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« inserito:: Aprile 09, 2025, 06:48:18 pm » |
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Gabriele Costantino
Io sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma quando succede ti prende sempre alla sprovvista e ci vuole un po’ di tempo per metabolizzare, ma alla fine è successo. Mi tocca dar ragione a Giorgia Meloni. Dopo che la guerra di invasione della Russia nei confronti dell’Europa ha messo da parte il problema del Green Deal e della decarbonizzazione-2030, i dazi di Trump hanno messo da parte il problema della guerra di invasione della Russia. Vedremo cosa ed in quanto tempo metterà da parte i dazi di Trump. Con l’aggravante che se la guerra e le sofferenze degli ucraini sono una cosa troppo seria per scherzarci su, la questione dei dazi è veramente una comica. A partire dal modo con cui sono stati annunciati (e calcolati, se si può usare il termine) fino alle reazioni surreali se non isteriche che la mossa ha generato. Limitandoci all’Italia, bisogna osservare che praticamente tutto il farmaceutico e il chimico-fine sono fuori dall’applicazione delle tariffs. La cosmetica, che è uno dei beni più a rischio vista la natura voluttuaria, non pare particolarmente preoccupata non fosse per altro che il dazio è conputato sul valore di importazione e non sul prezzo al dettaglio, rendendo il 20% di tariff praticamente inavvertibile sul consumatore. E la lista di esenzioni pubblicate dalla Casa Bianca riflette evidentemente la debolezza della decisione USA che è chiaramente esposta a ritorsioni commerciali su prodotti sensibili, suggerendo ancora una volta come la mossa di Trump, o chi per lui, sia fondamentalmente mirata a negoziazioni bilaterali, sulle quali è sempre in vantaggio rispetto a sfide globali. Tuttavia, una dichiarazione di una qualche associazione di produttori alimentari, non mi ricordo quale, mi ha fatto sobbalzare. “Solo il 16% dei consumatori americani è disposto a subire un rincaro dei prezzi” Ma davvero?? Fishing for subsidy, direbbe Andreotti (veramente, avrebbe detto ‘a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca’). La cosa mi fa pensare che un punto su cui ho letto poco, e quello che ho letto mi ha fatto rabbrividire, è la questione dei cambi. I diversamente giovani si ricorderanno dei mutui immobiliari denominati in marchi tedeschi o in ECU. Quando i tassi di interesse in Italia viaggiavano tra il 10 e 12% annuo, le banche offrivano mutui denominati in valuta a tassi del 3-4%. Senonchè, quando nel 1992 (o era il 1993?) la lira fu svalutata del 25% per l’ultima volta, chi aveva sottoscritto il mutuo in ECU o in Marchi vide il capitale da rimborsare aumentato del 25%. Chi aveva il mutuo da 200 milioni, in una notte se lo trovo’ a 250 milioni. Questo per ricordare che parlare di tassi e tariffe tra valute diverse è un gioco rischioso. Oggi il cambio euro/dollaro è 1.09, che è pressochè il valore medio degli ultimi 25 anni. Valore medio con oscillazioni pero’ molto alte. Quando l’euro iniziò il corso legale, il 1° gennaio 2002, il cambio era di circa 0.85. Nel corso degli anni, ed in particolare tra il 2007 ed il 2010 toccò diverse volte il valore 1.50, e per quasi tutto il secondo decennio di questo secolo si è mantenuto sopra 1.15 Questo vuol dire che ad un certo punto i consumatori americani hanno pagato il Sassicaia da 1000 euro 1500 dollari, mentre oggi lo pagano 1090 dollari. In qualche frangente lo hanno pagato 890 dollari. E quindi una tariff del 20% (sull’importazione, non sul listino) dovrebbe frenare dal consumo e giustificare l’isterismo attuale? E quando il cambio era 1.35, 1.40, 1.50, che si sarebbe dovuto dire? In questo bailamme, un tizio che pare esser un famoso economista (ma pensa te) propone che Europa, Cina, Giappone, e Sud Corea (tipo i 4 amici al bar di Gino Paoli) si mettano d’accordo per far apprezzare Euro, Yen, Yuan e Won rispetto al dollaro. Il famoso economista… La logica, immagino e mi scuso con la Logica, dovrebbe esser quella di dire a Trump, vedi, noi riequilibriamo il nostro surplus commerciale facendo costare di piu’ i nostri prodotti; quindi, non serve che tu metta i dazi. Tipo quello che si tagliava i conquibus per far dispetto alla moglie. A parte il fatto che -ammesso anche che la cosa funzioni- sarebbe meglio mantenere i dazi, almeno su resto del mercato globale l’euro rimarrebbe competitivo, la logica vorrebbe che si svalutasse la nostra moneta, non apprezzasse, al fine di neutralizzare il dazio e mantenere competitività di prezzo e di produzione. A me pare che l’unica cosa che voglia Trump sia quella di far abbassare i tassi alla FED e negoziare bilateralmente. Le mosse attuali, messo in opera o suggerite dal resto del mondo, non fanno altro che aiutarlo.
da FB del 8 aprile 2025
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