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Autore Discussione: Trump, allora non hai fatto tanto chiasso per nulla, sei nella cacca sino ...  (Letto 287 volte)
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« inserito:: Giugno 21, 2025, 05:56:00 pm »


Gianni Gavioli
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Gli Stati Uniti Grandi Debitori nel Mondo.
USA grande debitore nel mondo. Lo afferma Visco.
su Repubblica.
Io ti dico:
Trump, allora non hai fatto tanto chiasso per nulla, sei nella cacca sino alle ginocchia.
La California sta sempre male? Migliora o peggiora.
Noi Europei saremo ancora alleati degli USA, ma tuoi immondi, strumenti di piacere, mai!
ciaooo
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Maria Zimotti

Agi Berta

L'intervista. La Nobel Ebadi: «Solo gli iraniani possono decidere il loro destino»
Mantenete la calma, stringete i denti, sopportate questa situazione difficile e, soprattutto, continuate la disobbedienza civile». È l’appello che Shirin Ebadi, giurista e attivista iraniana, premio Nobel per la Pace del 2003, lancia alla sua gente, a Teheran, dall’esilio londinese. «È solo così – sottolinea – che si può portare il regime a cadere».
Si aspettava questa brutale escalation?
Avevamo il sentore che sarebbe potuto succedere, ma non adesso. Più che altro, temevamo un attacco israeliano in caso di fallimento dei negoziati sul nucleare. Non immaginavamo che potesse succedere mentre erano in corso.
Come hanno reagito gli iraniani?
Nei primi giorni, nelle prime ore degli attacchi, quando sono stati fatti fuori i capi Pasdaran, la gente era felice. È da più di 46 anni che il popolo iraniano lotta contro la dittatura religiosa. E tutti hanno pensato che questo scontro gli avrebbe aiutati. Ma quando i razzi di Tel Aviv hanno cominciato ad attaccare le infrastrutture e a causare vittime tra i civili, la percezione è cambiata. Il premier Benjamin Netanyahu gli aveva tra l’altro mandato un messaggio a ricordare che israeliani e iraniani sono popoli amici. Gli attacchi indiscriminati che sono seguiti gli hanno presto fatto capire che non è così.
Odiano più Khamenei o Netanyahu?
In questo momento, odiano tutti e due.
Il premier israeliano ha lanciato agli iraniani anche un incoraggiamento alla ribellione: come è stato accolto?
Il popolo non ha dato retta a questo messaggio perché capisce da solo qual è il momento giusto per scendere in piazza a lottare. Lo ha già fatto in passato e lo rifà.
Pensa dunque che da questa guerra possa davvero arrivare la spallata al regime dell’Ayatollah?
Non credo che la guerra contro Israele possa portare alla caduta della dittatura, la cui fine, definitiva e duratura, dipende dagli esiti della lunga battaglia che il popolo iraniano sta combattendo da anni per riappropriarsi del proprio destino. Finché questo regime sarà al potere, gli iraniani non potranno vivere in pace, anche se tra Teheran e Tel Aviv finisse la guerra. Il regime iraniano non rappresenta la società iraniana che disapprova la politica estera dell’ayatollah e dichiara di non essere nemica di nessun popolo.
Secondo lei il Paese – classe dirigente, donne, giovani – è pronto al cambiamento?
Assolutamente sì. Ci sono moltissime persone in grado di guidarlo verso un futuro di libertà. Tra questi ci sono molti dirigenti di medio livello, parte della struttura governativa ormai contrapposta al regime, che conoscono le difficoltà della gente, dai problemi economici alle violazioni dei diritti umani, perché vivono tra loro. Non sono affatto preoccupata per questo…
Cosa la preoccupa, allora?
Il regime è alle prese con la guerra contro Israele ma continua a colpire e martoriare la popolazione. Le autorità hanno dichiarato che chiunque diffonda notizie sulle conseguenze degli attacchi israeliani, foto e video delle devastazioni provocate dai missili di Tel Aviv, verrà incriminato. Nella città di Diaspur diverse persone sono state arrestate, semplicemente, per averle condivise sui social. Una femminista molto conosciuta, Mutaha Regulei, condannata e incarcerata per insurrezione ma liberata la scorsa settimana perché aveva scontato la pena, è stata di nuovo arrestata perché aveva scritto sui social una frase a criticare il conflitto in corso. Pare che il regime abbia dichiarato guerra a Israele e, insieme, al proprio popolo considerandolo un nemico da combattere.
È ancora possibile evitare che la crisi si estenda?
Non credo che questo conflitto possa diventare globale, e non vorrei assolutamente che succedesse. Sono sicura, anzi, che non durerà a lungo.
È pronta per tornare a Teheran?
Lo farei domani, se potessi. Io non ho paura del carcere che mi aspetterebbe in patria se facessi ritorno in questo momento, ci sono già stata. Ma penso che, adesso, sia più utile qui, in un Paese come il Regno Unito in cui posso parlare liberamente dando voce ai miei connazionali in Iran. Sto cercando anch’io di fare la mia parte.

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