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Autore Discussione: Milano è guidata dal centrosinistra da oltre tredici anni e tutte le ultime...  (Letto 1482 volte)
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« inserito:: Settembre 28, 2024, 06:30:38 pm »

Colonne, la newsletter su Milano
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Il Post
13 set 2024, 13:16 (22 ore fa)
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Ciao di nuovo,
negli ultimi mesi sono state molte le occasioni in cui il sindaco di Milano Beppe Sala e il leader della Lega Matteo Salvini si sono confrontati e scontrati pubblicamente. In certi casi le questioni hanno riguardato la mobilità a Milano, tema su cui Salvini ha voce in capitolo in quanto ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: hanno litigato più o meno apertamente, e sempre a distanza, su piste ciclabili, autovelox, area C e zone a traffico limitato. Molte altre volte invece hanno discusso di temi legati alla città più in generale, o più lateralmente, come la sicurezza, lo stadio di San Siro e l'autonomia differenziata delle regioni. Confronti anche piuttosto animati tra Sala e Salvini non sono una novità, ma l'impressione è che ultimamente si siano inaspriti.

Ma al di là di frecciatine e critiche, ci sono state anche conseguenze concrete. Lo sgarbo più eclatante riuscito a Salvini – almeno a livello simbolico – è stata l'intitolazione dell'aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, fatta senza interpellare Sala (né i sindaci dei comuni limitrofi) e dopo che quest'ultimo aveva apertamente detto di essere contrario. L'ultimo in ordine di tempo invece è stata un'intromissione nel progetto di mettere una Ztl nel quadrilatero della moda, di cui si parla da mesi e che nei piani del comune avrebbe già dovuto essere attiva. Salvini non ha approvato il progetto perché non è d'accordo con la scelta del comune di limitare il tempo di permanenza delle auto all'interno della zona a 15 minuti. Sala ha detto che la Ztl – in un modo o nell'altro – si farà. C'è stato poi un battibecco abbastanza sentito sull'autonomia differenziata: Sala si è sentito dare del «disinformato di sinistra» da Salvini, e allora lo ha “sfidato” a un confronto pubblico per vedere «chi ne sa di più». Prima c'era stata la questione dei sensori cosiddetti salva-ciclisti: dopo una serie di ricorsi erano ufficialmente tornati a essere obbligatori per i camion, ma il ministero dei Trasporti aveva contraddetto la decisione del comune con una lettera inviata a un'associazione di categoria di conducenti, di fatto autorizzando i camionisti a non rispettarla (o almeno ad avere qualcosa a cui appigliarsi per non farlo).

Più in generale però Salvini dice la sua un po' su tutto quello che riguarda Milano (sicurezza, divieto di vendita di cibi e bevande d'asporto dopo la mezzanotte, erba alta in città). Ci è nato e cresciuto, ci ha lavorato come consigliere e si sente insomma autorizzato e titolato a intervenire su questioni civiche. E poi naturalmente c'è anche un motivo più politico: le prossime elezioni non sono poi così lontane. Si voterà più o meno tra due anni.

Milano è guidata dal centrosinistra da oltre tredici anni e tutte le ultime tornate elettorali hanno confermato che il Partito Democratico è il primo partito in città: alle elezioni europee di giugno lo è stato in tutti i municipi. Alle comunali del 2021 il centrodestra aveva faticato a trovare un candidato valido: Luca Bernardo, pediatra, scelto dalla Lega, aveva preso poco meno del 32 per cento dei voti, perdendo in modo molto netto contro Sala.
L'impressione è che Salvini e la Lega stiano cercando di muoversi per tempo, in modo da avere qualche credito per poter esprimere il prossimo candidato o candidata della coalizione di destra. Durante la campagna elettorale per le europee in un comizio a Milano aveva detto: «Finite queste Europee il centrodestra si deve mettere al tavolo per scegliere subito un candidato sindaco per ridare lustro a Milano e che abbia Milano come priorità. Dobbiamo partire almeno con due anni di anticipo. L'ultima volta abbiamo sbagliato».

Perché Milano si allaga
La scorsa settimana a Milano ci sono stati forti nubifragi che hanno provocato ancora una volta l’esondazione dei fiumi Seveso e Lambro e l’allagamento di strade, come via Solari e viale Isonzo, e di zone come Romolo e Lambrate (sui social sono circolati vari video di sottopassi e vie sommerse). Non è una novità che i due fiumi esondino: la vasca di contenimento di Bresso inaugurata lo scorso autunno, infatti, non è sufficiente a fermare le piene del Seveso e per la costruzione delle altre vasche i lavori sono molto in ritardo. Oltre che per l’esondazione dei fiumi, però, le strade si allagano per via della «capacità insufficiente del sistema di drenaggio delle strade», dice Alessio Radice, professore di ingegneria civile del Politecnico di Milano (ovvero che i tombini e i pozzetti non riescono a contenere e a far defluire tutta l’acqua piovana), oppure di problemi di manutenzione ordinaria (pozzetti sporchi e intasati, che riescono a contenere meno acqua).
Essendo impermeabile, l’asfalto di cui sono ricoperte le strade non fa passare l’acqua e facilita la creazione di pozzanghere e l’allagamento delle strade. Sui suoi profili social l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha pubblicato un lungo post in cui proponeva tra le altre cose di iniziare un progetto di «depavimentazione», per «togliere l’acqua che finisce in fognatura dai tombini e farla invece disperdere nel terreno».
Con depavimentazione si intende la sostituzione di suolo asfaltato o cementificato, con suolo fatto di materiale permeabile, che permetta il passaggio dell’acqua. Si può fare per esempio sostituendo l’asfalto con materiali specifici (come il calcestre messo in piazza Castello, o con asfalto drenante, fatto apposta per consentire il passaggio dell'acqua) oppure creando delle aree verdi. Granelli dice che a Milano c’è già un esempio: a Niguarda è stato depavimentato un pezzo di un parcheggio, banalmente creando un’aiuola, e sotto al parcheggio è stata posizionata una vasca per raccogliere l’acqua piovana drenata.
Milano però è ampiamente ricoperta dall’asfalto e la depavimentazione sarebbe un progetto decisamente ambizioso, sia per il costo che per l’entità degli interventi, che per essere davvero utili dovrebbero essere numerosi e molto incisivi. Per Granelli i soldi andrebbero chiesti al governo e all’Europa. «Sono opere che piacciono anche a livello architettonico — continua Radice — ma gli interventi di ingegneria civile sono sempre progetti grossi, complicati e costosi», oltre che lunghi.

Cinema + supermercato
Il cinema Plinius di viale Abruzzi, a nord est, dovrebbe riaprire a breve dopo diversi mesi di chiusura per ristrutturazione. Oltre ad aver apportato delle modifiche alle sale, la novità è che parte dello spazio che prima era del cinema ora è stato affittato dalla catena di supermercati tedesca Aldi, che ci ha aperto un punto vendita. Inizialmente la notizia aveva generato qualche preoccupazione perché si pensava che il cinema venisse chiuso, in realtà è stato solo ridotto lo spazio destinato alle sale (che era di circa 2mila metri quadrati) che sono passate da sei a tre.
Anche se molti giornali hanno parlato di “cinema trasformato in supermercato” o di “cinema-supermercato”, in realtà l’esperienza di chi va a vedere un film non è molto diversa, dal momento che i due locali non sono comunicanti e non hanno l’ingresso in comune. Il Plinius è uno dei cinema storici di Milano, è stato aperto agli inizi degli anni Trenta, ma negli ultimi anni è stato rinnovato diverse volte e, per restare aperto nonostante le difficoltà economiche del settore, ha adottato anche delle soluzioni innovative come il biglietto con prezzo variabile. Quest’ultima misura è decisamente più drastica.

L’invasione di piante acquatiche all’Idroscalo
Da diversi anni ormai chi si allena all'Idroscalo (il lago artificiale circondato da un parco vicino all’aeroporto di Linate) sa che lo dovrà fare nuotando o pagaiando attraverso una schiera di piante acquatiche, che attorno a marzo e aprile, proprio quando ci sono le gare di canoa e canottaggio, crescono in modo incontrollabile. Con il sole e il caldo le piante crescono in altezza arrivando a toccare la superficie dell’acqua, creando una distesa che dalla riva si estende per diversi metri verso il centro del lago. «In questo periodo sono meno visibili», dice Adriano Alessandrini, presidente di Idroscalo club, ma ci sono: quelle più alte formano delle specie di chiazze marroni e verdognole a pochi metri dalla riva. Il fondale ne è pieno e le si vede facilmente dai pontili o passandoci sopra in barca.
La pianta in questione è la Potamogeton pusillus, detta anche Lingua d’acqua esile. La si trova un po’ dappertutto nel nord e centro Italia. Non ha proprietà particolari e c’è chi sostiene che abbia iniziato a crescere all’Idroscalo per via dell’acqua molto limpida. Nonostante i tanti tentativi fatti in passato, ancora non si è trovata una soluzione per tenerla sotto controllo o debellarla. In questi giorni ci sono i campionati assoluti di canoa e l’obiettivo sarebbe quello di risolvere la situazione per i mondiali di canoa del 2025.
Le Lingue d’acqua esile danno particolarmente fastidio alle barche che hanno timoni, perché si incastrano e impediscono loro di andare avanti, e a chi nuota, che deve farsi strada tra una distesa di piante viscide. Nel 2018 molti giornali avevano scritto che il problema era finalmente stato risolto grazie a una collaborazione con il Gruppo Cap, che si occupa della gestione del servizio idrico, e che aveva pensato di usare queste piante per fare biogas. In realtà le piante sono ancora lì perché erano state semplicemente tagliate e sono ricresciute. A occuparsi della gestione dell’Idroscalo è la Città metropolitana di Milano, che però fa fatica a sobbarcarsi i costi della manutenzione, che sono molto alti.
Uno degli interventi fatti negli anni scorsi prevedeva l’uso di una barca che tagliava le piante, ma il problema è che non riusciva a raccoglierle; quindi, queste una volta tagliate si disperdevano per tutto il bacino. Per ovviare al problema, l’anno scorso, solo nella parte di bacino dove si svolgono le gare, era stato montato un escavatore su una chiatta che strappava le piante direttamente dal fondale e le toglieva dall’acqua. «Ma come ogni buon contadino sa, quando si tagliano le piante, la semina prende meglio. Il risultato è stato che la situazione è peggiorata e abbiamo chiesto di interrompere l’operazione», aggiunge Alessandrini. Quest’anno le piante sono state tagliate e rimosse, ma questa non è considerata la soluzione ottimale perché é molto costosa: si sta valutando di posizionare dei teli scuri sul fondo per non fare arrivare la luce e farle soffocare.

Vietato dare da mangiare alle nutrie
Da qualche giorno camminando in alcuni parchi e giardini pubblici della città, come i giardini di Porta Venezia, parco Solari o parco Sempione, potreste aver notato cartelli che invitano a non dare da mangiare agli animali selvatici. Li ha messi il comune e sopra c'è scritto: «È vietato dare cibo a nutrie, pesci, scoiattoli, tartarughe e uccelli». Il cartello specifica anche il perché: «È pericoloso per la loro salute» e «la loro moltiplicazione danneggia l’ambiente». Per chi è nato e cresciuto a Milano o nell'hinterland è abbastanza evidente che non si debba dare da mangiare alle nutrie, ma con animali più graziosi e percepiti come meno invasivi come gli scoiattoli e le tartarughe spesso le persone sono assai più permissive. Il comune inoltre dice che questa campagna è pensata molto per i turisti, che solitamente sono un po' meno avveduti (e a Milano generalmente hanno una certa predilezione per i piccioni).
Il pericolo che si corre è di abituare la fauna selvatica a ricevere cibo dagli esseri umani, interferendo con l'equilibrio dell'ecosistema e favorendo specie come lo scoiattolo grigio canadese, che sta facendo scomparire lo scoiattolo rosso locale. In un articolo uscito un paio di settimane fa, il Corriere della Sera scriveva che nel centro di recupero animali selvatici Wwf di Vanzago (comune della città metropolitana di Milano e fa un po' da centro collettore anche per l'hinterland) la maggior parte degli animali selvatici arriva da Milano. In estate invece, quando la città è meno affollata, è più facile che gli animali si avvicinino al centro. Tra questi ci sono pipistrelli, volpi, ricci e gheppi (che sono dei falchetti). Ci sono state anche segnalazioni di persone che hanno trovato anatre sul proprio balcone di casa.

Il detenuto diciottenne morto a San Vittore
Alla fine della scorsa settimana un detenuto egiziano di diciotto anni è morto in un incendio nella sua cella nel carcere di San Vittore. È una storia su cui ci sono ancora molte cose da chiarire, ma i sindacati di polizia ritengono probabile che l'incendio sia stato appiccato dagli stessi detenuti, come è già successo in altre occasioni. Il diciottenne morto chiamava Youssef Mokhtar Loka Barsom ed era in custodia cautelare (quindi non era ancora stato processato) da fine luglio, quando era stato arrestato con l’accusa di rapina dopo essere scappato da una comunità terapeutica in cui era stato inserito dopo mesi di attesa.
Luigi Grigis, l'assistente sociale che si era occupato di lui, ha detto al Post che il ragazzo aveva fragilità psicologiche importanti, e infatti era conosciuto e seguito dai servizi sociali da tre anni. Secondo Grigis, Borsom non avrebbe dovuto essere detenuto a San Vittore, che è un carcere gravemente sovraffollato «e neanche minimamente attrezzato» per gestire persone nelle sue condizioni. A San Vittore infatti l'assistenza psicologica è molto carente da diverso tempo. Tra i detenuti però molti hanno ricevuto diagnosi di disturbi psichici, e diverse altre centinaia hanno disturbi mentali legati alla dipendenza da sostanze stupefacenti.

Sempre sul tema delle carceri milanesi, qualche giorno fa due fratelli e un altro ragazzo sono riusciti a evadere dal carcere minorile Beccaria: è la sesta evasione in pochi mesi. Il terzo ragazzo è stato riportato in carcere proprio ieri sera: era tornato a casa sua.

Anche se non ci sono più le tende con gli studenti che protestano per il costo degli affitti, i problemi sulla casa a Milano non sono diminuiti. Anzi: semmai negli ultimi mesi sono peggiorati. Chi li dovrà a gestire e possibilmente provare a risolvere, il nuovo assessore Guido Bardelli, non ha molto tempo e ha un lavoro decisamente difficile. Forse il più difficile a Milano.
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