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Autore Discussione: La crisi di governo Uomini, mezzi uomini, ominicchi e quacquaracqua.  (Letto 2141 volte)
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« inserito:: Gennaio 29, 2008, 10:44:59 pm »

La crisi di governo

Uomini, mezzi uomini, ominicchi e quacquaracqua.

di Oscar Buonamano*


Il governo Prodi è arrivato al capolinea. In un lungo e triste pomeriggio di gennaio, nell’aula del Senato, Romano Prodi prende atto per la seconda volta, a distanza di dieci anni, che l’esperienza del suo governo è finita. Contestualmente ci rendiamo conto che la sfiducia votata al governo sancisce anche la fine di una stagione di grandi speranze iniziata con l’Ulivo e terminata proprio ieri con l’Unione.

Hanno votato contro la mozione di fiducia, oltre ai senatori del centro destra, Lamberto Dini, Clemente Mastella, Domenico Fisichella e Franco Turigliatto. In questi quattro nomi e nella storia politica che questi quattro uomini rappresentano è racchiusa la spiegazione del fallimento dell’Unione.

Una cultura liberista, troppo poco incline e attenta ai bisogni e agli aspetti sociali delle classi subalterne, quella di Lamberto Dini, una cultura che si è formata ed alimentata nella destra italiana oscillando tra bisogni sociali, voglia di giustizia e sicurezza e una concezione fredda ed aristocratica delle istituzioni, quella di Domenico Fisichella, una cultura arcaicamente trozkista ed inutilmente antagonista, quella di Franco Turigliatto ed infine una cultura gattopardesca che non ha nulla di politico ma che racchiude il peggio dei vizi italici, quella di Clemente Mastella,  hanno sancito la fine dell’esperienza di governo del centro sinistra.

Questo da un punto di vista numerico.

Da un punto di vista politico il curatore fallimentare del governo è un soggetto altro e si chiama Partito Democratico. Non l’idea del PD e cioè quella dell’incontro di due grandi scuole politiche italiane, quella d’origine democratico cristiana, cattolica, e quella comunista e socialista, riformista di sinistra, perché quella è una buona idea ed un progetto politico che può essere utile all’Italia, ma il suo segretario e il progetto politico che in questo momento vuole rappresentare.

Dichiarare infatti, contestualmente agli arresti domiciliari della signora Lonardo, moglie di Mastella, che il Pd si presenterà, indipendentemente dalla legge elettorale, da solo alle prossime elezioni politiche, ha indubbiamente favorito l’idea della crisi di governo. Ed è vera anche un’altra cosa che è stata una scelta sbagliata quella di svolgere le primarie per la scelta del leader unico del Pd ad inizio legislatura perché questo ha generato un terremoto politico, che prende vita dall’incontro/scontro cruento di due classi politiche che erano giunte al loro capolinea, quella degli ex ds e quella degli ex margheritini, il cui esito non è ancora del tutto chiaro.

Con queste premesse si è arrivati ieri alla discussione al Senato.

Ho seguito tutti gli interventi. Uno spettacolo avvilente. E non lo dico pensando agli insulti riservati al senatore Cusumano dai suoi ex colleghi dell’Udeur, o alla mortadella mangiata in aula da Strano oppure alla bottiglia di spumante stappata da Gramazio, entrambi di Alleanza Nazionale, ma lo dico pensando alla qualità degli interventi che si sono succeduti in aula.

Un misto di retorica ed ignoranza, farcita con qualche citazione in latino e qualche parola in dialetto, hanno scandito il lungo pomeriggio di ieri. Pochi gli interventi interessanti e tra questi, gli interventi di Milziade Caprili e Cesare Salvi. Mi ha sorpreso anche l’intervento di Anna Finocchiaro, il capogruppo del partito più grande presente in Senato, di solito brillante ed efficace, ha scelto un intervento minimalista e di basso profilo, forse non poteva dire di più. 

In qualunque altro contesto lavorativo e nelle stesse condizioni, la qualità degli interventi sarebbe stata ben altra e certamente superiore. Anche ascoltando quegli interventi e i comportamenti indecenti tenuti da tanti senatori presenti in aula, le immagini sono disponibili per chiunque volesse verificare, capiamo perché il nostro paese attraversa una crisi grave, oserei dire gravissima.

In questo contesto e con queste miserie umane, in un paese di nani e ballerine, Romano Prodi ha dimostrato di essere un uomo ed una persona seria. E voglio ringraziarlo per questo.

E voglio ringraziarlo anche per l’impegno, la capacità e la tenacia che ha messo al servizio dell’Italia e dell’Europa quando è stato chiamato ad assolvere compiti impegnativi ed importanti. Voglio ringraziarlo da uomo di sinistra per aver saputo rappresentare al meglio l’Italia dentro e fuori i confini nazionali.

E voglio ringraziarlo per aver provato a costruire, insieme a noi, in questi ultimi anni una speranza e di averci aiutato a realizzare un sogno: provare a cambiare il paese attraverso un’azione di governo.

Ieri, nella giornata più difficile per lui, in molti gli chiedevano di non presentarsi in Senato e quei suggerimenti, che provenivano da destra così come da sinistra, avevano quasi tutti lo stesso obiettivo, evitare il confronto in aula, evitare il parlare chiaro, essere ancora una volta italianamente gattopardeschi.

Tra questi anche Clemente Mastella gli ha sussurrato qualcosa tipo: “Avevo suggerito a Prodi di non venire in Senato, si sarebbe potuto aprire un nuovo percorso. Ma non ha voluto capire”.

E perciò l’ultimo ringraziamento, caro Romano, voglio fartelo per non avere accettato il consiglio di Clemente Mastella e perché anche in questa occasione hai dimostrato di essere un uomo e una persona seria.

Purtroppo per noi non c’erano e non ci sono in giro tanti uomini ma in compenso abbondano mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo e quacquaracqua.

*Coordinatore Provinciale Sinistra Democratica Pescara

da sinistra-democratica.it
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