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Autore Discussione: Aggiornamento sulla commissione europea: brutte notizie. L'ottimismo, . . .  (Letto 1013 volte)
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« inserito:: Settembre 29, 2024, 06:41:46 pm »

(e se ben orientato, in politica estera, di tutta l’Europa che ci contiene)

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Massimiliano Bondanini
 
Il Dodo Europa
L'Avvocato dell'Atomo
 
Aggiornamento sulla commissione europea: brutte notizie.
L'ottimismo, purtroppo, è durato poco: meno di 24 ore.
La nuova commissione europea è stata annunciata stamattina, e le previsioni sono state nuovamente ribaltate, in peggio: la delega all'energia (e alle case) è infatti andata al danese Dan Jørgensen, mentre Sikela ha ottenuto il commissariato alle partnership internazionali.

Chi è Jørgensen? Un socialdemocratico antinucleare di ferro, che nella passata legislatura europea ha fatto di tutto per evitare che il nucleare venisse inserito nella tassonomia della finanza sostenibile e poi nel net-zero industry act. Anche nel suo paese, in qualità di ministro, ha gettato miliardi di soldi pubblici in un tentativo di transizione ecologica basata sull'eolico offshore che sta incontrando molte difficoltà economiche (non più tardi di due giorni fa Siemens-Gamesa e Vattenfall hanno messo in guardia che i prezzi di partenza delle prossime aste sono troppo bassi per partecipare, in pratica chiedendo tariffe sussidiate più elevate), salvo ovviamente portare avanti la retorica del nucleare "troppo lento e costoso".
Non c'è un modo di indorare la pillola: si tratta di un grosso passo indietro. Soprattutto perché significa che, per la coalizione che guida l'Europa, l'energia continua ad essere un tema negoziabile, sul quale ci si può permettere di dare un contentino ai più intransigenti socialisti in cambio di concessioni in altri dipartimenti (notare che in Europa ci sono molti socialisti pro-nucleare, si poteva tranquillamente trovare un commissario all'energia tra quelli, se proprio il bilanciamento politico imponeva che la delega andasse a qualcuno del PSE).
Cosa possiamo aspettarci a questo punto? Passi indietro non credo ce ne saranno, per due motivi: il primo è che, a dispetto di Jørgensen e della talebana della decrescita Teresa Ribera (vicepresidente con delega alla "giusta transizione ecologica"), molti altri seggi chiave della commissione sono in mano a delegati fortemente pro-nucleare: la vicepresidenza con delega alla sovranità tecnologica è andata infatti alla finlandese Henna Virkkunen, mentre la vicepresidenza con delega alla crescita e alla strategia industriale è andata al francese Stéphane Séjourné, macroniano di ferro e pertanto pro-nucleare.
È stato inoltre comfermato Dombrovskis (moderatamente pro-nucleare) al commissariato per l'economia e la produttività, mentre il clima e il net zero sono andati all'olandese Wopke Hoekstra, il cui partito è fortemente pro-nucleare (addirittura il leader è un laureato in fisica che ha lavorato nel settore dell'energia).
Il secondo motivo è che comunque è difficile che i paesi nucleari cedano troppo terreno ad imposizioni della Commissione Europea: anche nella precedente legislatura la vicepresidenza con delega allo European Green Deal è stata occupata da un pasdaran della decrescita e feroce antinucleare, il ben noto Frans Timmermans, e questo non ha impedito che il nucleare entrasse sia nella Tassonomia della Finanza Sostenibile che nel Net Zero Industry Act come tecnologia strategica (principalmente grazie all'incredibile tenacia dell'ex ministra alla transizione energetica francese, Agnès Pannier-Runacher).
Se però sono improbabili passi indietro, con queste nomine è certamente utopico aspettarsi passi in avanti che portino ad una strategia unificata di ripartenza industriale dell'Europa, basata sul nucleare (ovvero sull'unica fonte energetica a basse emissioni in grado di sostenere un'industria forte che ha bisogno di prezzi bassi e, soprattutto, stabili).
Temo quindi che il piano Draghi resterà largamente disatteso.
Sperando ovviamente di sbagliarmi.
-Luca
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