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Autore Discussione: Everydey Intelligens -- C'é da credergli?  (Letto 50 volte)
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« inserito:: Dicembre 08, 2025, 07:46:44 pm »

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everydey intelligens
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Everyday Intelligence
Sito web di cultura e società · 3527 follower · @everydayintelligence · Analyist presso Central Infellagence Agency
seeking situational understanding. countering disinformation. #nafo #slavaukraini

 
Everyday Intelligence
Chiedo pubblicamente al signor @Mirco Mazzetti come faccia ad affermare di non avermi mai visto (incontrato) in ambienti di intelligence. … Altro...

Everyday Intelligence
Ci scrive:
Dedico qualche momento all'aurocritica.
Come già detto la mission della pagina è condividere delle informazioni sulla guerra in ucraina, su mondo militare, e metologie apprese nel tempo, che reputo possano fornire un aiuto ai lettori e commentatori per reperire informazioni solide, stimolare riflessioni e dibattiti costruttivi. Insomma promuovere buona informazione dando una specie di servizio ai lettori.
Vista questa mission, reputo che cercare di usare tutti i mezzi a disposizione per essere onesto intellettualmente, fornire informazioni documentate sia fondamentale. Per carità sono umano e qualche sbaglio l'ho commesso pure io, anzi a questo proposito ringrazio tutti i commentatori tra cui professionisti che hanno prontamente indicato gli errori commessi in modo da permettere di correggere gli sbagli. Anzi invito proprio alla riflessione critica siccome è un buon modo per stimolare le nostre capacità cognitive, informarci e sopratutto creare qualcosa di costruttivo limitando gli errori che tutti possiamo commettere in quanto umani. .
Siccome quando mi è capitato di sbagliare in buona fede, o spiegarmi in maniera contorta o poco lineare chi me lo ha fatto notare non è mai ricorso a insulti e dileggi dalla parte mia non mi permetterei mai di dileggiare chi sbaglia, anzi al giorno d'oggi chiedere scusa e assumersi la responsabilità dei propri errori è proprio una dote troppo scarsa.
Tornando sempre alla mission della pagina, devo dire che provo a fare del mio meglio nell'essere onesto con le persone con cui interagisco, questo parte dall'assumere i lettori come persone alla pari con me o anche migliori perciò gente con cui devo essere onesto, pertanto evitare in ogni modo possibile di utilizzare fallacie logiche, stratagemmi manipolatori e quant'altro cercando, per quanro possibile, di mitigare la presenza di bias cognitivi.
Questo proprio perché a parere mio usare fallacie o altri stratagemmi manipolativi presuppone proprio un rapporto di non parità e una mission diversa volta al successo operativo e non alla sana diffusione di informazioni e riflessione costruttiva in merito, anzi chi usa fallacie sta assumendo in partenza che queste potrebbero funzionare siccome l interlocutore è una forma di minorato mentale totalmente indifeso a livello cognitivo e matematico-logico.
Ora ecco il nocciolo della questione... essendo una persona molto poco social, arrivato su fb non tanto tempo fa, ma essendo abituato a conversazioni tra nerd noto di avere un modo di interagire assai diverso dal mondo social... mi viene il dubbio di essere eccessivamente ruvido e rigido nelle risposte ad alcuni commenti e prendere davvero malamente la presenza di fallacie logiche o tentativi manipolatori. Che siano attuati inconsapevolmente o in malafede non lo so, effettivamente a scuola non si studia granchè il metodo scientifico e tantomeno le fallcie.
Talvolta ho reagito con un certo impeto di fronte a fallacie e stratagemmi retorici siccome mi sembrano offensivi, sebbene nei miei confronti possa soprassedere con una certa tranquillità (non sarà quche utente di Facebook a rendermi una pessima giornata), in quanto sono profondamente urtato dai comportamenti di chi presuppone già che i lettori e interlocutori sono minorati mentali quindi cascheranno nelle sue trappole retoriche.
Su fb però vedo che si fa ampio uso di questi stratagemmi, spesso dire cose a caso senza fonti è pure tollerato e alcune pagine a cui non sono iscritto che l algoritmo suggerisce sembrano veri covi di estremisti dove girano insulti razziali, istigazioni all odio, istigazioni a delinquere... pur avendoli segnalati a fb la moderazione risulta totalmente disinteressata...
Ora essendo poco social mi pongo seriamente il dubbio: è il caso di riaggiustare l approccio siccome non siamo in un contesto nerd di brainstorming oppure è meglio tenere questa line? Voi che ne pensate? Che cosa suggerite di fare?
 

Everyday Intelligence

GUERRA RUSSIA-NATO, UNO O DUE ANNI PER SVEGLIARCI: Ecco perché siamo pronti alla guerra sbagliata. Illudersi che un'ipotetica guerra con Mosca sarà come in Ucraina ci porterà al disastro
A partire dalla metà del 2023 ho elaborato un’ipotesi riguardante le possibili configurazioni che potrebbe assumere un eventuale conflitto armato tra la Federazione Russa e la NATO, nel caso di un’aggressione promossa dal Cremlino. Successivamente, diversi rapporti di intelligence militare provenienti da alcuni Stati baltici e dalla Danimarca hanno confermato una prospettiva sostanzialmente analoga. Oggi, alla luce del crescente numero di sconfinamenti e di episodi suscettibili di generare crisi internazionali, ci troviamo di fronte a una fase preliminare particolarmente delicata; per questo ritengo opportuno ribadire e approfondire tali considerazioni che avevo pubblicato su X/Twitter e Telegram.
Devo tuttavia ammettere che esprimermi in materia risulta oggi più complesso che in passato: sto infatti lavorando alla stesura di un volume sulla deterrenza, e molte delle dinamiche trattate si stanno manifestando in tempo reale. Inoltre, le ricerche in corso mi condurrebbero a entrare in un livello di dettaglio che, per ragioni legate a questo contesto comunicativo, preferisco non affrontare in modo esteso.
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UNA PROBABILE FORMA DI GUERRA RUSSIA-NATO
I Paesi europei si trovano molto più vicini a un conflitto con la Russia di quanto la maggior parte dell’opinione pubblica occidentale sia disposta a riconoscere, e la finestra temporale per un effettivo riarmo e adattamento strategico si sta restringendo ben più rapidamente di quanto comunemente si creda. Ai popoli europei restano uno o due anni per ristabilire una deterrenza credibile nei confronti di Mosca.
Un grave errore nell’analisi della minaccia russa consiste nel cadere in un bias di mirror imaging, ossia nel presupporre che la Russia interpreti un potenziale conflitto con gli Stati dell’Unione Europea nello stesso modo in cui noi immaginiamo un’eventuale guerra con essa. Tale approccio non solo è ingenuo, ma si discosta profondamente dalla realtà.
L’errore più grave consiste nell’estrapolare in maniera eccessiva e decontestualizzata le lezioni apprese dall’attuale conflitto in Ucraina, fino al punto di credere che una guerra tra la Russia e gli Stati europei inizierebbe e si svilupperebbe in maniera analoga, semplicemente su scala più ampia. Questa supposizione (assumption) oltre ad essere del tutto improbabile può essere la causa di ragionamenti fuorvianti che possono indurre in errore l’approccio strategico occidentale favorendo di gran lunga la Russia.
Un conflitto tra la Russia e i Paesi occidentali assumerebbe con ogni probabilità caratteristiche del tutto differenti rispetto a quelle comunemente ipotizzate.
• La Russia non prevede di intraprendere un’operazione di combattimento su larga scala (LSCO) simmetrica contro i Paesi della NATO, come quella in corso in Ucraina, per la quale invece l’Alleanza e la politica europea si sta principalmente preparando. Mosca, infatti, non dispone delle risorse economiche, dell’industria bellica, delle tecnologie, delle capacità logistiche e di sostegno, né del personale e delle capacità di proiezione di forze necessarie per prevalere alla superiorità militare ed economica dei Paesi NATO. Uno scenario del genere, comporterebbe quasi sicuramente la sconfitta totale della Russia.
• Già prima di subire ingenti perdite subite in Ucraina, la leadership russa era consapevole delle difficoltà connesse a un simile scenario.
• In un contesto operativo (OE) multidominio, la Russia potrebbe tuttavia ottenere risultati significativi soprattutto nella dimensione informativa e, di conseguenza, in quella umana: possiede infatti consolidate capacità di guerra dell’informazione, MISO, attività di guerra non convenzionale, e può contare su una parte rilevante della popolazione occidentale già orientata in senso filorusso.
• I Paesi occidentali, dal canto loro, hanno ripetutamente mostrato un timore irrazionale nei confronti delle minacce russe, specialmente nelle prime fasi della guerra in Ucraina, in particolare riguardo alla guerra e alla deterrenza nucleare, ora invece sembrano applicare una certa timidezza nel rispondere a sconfinamenti e atti provocatori.
Alla luce di questi elementi, appare dunque altamente probabile che un eventuale conflitto condotto dalla Russia contro i Paesi della NATO si fonderebbe principalmente sulla gestione e sul controllo dell’escalation.
L’obiettivo primario della Russia in un simile conflitto sarebbe la gestione dell’escalation e la conclusione precoce delle ostilità a condizioni favorevoli per sé. Mettere fine rapidamente alle ostilità risulterebbe fondamentale e necessario: data l’inferiorità militare ed economica rispetto alla NATO, la Russia dovrebbe assicurarsi una forma di «vittoria» prima che il vantaggio convenzionale simmetrico e la capacità di coercizione dell’Alleanza producano effetti decisivi.
Piuttosto che impegnarsi in un confronto militare prolungato e simmetrico di tipo LSCO, come quello osservato in Ucraina, è altamente probabile che Mosca crei situazioni di crisi internazionale tentando di costringere la NATO alla resa mediante il semplice segnalare la capacità di infliggere, in modo progressivo, maggiori livelli di danno e sofferenza alle popolazioni occidentali.
Un conflitto di questo tipo potrebbe articolarsi in una prima fase di sabotaggi e guerra non convenzionale, dopodiché in operazioni ibride contro Stati membri della NATO, intese come banco di prova, seguita da una fase in cui gli scontri sarebbero caratterizzati da attacchi a lunga gittata contro infrastrutture civili critiche. È plausibile che, nella fase iniziale, tali attacchi vengano diretti più verosimilmente contro Paesi dell’UE di minori dimensioni. Gli stati colpiti potrebbero a questo punto invocare l’articolo 5 del patto Atlantico, scatenando automaticamente le prime difese come dimostrato recentemente nel caso dello sconfinamento dei Gerbera in Polonia, per poi passare la palla alla politica.
Il messaggio rivolto agli Stati NATO più importanti sarebbe chiaro: non intervenite in sostegno degli alleati, se non volete che le vostre popolazioni subiscano gravi danni. Considerate le capacità russe nella guerra dell’informazione, MISO e la presenza di attivisti filorussi in varie aree d’Europa, particolarmente in stati militarmente potenti quali l’Italia, una narrazione di questo tipo potrebbe infatti trovare terreno favorevole e produrre effetti concreti creando una spaccatura politica internamente all'Alleanza.
Parallelamente, la Russia estenderebbe il proprio ombrello nucleare su qualsiasi territorio della NATO eventualmente conquistato in una fase iniziale dell’offensiva, trasmettendo il messaggio che ogni tentativo di riconquistarlo con mezzi militari comporterebbe un’escalation nucleare. Un simile conflitto non si giocherebbe tanto sul piano delle capacità militari reali dell’Occidente, quanto su quello della stabilità politica, che nelle democrazie risulta quasi inevitabilmente influenzata dall’opinione pubblica, la quale, come già sottolineato, è in parte condizionata dalle operazioni di guerra dell’informazione e MISO russe e in alcuni settori persino favorevole a Mosca.
La paura psicologica dell’escalation, con il rischio di arrivare a percezioni considerate inaccettabili, avrebbe lo scopo di aprire la strada a negoziati sul futuro del Paese coinvolto, della NATO e, in ultima analisi, della sicurezza europea, secondo i termini stabiliti dalla Russia.
Un conflitto di questo genere non si configurerebbe quindi come uno scontro di forze, ma come una competizione sulla capacità di accettare il rischio, incentrata su una domanda cruciale: chi sarà il primo a cedere di fronte alla prospettiva di un confronto su larga scala, comprensivo della possibilità di escalation nucleare?
Come ci insegna l’esperienza della Guerra Fredda, l’equilibrio delle forze militari non rappresenta un fattore deterministico negli scontri fondati sulla tolleranza del rischio. Al contrario, tali confronti vengono decisi dall’equilibrio della determinazione, ovvero dalla disponibilità a mantenere salda e inflessibile la propria posizione anche di fronte all’aumento delle minacce. Negli ultimi anni la stabilità politica e la capacità di resilienza rappresentano un punto debole delle democrazie occidentali, vulnerabilità che la Russia potrebbe sfruttare con crescente probabilità.
Negli ultimi anni la Russia ha messo alla prova in modo sistematico la determinazione occidentale, incrementando progressivamente il livello delle provocazioni al fine di sondare le “linee rosse” dei Paesi membri della NATO. La mancata risposta ferma e coerente a tali provocazioni nelle fasi iniziali rischia di indurre Mosca a ritenere praticabile lo scenario delineato in precedenza, considerandolo suscettibile di successo. Ciò ci avvicinerebbe progressivamente a situazioni di crisi e potenziale conflitto che una deterrenza efficace dovrebbe invece scoraggiare.
Il concetto di deterrenza si fonda su tre principi fondamentali: capacità, credibilità e comunicazione. Se da un lato la NATO possiede indubbiamente una superiorità sul piano delle capacità militari convenzionali rispetto alla Russia, dall’altro la sua credibilità appare indebolita dalle divisioni interne alle democrazie occidentali e dalla scarsa determinazione mostrata nel reagire in maniera unitaria e risoluta alle provocazioni di Mosca. A ciò si aggiunge una limitata capacità di visione strategica. Dal discorso pronunciato da Vance a Monaco emerge con chiarezza che gli Stati Uniti intendono concentrare in misura crescente le proprie attenzioni sull’area dell’INDOPACOM, lasciando progressivamente la responsabilità della sicurezza europea agli stessi Paesi europei. Questi ultimi, tuttavia, negli ultimi mesi, anche a causa dell’influenza destabilizzante esercitata dalla Russia e da Trump, si sono dedicati principalmente a discussioni inconcludenti, focalizzate su ipotetici scenari di fine guerra, mentre una conclusione imminente del conflitto non appare in alcun modo realistica, né le parti coinvolte hanno mostrato disponibilità a compromessi sui rispettivi obiettivi strategici. Tale diversivo ha finito per tradursi in un vantaggio significativo per la Russia, evidenziando non solo la mancanza di prontezza nel ricalibrare la strategia europea, ma anche un deficit complessivo di intelligenza strategica, ulteriormente aggravato dalla natura di alcune proposte avanzate nel dibattito politico e diplomatico recente.
Nel teatro operativo ucraino la Russia dispone ormai di poche possibilità concrete di prevalere. La sua ultima risorsa, capace di offrirle maggiori margini di successo, risiede nella dimensione informativa e, soprattutto, in quella umana: la volontà degli europei di agire con determinazione e di difendersi, continuando a garantire un sostegno essenziale all’Ucraina. Sul piano strettamente fisico, Mosca ha ormai limitate possibilità di incidere; tuttavia, nelle dimensioni informativa e umana può ancora ritenere di poter esercitare un’influenza significativa. Un’eventuale frattura all’interno dell’Occidente in tali ambiti aprirebbe la strada alle ambizioni espansionistiche del Cremlino, offrendo a Vladimir Putin l’opportunità di ottenere una vittoria strategica. Se anche solo Putin valutasse come sufficientemente probabile un simile scenario potrebbe decidere di avviare un COA simile a quanto ipotizzato sopra, mentre qualora al momento del dunque si creasse una frattura interna all’occidente questo non farebbe altro che aprire la porta ad ulteriore aggressività russa.
Mosca non ha dunque bisogno di eguagliare la potenza militare della NATO: se i Paesi occidentali dovessero cedere per primi sotto la pressione psicologica generata dalla mancanza di risolutezza e determinazione, la Russia potrebbe di fatto ottenere una vittoria.
L’attuale conflitto in Ucraina mostra chiaramente che l’Occidente soffre di una carenza di risolutezza e determinazione: le divisioni interne e le interminabili discussioni sulla paura escalation non fanno che rafforzare le capacità russe sia nella dimensione informativa che in quella umana, consolidando la convinzione del Cremlino che la NATO finirà per arretrare di fronte a una vera prova di forza. Questa strada, seppur oggi ancora improbabile risulta una via che con probabilità più alta rispetto alle operazioni in Ucraina può garantire una vittoria russa.
La Russia non deve necessariamente attendere di ricostruire la propria potenza convenzionale: quanto più l’Occidente mostra disunità e mancanza di determinazione, tanto maggiori diventano le probabilità che un conflitto si verifichi nel breve termine. Gli scenari che prevedono per l’Occidente un arco temporale di 7-10 anni per completare il riarmo risultano doppiamente fuorvianti: da un lato perché pongono l’accento esclusivamente sulla dimensione fisica militare, trascurando che la vera questione è la risolutezza politica; dall’altro perché si rivelano eccessivamente ottimistici rispetto alle scadenze effettive.
Il tempo a disposizione per ristabilire una postura di deterrenza credibile nei confronti della Russia si sta rapidamente esaurendo: nella migliore delle ipotesi, restano due anni. In caso contrario, l’Occidente, e in particolare i Paesi europei, rischiano seriamente che Mosca metta alla prova la sua coesione nei prossimi anni.
La NATO deve essere in grado di negare in maniera credibile alla Russia la possibilità di minacciare attacchi contro infrastrutture critiche o di occupare territori. Ciò richiede che i leader politici dimostrino fermezza e coerenza nelle questioni di difesa e sicurezza, al fine di scongiurare il dilemma coercitivo posto dalle minacce aggressive e dai cosiddetti de-escalation strikes. E’ del tutto verosimile che al crescere dell’incapacità russa di prevalere militarmente in Ucraina e dall’aumentare dei suoi problemi interni vi sarà un probabile aumento dell’aggressività russa sia legato allo scenario offensivo in Ucraina sia legato a sconfinamenti e atti di crescente provocazione verso gli stati europei, siccome questa via è percepita da Mosca come ultima spiaggia per ottenere una vittoria. Sarà compito della politica occidentale dimostrare alla Russia, ristabilendo una deterrenza ancora più forte, che tale strada non è percorribile e tantomeno conveniente da prendere. Più presto accadrà minori saranno i costi e i danni subiti sia da noi sia dalla Russia.
Nelle dimensioni informativa e umana, l’Occidente deve intraprendere un serio dibattito sul significato della deterrenza e sulle caratteristiche di un eventuale conflitto con la Russia. Siamo pronti e determinati a colpire infrastrutture strategiche russe nel caso in cui Mosca attaccasse per prima le nostre? Siamo disposti a esercitare la deterrenza sia attraverso la punizione sia mediante la negazione? Siamo risoluti a difendere noi stessi e i nostri alleati da un’aggressione russa?
A oggi, l’Occidente appare fondamentalmente impreparato, sul piano cognitivo, a comprendere e valutare scenari di questo tipo. Questa carenza non fa che incoraggiare la Russia.
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Conclusioni:
Con questo post non intendo affermare che sia imminente un conflitto Russia-NATO o che sia inevitabile una sconfitta occidentale, bensì portare all’attenzione quanto la Russia potrebbe ritenere un percorso probabile verso il conseguimento dei suoi obiettivi, nonché vulnerabilità occidentali.
Affrontare tempestivamente vulnerabilità sul nascere risulta essere la maniera migliore per mantenere una deterrenza credibile anche su situazioni di crisi oltre che scenari combat di tipo LSCO, al fine di scoraggiare la Russia dall’intraprendere COA che vadano nella direzione descritta di sopra. Non rispondere con risolutezza, determinazione e unità alle crescenti provocazioni russe può verosimilmente indurre il Cremlino ad aumentare sempre di più tali provocazioni e spingerci più vicini a tali scenari. Risulta quindi importante mettere un freno alla situazione ora in uno scenario ancora lontano da situazioni di conflitto e crisi, prima che si verifichino Worst Case Scenarios.
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Lascio a voi alcuni link utili per capire la situazione e approfondire:
https://www.linkiesta.it/.../russia-ucraina-guerra.../...
https://everydayintelligence.substack.com/.../dinamiche...
https://t.me/everydayintelligence/226
https://euromaidanpress.com/.../i-am-confident-russia.../
#russia #nato #polonia #deterrenza #guerra #escalation #minacce #riarmo #defenseEU #difesa #sicurezza #difesaeuropea #RearmEurope

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