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Autore Discussione: Un racconto interessante che FB mi costringe ad affossare nel mio Diario, ...  (Letto 338 volte)
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« inserito:: Novembre 15, 2024, 03:49:56 pm »

Accadde oggi
2 anni fa

Gianni Gaetano Giovanni Gavioli

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Un racconto interessante che FB mi costringe ad affossare nel mio Diario, quello che sono costretto a tenere e non posso diffondere.

ciaooo
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Roberto Cocchis

Nel bel mezzo di un inverno insolitamente mite (quello del 1994-95), ieri il cielo si è coperto e ha scaricato una quantità di acqua che a me è parsa enorme. Ma le strade, non essendo le stesse di dove sono cresciuto, l'hanno drenata e assorbita quasi tutta. È pieno di pozzanghere, ma si può camminare senza problemi.
Il vento forte e freddo dà fastidio, ma apre squarci di azzurro nella nuvolaglia grigia che sta sopra la mia testa. Magari oggi non pioverà, o pioverà solo dopo che sarò tornato a casa.
Pochi mesi fa ho preso una decisione drastica. Poiché mia moglie ha trovato un impiego stabile qui, a 850 km da casa, ho mollato tutto e l'ho seguita. Non che mi sia perso chissà cosa, ma un contratto di lavoro lo avevo. Part-time, e poi dovevo arrotondare dando ripetizioni. In questo modo, ho tenuto la baracca in piedi nell'ultimo anno e mezzo, da quando ce ne siamo andati a vivere per conto nostro. Ma sarebbe arrivata anche l'ora di fare il salto di qualità: una prospettiva impossibile, finché si rimaneva dalle nostre parti.
Da quando sono qui in Lombardia, pur rispondendo a tutte le inserzioni che offrono lavoro, ho trovato solo da fare l'attore in una società che produce audiovisivi didattici, programmi che vengono poi trasmessi su Telemontecarlo in orario notturno. Presumo che non le segua praticamente nessuno, ma non si sa mai. Da quando sa che sono uno degli interpreti, mia nonna le segue tutte le notti. Mi hanno fatto un provino e hanno concluso che ho sia la presenza fisica per interpretare l'insegnante, sia la preparazione per farlo senza sfigurare. Peccato che anche scuola e università non facciano selezioni tramite provini, altrimenti avrei sbaragliato la concorrenza.
La società, ogni volta che si registra, paga bene, ma si registra ogni morte di Papa (negli intervalli devo imparare la parte ossia le risposte che devo dare a una voce fuori campo che mi pone delle domande di Chimica, Zoologia, Botanica: in scena non è previsto l'uso del "gobbo" e, anche se lo fosse, poiché mi è stato imposto di non tenere gli occhiali, non vedrei cosa c'è scritto) e no, per quanto possa fare economie, non è sufficiente a mantenere la famiglia.
Perciò continuo a rispondere alle inserzioni che escono sui giornali. Almeno a quelle che non sembrano già a una prima lettura nascondere delle fregature, che poi sono la maggior parte.
Ho deciso (ma, quasi trent'anni dopo, non l'ho ancora fatto) che un giorno scriverò un romanzo su un disoccupato che cerca lavoro nella Lombardia dei primi anni '90. Lo intitolerò "L'orizzonte", perché la situazione in cui mi trovo mi appare simile a quella di un naufrago che, solo nel mare aperto, vede ogni tanto apparire all'orizzonte qualcosa che non si sa bene cosa sia, se una terra su cui sbarcare o una semplice nuvola bassa, ma non può fare niente altro a parte remare in quella direzione.
Avrò fatto una cinquantina di colloqui finora e, a parte il lavoro di attore, mi sono serviti solo a vedere "cose che voi umani non potete neanche immaginare".
L'inserzione che mi ha portato qui, alla Bovisa (è la prima volta che ci vengo, ma solo a sentirla nominare mi torna in mente la figura di uno dei suoi figli più illustri, Osvaldo Bagnoli, allenatore operaio e comunista, autore del miracolo Hellas Verona campione d'Italia, una decina di anni fa), a una lettura attenta, può apparire sia seria che truffaldina. Truffaldina perché non è specificato con chiarezza quale tipo di lavoro si andrà a svolgere. Seria perché si parla di sostenere una prova preselettiva prima di essere ammessi ai colloqui. Tanto vale andare a verificare di persona: posso ancora permettermi il costo di un biglietto di andata e ritorno sulle Ferrovie Nord.
Il paesaggio post-industriale che mi circonda, in altri tempi, mi avrebbe depresso. Ma rispetto a tutti gli altri paesaggi che ho avuto intorno negli ultimi tempi, ogni volta che sono andato a fare qualche colloquio di lavoro, mi sembra quasi promettente. Una volta mi hanno fatto arrivare addirittura a Cernobbio, in un hotel lussuosissimo, per cercare di convincermi a entrare in una di quelle catene di Sant'Antonio chiamate "multilevel marketing". Azienda svizzera che si sta espandendo in tutto il mondo, dissero, prospettive di crescita e guadagni a dir poco incredibili. Peccato che si dovessero immediatamente sganciare 400.000 lire per pagarsi il corso di formazione e che, anche volendo (e certamente non volevo), nemmeno ce le avevo.
Stavolta invece niente hotel di lusso, ma un capannone nel quale sono stati ricavati diversi ambienti, che un domani potrebbero diventare uffici o depositi, ma finora sono solo ricettacoli di sporcizia sedimentata, a prima vista, da anni.
Nell'unico stanzone sommariamente arredato con sedie dotate di ripiano per scrivere, gelido come se il sole non ci entrasse da millenni, saremo forse duecento e in mezzo a noi è rappresentata ogni categoria antropologica, o quasi. L'età sembra andare dai 18 ai 60 anni, ma forse qualcuno ne ha di più. Un provvidenziale cartello vieta tassativamente di fumare. Afferro brandelli di conversazione intorno a me e mi rendo conto che almeno metà dei presenti non è originaria di queste parti.
Una costante immancabile di tutti i "colloqui" che ho sostenuto è stata la presenza di almeno una "signorina", così definita dai selezionatori, a fare da tramite tra noi e loro. Signorina sempre molto giovane, molto truccata, molto attraente soprattutto per chi modella il suo gusto sul look delle annunciatrici Mediaset, e regolarmente vestita con abiti molto attillati, gonne corte e tacchi alti. Sarà che ho poche esperienze di lavoro, ma come dress code non mi sembra molto pratico. Anche oggi, la "signorina" che gira tra noi invitandoci a sedere e distribuendoci dei moduli da riempire, ogni quattro passi (quei passettini che le sono consentiti dalla costrizione della gonna e dei tacchi) sembra sul punto di ribaltarsi. Né si può dire che il suo ruolo si eserciti soprattutto nelle public relation, perché ogni volta che qualcuno le pone una qualsiasi domanda risponde in tono stridulo, in termini che rasentano la sgarbatezza.
Toh, il modulo è un po' più complesso di quelli da riempire di solito. Ci sono richieste di competenze (per esempio quelle linguistiche) che negli altri casi nessuno si è sognato di chiedermi. Da tempo, sono arrivato alla conclusione che dichiarare la laurea quando questa non è richiesta dall'inserzione sia controproducente. Sembra che in certi ambienti essere laureati sia peggio che essere pregiudicati. Alla voce relativa al titolo di studio riporto solo il diploma di ragioniere, che sembra decisamente più professionalizzante di quello del liceo scientifico.
E vediamo come sarà questa preselezione.
Una volta ritirati i moduli, ci dicono che devono esaminarli e ci invitano a tornare dopo due ore.
Che figata, adesso ho due ore per farmi il tour della Bovisa. Me la spasserò sicuramente.
Vado un po' a ramengo tra case popolari, strade con pochi negozi e stabilimenti abbandonati sullo sfondo. Avrei bisogno di bere, ma qui un bicchiere di minerale al bar te lo fanno pagare 150 lire. Per la stessa somma, al discount, ti compri una bottiglia intera. Possibile che in un quartiere popolare non ci sia un supermercato?
E infatti di lì a poco compare il discount, uno di quei vecchi discount di catene destinate a sparire presto assorbite da altre più grandi, nel solito edificio basso e semidiroccato, con la solita catasta di scatole di cartone abbandonata fuori e la solita disposizione senza una logica delle cose in vendita dentro. C'è una sola cassa ma a quest'ora non c'è quasi nessuno, entro cinque minuti ho la mia bottiglia di minerale da 150 lire e perfino la busta, che ti danno gratis. Non so se faccia più zingaro andare in giro con la bottiglia o con la busta, ma ho smesso da tempo di pormi la questione. En passant, poiché sono abituato a bere alla militare, ossia senza posare la bocca sulla bottiglia, ciò che non mi bevo adesso posso portarmelo a casa senza problemi.
Passate le due ore, mi auguro, arriverà il momento della tanto attesa preselezione. Chissà cosa ci aspetta. Una volta mi capitò di trovarmi in una selezione nella quale fummo divisi per gruppi, ogni gruppo fu messo intorno a un tavolo, e ci fu fornito un argomento sul quale discutere. Al termine della discussione avremmo dovuto consegnare un verbale scritto delle conclusioni della stessa. Un "esperto" ci avrebbe seguiti durante la discussione e un altro avrebbe valutato il verbale. Finì con gli altri che si scannavano, non ricordo più su quale tema, e io a scrivere il verbale senza dire una parola. Avrebbe potuto essere un punto a mio favore, ma poiché la redazione di un verbale relativo a un gruppo di gente che si scanna è esattamente la situazione che scatena maggiormente il mio istinto da guitto, il verbale stesso risultò improntato a un'ironia abbastanza feroce.
Non mi richiamarono mai. La cosa non mi sorprese.
Ci ritroviamo dentro. Noto che alcuni non sono rientrati. L'argomento di conversazione del gruppo di uomini che sta vicino a me è ciò che farebbero con la "signorina" se ne avessero la possibilità. Non è che brillino né per tatto, né per romanticismo, né per fantasia.
Le loro attese vanno però deluse nel momento in cui, anziché la signorina, si presentano tre tizi abbigliati in quello che da queste parti è considerato l'irrinunciabile dress code dei manager. Quello che sembra il più anziano ostenta addirittura l'orologio sul polsino.
Ci invitano a sederci.
Quello che a prima vista si direbbe
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