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Autore Discussione: De Mita lascia il Pd: "Sono offeso" (e chi se ne importa... ndr)  (Letto 3376 volte)
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« inserito:: Febbraio 20, 2008, 06:08:31 pm »

20/2/2008 (11:1) - VERSO LE ELEZIONI - PD ALLE PRESE CON IL NODO DELLA CANDIDATURE

De Mita lascia il Pd: "Sono offeso"

Veltroni ai Radicali: "Dovete decidere"
 
Visco annuncia: «Non mi candido»

Il segretario: diamo spazio ai giovani


ROMA
Riunione del coordinamento nazionale e trattativa con i radicali per un accordo in vista del voto del 13 e 14 aprile. Sono questi i due più importanti impegni presenti oggi nell’agenda dello stato maggiore del Partito democratico. Ma è il regolamento per le candidature, approvato insieme al programma, che già di primo mattino surriscalda il clima della riunione in corso a Largo del Nazareno nella ex sede della Margherita.

L'ira di De Mita: «E' un insulto»
Gli stretti varchi imposti dai paletti per competere nella prossima tornata elettorale mietono infatti le prime eccellenti vittime. Ciriaco De Mita che, appresa la notizia in diretta, prende la parola e in 27 secondi di intervento rende chiare le ragioni del suo dissenso. «I criteri per le candidature - dice De Mita - fanno riferimento all’età, non all’intelligenza. Lo ritengo un insulto, non ci sono più le condizioni per la mia partecipazione al partito». Ma è solo un arrivederci. «Il mio è un addio al Pd, ma mai una addio alla politica».

Veltroni: giusto dare spazio ad altri
«Mi dispiace per la decisione di De Mita - è stato il commento di Veltroni - ma dopo 45 anni in Parlamento credo che sia giusto fare spazio ad altri». Il segretario del Pd, nel suo intervento conclusivo al coordinamento nazionale, ha affrontato anche il tema dell’alleanza con i Radicali e, secondo quanto si apprende, avrebbe sottolineato che «non c’è molto tempo per decidere, non bisogna allungare i tempi delle decisioni perché la campagna elettorale è cominciata e si deve dire con chiarezza chi c’è e chi non c’è».

Passo indietro di Visco
Contemporaneamente si allunga anche la lista dei volontari all’esodo. Dopo Romano Prodi, Giuliano Amato e Luciano Violante, oggi hanno comunicato la loro indisponibilità a candidarsi anche Vincenzo Visco e Roberto Pinza. La fitta agenda prevede anche l’atteso incontro tra i vertici del Pd e dei Radicali per un possibile accordo in vista delle elezioni. Un argomento sul quale non tutti, però, la pensano allo stesso modo. Mentre Massimo D’Alema propone un’apertura diplomatica, altri come la Binetti e Castagnetti manifestano tutta la loro contrarietà.

La trattativa con i Radicali
Il ministro degli Esteri, spiega che il Pd «non vuole fare una coalizione con i Radicali, ma la possibilità che alcune personalità di quel mondo, come Emma Bonino che è stata uno straordinario ministro, ma anche altri, possano entrare nelle nostre liste sarebbe un arricchimento». Sul fronte opposto la senatrice teodem, Paola Binetti, secondo la quale «il Pd non ha bisogno dei radicali. La loro presenza strutturata dentro il Pd sarebbe destabilizzante» e «comporta il rischio di far esplodere una conflittualità dentro il Pd. L’ultima cosa di cui il paese ha bisogno». Mentre Pierluigi Castagnetti dice: «Sono molto preoccupato perchè alcune cose non sono assolutamente definite. Nessuno mette in discussione le qualità di Emma Bonino, ma stiamo discutendo di un’operazione politica sulla quale ho riserve, anche in ordine al consenso elettorale».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 21, 2008, 04:04:32 pm »

POLITICA

L'ex leader democristiano: questo non è un partito, ma una multinazionale senza idee.

La Rosa Bianca: si può fare, vedremo..."

"Ridicolo usare l'età contro me quando rinnovai la Dc chiamai Carli"

di GOFFREDO DE MARCHIS


ROMA - Con l'eccezione di D'Alema e Marini, al loft l'addio di Ciriaco De Mita viene vissuto come l'esito desiderato, quasi una sorta di liberazione. Non a caso Walter Veltroni, in privato, si sarebbe lasciato andare a un commento senza appello: "Sapete come hanno accolto a Napoli questa notizia? Come un 25 aprile".

Forse il problema non è l'età, né i suoi 44 anni di Parlamento, presidente De Mita. Il Partito democratico voleva liberarsi di lei in quanto simbolo del passato, per offrire plasticamente un segno di novità.
"Non ci credo altrimenti non si spiega perché sia stato tanto corteggiato. Io la leggo così e questa è cronaca non propaganda. Da quando si è cominciato a parlare di Pd avevo la consapevolezza che fosse una strada in salita. Quest'estate avevo mandato una lettera a Veltroni. Lui dice non di averla ricevuta. Comunque, gli dicevo: guarda non mi trovo bene. Poi gliel'ho ripetuto a voce e ai tanti amici con cui parlo ho sempre anticipato questo evento, la mia uscita, anche se mi illudevo di poterci ripensare. Non si può stare in un partito che non c'è. Perché il Partito democratico è solo un marchio. Non è né un luogo, né un'idea. Dove sono i momenti di partecipazione per dare un suggerimento, per registrare che la tua posizione è inadeguata? ".

E le primarie?
"Le primarie sono l'investitura, non una delega politica. I partiti personali e plebiscitari in Italia ci sono. E il grande difetto di Berlusconi non è avere tre televisioni. Il limite è aver costruito una forza plebiscitaria. Noi che vorremmo essere i garanti della democrazia partecipativa non possiamo e non dobbiamo copiarlo. Una cosa è la pubblicità di una multinazionale, un'altra la diffusione dello slogan di Marx "proletari di tutto il mondo unitevi". Uno trasmette la speranza, l'altro una forma di speculazione. Sono due livelli diversi".

Il Pd è una multinazionale?
"Temo di sì perché dire che il più giovane è il più bravo mi fa venire in mente la lezione di Cicerone: è singolare augurare alle persone lunga vita e poi quando sono avanti con gli anni considerarle un peso".

Lei si sente inferiore a Matteo Colaninno?
"Scherza? Non c'è neppure confronto. Croce diceva che quando devi scegliere un idraulico vuoi solo sapere se è bravo o no. Senza sapere come si chiama".

Ma il suo problema non è l'età. Sono le undici legislature trascorse alla Camera.
"La valutazione dell'attività parlamentare dovrebbe rispondere a due soli criteri: il consenso popolare e la capacità. Se io avessi subito un giudizio di merito lo avrei accettato. Ma considero un'offesa la congiunzione sul mio caso di età, legislature e rinnovamento. Ecco, questo è l'insulto. Allora io potrei candidare mio figlio contro Veltroni. È più giovane e probabilmente più bravo. Ma non ho questa pretesa. Il rinnovamento è competizione, non decisioni calate dall'alto. E quando io ho fatto il rinnovamento nella Dc mi capitò di candidare il governatore della Banca d'Italia Guido Carli che aveva uno spessore diverso rispetto ai nomi che si fanno oggi...".

Non le hanno offerto la scuola di partito?
"Ma quale scuola? Dov'è? Guardi che io non ho rifiutato la scuola, anzi mi piace un ruolo di elaborazione. Penso solo di aver un senso anche in Parlamento. Quando Berlusconi fece approvare le riforme costituzionali, nel 2005, io feci un discorso che ebbe l'approvazione unanime della Camera. Quel discorso l'ho fatto non perché so cantare o girare un film. Venne da me Franco Giordano e mi disse: "Ho combattuto la Dc per una vita e adesso scopro che è proprio la Dc a restituire dignità alla politica"".

Cossiga ha definito la sua vicenda patetica.
"Io non parlo di Cossiga dal 1990. Non so nemmeno se è vivo".

Ci sarà De Mita nel prossimo Parlamento?
"Non mi sono posto il problema. Adesso ho recuperato la mia serenità, non sono più obbligato a investire sul domani con la consapevolezza di un presente fosco".

Lo sbocco può essere la Rosa bianca?
"Posso dire che oggi esiste uno spazio dove la competizione si può fare e si può immaginare un'ipotesi di risposta. Se la risposta si concretizzerà però non lo so".


(21 febbraio 2008)

da repubblica.it
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