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Autore Discussione: Prospettive svizzere in 10 lingue. Rifugiati ucraini, la nuova politica svizzera  (Letto 177 volte)
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« inserito:: Gennaio 23, 2025, 07:03:59 pm »

Prospettive svizzere in 10 lingue
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Affari esteri
Rifugiati ucraini, la nuova politica svizzera solleva dubbi e interrogativi
La proposta di modifica dello statuto di protezione S per le persone ucraine rifugiate in Svizzera sta suscitando critiche e sollevando dubbi sulle sue implicazioni pratiche e umanitarie.
Questo contenuto è stato pubblicato al 23 gennaio 2025 - 09:39

Elena Servettaz
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Lo scorso dicembre l’Assemblea federale ha deciso di ridurre l’ambito di applicazione dello statuto S per i rifugiati ucraini, stabilendo che d’ora in avanti sarà concesso solo a coloro che provengono da zone occupate o sotto attacco da parte delle forze armate russe.
Entrato in vigore a marzo 2022, lo statuto di protezione S ha permesso di offrire asilo in forma accelerata a circa 66’000 persone provenienti dall’Ucraina. Questo sistema ha consentito loro di evitare un lungo iter amministrativo, ottenendo in tempi più rapidi un alloggio, aiuti finanziari, assistenza sanitaria e l’accesso gratuito ai trasporti pubblici nel cantone di residenza.
Finora il permesso S in Svizzera è stato concesso solo alle rifugiate e ai rifugiati ucraini, mentre chi arriva da altri Paesi deve richiedere il permesso F, che prevede tempi di approvazione più lunghi e diritti più limitati.
La decisione del Parlamento svizzero di limitare l’accesso allo statuto S delle persone provenienti dall’Ucraina è arrivata dopo un lungo dibattito in seno all’Assemblea federale e tra le ONG, e nonostante l’opposizione del Governo alla mozione.
L’implementazione della norma solleva molte domande. Ad esempio, come definire una zona di guerra in un Paese in cui la maggior parte delle città è regolarmente colpita da bombardamenti, e se sia legale o meno discriminare tra rifugiati provenienti dallo stesso Paese.

Opinioni contrastanti
A dare il via a questi cambiamenti sono stati alcune e alcuni esponenti dei media e della politica, secondo i quali certe zone del Paese possono essere considerate sicure. Pertanto le richieste da parte dei rifugiati ucraini non dovrebbero essere trattate tutte allo stesso modo.
“I diritti associati allo statuto S sono un motivo di tensione”, afferma Cesla Amarelle,  professoressa di diritto pubblico e dell’immigrazione all’Università di Neuchâtel. “Sono diritti ibridi, che per certi aspetti costituiscono un regime preferenziale ad hoc, incoerente con i diritti previsti da altri permessi di asilo, come lo statuto F”.
La mozione è stata sostenuta dai partiti di destra e centro-destra, oltre che da alcuni parlamentari dell’Alleanza del Centro.

“In Svizzera deve esserci spazio per poter accogliere i veri rifugiati. Per questo motivo, vogliamo che venga eseguita una selezione riguardo allo statuto di protezione S per chi proviene dall’Ucraina”, ha dichiaratoCollegamento esterno in Parlamento Peter Schilliger, deputato del partito liberale radicale (PLR, centro-destra). “Chi vive a Leopoli non affronta le stesse conseguenze della guerra di chi vive nelle zone orientali”.
La città di Leopoli, situata vicino al confine con la Polonia, non è direttamente sotto il fuoco russo, ma non è stata risparmiata del tutto dai bombardamenti.
Schilliger non ha risposto alla richiesta di intervista di SWI swissinfo.ch.

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“Nessun cambiamento”
Secondo le nuove regole, coloro che oggi risiedono in aree sotto il controllo ucraino e senza conflitti attivi non possono più beneficiare dello statuto di protezione S.
Le stesse norme prevedono anche di incentivare l’occupazione dei rifugiati ucraini attualmente senza lavoro rendendo obbligatorie alcune misure di integrazione, come l’apprendimento della lingua locale. Chi non dovesse rispettare i nuovi obblighi potrebbe incorrere in sanzioni, tra cui una riduzione dell’assistenza sociale.
Il Governo sta attualmente valutando come implementare la mozione, e non è ancora chiaro quando le nuove regole entreranno in vigore.
La Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) ha dichiarato in una e-mail a SWI swissinfo.ch che “per il momento non ci sarà alcun cambiamento per le persone ucraine che richiedono protezione temporanea in Svizzera o per chi ha già ricevuto un permesso S”.

Nina Schläfli
 Nina Schläfli. Keystone/Alessandro Della Valle
Domande aperte
Le nuove regole coinvolgono questioni di sicurezza nazionale e gli obblighi umanitari della Svizzera, e hanno alimentato un dibattito sia all’interno del Paese sia all’estero. In particolare, si discute di come questo cambiamento si inserisca in tendenze migratorie europee più ampie.

Nina Schläfli, esponente del Partito socialista, ha votato contro la mozione e ha dichiarato di sperare che “tutti i rifugiati possano trovare protezione in Svizzera”.
“La decisione di negare protezione ad alcune persone è contraria all’impegno della Svizzera per la pace in Ucraina”, afferma Schläfli. “In quanto nazione neutrale, gli strumenti a nostra disposizione per sostenere un Paese in guerra sono limitati. Proprio per questo dovremmo impegnarci ancora di più dove possiamo fare la differenza”.

E le richieste di asilo dei rifugiati provenienti da altri Paesi?
Come si identifica una zona sicura?
La nuova normativa solleva però una domanda fondamentale: come si definisce una zona sicura in un Paese in guerra? E quale sarà l’impatto di queste restrizioni sui diritti e sulle salvaguardie dei rifugiati ucraini che non soddisfano più i requisiti per lo statuto di protezione S?

“Il Consiglio federale deve stabilire quali regioni possano essere considerate ‘sicure’. Sarà un compito difficile”, afferma Cesla Amarelle.

Alcuni, come il corrispondente di guerra Kurt Pelda, che scrive per il quotidiano Aargauer ZeitungCollegamento esterno, considerano la nuova norma una continuazione dell’approccio tradizionalmente cauto della Svizzera nei confronti dell’immigrazione. Altri invece, come Daniel Gerny, giornalista del Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ), la reputano una risposta problematica alla guerra ancora in corso in Ucraina. Entrambi hanno scritto editoriali sull’argomento per i rispettivi giornali.

“La revoca dello statuto di protezione S, o una differenziazione su base regionale, rischia di minare la solidarietà in Europa”, ha dichiaratoCollegamento esterno il ministro della giustizia Beat Jans all’Assemblea federale il 2 dicembre.

Monika Bickauskaite-Aleliune DR
Monika Bickauskaite-Aleliune, che vive a Londra ed è stata responsabile globale per l’impegno politico presso il Legatum Institute, nonché ricercatrice per il German Marshall Fund, afferma che queste nuove regole sono “problematiche, dato che l’intera Ucraina sta soffrendo a causa della guerra con la Russia”.
“Nell’ultimo anno la Russia ha condotto 12 attacchi su larga scala contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina”, afferma. “Molti Paesi dell’Europa orientale, nonostante le loro risorse più limitate, stanno accogliendo il doppio dei rifugiati della Svizzera – un impegno ben più considerevole”.

La Polonia ospita quasi un milione di rifugiati, secondo le stime delle Nazioni Unite.

Bickauskaite-Aleliune paragona la situazione attuale con la Seconda guerra mondiale, quando “la neutralità svizzera e le sue rigide politiche migratorie ebbero conseguenze devastanti per gli ebrei in fuga dalla persecuzione nazista”. Oggi, osserva, la Svizzera ha l’opportunità di scegliere una strada diversa.

Turismo militare per i politici svizzeri
“L’approccio svizzero è certamente discriminatorio”, afferma Dmytro Nykyforov, avvocato ucraino di Kiev contattato via Zoom. A titolo di esempio, racconta di un uomo ucciso in un bombardamento su Kiev il giorno dell’intervista, il 20 dicembre. In totale in quell’attacco sono rimaste ferite 12 persone, di cui sei ricoverate in ospedale. Il bombardamento ha anche danneggiato abitazioni, uffici, un hotel e infrastrutture, lasciando senza riscaldamento circa 630 edifici, tra cui strutture mediche e scuole.

Dmytro Nykyforov DR
Tuttavia, Kiev rimane sotto il controllo del Governo ucraino, quindi i rifugiati provenienti dalla capitale non soddisferebbero i nuovi criteri per ottenere lo statuto di protezione S.
A gennaio 2023 Nykyforov ha lanciato il progetto “War Tours”Collegamento esterno: un’iniziativa di turismo militare in Ucraina con l’obiettivo di sensibilizzare sulle conseguenze della guerra. “Mi piacerebbe invitare tutti i parlamentari svizzeri che hanno approvato questa legge a un tour di Kharkiv, così che possano vedere come vivono le persone in una zona di combattimento attivo”, afferma, riferendosi alla seconda città più grande dell’Ucraina. “Li invitiamo anche a visitare Kiev, per valutare se la vita nelle grandi città è davvero pacifica come potrebbe sembrare dall’estero, e toccare con mano la differenza”.

David Sakvarelidze. DR
Anche il politico ucraino David SakvarelidzeCollegamento esterno, ex procuratore e avvocato di Kiev, lancia un appello alla politica svizzera. “Gli attacchi russi di oggi hanno colpito una zona centrale della capitale”, racconta a SWI swissinfo.ch. “Invito il mondo politico elvetico a venire nel mio appartamento per vedere com’è davvero la situazione”.

Da - https://www.swissinfo.ch/ita/affari-esteri/rifugiati-ucraini-la-nuova-politica-svizzera-solleva-dubbi-e-interrogativi/88749658?fbclid=IwY2xjawH_UWNleHRuA2FlbQIxMQABHXPAmSbUsUGT0lC77hkldFXSg-nydOsd_Jf4h0inne6yeqmkRFHuTtiPvw_aem_A0dLtDVciGVXv-xnoQw5ng
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