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Autore Discussione: Mailer soccorre Grass  (Letto 2786 volte)
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« inserito:: Giugno 29, 2007, 12:18:05 pm »

29/6/2007 - DIBATTITO A NEW YOR TRA I DUE GRANDI SCRITTORI
 
Mailer soccorre Grass
 
«Alla sua età sarei entrato anche io nelle Waffen-SS»
 
 
CORRISPONDENTE DA NEWYORK
 
«Se fossi stato nei panni di Günter Grass anche io sarei finito nelle Waffen-SS». Di fronte alla sala gremita della New York Public Library lo scrittore Norman Mailer corre in soccorso del collega tedesco reduce dall’ammissione di aver vestito a 17 anni la divisa delle SS per tre mesi durante l’ultimo scorcio della Seconda Guerra Mondiale. Mailer e Grass parlano sul palco come se fossero vecchi amici, aiutati dalle domande incalzanti del romanziere Andrew O’Hagan. Il pubblico sospetta di Grass, lo accoglie con freddezza, e O’Hagan gli chiede a più riprese se le sue giustificazioni del tipo «lo facevano tutti» non sono simili a quelle adoperate dai criminali nazisti al processo di Norimberga ma quando a prendere la parola è Mailer, volto di punta della New York ebraica, ridimensiona la polemica: «Ciò che mi sorprende non è il fatto che abbia indossato la divisa delle SS quando era un ragazzino ma che abbia aspettato così tanto tempo ad ammetterlo».

Nel lungo periodo trascorso Mailer individua «la difficoltà di parlare delle cose che più turbano la nostra coscienza, come avviene nel mio caso l’episodio che mi vide accoltellare mia moglie con una penna» ma Grass non è d’accordo e ribatte: «Ho sempre saputo che un giorno o l’altro ne avrei parlato».

Se Mailer va incontro a Grass sul caso della divisa c’è invece un disaccordo profondo sull’analisi di Adolf Hitler. Mailer ha da poco pubblicato il libro «Il Castello della Foresta» nel quale paragona il dittatore nazista al Diavolo e rilancia la tesi: «Hitler ebbe una gioventù mediocre ma quando arrivò alla politica diventò improvvisamente geniale riuscendo ad avere l’intera Europa ai suoi piedi, è una trasformazione che mi porta a dire che il Diavolo lo scelse quando si avvicinò alla politica, al fine di realizzare il proprio disegno». Grass parla un’altra lingua: «Hitler era uno studente di pittura molto scarso, venne espulso dalla scuola che frequentava e maturò un risentimento personale che unì più avanti a quello dell’intera Germania nei confronti delle imposizioni della pace di Versailles e dei sei milioni di disoccupati, la sua idea terribile ma di successo fu di incolpare di tutto il popolo ebraico».

«Sei troppo accademico, la tua ricostruzione storica la conoscono bene da tempo - risponde Mailer - ma sarebbe come dire che se Hitler avesse avuto successo come pittore non avremmo avuto tutto il resto, credo invece il contrario, se Hitler non fosse stato espulso dalla scuola d’arte e avesse avuto successo nella pittura il Diavolo lo avrebbe lo scelto lo stesso per realizzare i propri disegni». Il nocciolo del dissenso di Grass sta nel fatto di non crede che tutta la responsabilità sia di Hitler: «Da solo avrebbe potuto fare ben poco, altrettanto colpevoli sono stati quei tanti attorno a lui che hanno gestito, organizzato, realizzato ciò che aveva in mente». Come dire, se di Diavolo si trattò furono moltissimi tedeschi a incarnarlo.

 
da lastampa.it
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