10
lug
2013
Marco BRACCONI
Il gioco di Silvio
L’uso strumentale dell’antiberlusconismo come alibi dei propri ritardi culturali e a fini di coesione interna è stato uno degli errori storici del Pd.
I democratici hanno pagato e pagano ancora questo posizionamento miope, che li ha portati a chiudersi per un ventennio in un recinto di comodo, illudendosi di poter godere di una rendita gratuitamente offerta dal vulnus politico-culturale rappresentato dal Cavaliere.
Da anni, inascoltate, alcune voci a sinistra invitano a uscire dal gioco di specchi, mantenendo ferma l’alterità da Berlusconi e dal berlusconismo, ma intanto cercando unità, progettualità e identità in positivo e non solo in negazione.
Negli ultimi mesi questa riflessione ha fatto strada, al di là della formula di necessità del governone.
Ed è un bene, perché la riformulazione su nuovi basi dell’essere e dell’agire politico del Pd è indispensabile al futuro della nostra democrazia.
Tanto lavoro, perché vent’anni non te li scrolli in una settimana. Tanta fatica, perché c’è pure da governare assieme.
Tanto coraggio, perché una parte dell’elettorato risponde a dinamiche ormai pavloviane.
Poi ti alzi una mattina e il Pdl fa questa vergognosa sceneggiata, figlia di un senso dello Stato inesistente, estranea all’abc della democratica divisione dei poteri, dimentica di ogni buon senso istituzionale.
E allora ti dici che sì, l’alibi dell’antiberlusconismo ha fatto il suo tempo, ma con questi qui è proprio difficile continuare a ragionare con saggezza, perché un senso di scoramento e di rabbia te lo tirano fuori a forza, indipendente da ogni ragionamento politico, al di là di ogni saggezza e lungimiranza di prospettiva.
Ma questo è il gioco al quale lo stesso Berlusconi, con sapienza e furbizia, gioca da vent’anni.
Costringere gli altri a misurarsi su di lui e solo su di lui, nel bene o nel male, è stata sempre la sua vera carta vincente.
E invece non bisogna cadere nella trappola. E resistere, resistere, resistere.
(Detto cio’, votare lo stop al lavoro delle Camere per questa faccenda è un errore e una forzatura. Epifani puo’ anche fare mezz’ora dopo la voce grossa, ma è una stata scelta sbagliata e incomprensibile. Punto)
da -
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