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« inserito:: Aprile 09, 2025, 11:02:16 pm » |
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Davide Riccardo Romano
Come sempre, i “crimini contro l’umanità” di Israele - come le bugie - hanno le gambe corte. Bastano poche ore o giorni per smentirli. Basterebbe domandarsi come ci faceva uno dei killer del 7 ottobre in mezzo alle ambulanze. Perché non avevano avvisato gli israeliani della loro presenza. Perché 6 dei 15 uomini erano di Hamas. Perché non c’erano feriti dove erano presenti tre ambulanze. Qui sotto la ricostruzione completa del perché il crimine è solo nella testa di chi lo denuncia. ————— Il 23 marzo, all’alba, un convoglio composto da ambulanze, un camion dei pompieri e un mezzo delle Nazioni Unite è stato colpito dal fuoco dell’IDF a Tel al-Sultan, nei pressi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dal New York Times e rilanciato in Italia da la Repubblica (Tonacci, Antoniucci, Serafini), il video trovato sul cellulare di uno dei soccorritori uccisi documenta l’arrivo dei mezzi con sirene e luci di emergenza accese. Dopo pochi istanti, il convoglio viene attaccato con raffiche di proiettili per diversi minuti. I soccorritori non erano armati e indossavano uniformi catarifrangenti con i simboli della Mezzaluna Rossa. Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS), 15 operatori umanitari sono stati uccisi. I corpi, secondo quanto riportato dall’ONU e dalla stessa PRCS, sono stati trovati una settimana dopo in una fossa sabbiosa, vicino al luogo dell’attacco. Almeno alcuni presentavano ferite da arma da fuoco alla testa e legature ai polsi, compatibili con un’esecuzione a distanza ravvicinata. La versione dell’IDF L’esercito israeliano ha riconosciuto l’errore nella comunicazione secondo cui i veicoli si muovevano senza segnali di emergenza. In una dichiarazione successiva, l’IDF ha affermato che sei delle quindici persone uccise erano operative collegate a Hamas, tra cui Mohammad Amin Ibrahim Shubaki, coinvolto negli attacchi del 7 ottobre. Ha inoltre dichiarato che il convoglio si trovava in una zona di combattimento attiva, dove erano stati appena neutralizzati miliziani di Hamas, e che l’ingaggio è avvenuto in un contesto operativo complesso. Le omissioni della Mezzaluna Rossa Ci sono però elementi che meritano ulteriore chiarimento. La PRCS non ha reso noto il motivo per cui quel convoglio di emergenza, composto da numerosi mezzi e operatori, si trovasse proprio in quella zona e in quel momento, né ha comunicato perché non sia stata attivata la linea diretta di coordinamento con l’IDF. Tale canale, pensato proprio per evitare incidenti in aree di combattimento, è normalmente utilizzato da ospedali e servizi di emergenza attivi nella Striscia. L’assenza di questa comunicazione resta un nodo aperto. Un’ipotesi che non può essere ignorata Resta aperto il dubbio più inquietante, ma anche il più necessario da formulare: il convoglio colpito a Rafah potrebbe essere stato impiegato per l’estrazione di una cellula terroristica. Un’operazione di copertura ben congegnata, nella quale mezzi umanitari vengono usati per trasportare combattenti sotto mentite spoglie. Non sarebbe la prima volta. Se così fosse, si tratterebbe di un crimine di guerra che espone a rischio mortale anche i legittimi operatori sanitari e umanitari, trascinati in una zona grigia che Hamas ha contribuito a costruire scientemente. L’uso delle ambulanze da parte di Hamas A questo va aggiunto un contesto più ampio. In numerosi precedenti conflitti, sono emerse accuse documentate contro Hamas per l’uso improprio di ambulanze e strutture mediche a fini militari. Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, approvato a maggio 2024, ha condannato Hamas per l’uso militare delle strutture mediche e dei veicoli sanitari. Testimonianze risalenti alle operazioni “Piombo Fuso” (2008-2009) e “Margine Protettivo” (2014), così come intercettazioni e confessioni raccolte nel 2023 dall’IDF, indicano un uso sistematico di ambulanze per trasportare armi, cibo o miliziani. Un autista interrogato dall’IDF nel 2024 ha dichiarato che “gli ebrei non colpiscono le ambulanze”, facendo intendere la consapevolezza del vantaggio strategico legato all’uso improprio di questi mezzi. Un filmato pubblicato online e verificato da fonti indipendenti mostra inoltre un’ambulanza nella stessa zona del convoglio attaccato trasportare un uomo armato con l’uniforme tipica delle brigate di Hamas. L’uomo scende dal veicolo e corre verso un gruppo di militari, prima di essere colpito. Il video, pur non direttamente collegato al caso del 23 marzo, solleva ulteriori interrogativi sull’uso delle ambulanze nei pressi di Tel al-Sultan. Una domanda aperta La presenza di operatori umanitari in un’area di guerra senza coordinamento pregresso con le forze israeliane, unita alla mancanza di spiegazioni da parte della PRCS, solleva una questione centrale: perché un convoglio tanto ampio si è avventurato in una zona ad alto rischio senza aver attivato il canale di comunicazione con l’IDF? La tragedia di Rafah non può essere ridotta a un frame narrativo precotto, e ancora meno a una sentenza mediatica fondata su una sola versione. Ogni omissione, ogni selezione mirata di dettagli, ogni articolo che ignora le domande scomode – come ha fatto la Repubblica – contribuisce a costruire un racconto distorto, in cui il diritto internazionale viene evocato solo per accusare una parte. Chi scrive ha una responsabilità etica: non alimentare la zona grigia, ma illuminarla. Anche quando la luce rischia di essere scomoda. Le redazione di Free4Future
da FB del 9 aprile 2025
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