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« inserito:: Agosto 11, 2024, 12:26:39 pm »

Iules Giulio Buraschi
  ·
"C’è un metodo infallibile per gestire gli idioti
Io nel corso della mia vita ne ho ricevute tante ma proprie tante di critiche. Mi ricordo che quando iniziai a cantare per la prima volta alcuni mi dissero che non avevo talento! Poi quando arrivò il successo ci furono quelli che iniziarono a criticarmi per le mie canzoni, troppo sentimentali, troppo ottimiste, troppo pessimista, troppo mediocri! Con il tempo però ho capito una cosa.
Non è obbligatorio rispondere a tutti, non è obbligatorio parlare con chiunque, non è obbligatorio lasciarsi trascinare in conversazioni brutte. Quando hai davanti un idiota, ricordati di fare una cosa: respira. Ricordati chi sei, da dove vieni, dove stai andando. Ricordati di respirare quando la vita corre, quando hai fretta, quando gli spazi intorno sembrano diventare stretti. Respira prima di parlare, che le parole hanno un gran bisogno di aria pulita. E soprattutto concediti un lusso che oggi conoscono in pochi: il lusso del silenzio.
Il silenzio non è vuoto, ma è pieno di risposte. È solo quando riesci a tacere. evitando discussioni inutili, che mostri la tua intelligenza e la tua saggezza. Come diceva il grande De Crescenzo: «Tacere non significa che io non abbia niente da dire, o che quello che vedo mi sta bene. Il mio tacere vuol dire: «Ho capito chi sei e non vali nemmeno la mia attenzione.»"
Roberto Vecchioni

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Peo Panizzolo
 
Gli educatori

Credo che la figura dell'educatore non esista.
O meglio, credo che si tratti di un artificio, di una invenzione di chi pretende di plasmare, di forgiare, di costruire la personalità altrui su un modello dato, che generalmente corrisponde al proprio.
Penso che l'educazione non sia un'operazione a senso unico, dall'educatore all'educando; penso, al contrario, che il cosiddetto "educatore" debba assumere a sua volta il ruolo di educando attraverso una continua autocritica e una costante disponibilità a imparare, a rivedere le proprie posizioni e in ultima analisi a evolvere. Se questo è vero, è vero anche che non può esistere un autentico processo educativo se non tra individui che siano in una condizione di sostanziale parità. L'educazione, se mi è lecita un'espressione "fisica", è per definizione un'operazione orizzontale. Se si limita a scendere dall'alto verso il basso, da un superiore a un inferiore, se si traduce cioè in un rapporto di dipendenza, cessa immediatamente di essere "educazione". Ciò significa che tutti gli educandi sono anche educatori e viceversa e in definitiva che tutti gli esseri umani possono essere considerati educatori. Il che, ovviamente, toglie ogni senso e ogni contenuto alla tradizionale figura dell'educatore.
L'educare, così come solitamente lo si intende, assomiglia molto al governare, e la vocazione del governante è assai diffusa. Forse universale. Inoltre, per quel che posso giudicare dalle mie esperienze, si tratta di un impulso che diventa sempre più forte man mano che l'individuo si allontana dall'infanzia, non tanto cronologicamente quanto psicologicamente. Il cancellare da sè la componente infantile, cioè l'attitudine al gioco, produce la dilatazione e quindi l'assoluto prevalere della componente adultistica, che è la propensione economica al potere. Colui che arriva ad essere "solo" adulto è intramente dedito alla conquista e all'esercizio del potere, quindi al governare, dato che ha perduto la capacità di giocare. Quando il suo cammino involutivo è terminato egli decide di essere un Educatore.
(Marcello Bernardi - Educazione e libertà)

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Peo Panizzolo
 
Fare di noi stessi un giardino

I pensieri che sorgono dalla nostra mente, le parole che escono dalla nostra bocca, le azioni messe in atto dalle nostre mani sono l'esito della lotta continua tra logos e caos. Quando il logos riesce a domare il caos si genera un cosmo, un giardino, un eden. (...) La meta a cui tendere è raggiungere un ordine interiore, ognuno secondo il proprio stile, caratteristiche, cultura, tradizione. È fare di noi stessi un giardino, togliendo le erbacce e curando delicatamente i fiori. Si tratta di un lavoro continuo: il giardino della nostra mente e del nostro cuore richiede che ogni giorno vi lavoriamo, perché il caos non smette mai di premere. E per quanto dolorosa e talora tragica, questa pressione è nel complesso una fortuna perché senza di essa la vita non conoscerebbe evoluzione.... (VM) in foto: esiti di lavoro su giardino ...

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