerezza, J.C. Ma ho imparato, anche da te, che sofferenza e amore sono vibrazioni di una stessa corda. Chi per non soffrire la strappa, non sente più niente. Ed è quella l’unica morte di cui avere paura.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1244
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« Risposta #325 inserito:: Settembre 06, 2012, 04:21:14 pm »

6/9/2012

Lezione di vita

Massimo GRAMELLINI

Che cosa avete imparato quest’estate? Io soltanto una cosa, ma importante. Me ne stavo in spiaggia libera, all’ora in cui gli ombrelloni riflettono l’ombra di uno stecchino, e guardavo malinconicamente i relitti di una festa della sera prima - bottiglie, bicchieri, gusci spolpati di anguria - disseminati sulla sabbia rovente. Un tizio intorno ai cinquanta (molto ben portati) si è avvicinato a una comitiva di ragazzi sonnecchianti. Saltellava per via della sabbia, e della rabbia. L’ho sentito urlare: «Vi sembra il modo di lasciare uno spazio pubblico? E guardatemi mentre vi parlo! Io, alla vostra età…». Ho girato la testa: per l’imbarazzo che mi provocano le frasi fatte, ma soprattutto per osservare la compagna del tizio, che aveva afferrato dei sacconi di plastica e cominciato a scaraventarvi dentro bottiglie rotte e bicchieri appiccicosi. Allora anche il tizio ha smesso di sgridare i ragazzi e ha raggiunto la donna. I due hanno lavorato sodo, in silenzio e sotto il sole. Giunti al decimo saccone, li ho visti correre in mare a rinfrescarsi. Ma quando sono usciti dall’acqua per andare a completare l’opera, la scena era completamente cambiata. I ragazzi si erano alzati tutti e, sacconi alla mano, stavano rimuovendo gli ultimi resti della loro bisboccia, in silenzio e sotto il sole. Lì ho capito la cosa importante. Che le ramanzine, i discorsi, le parole in genere sono sterili. L’unica forza che smuove i cuori è l’esempio. Il gesto che accompagna o sostituisce le parole.

(La donna dei sacconi era mia moglie. Quanto al tizio, si sarà capito…).

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1245
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« Risposta #326 inserito:: Settembre 09, 2012, 10:16:10 am »

8/9/2012

Il piano B

Massimo GRAMELLINI

Dovevo avere mangiato troppa peperonata perché ho sognato pesante. C’era un tavolo lunghissimo e la nomenclatura del Pd intorno. «E’ fatta, tocca a noi! Poiché molti berlusconiani delusi si asterranno, per vincere non ci serve un Renzi che acchiappi i loro voti. Ci basta un Bersani che faccia il pieno dei nostri». Questi i discorsi che aleggiavano dentro la stanza avvolta nel fumo: non per via delle sigarette elettroniche, ma dello sfrigolio dei cervelli. «Vendola ha accettato: farà il vicepremier e in cambio si ritira dalle primarie, così Bersani le vince facile». In effetti, nel sogno si vedeva Bersani candidato premier e Renzi che tornava a Firenze in camper. Quand’ecco apparire un omino in una stanza buia. Spegneva il televisore e da un cassetto estraeva una busta con la scritta panciuta PIANO B. All’interno una lista di nomi: prof D., prof. T, prof. Z… Tutti economisti quarantenni con cattedra all’estero, dei veri Monti Young. L’omino li convocava a casa sua e, dopo averli sottoposti a strenue prove di telegenia, sceglieva il prof. Z. A un mese dalle elezioni lo scaraventava in campo. Con la sua faccia fresca,
l’eloquio competente e la proposta di dimezzare i parlamentari e le tasse, il prof. Z faceva sembrare Bersani un ospite di Jurassic Park.

Eccolo, la sera della vittoria, mentre ringrazia gli elettori e strappa in diretta una bolletta dell’Imu… Ma cos’è questa confusione? L’omino di prima appare improvvisamente al suo fianco, gli dà una spinta e gorgheggia: «Mi consenta…”».

Lì mi sono svegliato. Invece, intorno al tavolo dove sfrigolano i cervelli, mi sa che qualcuno dorme ancora.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1247
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« Risposta #327 inserito:: Settembre 11, 2012, 10:14:09 pm »

11/9/2012

Il deficiente

Massimo GRAMELLINI

D’impulso ho reagito con stizza alla condanna a quindici giorni di carcere, confermati dall’onnisciente Cassazione, di una maestra di Palermo colpevole d’avere piazzato un bulletto a scrivere cento volte alla lavagna come Bart Simpson «Io sono un deficiente». Il bulletto non gode delle mie simpatie. Ha schernito e irriso un compagno fragile e per di più ha scritto «deficiente» senza la «i»: non una, ma cento volte, a conferma che tracotanza e ignoranza si tengono sempre la mano. Poi però ho cambiato idea.

Intendiamoci. La maestra continua a godere della mia umana comprensione e la pena comminatale è spropositata. Eppure i suoi metodi mi sembrano ispirati alla stucchevole legge dell’occhio per occhio, celebrata in migliaia di film e chiacchiere da bar, secondo cui l’unico modo per riequilibrare un’ingiustizia consisterebbe nel compierne un’altra. Che cosa si spera di ottenere, umiliando un balordo che ha appena umiliato qualcun altro? La sua resa momentanea e puramente tattica, determinata dai rapporti di forza. Ma è una ben piccola vittoria. Perché le umiliazioni, lungi dal guarire i balordi dalla loro balordaggine, finiscono per acuirne quel sordo rancore verso il mondo che è alla base dei comportamenti asociali, ammantandolo oltretutto di vittimismo. Una visita a un ospedale infantile o mezza giornata di lavoro manuale può raddrizzare un cuore storto meglio di una frase scritta su una lavagna. E se poi, come spesso capita, i genitori del bulletto trovassero da ridire sulla punizione, casomai alla lavagna sarebbe giusto mandare loro.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1248
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« Risposta #328 inserito:: Settembre 12, 2012, 04:06:48 pm »

12/9/2012

Un fisico bestiale

Massimo GRAMELLINI

Ignazio La Russa, di cui non si avevano notizie certe da mesi, è tornato alla ribalta con questa problematica dichiarazione: «A Vendola, che dice che non conta essere figli biologicamente ma che è solo una questione culturale, dico che Sandro Mazzola è diventato un campione perché era fisicamente e non solo culturalmente un Mazzola».

Superato il primo momento di smarrimento (è la prima volta che sulla bocca di La Russa affiora l’avverbio «culturalmente»), si vorrebbe ricordare al nostalgico dei Colli Fatali che gli imperatori del secolo d’oro di Roma - Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio - furono tutti adottati dal predecessore. E che il padre di Maradona non era un campione, così come non lo è suo figlio (a meno che suo figlio sia Ibrahimovic: con Maradona non si può mai dire). Gli si vorrebbe anche segnalare che, persino a settant’anni di distanza, certi discorsi sulla trasmissibilità genetica del talento continuano a provocare qualche brivido lungo la schiena. Lo si vorrebbe infine diffidare dal coinvolgere nei suoi paragoni spericolati Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino. Sul diritto dei gay di avere un figlio è giusto discutere. Invece il diritto dei tifosi del Toro a godersi in pace il loro fuoriclasse è da considerarsi fuori discussione. Detto con la massima simpatia verso La Russa e la sua stirpe, alla quale auguriamo di assomigliare al padre più fisicamente che culturalmente.


da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1249
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« Risposta #329 inserito:: Settembre 14, 2012, 10:28:40 pm »

14/9/2012

Ma come osa?

Massimo GRAMELLINI

Il Renzi che chiede il voto a chi finora lo dava a Berlusconi è una anomalia o, se preferite, una primizia. In Italia cambiano più spesso partito i politici degli elettori. I quali piuttosto smettono di andare a votare, ma difficilmente sono disposti a saltare il fossato che divide la destra dalla sinistra. Conosco inglesi che hanno scelto prima la Thatcher e poi Blair, francesi passati dal socialismo a Sarkozy (e ritorno), case di americani in cui le biografie di Reagan e Clinton campeggiano affiancate. Invece in Italia la politica viene vissuta alla stregua dell’altro gioco dei maschi, il calcio. Piuttosto si diserta lo stadio, ma non ci si trasferirà mai nella curva degli avversari: al massimo in tribuna con un biglietto omaggio.

I politici hanno fomentato questa propensione. Il Pd ha descritto i fan di Berlusconi come trucidi e Berlusconi i fan del Pd addirittura come «coglioni». Uno scontro antropologico, favorito dal sistema maggioritario che ti spinge a votare non chi ti convince di più, ma chi ti fa meno paura. Così i due schieramenti hanno fatto a turno il pieno dei propri fedeli, ma non sono mai riusciti a governare in nome e per conto del Paese intero. Non credo che a questo giro Renzi ce la farà: i suoi compagni di partito, e persino il segretario del Pdl, hanno già cominciato a dire che quando uno di sinistra corteggia la destra significa che è di destra pure lui. Il clima da guerra civile ideologica che ha contraddistinto l’ultimo ventennio ha lasciato troppe ferite da lenire e troppi conti da regolare. Ma arriverà il giorno in cui anche in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia, ma una scelta fra due modi diversi di fare le stesse cose.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1251
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