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Autore Discussione: Luca Landò I Signori della Rete  (Letto 2539 volte)
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« inserito:: Febbraio 03, 2008, 07:38:01 pm »

I Signori della Rete

Luca Landò


Se 45 miliardi vi sembran pochi. Certo, stiamo parlando di dollari che, al cambio di questi giorni, corrispondono "solo" a 30 miliardi di euro. Eppure l´assegno che Microsoft ha deciso di staccare per lanciare l´assalto a Yahoo rischia di essere assai più pesante della cifra scritta con la penna di Bill Gates.

Per capirlo è bene chiarire di cosa stiamo parlando: un mercato pubblicitario che l´anno scorso ha registrato 40 miliardi di dollari di investimenti e che nel giro di soli tre anni, come prevede la stessa Microsoft, potrebbe tranquillamente raddoppiare.

Quello che conta, dunque, non è la cifra in sé (al momento l´online copre solo il 2,1 per cento del mercato della pubblicità contro il 54,7% della televisione) quanto la tendenza: quale altro business promette tassi di crescita tanto elevati? E dopo tante promesse, puntualmente mancate, di mirabolanti guadagni (ricordate la new economy?) questa volta sembra che internet abbia iniziato a camminare, anzi correre con piedi d´acciaio e non più d´argilla. Con un dettaglio però: che la corsa è dominata dall´americano Larry Page e il russo Sergej Brin, gli ex ventenni fondatori di Google, il potentissimo motore di ricerca che permette di estrarre informazioni precise e ordinate dal caotico mondo della rete e che viene consultato da oltre la metà degli internauti del mondo.

E poiché i tempi dell´online duro e puro, privo di contaminazioni pubblicitarie, è finito, ecco che i risultati dei motori di ricerca sono sempre più accompagnati da banner e suggerimenti commerciali. Stai cercando un volo per New York? Compra i biglietti online da questo sito. Vuoi leggere una recensione dell´ultimo film di Sean Penn? Acquista il libro di Krakauer che ha ispirato l´irrequieto regista. Nulla si crea, nulla si distrugge, d´accordo. Ma nella rete di oggi tutto si propone e, alla fine, si vende.

Il punto è che nel nuovo matrimonio tra motori di ricerca e pubblicità online, Yahoo e Microsoft guardano da troppo distante: nel mercato americano, dove il 54% degli utenti usa Google, il primo copre il 22,9% delle ricerche, il secondo solo con il 9,8%. Anche sommando le loro forze, dunque, i due colossi arriverebbero intorno al 33%, ancora molto lontani dalla lepre Google. Perché allora l´assegno dello zio Bill, come lo chiamano i seguaci Microsoft (nemici giurati della setta Apple)?

Una risposta, parziale ma importante, è nella nuova strategia di Google, che consiste nell´offrire gratuitamente online non più soltanto ricerca di informazioni, ma anche programmi come sistemi operativi (indispensabili per far andare i computer), software di scrittura e di calcolo, applicazioni per presentazioni: insomma, tutto quello che rappresenta il cuore del business della Microsoft. L´acquisto di Yahoo, dunque, sembrerebbe più dettato dalla necessità di resistere (resistere, resistere) a Google, più che da un reale disegno espansivo di Microsoft. Tuttavia, poiché nel mondo di internet uno più uno raramente fa soltanto due, è possibile che dall´unione di Microsoft con Yahoo esca qualcosa di nuovo e, al momento, difficile da prevedere. Magari un´evoluzione sempre più interattiva dell´online, quel web 2.0 in cui nemmeno Google è tanto è forte (e qualcuno parla già di web 3.0). O forse, più concretamente, quella piattaforma di cui Microsoft parla da tempo e che sarà capace di gestire la pubblicità nelle sue diverse forme a seconda dei media utilizzati dall´utente online: una specie di hub dove gli investitori depositano il loro materiale pubblicitario e questo, opportunamente trasformato, sarà in grado di comparire sui diversi media utilizzati (video, audio, videogame, pagine web, motore di ricerca).

In attesa di conoscere le vere intenzioni d "Mahoo", come già viene definita l´unione tra Microsoft e Yahoo, è evidente che la battaglia all´ultimo click ha risvolti che non riguardano soltanto il destino delle due aziende. Anche se pare tramontato il sogno di una rete interamente libera e senza condizionamenti, è innegabile che Internet sia e resti il mezzo più diffuso, efficace e veloce per scambiarsi informazioni da ogni parte del mondo. Non a caso i regimi autoritari, dall´Iran all´Arabia Saudita passando per la Birmania e la Cina, tentano di imporre un controllo severo allo scambio di informazioni online. A Riyad è finito in carcere Fouad al-Farhan, il più popolare blogger saudita noto per le sue denunce online sulla corruzione della famiglia reale. E la stessa Yahoo è accusata di aver passato alle autorità cinesi gli indirizzi digitali che hanno portato all´arresto di alcuni giovani che avevano messo in piedi siti di informazione ritenuti illegali.

Il pericolo di Internet, dunque, è quello di diventare una rete di tanti, tantissimi controllata da pochi, pochissimi. Da questo punto di vista, l´acquisizione di Yahoo da parte di Microsoft si muove proprio nella direzione sbagliata: anziché ampliare il numero di attori che investono, sviluppano e offrono servizi, si arriva alla sua riduzione. Lo sa bene l´antitrust europea che, poco tempo fa, multò Microsoft per aver imposto al mercato del software una sorta di marchio unico, finendo per azzerare la concorrenza, a tutto danno delle altre aziende e degli stessi clienti. È dunque auspicabile che la stessa antitrust (europea, ma speriamo anche americana) vigili su quanto potrebbe accadere, non più nel mercato del software, ma direttamente online, ora che la rete, per quanto riguarda i motori di ricerca, sembra ormai nelle mani di due soli protagonisti.

llando@unita.it

Pubblicato il: 03.02.08
Modificato il: 03.02.08 alle ore 11.42   
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