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Autore Discussione: Orio Giorgio Stirpe La Tregua di Trump? Naturalmente è ancora presto per ...  (Letto 182 volte)
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« inserito:: Aprile 12, 2025, 05:37:43 pm »

 
Orio Giorgio Stirpe

La Tregua di Trump?

Naturalmente è ancora presto per discuterne approfonditamente, ma sembra stia emergendo una bozza di “piano” americano di base per portare Kyiv e Mosca a una trattativa.
Cerchiamo di mettere a fuoco la cosa: si tratta di un piano DI BASE: non è la soluzione finale del conflitto, ma semplicemente la base su cui impostare una successiva trattativa; trattativa che a sua volta dovrebbe condurre ad un cessate il fuoco, non alla “pace”. Quindi la risoluzione politica del conflitto sarebbe comunque rimandata a data da destinarsi, e cioè ad un momento in cui le condizioni politiche generali evolvessero ad un livello tale per cui fosse possibile addivenire ad una soluzione definitiva accettabile dalla comunità internazionale: in sostanza, una soluzione “tedesca”, dove la DDR è sopravvissuta fintanto che l’Unione Sovietica ha potuto mantenerne il controllo militare.
Trattandosi di una proposta di “piattaforma contrattuale” e non di un “piano” finalizzato, è ovviamente molto generico e pieno di punti da chiarire in sede di trattativa. Nelle sue forme generali però di massima suddivide il territorio ucraino in tre zone principali: tutti i territori a ovest del Dnipro cadrebbero sotto la protezione armata di una “coalizione di volenterosi” su base europea (per ora anglo-francese), e sostanzialmente sarebbe coperta dall’equivalente dell’”Art.5” dell’Unione Europea; la Russia manterrebbe il controllo militare e dunque l’amministrazione dei territori attualmente occupati; l’Ucraina manterrebbe l’esclusivo controllo militare dei territori residui fra la sponda orientale del Dnipro e l’attuale linea del fronte. Ovviamente l’amministrazione di tutto il territorio ucraino non occupato sarebbe esclusiva pertinenza ucraina; la linea del fronte diventerebbe una “linea di demarcazione” e potrebbe prevedere – ovunque o in determinati tratti – una “fascia smilitarizzata” larga fino a 30 chilometri.
Per una volta, assistiamo alla presentazione di una “piattaforma” relativamente realistica: innanzitutto sarebbe militarmente fattibile e sostenibile, poi scontenterebbe entrambi i contendenti quanto basterebbe a rendere la trattativa almeno ipotizzabile, lasciando ad entrambi la possibilità di reclamare una “vittoria” più o meno verosimile.
Detto questo, vediamo le implicazioni militari di questa piattaforma.
Innanzitutto la natura della “Forza dei Volenterosi”: non si tratterebbe di “peacekeepers”, non sarebbero sotto l’ONU, e soprattutto non sarebbero schierati nella “fascia smilitarizzata”, come abbiamo cercato di spiegare per mesi. Si tratterebbe di una forza da combattimento e di dissuasione, come le forze NATO schierate a suo tempo nella Repubblica Federale tedesca per dissuadere un’invasione da parte del patto di Varsavia: a parte elementi da ricognizione, queste forze erano dislocate in profondità, a distanza di sicurezza da un attacco di sorpresa, e in grado di reagire con prontezza ad un’aggressione. Di fatto, con la loro presenza sul terreno queste forze offrirebbero all’Ucraina una garanzia equivalente all’Art.5 della NATO su tutto il territorio a ovest del Dnipro, garantendo definitivamente la sopravvivenza, indipendenza e sovranità dell’Ucraina nell’ambito della EU.
Per quanto riguarda la “fascia smilitarizzata”, il suo controllo dipenderebbe da “peacekeepers” che nulla avrebbero a che fare con la “Forza dei Volenterosi”: si tratterebbe in questo caso sostanzialmente di osservatori militari, magari assistiti da elementi leggeri per il sostegno logistico e la protezione immediata, presumibilmente sotto responsabilità ONU e probabilmente forniti da Nazioni quali India, Nigeria o Brasile. Il suo scopo sarebbe esclusivamente monitorare la situazione, investigare eventuali violazioni e tenere fisicamente separati i contendenti: un po’ come a Cipro. In alternativa, potrebbe anche essere una fascia più ristretta e semplicemente abbandonata, intensivamente minata e sottoposta al controllo da remoto delle forze contrapposte, come in Corea. È anche facilmente presumibile che questa “fascia” non esisterebbe in corrispondenza del settore dove la linea di contatto corrisponde al fiume Dnipro, e probabilmente nemmeno dove coincide con la frontiera di Stato internazionalmente riconosciuta, dove sarebbe al massimo ridotta a pochi metri.
Un gran numero di aspetti collaterali, primo fra tutti il controllo dello spazio aereo, sarebbero lasciati alle successive trattative.
Fin qui, quanto si riesce a capire al momento sulla proposta americana, come ventilata dal generale Kellogs. Esiste anche la versione rilanciata da Mosca, secondo cui la zona lasciata in mano russa dovrebbe corrispondere agli attuali confini occidentali degli Oblast unilateralmente annessi da Mosca nel 2022, ma si tratterebbe di un “non-start”, in quanto è assolutamente escluso che Kyiv possa anche solo sedersi a un tavolo dove la discussione partisse da una piattaforma che richiedesse un preventivo arretramento ucraino.
Ma si tratta di una piattaforma credibile?
Come detto sopra, per la prima volta si tratta di una proposta realistica: non prevede arretramenti da parte di nessuno dei due contendenti, se non in misura minima, e non ha la pretesa di risolvere definitivamente il conflitto ma unicamente di addivenire ad un “cessate il fuoco” più o meno stabile. Ove avesse successo, l’Ucraina otterrebbe il definitivo riconoscimento della sua sovranità accompagnato da una solida garanzia e dalla certezza della successiva integrazione in ambito europeo e occidentale, e dovrebbe in cambio rinunciare PROVVISORIAMENTE al ristabilimento dell’integrità territoriale; la provvisorietà sarebbe indefinita (Mesi? Anni?), e il vantaggio sarebbe la fine del conflitto guerreggiato, nella considerazione che la riconquista dei territori occupati potrebbe richiedere molto tempo e molte ulteriori perdite.
Di contro, la Russia otterrebbe il controllo a tempo indeterminato dei territori occupati e accederebbe ad un “confine” militarmente più difendibile del precedente, con la conseguente possibilità di millantare una “vittoria” sul campo grazie all’acquisizione di territori precedentemente non occupati.
A questo punto, la discriminante circa la convenienza o meno di questa piattaforma per l’Ucraina andrebbe individuata sul mantenimento o meno delle sanzioni alla Russia: se queste fossero tolte, nel giro di quattro anni un rinnovo dell’aggressione russa ai danni della zona NON coperta dalla garanzia europea sarebbe estremamente probabile in quanto porterebbe la Russia a controllare un “confine” (anche se non internazionalmente riconosciuto) ancora più favorevole. Se invece fossero mantenute, una ripresa militare russa sarebbe virtualmente impossibile e il degrado economico russo procederebbe fino ad un probabile collasso in tempi difficilmente prevedibili ma comunque non troppo distanti: collasso che consentirebbe un successivo reintegro pacifico dei territori occupati. Ogni eventuale “via di mezzo” circa le sanzioni andrebbe valutata ragionando fra questi due estremi.
Fin qui, la diplomazia. Poi però c’è la situazione sul campo.
La situazione sul campo – quella puramente militare – si presenta sempre più grave per i russi e sempre più promettente per gli ucraini, soprattutto in campo aereo. Il post è già lungo abbastanza senza riproporre ancora una volta gli aspetti tecnici che supportano questa mia affermazione, per i quali rimando all’audizione del generale Cavoli al Congresso, ma la sostanza del discorso è che in base all’attuale tendenza di sviluppo delle capacità ucraine e di sostegno occidentale, sarà possibile addivenire al collasso militare russo in tempi assai più brevi rispetto al collasso economico raggiungibile per via diplomatica mantenendo le sanzioni. Quello che però occorre ricordare, è che tanto l’Europa quanto l’America intendono evitare ad ogni costo che la Russia raggiunga un collasso sociale, le cui catastrofiche conseguenze sommergerebbero di profughi l’intero continente e costringerebbero a spese militari spaventose per stabilizzare la Federazione Russa.
Alla luce di quanto sopra, mi azzardo a prevedere che gli ucraini potrebbero accettare di trattare sulla base della piattaforma sopra esposta, probabilmente nell’intento di prolungare le trattative abbastanza a lungo da addivenire nel frattempo al collasso militare russo, con l’intento eventuale di accettare l’accordo e aspettare quello economico ove quello militare non si verificasse abbastanza presto.

ORIO GIORGIO STIRPE

da Fb del 12 aprile 2025
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