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« inserito:: Giugno 08, 2025, 06:15:15 pm » |
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Post della sezione Notizie
Conversazione con Adriano Sofri
Una notte in Camera di sicurezza Per un'intera notte Radio radicale non ha avuto bisogno di ricorrere all'archivio: c'era la diretta dalla Camera sul cosiddetto decreto sicurezza, sul decreto cosiddetto sicurezza. Dopo il voto di fiducia del pomeriggio - "l'undicesima volta che il governo fa passare un provvedimento sulla sicurezza con la fiducia", se ho sentito bene - la notte è trascorsa col filibustering dell'opposizione, i cui rappresentanti hanno presentato e illustrato i loro ordini del giorno, ascoltati nell'indifferenza assoluta, e qualche scoppio di intemperanza, dalla maggioranza, che non ha mai preso la parola ed era là solo per votare docilmente e respingere. Non c'era nessun proposito praticamente utile nell'impegno oratorio dell'opposizione, una pura volontà simbolica. Dunque, anche se si poteva rimpiangere che molto prima non si fosse fatto di più e di meglio, una decisione ammirevole, come sono le cause giuste e perse. Per una volta uno come me, che sta su la notte per dissenso dalla ressa diurna, ha avuto l'occasione di prendere attivamente parte, semplicemente ascoltando, fino all'alba fatta, gli interventi di denuncia della bestialità del decreto sicurezza, alcuni dei quali seriamente argomentati e appassionati. Bestialità: introduzione di nuovi reati ("14, e 9 aggravanti"), moltiplicazione sfegatata delle pene (qualche centinaio di anni in più, qualcuno ha contato), invenzione di circostanze peculiari e contrarie all'uguaglianza di condizioni previste dalla legge fondamentale e dalle leggi particolari - azioni normali che commesse in un luogo capricciosamente definito - le zone rosse, i paraggi del ponte sullo stretto... - diventano reati, o reati che in un luogo particolarmente capriccioso diventano aggravati... E cattiveria spinta al sadismo: sull'autorizzazione alle detenute incinte e madri, cioè ai detenuti nascituri e neonati; sull'acquisto di una sim telefonica allo straniero. E ignoranza e imbecillità, come sulla persecuzione della canapa, qualunque sia. E poi c'è la nostra versione del riarmo: le forze di polizia sono autorizzate a portare armi private senza licenza anche quando non sono in servizio... Il governo ha trovato il modo di presentare la sua impresa. Lo sgombero delle case occupate, con l'esempio del vecchietto solo ricoverato in ospedale che dimesso torna alla sua casetta e la trova invasa da energumeni inamovibili: dunque nell'Italia fino al 2025 non c'era un modo di assicurare al vecchietto il suo buon diritto, e di castigare gli energumeni? E il blocco stradale, promosso da infrazione amministrativa a crimine, esemplato nei giovani supposti figli di papà che per lo sfizio della salvezza del pianeta impediscono alla brava gente di andare al suo posto di lavoro e alle ambulanze di raggiungere il pronto soccorso. Argomenti sensibili, no? Diversi dall'eventualità che siano occupate case vuote e lasciate all'incuria e all'attesa della speculazione. Dall'eventualità - quotidiana - che a occupare la strada siano studenti con delle loro opinioni, operaie e operai licenziati con un sms circolare. E così via. Ho ascoltato scrupolosamente tutti gli interventi della notte brava, per il rischio che non ci fosse nessun altro a seguirli, dunque almeno io, e per un fatto personale, personalissimo. Quei nuovi reati e quegli aggravamenti ripugnanti di pena mi avrebbero riguardato, e vorrei che mi riguardassero ancora in futuro. La resistenza "anche passiva" tramutata in delitto ("fino a vent'anni"!), e perfino quando sia attuata in galera. Bisogna essere pazzi o sadici per proporsi un simile scopo, che lascia alla rivendicazione dei propri diritti, a chi sia privato della libertà, solo la violenza, contro gli altri o contro sé, che è già la norma del carnevale penitenziario.
da FB del 30 maggio 2025
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Marco M. Freddi dtoeorpnsS86815lihchf452ltth05cf 72gg2h7g06a160574tmu762u0u8 · DOPO IL 1945, A DIFFERENZA DI QUANTO AVVENNE IN GERMANIA CON IL PROCESSO DI NORIMBERGA, IN ITALIA, PURTROPPO, NON SI È MAI SVOLTO UN PROCESSO AL FASCISMO. Le responsabilità politiche, morali e criminali del regime furono rimosse o ignorate, principalmente a causa del complesso contesto internazionale del dopoguerra e della successiva divisione in due blocchi. Nel nuovo equilibrio della Guerra Fredda, gli Stati Uniti considerarono il Partito Comunista Italiano una minaccia … Altro... Luciano Prando Mio carissimo comico marco m. freddi non ci furono processi poiché j fascisti confluirono nel pci e nei socialisti don't you remember? La classe dirigente più anziana era stata eletta nella lista nazionale del 24 e Norimberga fu voluta dagli alleati… Altro...
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Marco M. Freddi Luciano, le tue parole, oltre che stoltamente derisorie, sono storicamente infondate. Non ci furono processi al fascismo in Italia non perché i fascisti “confluirono nel PCI o nei socialisti” — affermazione grottesca e priva di basi — ma perché si scelse consapevolmente di non farli. Il Partito Comunista Italiano fu tra i principali protagonisti della Resistenza, e l’idea che abbia accolto ex fascisti è una mistificazione priva di fondamento. L’amnistia firmata da Togliatti nel 1946, invocata spesso in modo strumentale, fu una scelta condivisa con la Democrazia Cristiana, in un contesto in cui gli Alleati premevano per garantire una stabilità interna che escludesse la possibilità di un radicale cambiamento politico e sociale. Fu, in altre parole, un compromesso imposto da una Guerra Fredda già in atto, che preferì la continuità dell’apparato statale piuttosto che una sua bonifica democratica. È vero che Norimberga fu voluta dagli Alleati, ma la Germania Federale, almeno nella sua parte occidentale, accettò quella necessaria opera di verità e giustizia. L’Italia no. In Italia, la restaurazione fu silenziosa ma capillare: centinaia di funzionari, magistrati, agenti, burocrati del regime fascista rientrarono nei ruoli dello Stato, coperti e protetti. Il famoso “deep state” italiano (e il Movimento Sociale Italiano) nacque proprio da questa scelta: la mancata epurazione, l’assenza di un processo morale, culturale e politico al fascismo. Così si formò quel blocco di potere opaco, silenzioso, ma attivissimo nella repressione e nel controllo sociale, che negli anni ’60 e ’70 arrivò persino a coprire — se non direttamente a orchestrare — le peggiori stragi della storia repubblicana. Sostenere che le bombe di Piazza Fontana o della stazione di Bologna siano state “straniere” significa non solo ignorare decenni di indagini, ma anche oltraggiare le vittime. Quegli attentati furono commessi da neofascisti italiani, appartenenti a organizzazioni come Ordine Nuovo e NAR, condannati in tribunali della Repubblica. Che poi abbiano goduto di coperture e depistaggi da parte di apparati deviati dello Stato è vero — ed è proprio questa la dimostrazione lampante del fatto che lo Stato non fu mai veramente liberato dal fascismo. La storia giudiziaria ci dice che la manovalanza non fu prezzolata: fu ideologicamente attiva, protetta e in certi casi addestrata da strutture parallele e clandestine, come Gladio, come la P2, come segmenti dell’intelligence italiana e atlantica. Oggi, mentre alcuni consiglieri comunali arrivano a banalizzare il fascismo, dipingendolo come una parentesi amministrativa o perfino riformista, diventa essenziale ricordare, come ho già scritto, che Mussolini fu un dittatore criminale, responsabile diretto di leggi razziali, guerre coloniali, torture, deportazioni, omicidi politici e devastazioni civili. Non è normale — non può essere mai considerato normale — riscrivere quella storia per convenienza ideologica. La Repubblica italiana è nata dalla Resistenza, si fonda sull’antifascismo e ha il dovere di dirlo, con forza e chiarezza, ogni volta che qualcuno calpesta la verità. Perché nessuna democrazia è al sicuro finché l’orrore viene banalizzato e la verità storica riscritta. Deridere chi si oppone a questa deriva è facile. Ma difendere la memoria, la giustizia e la dignità repubblicana è oggi più che mai un dovere civile.
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