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Autore Discussione: Tetyana Bezruchenko - Oggi una mia conoscente ha pronunciato la solita frase ...  (Letto 18 volte)
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« inserito:: Ottobre 15, 2025, 06:17:47 pm »


Tetyana Bezruchenko

Oggi una mia conoscente ha pronunciato la solita frase “spero che tutto finisca presto”.
Le avevo risposto con un breve “No”.
Lei mi ha chiesto “perché no?”
Non so come spiegarle che tutto solo comincia a muoversi, prima erano dei preparativi.



Alex Orlowski

Il 28 settembre 2025, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha denunciato un'importante escalation nelle tattiche di guerra ibrida della Russia, basandosi su dati di intelligence che indicano come la cosiddetta "flotta ombra" russa stia venendo utilizzata come piattaforma mobile per il lancio e il controllo di droni d'attacco contro paesi europei. Questa accusa ha avuto immediati riflessi politici, con Zelenskyy che ha sottolineato la necessità urgente di chiudere i corridoi marittimi strategici, in particolare il Mar Baltico, a tutte le petroliere russe, dando particolare attenzione alle navi della flotta ombra illegale. Nel suo discorso serale, il presidente ha chiesto un inasprimento delle sanzioni contro il commercio energetico e l'infrastruttura navale russa, evidenziando come la vicinanza delle piattaforme di lancio alle coste europee renda la minaccia ancora più critica.
La flotta ombra, fino ad ora vista principalmente come uno strumento economico per eludere le sanzioni occidentali e finanziare l'apparato militare russo, è ora ritenuta una minaccia diretta alla sicurezza operativa. Tale flotta, composta da circa 940 navi obsolete e scarsamente assicurate, rappresenta una combinazione di obiettivi economici e militari, entrando nello spettro della guerra ibrida come piattaforma di attacchi irregolari e non attribuibili contro infrastrutture europee critiche. Questo sviluppo impone a NATO e Unione Europea una rivalutazione strategica che non consideri più queste navi come un semplice rischio ambientale, ma come potenziali piattaforme militari mobili e sofisticate. L'opacità operativa e numerica della flotta rende difficile la sua identificazione e il contrasto.
Il discorso di Zelenskyy, pronunciato la stessa sera di un'ondata di attacchi e incursioni aeree russe in Europa, ha collegato chiaramente le petroliere russe, già oggetto di sanzioni, all'uso militare tramite il lancio e controllo di droni. Queste navi non fungerebbero solo da rampe di lancio, ma da centri avanzati di comando e controllo con sofisticati sistemi di comunicazione satellitare per pilotare i droni attraverso spazi aerei complessi. La tempistica della dichiarazione, subito dopo un incontro con l'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump a New York nel contesto dell’Assemblea generale ONU, mirava a influenzare il dibattito politico sulle forniture di armi avanzate all’Ucraina e ad accelerare l’inasprimento delle sanzioni contro la flotta ombra, specialmente in risposta alle destabilizzanti incursioni di droni nei paesi nordici.
La Russia ha rigettato con fermezza le accuse, con il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov e il ministro degli esteri Sergey Lavrov che hanno definito le denunce infondate e tese a destabilizzare ulteriormente la situazione. In particolare, la Russia ha contestato le segnalazioni di incursioni di droni oltre il raggio operativo di alcune munizioni, nonostante le evidenze delle capacità dichiarate degli Shahed-136/Geran-2. Questa strategia di negazione si inserisce in un modello di guerra di zona grigia, volto a mantenere ambiguità e a evitare la responsabilità diretta.
Dal punto di vista tecnico, la possibilità che grandi petroliere commerciali siano state modificate per lanciare e controllare UAV ad ala fissa come i Geran-2 è plausibile, sebbene complessa. I droni Geran-2, derivati dagli Shahed-136 di progettazione iraniana, hanno un’autonomia fino a 2.500 km, una velocità di crociera fino a 180 km/h e possono trasportare testate esplosive fino a 50 kg. Il lancio standard da terra prevede l'uso di binari con razzi assistiti montati su veicoli, ma le modifiche tecnologiche russe includono sistemi di navigazione avanzati e moduli di comunicazione remota che permettono il controllo anche da piattaforme mobili in mare. L’adattamento di petroliere per lancio marittimo comporterebbe l’installazione di sistemi di catapulta a gas pressurizzato o binari assistiti da razzi integrati con piattaforme di stabilizzazione attiva per contrastare i movimenti marittimi, necessità confermata da analoghi sviluppi navali in campo militare e commerciale.
Esistono precedenti di integrazione di sistemi di lancio e recupero di droni su navi non aeronautiche e test commerciali di droni per logistica marittima, a testimonianza della possibilità tecnica. Il vantaggio operativo di impiegare petroliere come piattaforme di lancio consiste nella mobilità, nell’invisibilità e nella drastica riduzione dei tempi di volo rispetto a lanci da basi terrestri note, aumentando l’efficacia degli attacchi e complicando le difese aeree europee, specialmente in zone come il Mar Baltico, stretti danesi e Mare del Nord.
La flotta ombra stessa, complessa rete economica che aggira le sanzioni imponendo notevoli rischi ambientali ed economici agli stati avversari, è in via di trasformazione da strumento economico a risorsa militare di guerra ibrida. Composta da navi spesso anziane, non assicurate nel contesto occidentale e operative in modo opaco tramite frequenti cambi di bandiera e falsificazione dei dati di localizzazione, la flotta è sospettata non solo di supportare il lancio di droni, ma anche di sorveglianza e sabotaggio di infrastrutture sottomarine critiche. Uno specifico caso di incidente ambientale nel gennaio 2025, con una nave sospettata della flotta che ha perso potenza trasportando 99.000 tonnellate di petrolio, sottolinea il rischio continuo di disastri.
L’analisi operativa rivela un quadro di rischi multipli, che riguardano sicurezza marittima, ambientale, legale, economica e militare, richiedendo una risposta strategica articolata che vada oltre il sequestro di singole navi, mirando all’ecosistema infrastrutturale che le sostiene, inclusi registri, assicuratori, intermediari e stati di bandiera.
Diverse navi sospette, con dettagli tecnici e codici identificativi, sono state monitorate o ispezionate dalle autorità europee per attività legate a lancio di droni, ricognizione o sabotaggio. Tra queste, la HAV DOLPHIN (IMO: 9073854, MMSI: 304473000), nave da carico con equipaggio russo, costruita nel 1993, batte bandiera di Antigua e Barbuda. Nel 2025 ha mostrato comportamenti sospetti vicino a Kaliningrad, Liepāja e nella baia di Kiel, ed è stata oggetto di ispezioni in porti europei. La PUSHPA (ex Boracay, IMO: 9332810, MMSI: 610107116), petroliera sotto bandiera del Benin, costruita nel 2007, è stata monitorata vicino ad Aalborg durante le incursioni con droni e sospettata di essere piattaforma di lancio; opera principalmente nel Mar Baltico, Mare del Nord e Manica. L’ASTROL-1 (IMO: 9906544, MMSI: 273217380), nave da carico generale russa costruita nel 2020, è soggetta a sanzioni statunitensi e ha effettuato manovre sospette a nord di Copenaghen prima di un attacco con droni. La OSLO CARRIER-3 (IMO: 9366146, MMSI: 258035000), una nave da carico gestita dalla Norvegia costruita nel 2011 con equipaggio in parte di lingua russa, è sospettata nonostante il controllo norvegese e monitorata nel Mar Baltico. Infine, la petroliera EAGLE S (IMO: 9329760, MMSI: 518998865), battente bandiera delle Isole Cook e costruita nel 2006, è stata sequestrata in Finlandia per il suo presunto coinvolgimento in sabotaggi di cavi sottomarini nel Mar Baltico, evidenziando capacità multiruolo nella guerra ibrida.
L'accusa di utilizzo della flotta ombra per lanciare droni coincide con una campagna coordinata di violazioni dello spazio aereo russo nel settembre 2025, con incursioni di droni in Polonia, Estonia, Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi, che hanno causato chiusure aeroportuali, restrizioni di volo e indagini ufficiali. La NATO e l’UE interpretano tali azioni come provocazioni calcolate tese a testare le difese e a logorare i costi militari occidentali, soprattutto nelle regioni nordiche. Il Mar Baltico appare così come un nuovo vettore primario di guerra ibrida.
In risposta, l’Unione Europea ha proposto il 19° pacchetto di sanzioni mirate contro la flotta ombra, inserendo 118 nuove navi nella lista sanzionata e puntando a colpire in modo più severo il commercio energetico russo e le entità collegate in Russia e all’estero. Negli Stati Uniti è stato introdotto lo "Shadow Fleets Act" per estendere ulteriormente le restrizioni economiche sulle navi e le attività finanziarie connesse. Queste misure legislative e regolatorie riflettono il riconoscimento condiviso della natura militare e strategica della flotta ombra oltre che economica.
È stata annunciata anche l’iniziativa "Drone Wall" dell’UE per creare una barriera anti-drone lungo il confine orientale, che prevede capacità avanzate di rilevamento, tracciamento e intercettazione entro un anno, con l’Ucraina come partner chiave per l’implementazione di contromisure efficaci e a basso costo, basate su guerra elettronica e droni intercettori.
Infine, la richiesta ucraina di missili da crociera a lungo raggio come il Tomahawk trova giustificazione strategica nell’esigenza di neutralizzare efficacemente le piattaforme mobili di lancio marittime, che operano al di fuori della portata delle difese costiere convenzionali, rafforzando così la capacità di Kiev di contrastare questo nuovo vettore di attacco che interessa direttamente la sicurezza collettiva NATO nel Mar Baltico e nel Mare del Nord.

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