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Autore Discussione: De Grazia: «L´11 settembre, boomerang per l´ex sindaco»  (Letto 2282 volte)
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« inserito:: Febbraio 01, 2008, 12:53:51 pm »

De Grazia: «L´11 settembre, boomerang per l´ex sindaco»

Roberto Rezzo


«La debacle di Rudolph Giuliani? Non mi stupisce. È un personaggio corrotto che s'è lasciato prendere dalla sua brama di potere e ha finito per sbagliare tutto. Senza capire quali fossero le questioni vere. Ha continuato a parlare di 11 settembre mentre la gente è preoccupata per l'economia. Per considerarlo un candidato forte bisogna essere ignoranti del sistema». Victoria de Grazia, docente di storia e civiltà contemporanea alla Columbia University, autrice di un saggio diventato best seller sull'egemonia americana: «Irresistible Empire», commenta con l'Unità gli ultimi sviluppi delle primarie. «Quattro mesi fa sembrava pericoloso perché riusciva a essere centrista e laico. Un laico di destra. Ma non c'era ancora lo spettro della recessione».

Un nero e una donna. Molti commentatori insistono che i democratici hanno candidati deboli.

«Tutt'altro. Se uno guarda, anche Bill Richardson, sin dall'inizio tutti candidati rispettabili. La debolezza di Hillary Clinton non è essere donna. Come non lo era per Ségolène Royal. La debolezza sta tutta nel programma. Non è questione di aggiustatine interventiste. Non basta il compitino sulla riforma dell'assistenza sanitaria. È questione di dare infrastrutture a un Paese che dagli anni '60 non ha visto nessun investimento governativo. La parola d'ordine è stata "disfare". Il vecchio Clinton ha fatto cose importanti e Hillary vuole fare le stesse cose che ha fatto lui. Ma quel periodo è finito, problema esaurito. L'economia andava bene, gli immigrati portavano capacità quando le scuole non funzionavano. Bush ha usato la forza. Lei non risponde a questo. Obama neanche».

Tra Clinton e Obama?

«Bisogna votare Obama. Non è detto che vinca le primarie, ma anche se dovesse prevalere Clinton, bisognerà dare una risposta a questa spinta idealista che lui ha lanciato. Hillary mi sembra come John McCain. Lui entra molto nella direzione dei democratici. Se si prende un vice come Joe Lieberman... È la solita corsa al centro. E sappiamo che c'è un gruppo che si sposta, lo vediamo dagli anni di Jimmy Carter. Obama registra in modo forte che l'elettorato vuole qualcosa di nuovo. In un certo senso è stupefacente. E inciderà comunque su un processo politico che durerà sino a novembre, quando si andrà a votare. Ormai non ci sono più la vecchia sinistra e la vecchia destra. Non si vota sul programma. Emerge un desiderio di cambiare il mondo e si vota sulla promessa che tra due anni non sarà più così. È la post politica. I democratici non promettono il socialismo. Obama dice che gli Stati Uniti si devono comportare bene all'estero. Clinton non promette grandi cambiamenti in politica estera. Un ritiro piano piano dall'Iraq e una posizione meno antagonista».

Perché Obama fa presa tra i giovani?

«Non sono un blocco omogeneo. Bush nel 2004 ha preso voti anche tra i giovani. Obama ha un'immagine, un profilo che può arrivare ai giovani. Non sto parlando di politica. I giovani non hanno le basi per votare un programma. Un venticinquenne non pensa all'assistenza sanitaria. Pensa in modo assoluto: questo mi va, quello no. Soprattutto se non vota per motivi religiosi. Obama è nero, bello, intelligente e promette un mondo migliore».

Le controversie sul ruolo di Bill Clinton in campagna elettorale. Esiste un fattore Bill?

«Rappresenta un elemento di confusione. Positiva o negativa non lo so. Il fatto che non si capisca se è dentro o fuori crea comunque sconcerto nell'opinione pubblica. Mi è piaciuto un commento che ho sentito a Harlem: "Lo capisco. Certo che vuole fare eleggere la sua donna". E non sappiamo quale sarà eventualmente il suo ruolo alla Casa Bianca».

Che eredità lascia un presidente impopolare come George W. Bush?

«Enorme. Innanzi tutto un impegno militare che è difficile scrollarsi di dosso. Il deficit enorme nel bilancio. Un'infrastruttura scadente: scuola, trasporti, comunicazioni, ambiente. Questa è un'amministrazione che ha resistito a qualsiasi misura ecologica. Bush ha corrotto tutta la burocrazia. Il danno più grave sono i giudici di destra alla Corte suprema federale. Le agenzie governative sono state riempite di gente incapace. Alcuni resteranno molto a lungo al loro posto. E non è affatto detto che il nuovo presidente cancelli i poteri di polizia e di spionaggio conferiti al dipartimento del Homeland Security.

Pubblicato il: 31.01.08
Modificato il: 31.01.08 alle ore 18.24   
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