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Autore Discussione: Gaetano oggi, tre anni fa, iniziava l’invasione totale dell’Ucraina da parte ...  (Letto 154 volte)
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« inserito:: Marzo 05, 2025, 05:15:40 pm »

Ciao Gaetano
oggi, tre anni fa, iniziava l’invasione totale dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Chiamare quel che è accaduto col suo nome è importante. Soprattutto oggi, mentre Donald Trump prova a riscrivere la storia pro domo Putin, nel tentativo di dare a Zelensky la spallata finale chiesta da Mosca come condizione per sedersi al tavolo.

Chiamare quel che è accaduto col suo nome non vuol dire fare il tifo per il proseguimento del conflitto sino alla vittoria di Kiev o alla caduta di Putin, intendiamoci. Vuol dire praticare il realismo nella sua forma più brutale, al contrario, e raccontare le cose per quel che sono, senza i paraocchi dell’ideologia e della propaganda. Cosa che cerchiamo di fare, ogni giorno. E che speriamo tu apprezzi, che sia abbonato o meno.

Fine del preambolo. Ecco le domande e le risposte.
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Siete riusciti a capire perché vi hanno spiato e perché proprio voi?
Rossella
Cara Rossella, se permetti mi prendo queste righe e questa risposta per un aggiornamento settimanale sulla vicenda Paragon. Per cominciare: no, non abbiamo capito ancora chi ci ha spiato e quindi non so rispondere alla domanda “perché proprio noi”. Speriamo di scoprire qualcosa di più dalle analisi sul mio telefono che stanno facendo sia il centro di ricerca indipendente canadese Citizen Lab, sia la procura di Napoli, dove ho presentato denuncia.

Anche perché, nel frattempo, la politica sta facendo di tutto per intorbidire le acque: la scorsa settimana, il premio per la miglior giravolta carpiata l’ha vinto a mani basse il ministro Nordio, che incurante del fatto che fosse stato posto il segreto d’ufficio sulla vicenda, ha rivelato in Parlamento che anche la polizia penitenziaria, dopo polizia, carabinieri e guardia di finanza, non ha in dotazione lo spyware di Paragon. Quindi, ricapitolando: i servizi segreti ce l’hanno, ma non hanno mai spiato giornalisti, mentre procure e forze di polizia non ce l’hanno. Eppure, a quanto pare, ci sono sette utenze italiane spiate e un contratto (forse due) sospeso, se non addirittura revocato, per violazione delle condizioni d’utilizzo. O difettiamo in fantasia, o qualcuno sta mentendo, insomma.

Dimenticavo, ma fino a un certo punto, visto che l’ho già ripetuto un po’ di volte: non hanno spiato me in quanto Francesco Cancellato. Mi hanno spiato perché sono un giornalista, direttore di un giornale indipendente, che fa inchieste e rompe le scatole. È qua che sta la gravità di tutta la faccenda. È qua il punto che non dobbiamo mai perdere.
Francesco Cancellato
Direttore Fanpage.it
 
La polemica sul televoto a Sanremo secondo voi è fondata, come mai Conti ha reagito così?
Marica
Ciao Marica, grazie per la domanda che ci consente di riassumere quanto successo al Festival. Il tema Televoto Vs sala stampa a Sanremo ha smesso di essere un dettaglio solo tecnico da anni, in particolare dalla vicenda Ultimo del 2019. Neppure quest’anno lo è stato, per una modifica che ha redistribuito i pesi delle tre sorgenti di voto, ridimensionando l'impatto di sala stampa e giuria delle radio al momento della cinquina finale, a favore del televoto. Lo abbiamo fatto notare a Conti in conferenza stampa e la reazione è stata inattesa.
L'organizzazione lo ha ritenuto un sistema più equo, cosa plausibile, le regole sono regole e non c'è nulla di strano nel fatto che vengano modificate, a patto che la si racconti tutta. La reazione di Conti, invece, è stata a mio parere sintomo di una comunicazione parziale. Se è vero che lui si è scusato per avere di fatto accusato la sala stampa di avere organizzato il voto dello scorso anno per impedire a Geolier di vincere, l'impressione è che questa convinzione esista non solo nella testa di Conti, ma anche di molte persone in Italia.
Ma quindi in sala stampa a Sanremo ci si accorda oppure no su un singolo artista? Salvo che questo accada all'oscuro di noi di Fanpage che siamo lì, non c'è alcuna organizzazione sistemica. Ogni testata ha una propria idea, che può influenzare quella degli altri o essere influenzata, perché tra giornalisti si parla della gara, così come lo si farebbe in qualunque altro luogo. Abbiamo gusti e preferenze che possono muoversi in sintonia con l'opinione pubblica, ma anche in controtendenza, fermo restando che ognuno vota per sé. L'idea di una stanza occulta in cui si decidono le sorti di Sanremo è lontana dalla realtà, stando a quanto ci risulta.
Il dualismo Televoto/sala stampa ha anche un valore simbolico che ricalca lo scontro tra popolo ed élite tanto caro a una certa retorica populista interessata a sminuire il ruolo della stampa. Retorica che trova enorme spazio su TikTok e Instagram, dove fioccano i video in cui si soffia sull'odio per la fantomatica sala stampa di Sanremo. Delegittimare il giornalismo è un trend di questo tempo e anche il Festival, di per sé materia frivola e di intrattenimento, contribuisce ad ingrossare polemiche e luoghi comuni. Dovremmo sempre ricordarci che, al netto di errori e imprecisioni che i giornali possono commettere (si spera sempre in buona fede), l'autonomia di questa professione resta un punto centrale di ogni sistema democratico, si parli di Sanremo o di politica, che alla fine si sovrappongono molto più spesso di quanto pensiamo. Saluti
Andrea Parrella
Vice Capo Area Spettacolo Fanpage.it
 
Vorrei conoscere la vostra opinione sull'attacco di Vance all'Europa. Grazie.
Paolo
Le parole del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance a Monaco hanno giustamente scatenato reazioni contrapposte. C’è chi ha parlato di “brutalità necessaria” e chi invece è inorridito di fronte a quello che è stato un vero e proprio “strappo” nell’ultradecennale rapporto fra Stati Uniti ed Europa. Oltre le opinioni, però, c’è un fatto estremamente rilevante, ovvero la concordanza fra le scelte strategiche dell’amministrazione Trump e gli obiettivi della destra mondiale, di cui JD Vance ed Elon Musk sono ormai esponenti di primissimo piano.
A mio modo di vedere, è questo l’elemento da tenere maggiormente in considerazione. L’attacco frontale all’Europa e ai suoi leader, che a dire di Vance avrebbero fallito nella gestione dell’immigrazione e si sarebbero piegati alle follie green e woke, serve a fare pressione su quello che è a tutti gli effetti l’unico vero ostacolo in Occidente alla penetrazione della dottrina ultraconservatrice, nella versione trumpiana. Stiamo parlando del modello di società del Vecchio Continente, retto da consolidati meccanismi di partecipazione democratica e da un generale orientamento inclusivo (certo, con tutte le storture, gli errori e le disfunzioni che, ahinoi, conosciamo).
L’attacco di Vance (per molti versi sconclusionato e pieno di fallacie logiche) è volto a indebolire le democrazie liberali europee, per minare le fondamenta stesse dell’unica entità realmente alternativa al cesarismo trumpiano e al modello autocratico di Russia e Cina. Quell’Europa che, peraltro, con la sua scelta di “regolare, normare, controllare”, rappresenta un problema per le mire dei tecnocapitalisti della sorveglianza di cui Musk tutela gli interessi. Il discorso di Vance non è un evento isolato, ma si inserisce in un disegno più ampio, che appunto passa per l’aperto sostegno alle forze politiche della destra antieuropeista e per la costante delegittimazione dei cosiddetti “legacy media”, che hanno un ruolo fondamentale nelle democrazie europee.
In questo senso, caro Paolo, è importante avere consapevolezza della tremenda serietà della fase in cui siamo entrati. Ci toccherà riparlarne sempre più spesso, temo.
Adriano Biondi
Condirettore Fanpage.it
 
Se il Papa dovesse sfortunatamente mancare cosa succederà con il Giubileo? Inoltre è vero che potrebbe dimettersi?
Marco
Ciao Marco, iniziamo col dire che sono giorni di grande preoccupazione per Papa Francesco, in cura al Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale. I medici parlano di un quadro complesso, in maniera chiara è stato detto che il Papa, che ha 88 anni, non è fuori pericolo. E questo, come ricordavi tu, è un anno importante per la Chiesa, dato che è in corso il Giubileo 2025, chiamato “della speranza” per volere di Bergoglio.
Nella Chiesa cattolica, il Giubileo è un anno dedicato alla riconciliazione, alla conversione, al rinnovamento spirituale, alla remissione dei peccati, e durante il cosiddetto “Anno santo” è chiaro che la figura del papa è importante. È stato Papa Francesco, in sedia a rotelle, lo scorso 24 dicembre a dare ufficialmente il via al Giubileo aprendo la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano (due giorni dopo ha poi aperto quella nel carcere di Rebibbia, un gesto simbolico voluto fortemente dal Pontefice per coinvolgere tutta la popolazione carceraria del mondo nel Giubileo).
Sono tanti gli eventi in programma quest’anno e ad alcuni Bergoglio ha già dovuto per forza di cose rinunciare ed è probabile che, se il Papa dovesse mancare, la stessa agenda subirà dei cambiamenti nel momento in cui la Chiesa dovrà anche organizzare il funerale e un successivo conclave per eleggere il successore.

Rispetto al discorso “dimissioni” da Pontefice - come accaduto con Benedetto XVI nel 2013 - da quando Papa Francesco è ricoverato in ospedale in molti hanno affrontato l'argomento, uomini di chiesa e non. C’è chi ha aperto a questa possibilità, chi assicura che non c’è alcuna rinuncia dietro l’angolo, chi addirittura invita Bergoglio a fare un passo indietro. Si sta poi parlando tanto di questa lettera di dimissioni - lo spieghiamo qui - già firmata all’inizio del pontificato e consegnata all’allora segretario di Stato perché potesse essere usata in caso d'impedimento fisico tale da costringere il Papa a farsi da parte. Ma è bene ricordare che si parla di qualcosa di diverso rispetto alla rinuncia di Ratzinger.
D’altra parte, lo stesso Papa Francesco ha parlato innumerevoli volte in questi anni della scelta del suo predecessore e il suo pensiero è apparso sempre abbastanza chiaro: l'ipotesi della rinuncia per lui è percorribile solo in caso di un grave impedimento fisico, e non sembrerebbe questo il momento, considerato che, stando a quanto ci fa sapere il Vaticano, il Papa dall’ospedale sta, almeno per ora, continuando a governare la Chiesa.
Susanna Picone
Capa Area Cronaca Fanpage.it
 
Cosa comporta l'esclusione dell'Europa dalle trattative di pace Russia - Ucraina?
Daniela
Cara Daniela, il tema è delicato e, soprattutto, si evolve in fretta. In ogni caso, senza avventurarsi in previsioni troppo dettagliate, ci sono alcuni aspetti che può essere utile tenere a mente. Anzitutto, non è detto che l’Ue sia formalmente tagliata fuori. Anzi, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Marco Rubio, ha detto che è necessario includerla. Il punto è che, però, l’Europa non sembra pronta a giocare un ruolo di peso nelle trattative.
Il motivo principale è che il presidente degli Usa Donald Trump ha scelto di abbracciare le posizioni russe. Ha attaccato apertamente il presidente ucraino Zelensky e sta spingendo per chiudere in fretta il conflitto, anche se questo significa accettare le condizioni di Mosca.
Se Trump si muova così per isolare gli Stati Uniti dai conflitti internazionali, perché vuole concentrarsi sullo scontro globale con la Cina, per fare un favore a Putin o per chissà quale altro motivo, è materia per analisti. Ciò che conta è che nel frattempo l’Europa appare incapace di esprimere una posizione chiara, forte e unitaria.
Per provare a dare una risposta più netta alla tua domanda, si può dire che l’esclusione dell’Europa dai negoziati al momento sembra avere soprattutto una conseguenza: mentre le grandi potenze concordano i nuovi equilibri internazionali, l’Ue ne resta fuori e rischia di essere sempre più divisa e indebolita. Cosa che, immaginiamo, a Trump e a Putin non può che fare piacere.
Luca Pons
Redattore Area Politica Fanpage.it
 
Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua!
A presto,
Francesco
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