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Autore Discussione: Flavio Briatore. "Ero un ragazzino di Montaldo di Mondovì, un paesino dove ...  (Letto 84 volte)
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« inserito:: Giugno 08, 2025, 06:18:09 pm »

Alex Florea

"Ero un ragazzino di Montaldo di Mondovì, un paesino dove d’inverno c’era solo neve a catinelle e d’estate il nulla. Mio padre e mia madre erano entrambi insegnanti, e io sono finito ad avere entrambi come professori. Mia madre era dolce, comprensiva, ma mio padre... mi bocciò. Diceva che doveva dare il buon esempio, ma secondo me voleva solo dimostrare chi comandava. Lì ho capito che nella vita o fai da solo o ti fanno fuori.
Da ragazzo facevo il bookmaker per le scommesse al bar, guadagnavo più lì che con qualsiasi lavoretto. Dopo il diploma da geometra, la vera svolta è stata l’indipendenza. Il regalo più grande che ho fatto ai miei genitori è stato non dover dipendere più da loro. Ho fatto errori, certo. Ne ho fatti tanti. Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che bisogna correggere subito il tiro. E andare avanti.
In Formula 1 ci sono arrivato per intuito, non certo per titoli o università. Ho scommesso su Alonso quando tutti volevano Button. E ho avuto ragione. Un manager che prende decisioni vere, importanti, è sempre solo. E se sbagli, ti massacrano. Ma se vinci, hai scritto un pezzo di storia.
In Italia? Nessuno mi ha mai aiutato. Anzi. Il caso Force Blue è l’emblema: ti portano via lo yacht, fanno l’asta due settimane prima dell’assoluzione, e tu rimani lì con il cerino in mano. Per fortuna lo ha preso Bernie, almeno l’ha tenuto 'in famiglia'. Ma l’amarezza resta. Come in Sardegna: ho portato lavoro, turismo, un marchio come il Billionaire. E mi hanno osteggiato. Non hanno capito che lì non vendevamo solo champagne, ma sogni. Alla fine ho venduto i muri, non il marchio. Quello resta mio.
Vivo a Monaco, ma non per le tasse. Vivo qui perché ci faccio business. Lo stesso vale per Dubai, per Riad, per la Spagna. Ma in Italia abbiamo ancora investimenti. Solo che lì si fa fatica. È un Paese fermo, pieno di Gattopardi: tutti vogliono cambiare, ma nessuno vuole che cambi davvero qualcosa. Io ho ricevuto più gratitudine dal Principato di Monaco, dove mi hanno fatto Goodwill Ambassador, che dall’Italia dove ho dato lavoro, idee, visione.
Crazy Pizza è il mio marchio del momento. Non vendo pizze, vendo esperienze. La mia preferita è la Margherita, semplice, mozzarella di bufala, 18 euro. Ma chi viene da noi non viene per risparmiare, viene per vivere un’emozione. Anche Twiga l’ho lasciato in buone mani, al gruppo Del Vecchio, perché garantivano i posti di lavoro. Io dovevo tornare in pista, come sempre.
Con Elisabetta, la madre di mio figlio Falco, abbiamo fatto una cosa rara: abbiamo messo nostro figlio al primo posto. Non stiamo più insieme, ma siamo genitori uniti. Falco oggi è in Svizzera, parla quattro lingue, conosce tutti i dipendenti dei nostri ristoranti. Gli do 500 euro di paghetta, non è facile non viziarlo, ma sta crescendo bene.
La politica italiana? Una tragedia. Apri un giornale, guardi un telegiornale, e vedi solo litigi. Le prime cinque pagine sono risse, polemiche, fumo. Nessuno parla dei giovani, nessuno costruisce futuro. L’Italia avrebbe un potenziale enorme, ma la politica non è all’altezza. Quando mi criticano penso sempre: chi lo fa è più sfigato di me. I soldi non danno la felicità, ma ti danno una cosa fondamentale: la libertà.
Alla fine non ho rimpianti. Nemmeno per quella condanna da giovane. C’è stata l’amnistia, ho rimborsato tutti. Ma anche quello ha fatto parte del mio percorso. Tutto è servito a scrivere la mia storia. E io la mia storia, nel bene e nel male, l’ho scritta da solo."
- Flavio Briatore
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