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Autore Discussione: Roberto Weitnauer. Hanno calcolato che, all'Europa, servirebbero 10 anni, ...  (Letto 148 volte)
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« inserito:: Maggio 02, 2025, 07:07:41 pm »

Roberto Weitnauer
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Hanno calcolato che, all'Europa, servirebbero 10 anni, per riarmarsi fino a sopperire al ritiro degli USA. la Russia e i suoi alleati, stanno producendo armi velocemente. E se Putin attaccasse tra 5 anni, prima che noi ci si sia riarmati abbastanza?
(domanda su Quora)
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Hanno calcolato…
Chi ha calcolato? Con quali criteri? Siamo sempre allo stesso punto: si prendono due notizie in croce e si bevono come un gin-tonic in una serata estiva. I fumi dell'alcol diventano poi realtà.
La domanda implica in verità un allarmismo fuori luogo. Non è difficile smorzarlo se solo si riesce a ragionare senza umori ballerini. In effetti alcuni media non fanno altro che pubblicare panzane, sfruttando l'emotività. Non c'è alternativa: bisogna restare sobri e non leggere certi giornali.

Putin è un soggetto irresponsabile e psicologicamente disturbato che tende facilmente a giocare al "tanto peggio, tanto meglio". Lo si è già visto con le sue folli minacce nucleari. In realtà, a conti fatti, il dittatore non ha per niente buone carte in mano. Il fatto stesso che giochi in quel modo lo attesta. Fa il gradasso, ma è sempre più vicino all'angolo, nudo con le mani sull'inguine. Noi europei non dovremmo invece tratteggiare assurdi scenari in cui ci autoinfliggiamo a priori la tragedia di una sconfitta in una guerra contro la temibile Russia.
Per capire la situazione basta fare un paio di conti. Cerchiamo dunque di essere concreti e passiamo ai fatti e ai dati oggettivi. Il resto sono fantasie cupe che qualcuno per ignoranza o per propri fini cerca sempre di spacciare alla parte di pubblico che è ignara e incapace di ragionare con la propria testa.
Mi scuso per la premessa prolissa, ma andava fatta.
Intanto, attenzione, è un fatto che col nuovo accordo Kiev-Washington sui minerali (e non semplicemente sulle terre rare) gli USA continueranno come prima a vendere armi agli ucraini. Il pagamento per le forniture vecchie (sotto Biden) e nuove (sotto Trump) è già conteggiato nei futuri profitti derivanti dallo sfruttamento congiunto stesso di quelle risorse. Trump approfitta in modo immorale dello stato di necessità di Zelensky per fare affari, ma alla fine Kiev non s'impoverisce di un cent rispetto al presente e mantiene il grande alleato. Ha anche risolto i problemi di pagamento e già si appresta a vendere la ricostruzione. Questo non toglie che i morti si succedano ogni giorno, purtroppo.
Poiché all'Ucraina non mancherà la robusta assistenza militare americana, il rischio paventato nella domanda è azzerato e il discorso decade. L'Europa non dovrà dunque supplire a un abbandono americano. L'accordo bilaterale è stato siglato nero su bianco e quindi nemmeno una testa calda come Trump potrà fare marcia indietro.
Ma c'è ben di più. Infatti, anche se gli USA mollassero baracca e burattini, non dovremmo per nulla temere una nostra inferiorità nei confronti della Russia. Il punto è che, benché la guerra sia sempre un risvolto drammatico, i numeri e le condizioni che davvero contano sono con grande margine dalla nostra parte. Semmai occorre considerare l'entità di quel grande margine relativamente alla sicurezza che noi democratici desideriamo o pretendiamo. Ma questo lo vedremo tra poco.
Iniziamo a considerare che il Pil congiunto in termini di potere d'acquisto (Pil PPP) delle eurodemocrazie è superiore a quello americano ed è quindi straordinariamente superiore a quello russo. Le potenzialità insiste negli investimenti bellici sono dunque ben maggiori per gli europei; rispetto alla Russia (praticamente una nazione in via di sviluppo) noi generiamo molta più ricchezza da destinare eventualmente agli armamenti.
Ragioniamo però in termini effettivi e più precisi, considerando lo stato congiunturale attuale, senza alcuna modifica di spesa (un tema caldo). La Russia dedica oggi circa il 6% del Pil alla Difesa, l'Europa democratica il 2,1% in media. Queste percentuali si traducono a fine 2024 in 730 miliardi di dollari per l'Europa e in 462 miliardi di dollari per la Russia. I budget europei per la Difesa sono pertanto già oggi ben superiori a quelli su cui fa leva Putin. I dati che rilevano un 58% di superiorità europea sono dell'International Studies for Strategic Studies.
C'è in verità da dire che con gli stessi dollari correnti la Russia può armarsi di più degli europei, appunto per via delle differenze nel potere d'acquisto. Tuttavia se pareggiamo i poteri d'acquisto la spesa europea resta lo stesso molto superiore a quella russa. Circa il 40% in più. Una differenza considerevole. E non è ancora finita.
Infatti va tenuto conto che lo sforzo economico attualmente sostenuto da Mosca è necessario soprattutto per rimpiazzare le ciclopiche perdite di mezzi sul campo e realizzare missili e droni che vengono continuamente consumati. Mosca non riesce a fare di più con quel 6% di Pil. Non caso deve chiedere armi alla Corea del Nord. Per contro, la spesa europea è in massima parte destinata ad ampliare le capacità militari già esistenti, in assenza di erosione di risorse belliche. L'Europa non sta infatti perdendo mezzi o consumando munizioni e missili. Perde solo qualche riserva che viene data a Kiev (potrebbe comunque fare di più senza grandi sforzi, come insegnano i Paesi baltici e la Polonia).
In sostanza più passa il tempo e più l'Europa, già in origine più armata, si fortifica rispetto alla Russia che perde armamenti e che con la sua economia di guerra si sta progressivamente depauperando. È ormai da qualche mese che, sotto il peso della "risposta flessibile occidentale" e delle sanzioni, l'economia russa sta scricchiolando, come attestano i tassi d'interesse al 21%, l'associata inflazione, i deficit pubblici mensili, le speculazioni immobiliari, la perdita di export energetico, il dirottamento ingente di ricchezza al comparto militare e l'assoggettamento allo yuan cinese. Una situazione pessima per Putin che, dopo essersi stupidamente infilato in un cul-de-sac, non sa fare altro che bombardare, ottenendo risultati minimi sul campo.
Contando sulla propria potenza militare, l'Europa democratica potrebbe dunque fare a meno di qualche piano di riarmo? No, l'Europa deve ugualmente fortificare il proprio apparato di Difesa. Il motivo è semplice: se vogliamo essere sicuri di fronte a uno psicopatico che non si fa problemi a giocare tragicamente al suddetto "tanto peggio, tanto meglio" non ci basta purtroppo essere superiori alla Russia in termini militari. Per i nostri abituali standard di sicurezza occorre di più, occorre usufruire di un margine di superiorità davvero estremamente ampio, non solo ampio.
Il margine non ci serve per vincere contro Mosca, giacché in un confronto convenzionale comunque vinceremmo, in virtù delle nostre superiori dotazioni militari. Si tratta di un circostanza semplicemente indiscutibile. Non è questo il punto. Il margine ci serve invece per minimizzare distruzione e morti dalla nostra parte. Il fatto è che Putin non si cura dei suoi civili e soprattutto dehli uomini che muoiono al fronte. Costui usa i suoi soldati scalcinati come carne da cannone, mentre le nazioni democratiche più evolute non possono ovviamente farlo. Ecco perché, benché già decisamente più forti, siamo chiamati a fortificarci ulteriormente per stare tranquilli.
Il piano di riarmo UE (in questo caso l'UK è escluso e opera su altri fronti militari congiunti, come nella possibile alleanza dei "volenterosi") è un tema attuale cruciale. Le prospettive di finanziamento e sblocco di risorse tracciate dalla Commissione capeggista da Ursula Von der Leyen sono state per lo più criticate dagli europarlamentari. Questo riflette una criticità tipica della democrazia che è assente in Russia. Il processo comunitario è stato comunque avviato, non si poteva pretendere che la prima proposta dall'alto fosse quella definitiva.
A questo riguardo vorrei sottolineare un aspetto che ritengo importante. Il vantaggio primario di Mosca nella guerra d'invasione dell'Ucraina è dato proprio dalla notevole dotazione di soldati da reclutare e mandare al macello senza che nessuna delle nazioni della Federazione Russa possa opporsi. Come accennavo, un elemento militare a favore della Russia è che essa è da sempre retta da un regime autocratico. Non subentrano quindi al suo interno difficoltà di sfaldamento politico di un esercito antiquato, ma che è costretto a comportarsi sempre in modo unitario e coeso.
Se vogliamo in previsione aiutare l'Ucraina a difendersi per difendere anche le nostre più evolute forme politiche di convivenza non possiamo in nessun caso dimenticare questi fattori. In sostanza l'Europa deve trovare la quadra e considerare un'unione stabile di eserciti con tanto di truppe da inviare sul campo ucraino in caso di necessità. Nell'ambito della Nato è già così, esiste cioè quell'integrazione; ma, visto come si modificano i poteri geopolitici sul globo, gli europei dovrebbero comunque iniziare a pensare in proprio in questi termini.
Pertanto, oltre ad incrementare i budget per la Difesa, l'Europa deve seriamente e al più presto ragionare sull'integrazione delle forze armate delle sue varie nazioni democratiche, in previsione di un supporto all'Ucraina e a sé medesima. Non semplicemente per vincere, ma per evidenziare il proprio deterrente, ossia per mostrare alla Russia autocratica che in caso di confronto stravincerebbe sul piano convenzionale degli armamenti e delle truppe. Se poi Mosca si fa ugualmente avanti noi dobbiamo poter minimizzare le perdite a una frazione di quelle che oggi patiscono i russi.

da FB del 2 maggio 2025
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