LA-U dell'OLIVO
Novembre 25, 2024, 10:11:30 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Pietro Spataro Le parole di Walter  (Letto 4689 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Novembre 20, 2007, 12:22:24 am »

Prigionieri del fattore B

Pietro Spataro


Quando la polvere della battaglia si sarà diradata vedremo cosa resterà della vecchia Casa delle Libertà e dei suoi inquilini. Per il momento vediamo una furibonda resa dei conti senza esclusione di colpi e con pericolosi appelli al popolo a far da giustiziere tra i contendenti. Cioè, niente di buono.

La spettacolare trovata di Berlusconi di ieri è l’ennesima prova che l’uomo ne sa una più del diavolo. Rimasto solo, messo sotto accusa dagli alleati (soprattutto Fini e Casini) ha giocato d’azzardo: è sceso in piazza e ha invocato la piazza contro gli ex compagni. È la prima volta che accade. Ma non c’è solo questo. Berlusconi brucia i tempi e rilancia il “Partito del popolo italiano” contro «i parrucconi della politica». È una mossa con cui tenta (abusando anche dei numeri: 7 milioni ai gazebo è pura invenzione) di riaffermare la sua leadership trattando Fini e Casini come sudditi: o ci state o vado avanti da solo. Il problema ora è capire che cosa sarà, se sarà, questo partito e quale disarticolazione provocherà nella destra.

La domenica del grande rilancio ha però, alla fine, un sapore un po’ falsato. Perché sembra più che altro il tentativo disperato di un leader che non ha più fiato politico, che ha visto infrangersi le sue molteplici spallate contro il governo e non sa come muoversi di fronte all’offensiva riformista di Walter Veltroni. Però, attenzione: non è uno scherzo. È invece l’ennesima riproposizione del “fattore B” che destabilizza il sistema politico e fa restare il paese aggrappato al passato. Vedremo nei prossimi giorni se la sfida di Fini e Casini avrà questa volta solidità e continuità. Vedremo se la spavalderia di Berlusconi troverà alimento nel populismo. Vedremo insomma se l’Italia riuscirà o meno ad avere una destra che non sia più quella degli insulti e degli appelli alle piazze adoranti. È una partita che ci riguarda.

pspataro@unita.it

Pubblicato il: 19.11.07
Modificato il: 19.11.07 alle ore 8.51   
© l'Unità.
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Febbraio 11, 2008, 06:11:29 pm »

Le parole di Walter

Pietro Spataro


C’è una parola che rappresenta meglio di altre il senso della sfida di Veltroni: futuro. È una parola che ricorre spesso (per la precisione undici volte) nel discorso di Spello e che indica una nuova frontiera. Davanti a uno scenario di tetti, campanili e ulivi (il paese reale), il leader del Pd ha segnato a Spello uno spartiacque per la politica italiana. Di là il vecchio e il passato. Di qua il nuovo e il futuro.

È il primo messaggio. E sarà, non c’è dubbio, lo spartito di questa difficilissima campagna elettorale. Nessuno scontro ideologico, serenità, voglia di andare, un programma e un’utopia: costruire un’Italia che si lasci finalmente alle spalle i fantasmi del Novecento. Per la destra, per Berlusconi, si tratta di un’altra insidia. La guerra al comunismo diventa ancora di più un’arma logora e antica.

Tra qualche giorno Veltroni ci dirà con quale programma cercherà di conquistare gli italiani. Ma già da oggi emerge chiaramente (anche grazie al lavoro svolto da Romano Prodi e interrotto solo dalla rissosità degli alleati) l’idea di un paese libero e pulito, onesto e lieve, coraggioso e intraprendente. Un paese nel quale possano stare insieme l’operaio che si batte per un salario migliore e per un lavoro che non porti morte e l’imprenditore che vuole crescere e chiede regole e opportunità, non burocrazia.

Gli italiani che vogliono un Paese così ci sono, faticano ogni giorno in ogni angolo di ogni città. È la politica invece che manca. È la politica che sta spesso da un’altra parte.

E questo è il secondo messaggio di Spello: la politica va rifondata, deve diventare di nuovo una bella impresa per cui vale la pena spendersi e innamorarsi. Sarà possibile solo se essa tornerà a parlare alla gente, se si occuperà dei suoi problemi, se ritroverà la voglia di correre e di rischiare. La voglia di cercare ancora.

Se questo è l’orizzonte, allora la sfida lanciata dal Pd di Veltroni appare ancora più grande. Nella scelta, che a molti era apparsa folle, di andare al voto liberi dai condizionamenti di una coalizione frammentata c’è il tentativo di dire agli italiani: il Pd è qui, ha un leader, un programma, tanta voglia di fare. Ci giochiamo tutto, dateci fiducia, aiutateci a spezzare il brutto incantesimo di un’Italia impaurita, ancora divisa da muri invisibili e con la testa rivolta all’indietro.

È una scelta che, come abbiamo visto, porta molto scompiglio nella destra. Per la prima volta negli ultimi anni, infatti, non è più Berlusconi a dettare l’agenda. Oggi lui insegue, corregge, si adegua, è costretto a inventare su due piedi un partito per far finta di farsi nuovo insieme a Fini che, solo un paio di settimane fa, lo definiva comico. Il leader di An ritorna a rapporto dal capo e rischia così di finire a fare il vice della Brambilla. Il terremoto provocato dal Pd, insomma, manda all’aria ogni certezza. Ridisegna confini politici (anche alla sinistra del Pd, dove servirà la stessa dose di coraggio) e destini personali. Con quali effetti si vedrà nel tempo.

Ma ce la farà Veltroni in questa complicata impresa? È la domanda delle domande. Diciamolo, la partita è molto difficile: da una parte c’è un partito nuovo, dall’altra un’armata brancaleone che va da Salò a Ceppaloni ma che sulla carta dei sondaggisti ha un vantaggio significativo, quasi irrecuperabile. Però non sempre, come insegna la vita, le cose vanno come si prevede. E se il Pd, tutto insieme, con determinazione, sarà in grado di dimostrare che la posta in gioco non è solo un voto, ovviamente importante, ma anche cambiare l’anima dell’Italia, farla uscire da un bipolarismo malato, portare il cittadino (l’operaio, l’insegnante, lo studente, l’imprenditore) al centro della politica e dello Stato, allora forse la missione può diventare possibile. Perché in giro, già si sente, c’è tanta voglia di aprire il sipario su una nuova stagione. E la inevitabile polarizzazione dello scontro (Veltroni contro Berlusconi) potrebbe alla fine premiare il leader del Pd.

Ci sono altre due belle parole nel discorso di Spello che erano quasi scomparse dal lessico della politica: sogno e utopia. Ferita dal dramma di altri sogni e altre utopie che hanno segnato la storia del Novecento, la sinistra ha avuto nel tempo quasi il timore di pronunciare quelle due parole. E invece sogno e utopia possono dare alla politica il senso profondo della sua missione. Perché la politica non può essere solo buona amministrazione. Che serve, eccome, ma non basta. La politica deve diventare una serena battaglia quotidiana per fare in modo che le nostre utopie diventino realtà. Per fare in modo che la città che vogliamo nasca giorno dopo giorno, pezzetto dopo pezzetto, in un appassionante lavoro di costruzione collettivo.

Se ci pensate è la stessa sfida che in questi giorni sta premiando un altro uomo su cui solo qualche mese fa nessuno avrebbe scommesso: Barack Obama. «Riprendiamoci il sogno americano», ha detto il senatore dell’Illinois in un bellissimo discorso tenuto tre mesi fa nello Iowa e che abbiamo pubblicato ieri sulla prima pagina de l’Unità. Riprendiamoci il sogno italiano anche noi. Basta crederci. Dipende da ognuno di noi.

pspataro@unita.it

Pubblicato il: 11.02.08
Modificato il: 11.02.08 alle ore 8.17   
© l'Unità.
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #2 inserito:: Febbraio 12, 2008, 10:31:33 am »

12/2/2008 (7:9) - IL RETROSCENA

E Walter studia Silvio alla moviola
 
Silvio Berlusconi ospite questa sera a «Porta a Porta»

Slogan e battute: duello a distanza da Vespa

AMEDEO LA MATTINA
ROMA


Già questa sera, nel salotto televisivo di Bruno Vespa, si capirà se Silvio Berlusconi scivolerà nella trappola di «Walter-furbacchione» (così a Palazzo Grazioli chiamano il leader del Pd). Cioè se il Cavaliere a «Porta a Porta» finirà per invischiarsi in ragionamenti sulla coalizione, alleanze, partitini che arrivano e nanetti che vanno, Mastella che fa? E Casini...? «Tutta roba urticante per gli elettori - dice Paolo Bonaiuti - e il presidente non cadrà certo in questo errore». Insomma, non si farà prendere la mano dai «giochini di Palazzo». E se i quattro giornalisti che lo intervisteranno (Pierluigi Battista, Ferruccio De Bortoli, Mario Orfeo e Piero Sansonetti) insisteranno con domande sulla «politica politicante», Berlusconi sarà pronto a riportare la trasmissione sul piano delle proposte, inchiodando Veltroni sul «fallimento» di Prodi. «Non ci sarà nessun colpo di scena, tipo contratto con gli italiani del 2001 - spiega Bruno Vespa -, ma sarà un primo serio confronto sul programma, sulle aspettative dei cittadini».

Ma il leader dei Democratici, che andrà a «Porta a Porta» domani sera, ha il vantaggio di sentire prima cosa dirà l’ex premier del centrodestra. La trasmissione verrà registrata, le parole dell’avversario saranno studiate una per una a Piazza Santa Anastasia dove la macchina della comunicazione sta girando a pieno regime. Sul tavolo di Veltroni proprio ieri sono arrivate le prime ipotesi di slogan ancora top secret. Qualcosa, però, filtra. I primi manifesti 6x3 riprenderanno alcune frasi pronunciate a Spello sabato scorso. «Non scegliete un partito, ma scegliete un Paese». Berlusconi riempirà gli spazi pubblicitari accusando «la sinistra di aver messo il Paese in ginocchio», esortando «Rialzati Italia!»; il Pd risponderà che l’Italia di chi lavora è già in piedi: è la politica che deve rialzarsi, «deve tornare a essere utile». Veltroni andrà in 110 province; Berlusconi ha programmato un tour in 100 città. Il segretario del Pd sta facendo stampare migliaia di magliette con su scritto «si può fare» declinato in tutti i dialetti regionali. Arriverà nelle piazze d’Italia con due pullman (uno per Veltroni, il secondo per i giornalisti): sono diesel ma euro 5, quindi superecologici, che non sono ancora entrati in commercio. Sono stati voluti da Ermete Realacci, l’ex leader di Legambiente e responsabile comunicazione del Pd, che ha rispedito indietro gli euro 2 inquinanti. Ci sarà molto Internet nella campagna dei Democratici. Nel nuovo sito c’è lo spazio «attivati: ho bisogno di te, convinci 5 amici a votare Pd»; e oggi debutteranno i forum tematici nei quali i navigatori verranno invitati a dire la loro. Nel sito www.votaberlusconi.it già campeggia il nuovo simbolo de «Il Popolo delle libertà». Lo ha ritoccato personalmente il Cavaliere con un pennarello, allargando la parte destra del tricolore che taglia in due il logo: sopra il nuovo nome della lista su fondo azzurro, sotto gigantesco «Berlusconi presidente» su campo bianco. La sua faccia per ora non c’è, ma è scontato che ricompaia.

Berlusconi sta studiando le mosse di Veltroni: sa quanto l’avversario sia capace nel comunicare. «Ma il grande maestro in questo campo - dice Miti Simonetto, esperta di immagine da sempre accanto all’ex premier - rimane sempre il “dottore” che può dare lezione a tutti noi. Lui ha sempre un asso nella manica e la differenza di età non è certo la carta vincente di Veltroni». Per il Cavaliere la trovata comunicativa di Spello nella campagna umbra non ha funzionato: la qualità delle immagini non era buona, Veltroni era un po’ in controluce, doveva continuamente bloccare i fogli che volavano. Non c’è dubbio invece che Berlusconi sia molto popolare, ma c’è molta preparazione nelle sue comparse tra la folla. E’ sempre pronta una pedana che viene magicamente piazzata sotto i suoi piedi nelle manifestazioni «improvvisate»: il leader viene travolto dall’entusiasmo delle persone e lui svetta un po’ con il microfono in mano e senza cravatta (è la figlia Barbara che glielo ha consigliato).

Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!