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« inserito:: Settembre 12, 2024, 05:37:07 pm »

Bill Gates, la sua startup e il futuro del nucleare “su misura”

TerraPower, la compagnia del magnate di Microsoft, vuole costruire il primo di una nuova generazione di reattori.

Di Davide Piacenza Pubblicato: 21/03/2024
preview for Apocalisse nucleare, quali paesi resisterebbero

TerraPower è una startup – sempre che il termine si possa applicare a un progetto di una delle persone più ricche mai esistite – fondata da Bill Gates che vuole rinnovare il settore del nucleare, oggi più che mai al centro di dispute fra sostenitori che lo vedono come un aiuto fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e detrattori che lo considerano una fonte di energia costosa e rischiosa.

TerraPower vuole avviare la costruzione del suo primo impianto nucleare di nuova generazione a giugno negli Stati Uniti: Chris Levesque, il suo amministratore delegato, ha detto al Financial Times che la società ha avviato la procedura per ottenere il permesso delle autorità statunitensi a costruire il suo reattore nel Wyoming, uno Stato montagnoso dell’ovest americano.

Al centro della proposta di TerraPower, che ha raccolto un miliardo di dollari in finanziamenti privati, c’è un cambio di rotta tecnologico: i suoi reattori di marca Natrium, diversamente da quelli costruiti a partire dalla metà del Ventesimo secolo fino ad oggi, non sono raffreddati ad acqua ma con sodio liquido. La società sostiene che ciò abbassa i costi di costruzione fino circa alla metà delle voci di spesa precedenti.

bill gates ed energia nucleare
pinterest

Bennett Raglin

TerraPower conta di iniziare a produrre energia nel Wyoming a partire dal 2030, ma ha già un accordo con la Emirates Nuclear Energy Corporation – l’ente responsabile degli impianti di energia nucleare negli Emirati Arabi Uniti – per la fornitura di idrogeno ed elettricità.

L’impresa di Gates è tuttavia solo una di diverse aziende internazionali che stanno competendo per costruire una nuova generazione di impianti nucleari: si tratta di strutture più piccole e capaci di produzioni più limitate, che il settore ha ribattezzato piccoli reattori modulari (o small modular reactors, con acronimo SMR). Un SMR può arrivare a un massimo di 300 MW di energia, che sono più o meno un terzo della potenza delle centrali nucleari tradizionali.
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Lo scorso novembre la commissaria dell’Unione Europea per l’energia Kadri Simson ha dichiarato che dovremmo aspettarci la costruzione del primo SMR sul suolo europeo «entro dieci anni al più tardi», ma i critici della nuova generazione di reattori sostengono che la tecnologia sia ancora troppo costosa (a novembre NuScale, un’altra compagnia statunitense, ha dovuto cancellare i suoi piani di costruzione per un rincaro del 50% dei costi) e che presenti gli stessi vecchi problemi di gestione delle scorie nucleari. Per ora gli unici esempi di SMR esistenti al mondo sono una centrale galleggiante russa da 70 MW a Pevek, nella Siberia orientale e un reattore cinese da 200 MW nella baia di Shidao.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) – la stessa che nel 2022 ha definito l’energia atomica di importanza centrale per raggiungere gli obiettivi inerenti alle emissioni indicati dagli Accordi di Parigi del 2015 – tuttavia i vantaggi economici degli Smr «devono ancora essere dimostrati nella pratica». Per ora il cammino del nucleare rimane incerto e controverso, e non è detto che Bill Gates ci abbia visto giusto un’altra volta.

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Davide Piacenza

Scrive di attualità e cultura sui giornali italiani da un decennio. Ha lavorato nelle redazioni di Rivista Studio, Forbes e Wired. La sua newsletter Culture Wars racconta ogni settimana i casi in cui i nuovi codici e i discorsi intorno al “politicamente corretto” riplasmano il mondo in cui viviamo.   
 
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