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Autore Discussione: La disfida della banda larga  (Letto 25037 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Ottobre 20, 2012, 04:04:52 pm »

Editoriali
20/10/2012

La nostra sfida per la libertà su Internet

Giulio Terzi*, Corrado Passera*


Caro direttore,

con il loro appello «La rete deve restare libera», pubblicato sul quotidiano da Lei diretto, Juan Carlos De Martin, Alberto Oddenino e Stefano Rodotà sollevano questioni di cruciale importanza, alle quali il Governo dedica un’attenzione prioritaria.

Ben volentieri, quindi, raccogliamo l’opportunità offerta dall’invito dei promotori. 

La Rete svolge un ruolo fondamentale per la crescita democratica delle nazioni e per la libera espressione dei cittadini di tutto il mondo, anche di quelli che vivono in regimi autoritari. Internet crea una vera e propria «rete di libertà» fra le nostre case e le più lontane parti del globo, anche quelle dove i media tradizionali sono sotto censura. E’ una straordinaria conquista del nostro tempo, che permette di cogliere le istanze politiche, economiche e sociali espresse dai popoli, e soprattutto dalle nuove generazioni. La stagione delle primavere arabe ha dimostrato che il ruolo del Web è decisivo nel dare voce alla domanda di libertà e democrazia. Internet promuove inoltre la circolazione delle idee e lo sviluppo. Solo pochi giorni fa alla Farnesina è stata lanciata «Innovitalia.net», piattaforma informatica che consente a ricercatori e scienziati italiani di condividere in rete idee e progetti mettendoli al servizio di innovazione e crescita.

Il Governo italiano è in prima linea nella battaglia per la tutela della libertà di espressione su Internet. L’Italia ha fortemente sostenuto la risoluzione sulla protezione della libertà di espressione in Internet, svolgendo un ruolo di primo piano per la sua approvazione da parte dell’Onu, lo scorso luglio a Ginevra. Il testo sancisce il principio che gli stessi diritti dei quali le persone godono «offline» devono essere protetti «online», in primo luogo la libertà di espressione. Esso richiama tutti gli Stati alla necessità di facilitare l’accesso della popolazione al Web, e al dovere di cooperare per favorire lo sviluppo anche dei nuovi media. Occorre colmare il «divario digitale» fra l’area euro-atlantica e altre regioni del mondo, come l’Africa.

Questi sono i valori ed i principi nei quali ci riconosciamo, e che intendiamo continuare a promuovere in tutte le sedi internazionali. Ed è con questo spirito che ci accingiamo a partecipare alla Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni in programma a Dubai a dicembre. Stiamo seguendo molto da vicino la fase preparatoria. Al momento non risultano formalizzate proposte per trasferire all’International Telecommunications Union (Itu) la regolamentazione della «governance» di Internet, mentre si discuterà della modifica della normativa internazionale sulle telecomunicazioni, che risale al 1988. Un’eternità in questo settore.

Sul portale del ministero dello Sviluppo economico è aperta una consultazione pubblica, a cui tutti i cittadini possono partecipare, per dare un contributo sulle tematiche che i rappresentanti italiani dovranno portare all’attenzione della Conferenza.

E’ forte convinzione dell’Italia e dell’Unione Europea che una regolamentazione intergovernativa della Rete aprirebbe la strada alla possibilità di inaccettabili censure di natura politica alla piattaforma web, a detrimento dei diritti e dei principi fondamentali sanciti in sede Onu. Anche l’orientamento della Commissione dell’Unione Europea è favorevole a mantenere il sistema attuale, e non ad affidare la gestione di Internet all’Itu.

E’ invece avvertita dalla Comunità Internazionale la necessità di individuare criteri condivisi su aspetti importanti del funzionamento di Internet, come la perseguibilità dei reati, la tassazione dei profitti, la proprietà intellettuale, che necessitano di essere regolati sul piano normativo.

Su questi temi, il dibattito è in corso, ed è bene che si svolga non solo fra Governi, ma anche con l’attivo coinvolgimento delle società civili e delle istanze che emergono dagli stessi utenti della Rete. Un quadro di regole è necessario, ma senza che vengano minimamente intaccati i principi, irrinunciabili e non negoziabili, della libertà di espressione e del libero accesso al Web.

Con molti cordiali saluti 

* Ministro degli Affari Esteri

** Ministro dello Sviluppo Economico

da - http://lastampa.it/2012/10/20/cultura/opinioni/editoriali/la-nostra-sfida-per-la-liberta-su-internet-2G7Vzl3eOXpM55wbFfGnnK/pagina.html
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« Risposta #16 inserito:: Ottobre 21, 2012, 11:38:01 am »

Editoriali
21/10/2012


Su Internet servono risposte

Franco Bernabè*


Caro Direttore,

con il loro intervento pubblicato ieri, i ministri Terzi e Passera hanno anticipato la posizione che il governo italiano intende assumere nella imminente Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni che si svolgerà a Dubai a dicembre sotto l’egida dell’International Telecommunications Union (Itu).

Sono d’accordo sui principi esposti ed in primo luogo sulla circostanza che una regolamentazione intergovernativa di Internet sia da evitare in quanto foriera di possibili interventi restrittivi dei diritti dei cittadini.

In questo contesto, come associazione degli operatori europei di telecomunicazioni (Etno) abbiamo tuttavia sottolineato come siano necessarie alcune norme condivise a livello internazionale di ulteriore tutela dei diritti di accesso alla Rete. Riteniamo, infatti, che sia necessario garantire livelli di qualità predefinita e più elevati, tali da rendere possibile lo sviluppo di applicazioni, come quelle nell’ambito della telemedicina, che necessitano di corsie di accesso privilegiate rispetto a quelle esistenti.

 

Ma l’industria delle telecomunicazioni, in Europa, si trova oggi ad affrontare uno scenario in cui i ricavi sono in discesa, anche in ragione dell’applicazione di un modello regolatorio che ha portato a prezzi sempre più bassi per servizi sempre migliori. Pertanto, la capacità d’investimento in nuove Reti è messa a rischio. Inoltre, l’aumento esponenziale del traffico dati sulle Reti, generato dagli operatori Over The Top ed in particolare dalle pochissime imprese americane che godono di un quasi monopolio nei loro rispettivi settori, va ad esclusivo vantaggio di queste ultime e, mentre genera la necessità di investimenti per supportare la crescita dei dati, non permette agli operatori di Rete di poter generare nuovi flussi di ricavi.

 

Gli operatori di telecomunicazioni sono pronti ai cambiamenti necessari per rendere Internet ed i servizi che attraverso la rete vengono veicolati ancora più diffusi e fruibili ed intendono introdurli con la necessaria cooperazione degli attori Over the Top, in un quadro di mutua collaborazione.

In merito agli altri temi sollevati nella parte conclusiva della lettera dei ministri Terzi e Passera, ovvero la perseguibilità dei reati, la tassazione dei profitti e la proprietà intellettuale, condivido pienamente l’esigenza di definire un quadro di regole comune a livello internazionale. Aspetti e tematiche di fondamentale importanza quali la tutela del diritto alla riservatezza dell’individuo e la protezione dei dati personali, ovvero la sicurezza delle transazioni informatiche e l’inviolabilità delle informazioni custodite nella Rete, devono poter essere garantite tout court, senza vincoli legati ai limiti delle giurisdizioni nazionali.

 

La strada verso una Rete Internet che difenda la bandiera della libertà di espressione, ma che al tempo stesso risulti più performante, più flessibile, più sicura e più rispettosa delle diverse sensibilità nazionali in tema di privacy è appena incominciata. Si tratta di tematiche di fondamentale importanza alle quali è necessario dare delle risposte da parte della comunità internazionale, a cominciare dal summit di Dubai. Noi siamo convinti che l’Itu sia la giusta sede per discutere tali problematiche e questo è stato riconosciuto anche dal Cept (gruppo che rappresenta i Paesi europei). Ma non c’è dubbio che se non sarà l’Itu a stabilire i necessari princìpi di ulteriore libertà di accesso alla Rete occorrerà allora individuare un appropriato e condiviso consesso internazionale.

* Presidente di Telecom Italia

da - http://lastampa.it/2012/10/21/cultura/opinioni/editoriali/su-internet-servono-risposte-cNJpwBfZVGJwAa6XiuhcNO/pagina.html
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« Risposta #17 inserito:: Novembre 26, 2012, 12:18:47 pm »

tecnologia

26/11/2012 - la rivoluzione della rete

Arrivano i makers, i nuovi artigiani dell’era digitale

È un fenomeno nuovissimo che ha radici antiche come l’uomo. Gli strumenti dell’elettronica aprono al «fare» frontiere infinite

Continua il viaggio nel nuovo mondo digitale: oggi andiamo alla scoperta dei nuovi modi di produzione, che permettono di dare robuste iniezioni di tecnologia all’arte antica del «fare» e all’ospitalità.

L’artigianato e il turismo sono i temi di questa puntata, che mostra come oggi anche il piccolissimo produttore possa avere come mercato il mondo


Luca Castelli
Torino


L’nventore del terzo millennio pensa in digitale. Progetta su computer, produce su legno, plastica, carta. È un po’ designer, un po’ artista, un po’ appassionato del fai-da-te. Può creare giocattoli per i figli oppure avviare botteghe artigianali. Spesso lavora nella solitudine di un garage, a volte si serve degli strumenti condivisi dai «Fablab», officine di fabbricazione digitale che noleggiano macchinari futuristici come stampanti 3D e macchine a taglio laser; quasi sempre confronta idee, progetti e invenzioni su siti e social network. Fa parte di una comunità vivace, iperconnessa, in espansione, che partendo dalle periferie nordamericane e dai laboratori scandinavi sta conquistando nuovi territori e latitudini, sulle ali di un entusiasmo da neorinascimento tecnologico. L’inventore del terzo millennio ha anche un nome: «Maker» . 

 

I «makers» (dal verbo inglese «make»», fare) sono un fenomeno moderno che affonda le radici in un sentimento antico, innato nell’essere umano: il desiderio di produrre, riparare, modificare gli oggetti. Alzi la mano chi da piccolo non ha architettato nuovi mondi, edifici o veicoli con i Lego. I «makers» seguono lo stesso approccio ma hanno a disposizione un’arma in più: il digitale. Oggi non si limitano a costruire una lampada, ma la dotano anche di un processore wi-fi che controlla Twitter e cambia il colore della luce se qualcuno cinguetta il tuo nome. E in quanto alla forma, la disegnano su computer e stampano in tre dimensioni.

 

Il segreto della rivoluzione sta proprio nell’intreccio tra digitale e analogico e lo strumento simbolo sono le stampanti 3D: macchine che producono un oggetto solido, tridimensionale partendo da un modello digitale su computer. Allo stato attuale, le limitazioni sono ancora molto rigide: la stampante 3D media è un cubo di 20x20x20cm, lavora su oggetti di piccole dimensioni e in genere riesce a modellare solo un paio di tipi di plastica (Pla e Abs). Ma i limiti vengono continuamente messi sotto pressione: dall’ingegnere toscano che costruisce giganteschi prototipi per costruire edifici usando la sabbia (D-Shape di Enrico Dini), dall’azienda israeliana che produce modelli che «stampano» materiali diversi (Objet), da una progressiva espansione del mercato che genera forti investimenti nelle tecnologie e un progressivo abbattimento dei prezzi.

 

Dal punto di vista economico, la «digital fabrication» è in forte crescita: secondo la società di consulenza americana Wholers, la stampa 3D varrà 3,1 miliardi di dollari nel 2016, 5,2 miliardi nel 2020. Pur viaggiando ancora sul labile confine tra scienza e fantascienza, suggestioni iniziano ad arrivare anche dalla grande industria (le ipotesi di una produzione 3D di aeroplani della Airbus) e dalla ricerca (il fegato artificiale su cui lavora un team dell’Università della Pennsylvania e del Mit). 

 

La nuova filosofia intanto ha raggiunto il nostro Paese. Non solo le schede elettroniche del progetto piemontese Arduino sono utilizzate dai «makers» di tutto il mondo, ma gli appuntamenti nazionali si moltiplicano: Italiax10 al Festival della Scienza di Genova, la fiera Makers Italy a Rho, la prima edizione europea del Maker Faire, prevista per la primavera a Roma. Partendo dal fascino romantico del singolo inventore e del piccolo artigiano, la rivoluzione della produzione ai tempi del digitale sembra in grado di trasformare diversi modelli di business. 

 

Si muove in modo trasversale, coinvolge gli strumenti interattivi del Web e ha già spinto verso l’innovazione anche imprese iper-tradizionali. Nel suo nuovo libro «Makers», Chris Anderson parla di un «ritorno dei produttori, per una nuova rivoluzione industriale». Mentre il giornalista e blogger Cory Doctorow aggiunge all’immagine dei «makers» anche una sfumatura anti-crisi, celebrandoli come «persone che forzano gli oggetti, il business, i modelli di vita, per rimanere felici e contenti, anche quando l’economia va giù per lo sciacquone». 

da - http://www.lastampa.it/2012/11/26/tecnologia/arrivano-i-makers-i-nuovi-artigiani-dell-era-digitale-h98WXWmtTrsCqXwIzG2bJK/pagina.html
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