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Autore Discussione: Se la ricetta di Milei ora divide le destre - Pietro Reichlin  (Letto 107 volte)
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« inserito:: Dicembre 20, 2024, 06:17:17 pm »

“Prodi un isterico”. Così non c’è dialogo

Montesquieu
19 Dicembre 2024 alle 01:00
“Prodi un isterico”. Così non c’è dialogo

Quale può essere un criterio dirimente per riconoscere i barlumi, le prime, possibili avvisaglie, in un collaudato sistema democratico, di una incipiente attitudine al potere governativo assoluto, ovvero un potere che inclini verso l’autocrazia? Non è facile a dirsi, ed è facile sbagliare, nel non vedere, o vedere troppo. Per di più aggiungendo come nelle democrazie sia cosa rara un atteggiamento di disponibilità all’autocritica nei gestori principali delle istituzioni, i partiti, soprattutto nei partiti in un certo momento al governo.

Se la ricetta di Milei ora divide le destre
Pietro Reichlin
Dovendo, comunque individuare un criterio, il primo è proprio la capacità autocritica, unita alla disponibilità all’autocritica: specie per la non scontata partecipazione delle forze in un certo momento all’opposizione alla ricerca di rilievi alla buona e sicura conduzione democratica da parte delle maggioranze nello stesso frangente al timone dell’esecutivo. Può apparire strano, questo timore, questa reticenza, solo se si trascura la fisiologica alternanza al potere nei sistemi democratici, e la conseguente, complessiva corresponsabilità delle forze politiche nella buona tenuta del sistema e dei suoi cardini.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Meloni attacca la sinistra: “Prodi mi critica? Brindo”. Il professore: “Ci ho preso”]]

Questo inizio balbettante – un passo verso in avanti seguito da una continua esitazione, se non addirittura retromarcia –, testimonia di un grave indizio: la scarsa collaborazione nella denuncia di un timore di buona tenuta democratica da parte dei partiti, intesi nella loro generalità, prima ancora che nel proprio ruolo del momento. Vale a dire: le denunce, le precauzioni embrionali ma non pretestuose e infondate, non hanno praticamente mai la loro fonte o matrice in ambiti contigui alla maggioranza, e nemmeno, frequentemente, nelle opposizioni del momento, di turno. Basti pensare alla sostanziale solidarietà delle opposizioni di turno alle continue violazioni costituzionali che si consumano ai danni delle prerogative delle Camere dalle maggioranze di turno, nella fiduciosa attesa che i turni si invertano.

Meloni e l'Europa: "Le critiche di Prodi? Ho stappato una bottiglia e brindato alla mia salute"
Mentre assai più frequenti, sciolte, diffuse e disinteressate sono quelle che nascono dal dibattito politico giornalistico, storico e intellettuale in generale. Non è facile ricordare, seppure con un ricorso superficiale alla memoria, accanimento proveniente da una maggioranza, e tanto meno dal vertice di una maggioranza e di un governo, rivolto a personalità non politiche, se non in senso lato, della violenza, dello spregio, dell’intolleranza, della veemenza, paragonabile ai toni del comizio della presidente del Consiglio nella festa del suo partito, ad Atreju. Contro un anziano, prestigioso, raramente fazioso capo di governi nazionali e della Commissione europea; contro uno scrittore spigoloso e polemico, ma ben più rispettabile ed esemplare nella sua condizione di bersaglio senza pari delle peggiori espressioni della criminalità organizzata. Romano Prodi e Roberto Saviano. Le denunce contro uno storico come Canfora. In un recente passato. Quando tutto quanto non è sotto controllo diventa opposizione, e tutto ciò che è opposizione non è sopportabile. Quando si considera opposizione, ostile opposizione, l’esercizio fisiologico dei poteri concorrenti con quello di governo. Fenomeni che ricordano i rischi involutivi di una concezione di governo che abbia queste pulsioni. Pericolose per la democrazia. Un fenomeno inquietante, da non sottovalutare.

DA la Stampa.

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