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Autore Discussione: La pace ingiusta nella miopia morale e intellettuale dei suoi teorici.  (Letto 18 volte)
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« inserito:: Marzo 28, 2025, 11:25:35 pm »


Vincenzo Bianchi

Adriano Bomboi

La pace ingiusta nella miopia morale e intellettuale dei suoi teorici.
"La vita viene prima della proprietà" sentenziano gli ingenui pacifisti, quelli che dal divano di casa propria intendono decidere sui divani degli altri. Ossia sulla “necessità”, a detta loro, che gli ucraini regalino qualcosa a Putin in barba al diritto internazionale. Ma non c'è bisogno di ricordare Chamberlain o i fatti di Monaco del 1938 per mostrare che si sbagliano.
Abbiamo fatti molto più recenti e perfettamente correlati al nostro contesto per argomentare la loro superficialità.
Per esempio, Obama e Trump sono due archetipi di leader deboli che esprimono al meglio la vacuità dei giudizi in materia di "pace a tutti i costi".
Obama il progressista si è rivelato profondamente diverso da Clinton, così come Trump il conservatore si è rivelato profondamente diverso da Reagan o dai Bush. Ma evitiamo di perdere tempo ricordando le vicende di Balcani e Iraq e andiamo dritti al cuore dei problemi.
Durante la presidenza Obama, nel 2014, Putin ha annesso la Crimea alla Russia mandandoci i propri soldati. Solo qualche tempo dopo Mosca ha ammesso pubblicamente l'intervento militare.
Che fece Obama?
Niente. Temeva un'esplosione del conflitto in Ucraina e il rischio di dover intervenire militarmente, assieme agli europei, per ricacciare Putin in Russia.
La Casa Bianca pensò che una mutilazione territoriale a spese dell'Ucraina avrebbe risparmiato vite e soldi dei contribuenti. Si limitò così a poche sanzioni contro Mosca e a non riconoscere l'annessione.
Lo stesso ragionamento venne effettuato dai leader europei del periodo, peraltro timidamente interessati all'osservanza degli accordi di Minsk sul Donbass, mentre acquistavano gas e petrolio da Putin accrescendone la sua forza militare.
La Crimea ha dunque saziato Putin?
No, perché non essendo stato punito nel 2014, ha scelto di tornare in Ucraina nel 2022 per prendersi tutto.
Washington dunque si sbagliava: l'inazione del 2014 è costata a posteriori più morte e più denaro, anche a carico degli europei.
Così come l'inazione del 1938 portò al secondo conflitto mondiale. Un problema recentemente riconosciuto anche dalla ex cancelliere Angela Merkel.
Intendiamoci, non significa che oggi ci sarà una “terza guerra mondiale”, sappiamo però che un governo espansionista, e soprattutto un'economia convertita alla guerra, non riduce ma amplifica la propria sete imperiale a danno dei vicini. Perché ad ogni avanzamento assorbe risorse predandole alle vittime che incontra sul proprio cammino. Proprio come fece Hitler, che ai tempi dell'annessione cecoslovacca non aveva ancora la forza militare per sottomettere tutta l'Europa, ma la conquistò gradualmente, man mano che incamerò idrocarburi, metalli e forza lavoro dai paesi via via occupati.
Dal 2014 al 2022 Putin ha incessantemente continuato a sviluppare il proprio esercito, mentre Trump sta oggi seguendo le stesse orme di Obama.
Se così non fosse, i media nella loro attualità non ci parlerebbero di spartizione territoriale, ma del fatto che la Russia dovrebbe risarcire l'Ucraina per la devastazione della guerra.
Sulla stessa lunghezza d'onda, i teorici della pace ingiusta, passando sopra i cadaveri degli ucraini, pensano di avere in tasca un qualche attestato di moralità, o di insegnamento da dare ai propri figli, con cui giustificare l'ingiustificabile.
La demenziale e masochistica idea di cedere alla prepotenza, nella speranza che il prepotente torni sui suoi passi, è stata persino superata dalla Chiesa, che nel Catechismo scaturito dal Concilio Vaticano II° ha sentenziato: «La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.» (Art. 2265).
Infatti, che farà Putin se non verrà punito, ma forse addirittura ricompensato?
Tra qualche tempo tornerà alla carica, contro gli ucraini o contro altri piccoli vicini, come i moldavi, o peggio, come i baltici, che per adesso sono ancora paesi NATO.
Perché se gli è andata bene non una ma ben due volte (2014 e forse 2022), perché non provarci di nuovo?
E questo possibile futuro ci costerà molti più soldi e molte più vite della guerra in Ucraina.
C'è però una differenza fondamentale tra Obama e Trump: il primo aveva probabilmente dubbi sull'uso dell'atomica da parte di Putin e riteneva che Mosca fosse più forte di quanto dimostrato dai russi nella pratica. Trump invece non ha più questa scusante di carattere precauzionale, e se dovesse agevolare l'appetito di Putin, i posteri troveranno le responsabilità del presidente USA come doppiamente gravi. Perché aveva l'opportunità di fermare il Cremlino in un momento di debolezza militare russa, scegliendo di fare tutt'altro.
D'altronde, se poco più di trenta milioni di ucraini riescono a frenare Putin, perché non dovrebbe riuscirci la prima potenza economica globale?
Anche perché, a catena, emulando Putin, la Cina potrebbe battere la stessa strada con Taiwan e altri vicini, dando luogo ad un'era di instabilità globale.
In definitiva, i Chamberlain contemporanei, nella loro approssimazione intellettuale, non sono meno infingardi e pericolosi di quelli del Novecento. Perché non capiscono che le "paci" ingiuste determinano contesti di instabilità politico-sociali che presto o tardi cercano una forma di ricomposizione e giustizia, in cui anche le armi fanno parte del menù.
Il celebre economista Thomas C. Schelling, Nobel per gli avanzamenti nella “teoria dei giochi” e tra i massimi esperti mondiali di sicurezza, ci insegnò che il miglior percorso per un negoziato di pace non consiste nel porgere la guancia alla controparte, ma nel sedersi al tavolo del dialogo con alle spalle un robusto esercito, o l'idea che tale esercito esista e sia in grado di agire in supporto alle proprie ragioni.
Ecco perché dobbiamo armare meglio l'Europa, nell'ipotesi che Putin, dopo le sanzioni, torni immediatamente ad accrescere la sua forza militare, ed ecco perché bisogna assicurarsi che la Russia paghi in qualche modo per la sua sanguinaria iniziativa bellica. Quest'ultimo aspetto rimane indissolubilmente connesso al primo.
- Scritto per SaNatzione, link tra i commenti
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