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Autore Discussione: AUTONOMIA-DIFFERENZIATA-E-DISUGUAGLIANZE-DI-ACCESSO-AI-SERVIZI  (Letto 1776 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2024, 06:12:13 pm »

Autonomia differenziata delle Regioni è legge: da Lep a tempi di attuazione, cosa prevede

POLITICA
©Ansa

Introduzione
Dopo l’ok del Senato, la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl Calderoli con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Il testo, in 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento

Quello che devi sapere
L’autonomia differenziata è legge
L’autonomia differenziata delle Regioni è legge. Dopo l’ok del Senato e una lunga maratona notturna alla Camera, è arrivato il secondo e definitivo sì al disegno di legge. L'Aula di Montecitorio ha licenziato il provvedimento con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Ma cosa prevede il testo?

Per approfondire: Dl autonomia, ok della Camera con 172 sì. La riforma è legge
11 articoli

Il ddl sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario - anche noto come ddl Calderoli - è una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001.
In 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione.
Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Questi i punti principali


Le richieste
Nel testo è specificato che le richieste di autonomia devono partire su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli enti locali. In particolare, si legge: “Si stabilisce che l'atto di iniziativa sia preso dalla Regione interessata, sentiti gli enti locali, secondo le modalità previste nell'ambito della propria autonomia statutaria. L'iniziativa di ciascuna Regione può riguardare la richiesta di autonomia in una o più materie o ambiti di materie e le relative funzioni. Segue il negoziato tra il governo e la Regione per la definizione di uno schema di intesa preliminare”

Le materie
Le materie su cui si può chiedere l’autonomia sono 23. Tra queste ci sono Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio estero. Quattordici sono poi le materie definite dai Lep, Livelli essenziali di prestazione

Determinazione dei Lep
La concessione di una o più “forme di autonomia” - è specificato nel testo - è subordinata alla determinazione dei Lep, cioè i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio
Principi di trasferimento

L'articolo 4, modificato in Aula al Senato da un emendamento di FdI, stabilisce i principi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni, precisando che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Dunque senza Lep e il loro finanziamento, che dovrà essere esteso anche alle Regioni che non chiederanno la devoluzione, non ci sarà autonomia

Cabina di regia
Il testo prevede anche una cabina di regia: composta da tutti i ministri competenti, assistita da una segreteria tecnica, collocata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e all'individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale

I tempi
Il governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima, con un preavviso di almeno 12 mesi

La clausola di salvaguardia
L'undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle Regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del governo. L'esecutivo può sostituirsi agli organi delle Regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica. In particolare, si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali

I 4 ordini del giorno di Forza Italia
Prima del via libera definitivo al provvedimento, la Camera ha approvato i 4 ordini del giorno con cui Forza Italia ha inteso porre la propria impronta al disegno di legge sull'autonomia. Dopo il parere favorevole espresso dal governo per voce del ministro Roberto Calderoli, sono stati accolti i paletti azzurri che prevedono lo stop ai negoziati con le Regioni fino alle definizioni dei Lep con legge delega anche "sugli atti di iniziativa sui quali il confronto sia stato già avviato prima dell'entrata in vigore della presente legge"; la relazione tecnica sull'impatto finanziario da accompagnare ai decreti legislativi sulle intese; l'analisi dell'impatto dell'eventuale trasferimento di materie non-Lep da presentare al vaglio delle Camere; e un'applicazione "rigorosa" della facoltà del Consiglio dei ministri di limitare l'ambito delle materie oggetto di intesa

Leggi anche: Premierato, ecco come la riforma cambia la Costituzione

da - https://tg24.sky.it/politica/2024/06/19/autonomia-differenziata-regioni-cosa-prevede?card=10
« Ultima modifica: Luglio 03, 2024, 06:14:04 pm da Admin » Registrato

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« Risposta #1 inserito:: Luglio 07, 2024, 01:17:21 am »

Autonomia differenziata delle Regioni è legge: da Lep a tempi di attuazione, cosa prevede
POLITICA
19 giu 2024 - 09:50
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Introduzione
Dopo l’ok del Senato, la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl Calderoli con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Il testo, in 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento

Quello che devi sapere
L’autonomia differenziata è legge
L’autonomia differenziata delle Regioni è legge. Dopo l’ok del Senato e una lunga maratona notturna alla Camera, è arrivato il secondo e definitivo sì al disegno di legge. L'Aula di Montecitorio ha licenziato il provvedimento con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Ma cosa prevede il testo?

Per approfondire: Dl autonomia, ok della Camera con 172 sì. La riforma è legge
11 articoli
Il ddl sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario - anche noto come ddl Calderoli - è una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001. In 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Questi i punti principali

Le richieste
Nel testo è specificato che le richieste di autonomia devono partire su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli enti locali. In particolare, si legge: “Si stabilisce che l'atto di iniziativa sia preso dalla Regione interessata, sentiti gli enti locali, secondo le modalità previste nell'ambito della propria autonomia statutaria. L'iniziativa di ciascuna Regione può riguardare la richiesta di autonomia in una o più materie o ambiti di materie e le relative funzioni. Segue il negoziato tra il governo e la Regione per la definizione di uno schema di intesa preliminare”

Le materie
Le materie su cui si può chiedere l’autonomia sono 23. Tra queste ci sono Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio estero. Quattordici sono poi le materie definite dai Lep, Livelli essenziali di prestazione

Determinazione dei Lep
La concessione di una o più “forme di autonomia” - è specificato nel testo - è subordinata alla determinazione dei Lep, cioè i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio
Principi di trasferimento

L'articolo 4, modificato in Aula al Senato da un emendamento di FdI, stabilisce i principi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni, precisando che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Dunque senza Lep e il loro finanziamento, che dovrà essere esteso anche alle Regioni che non chiederanno la devoluzione, non ci sarà autonomia

Cabina di regia
Il testo prevede anche una cabina di regia: composta da tutti i ministri competenti, assistita da una segreteria tecnica, collocata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e all'individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale

I tempi
Il governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima, con un preavviso di almeno 12 mesi

La clausola di salvaguardia
L'undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle Regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del governo. L'esecutivo può sostituirsi agli organi delle Regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica. In particolare, si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali

I 4 ordini del giorno di Forza Italia
Prima del via libera definitivo al provvedimento, la Camera ha approvato i 4 ordini del giorno con cui Forza Italia ha inteso porre la propria impronta al disegno di legge sull'autonomia. Dopo il parere favorevole espresso dal governo per voce del ministro Roberto Calderoli, sono stati accolti i paletti azzurri che prevedono lo stop ai negoziati con le Regioni fino alle definizioni dei Lep con legge delega anche "sugli atti di iniziativa sui quali il confronto sia stato già avviato prima dell'entrata in vigore della presente legge"; la relazione tecnica sull'impatto finanziario da accompagnare ai decreti legislativi sulle intese; l'analisi dell'impatto dell'eventuale trasferimento di materie non-Lep da presentare al vaglio delle Camere; e un'applicazione "rigorosa" della facoltà del Consiglio dei ministri di limitare l'ambito delle materie oggetto di intesa

Leggi anche: Premierato, ecco come la riforma cambia la Costituzione

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« Risposta #2 inserito:: Agosto 05, 2024, 11:46:19 pm »

MicroMega <micromega@substack.com>    
a me
   Autonomia differenziata, sì definitivo: è la fine dell'unità della Repubblica
Dopo l'approvazione al Senato, la legge sull'autonomia differenziata è passata anche alla Camera, nel giubilo leghista.

Jun 19

La legge sull'autonomia differenziata, il DDL Calderoli, è passata anche alla Camera nello sventolio di bandiere indipendentiste, ricevendo il sì definitivo. È la fine della Repubblica parlamentare italiana, lo smantellamento della cosa pubblica. Da cittadini democratici, passiamo a essere residenti di regione.
La legge sull’Autonomia differenziata è passata alla Camera dopo una seduta fiume durata l’intera notte, al termine della quale i deputati della Lega hanno sventolato gaudenti le bandiere del sedicente indipendentismo del Nord, a pochi giorni dall’aggressione squadrista al deputato Donno (M5s) che aveva tentato di consegnare a Calderoli un tricolore.
L’esultanza antirepubblicana dei leghisti ha senso, dal loro punto di vista: hanno portato a casa la legge che distrugge l’esistenza della Repubblica italiana. Dall’entrata in vigore del Ddl – c’è sempre l’eventualità che il Presidente della Repubblica non lo firmi, e certo le eccezioni di costituzionalità tali per cui si potrebbe rifiutare non mancano –, noi cittadini italiani non saremo più tali di fatto; diventeremo residenti di regione. Su MicroMega abbiamo parlato tanto, e da tempo, dei pericoli di questo disegno eversivo, e abbiamo dato conto delle lotte dei comitati riuniti da anni per fermarlo. Abbiamo dedicato al tema numerosi articoli, due speciali della nostra newsletter MM+, uno nel 2023, l’altro nel 2024. E nel primo numero della rivista bimestrale di quest’anno, “La Costituzione e i suoi nemici“, numerosi interventi di costituzionalisti e studiosi spiegano con spaventosa chiarezza il nesso antidemocratico che c’è fra autonomia differenziata, premierato e separazione delle carriere in magistratura.

“CONTRO AUTONOMIA DIFFERENZIATA E PREMIERATO, ORA E SEMPRE RESISTENZA”: MM+ SPECIALE DEL 25 APRILE 2024.
“SALVARE LA DEMOCRAZIA DALLO SMANTELLAMENTO”: MM+ SPECIALE DEL 1° GIUGNO 2023.

Non di meno, abbiamo sempre segnalato la riluttanza delle opposizioni a seguire la rotta tracciata dai Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, oltre che delle associazioni di costituzionalisti, e a farne davvero ragione di battaglia unitaria; una riluttanza dovuta anche alle compromissioni dirette con questo progetto di tanti notabili del fu centro-sinistra, oggi in gran parte riuniti sotto l’insegna del Partito Democratico, che di tale disegno eversivo si sono fatti latori in prima persona nel corso del tempo. Innanzitutto, fissandone le precondizioni quando nel 2001 il governo Amato modificò il titolo V della Costituzione: fu lo scempio che ha consentito tutti quelli successivi. E, in seguito, con le intese Stato-regione che hanno consentito a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, sotto il governo Gentiloni, di avviare l’iter per procedere alla definizione della espropriazione di poteri e risorse allo Stato, così com’è stata approvata ieri. L’Autonomia differenziata è una cessione di titolarità alle regioni sull’amministrazione della cosa pubblica, riguardo a una quantità di campi talmente numerosa, che di fatto non rimane fuori nulla.
Titolarità che consiste, a conti fatti, in una cosa sola: la privatizzazione di tutta la cosa pubblica, dalla sanità alla scuola alla fiscalità tutta, alle politiche sull’ambiente, al commercio, alle infrastrutture eccetera. Diventiamo utenti di servizi e non più cittadini. Perdiamo non solo l’unità della Repubblica, ma la titolarità all’autogoverno della stessa, la sua sovranità, e dunque la democrazia, attraverso una esautorazione definitiva del Parlamento; senza colpi di Stato militari, senza instaurare dittature. Nella distrazione generale.
La tardiva sveglia dei partiti cui abbiamo assistito ieri, quando le opposizioni sono scese in piazza per protestare contro l’approvazione della legge che sarebbe avvenuta di lì a poche ore, è ancora pochissima cosa rispetto alla portata della rivolta che sarebbe necessaria. Dalla piazza, ieri i comitati hanno indicato alcune delle azioni che si possono intraprendere per impedire l'attuazione della legge, innanzitutto da parte delle regioni. Ma questo è il tempo in cui siamo chiamati in causa tutti e ciascuno, in quanto cittadini e cittadine. La responsabilità di sapere cosa sta succedendo e di salvare la democrazia fa capo a ogni singola persona; registriamo dunque, con un atto di serietà, il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione non ha prestato attenzione in questi anni, mentre ci sfilavano dalle mani i nostri diritti democratici. Ora è il momento di comprendere, è il momento di reagire.

Federica D’Alessio

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« Risposta #3 inserito:: Agosto 06, 2024, 02:23:55 pm »

19 GIUGNO 2024 - (il giorno della Malora e della Malanova. Dio ci aiuti).
Ma di concreto e immediato cosa c'è?
A parte le chiassose emissioni di liquido seminale, di esaltati ballerini di terza fila con azoospermia incapace di generare, Nulla che non si possa annullare!
Di valore etico personale, l'amore, la giustizia, la famiglia, la correttezza, l'onestà, la trasparenza, la competenza, l'entusiasmo, l'umorismo, il rispetto e molto altro ancora, tutto é stato SFASCIATO, infangato, annullato, calpestato in questa data.
Avevamo la consapevolezza che non si era ancora arrivati all'Unità, tra Italiani diversi ma con un viaggio in comune da terminare insieme, oggi ci hanno tolto anche lo STATUS DI ESSERE ITALIANI.
Siamo dei Regionali che prendono il nome da dove abitano.
Microscopici esseri umani sotto la tutela di mezzemaniche intente a far di conto su quanto rende alla Regione, l'autonomia al netto di risorse che non spartiranno con altre regioni.
Con il compito di non deludere i politici locali a loro volta sotto tutela delle grosse famiglie di locali potentati dominanti.   
ggg   
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« Risposta #4 inserito:: Agosto 11, 2024, 12:37:21 pm »

MicroMega <micromega@substack.com>
a me

Fermiamo l'Autonomia differenziata
La raccolta firme per l'abrogazione del Ddl Calderoli supera ogni aspettativa. Ma è ancora necessario fare la nostra parte.

© ANSA/FABIO FRUSTACI

La raccolta delle firme necessarie per richiedere il referendum abrogativo del Ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata procede a gonfie vele. Anche se le indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbe stata già raggiunta la soglia delle 500 mila non sono confermate ufficialmente, in poco più di dieci giorni dall’avvio della campagna di raccolta (online e nei banchetti) si è costruita una mobilitazione oltre ogni aspettativa. È già un grande segnale politico, ma è necessario proseguire per far sì che l’iniziativa prenda ancora più corpo e sostanza, proseguendo verso e oltre un milione di firme: “Un viatico importantissimo per accompagnare alla Consulta il quesito referendario abrogativo della legge 86”, spiega Marina Boscaino, portavoce dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata. Una grande partecipazione alla raccolta firme prelude infatti a una ancora maggiore, e convinta, partecipazione popolare nel momento in cui sarà necessario recarsi alle urne in decine di milioni per raggiungere il quorum, necessario affinché il referendum possa avere effetti di legge.

FIRMA  PER IL REFERENDUM
MicroMega segue da anni la vicenda lunga e perigliosa dell’Autonomia differenziata, e dei comitati e associazioni che fin dall’inizio, anche in solitudine e faticando fino all’ultimo per riunire le opposizioni attorno a questo vitale obiettivo, hanno denunciato i pericoli di questa “riforma eversiva” e tentato ogni strada possibile per ostacolarla.
Leggi qui tutti gli articoli sull’Autonomia differenziata sul nostro sito
Abbiamo ospitato le opinioni di costituzionalisti come Francesco Pallante, Giovanni Maria Flick, Gaetano Azzariti; dato voce ad attivisti instancabili come la già citata Marina Boscaino, o la Rete dei numeri pari; ospitato le riflessioni di sindacalisti, di esponenti del mondo della scuola, della sanità, delle associazioni di settore, di ambientalisti, pubblicato interviste e reportage da assemblee e incontri.
E per approfondire ulteriormente il significato di questa legge nefasta e dell’attacco a tutto tondo che i suoi promotori stanno lanciando alla Costituzione italiana nata dalla Resistenza antifascista, le abbiamo dedicato spazio anche sulla nostra rivista bimestrale 1/2024: La Costituzione e i suoi nemici.


Continueremo a fare la nostra parte, al meglio che possiamo, per informarti su tutto ciò che si muove attorno alla battaglia referendaria, alla legge sull’Autonomia differenziata, all’intento generale di sovvertire la Costituzione e l’unità della Repubblica.
Aiutaci a fare del nostro meglio, abbonati a MicroMega.

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“CONTRO AUTONOMIA DIFFERENZIATA E PREMIERATO, ORA E SEMPRE RESISTENZA”: LEGGI IL NOSTRO SPECIALE DEL 25 APRILE 2024.
“SALVARE LA DEMOCRAZIA DALLO SMANTELLAMENTO”: LEGGI IL NOSTRO SPECIALE DEL 1° GIUGNO 2023.
Per organizzare presentazioni o dibattiti su questo o altri numeri di MicroMega presso la tua libreria o associazione, scrivi a redazione@micromega.net.
 
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« Risposta #5 inserito:: Agosto 28, 2024, 11:40:37 pm »

Newsletter Forum DD - AUTONOMIA DIFFERENZIATA, FORUM DD “PROMUOVIAMO LA RACCOLTA FIRME PER IL REFERENDUM PER UN’ITALIA UNITA, LIBERA E GIUSTA”
Posta in arrivo
Forum Disuguaglianze e Diversità info@forumdd.org tramite gmail.mcsv.net
a me
Al via questo fine settimana, 20 e 21 luglio, la raccolta firme per il Referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata. Il Forum Disuguaglianze e Diversità è parte del comitato promotore e pubblica una nota di approfondimento, con tre focus sui settori più sensibili dove ci possono essere i maggiori rischi derivanti dall’impatto della legge, ovvero la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani non autosufficienti
“Sì all’Italia unita, libera e giusta. Una firma contro l’Autonomia differenziata”, questo lo slogan della mobilitazione che prende il via il 20 e 21 luglio con iniziative e banchetti in tutta Italia. L’autonomia differenziata è una legge che va abrogata perché spaccherà il Paese in tante piccole patrie, aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili disuguaglianze a danno di tutta la collettività. E’ per questo che il Forum Disuguaglianze e Diversità ha aderito, diventando uno dei 34 soggetti del Comitato promotore, al percorso per il Referendum per l’abrogazione della legge che dovrà raccogliere entro settembre le 500.000 firme necessarie.
“L’autonomia differenziata, togliendo il fondo di perequazione economica, sostanzialmente dicendo ‘chi ha di più ha più servizi, chi ha di meno si arrangi’, aumenta le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e interne, e all’interno delle stesse Regioni e delle medesime aree urbane. Facendo questo, nei fatti, svuota di senso la nostra Costituzione. Non soltanto perché l’Italia non sarà più una e indivisibile, ma perché sarà un’Italia ingiusta che aumenterà le distanze e che lascerà sempre più soli i poveri e i vulnerabili. Verrà svuotata tutta la Costituzione e in particolare quell’articolo 3 che ispira il lavoro del ForumDD, perché sarà impossibile per la Repubblica rimuovere in modo uguale in tutto il Paese gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, così ha commentato Andrea Morniroli, co-coordinatore del ForumDD, tra i 34 primi firmatari del quesito del Referendum per abrogare l’autonomia differenziata, che sarà presente all’avvio della campagna referendaria a Napoli martedì 23 luglio alle ore 18 in piazza Municipio.
Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha pubblicato anche una nota di approfondimento “Autonomia differenziata e disuguaglianze di accesso ai servizi”, curata da Mariella Volpe, economista e membro dell’Assemblea del Forum DD, con tre focus sui settori più sensibili, oggetto di potenziali maggiori rischi derivanti dall’impatto della legge, ovvero la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani non autosufficienti.
Il documento evidenzia come nella legge sull’autonomia differenziata non si menzioni alcun fondo per combattere i divari regionali che nel nostro Paese sono ancora profondi, tradendo il principio di solidarietà e perequazione che è un principio cardine dell’articolo 119 della Costituzione. Garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni, infatti, significa per i cittadini e le cittadine poter esercitare i propri diritti allo stesso modo ovunque si risieda. Invece l’Italia è segnata da squilibri strutturali della spesa pubblica e l’autonomia differenziata cristallizzerà questo squilibrio: secondo i dati dei Conti Pubblici territoriali (CPT), il 70,7% della totalità della spesa del Settore Pubblico Allargato in Italia continua ad essere concentrato nelle regioni del Centro-Nord, il 29,3% nel Mezzogiorno. I problemi non riguardano però soltanto chi abita nel Sud Italia. Rispetto alla sanità, le regioni settentrionali corrono gli stessi rischi di desertificazione sanitaria di quelle meridionali, quasi tutte estremamente deboli nell’assistenza territoriale. In Italia, infatti, la spesa pubblica è di molto inferiore a quella di altri paesi europei e questo già oggi determina un aumento delle disuguaglianze all’interno delle Regioni, fra aree urbane e interne. Dai dati del Rapporto AHEAD di Cittadinanzattiva, emerge ad esempio che Asti e provincia contano meno pediatri per numero di bambini rispetto alla media nazionale (ogni professionista segue 1813 bambini fra gli 0 e i 15 anni, la media nazionale è di 1/1061 e la normativa prevede circa 1 pediatra per 800 bambini). Nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1539 cittadini dai 15 anni in su (la media nazionale è di 1 medico ogni 1245 pazienti, sebbene la normativa fissi tale rapporto a 1/1500). Con l’autonomia differenziata la Lombardia potrebbe pagare di più i propri medici, e se il Piemonte, più povero, non riuscisse a emulare la Lombardia si troverebbe a dover fronteggiare un’ulteriore carenza di medici.
Sul fronte dell’istruzione, genitori e figli e figlie che cambiano residenza si troverebbero di fronte ad assetti dell’istruzione assai diversi. Regionalizzare la scuola infatti disgrega il sistema nazionale dell’istruzione pervenendo a programmi diversi nei diversi territori, e a sistemi diversi di reclutamento degli insegnanti, facendo perdere alla scuola la sua funzione principale che è quella di generare uguaglianza.
Rispetto all’assistenza agli anziani non autosufficienti, l’autonomia differenziata priva l’Italia di ogni speranza di una riforma unitaria sul settore, attesa da 20 anni, in un Paese che oggi investe molto meno di tanti altri paesi EU per il long term care: il 10,1% dell’intera spesa sanitaria pubblica a fronte del 26,3% della Svezia, del 24,8% dell’Olanda, del 24,3% del Belgio, del 18,2% nel Regno Unito e del 16,3% in Germania. Sebbene la politica sanitaria negli anni recenti abbia stabilito che l’assistenza domiciliare (ADI) è la modalità migliore per erogare le cure a pazienti fragili con cronicità, prevalentemente anziani, nel 2022 erano circa 459 mila gli anziani assistiti in ADI, il 3,3% della popolazione con più di 64 anni. Erano meno di 400 mila nel 2019, il 2,9%. L’incremento maggiore dell’indicatore si è osservato al Centro, da 2,6% a 3,6%, mentre è rimasto sostanzialmente stabile nel Mezzogiorno (2,9% nel 2022) e in debole aumento al Nord (da 2,7% a 3,0% nel Nord-ovest, da 3,5% a 3,8% nel Nord-est).
Non solo i cittadini e le cittadine. L’autonomia differenziata danneggerà anche le imprese che saranno ostacolate non soltanto dall’assenza di politiche ma anche da un insieme di norme diverse che impediranno una reale concorrenza su un mercato sempre più sovranazionale.
“L’autonomia differenziata frammenta le politiche nazionali, divide l’Italia e danneggia sia il Sud che il Nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Per tutte queste ragioni il Forum Disuguaglianze e Diversità ritiene urgente fermare questa legge contraria allo spirito Costituzionale e distante anni luce da chi lotta contro le disuguaglianze”, conclude Morniroli.
Scarica la nota di approfondimento: “Autonomia differenziata e disuguaglianze di accesso ai servizi”

Visita la pagina sulla campagna referendaria
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« Risposta #6 inserito:: Settembre 10, 2024, 01:11:35 am »

"Quella legge elettorale" contro cui noi abbiamo scelto di NON votare, é un frutto amaro e velenoso per la democrazia, prodotto e raccolto da quasi tutti i Partiti della passata Politica.

La più volte citata protesta che ha generato l'assenteismo è, per molti di noi (quanti?),  contro la condizione che ha reso attiva "quella legge elettorale".
Cioè contro “Quella Politica”, la stessa che ha liquefatto i partiti. Purtroppo.

Il mio antico “fantasticare”, da Ulivista, reso visibile in Facebook e ne LAU in questi mesi sui temi:
PROGETTO INTESA OLIVO POLICONICO.
O.P.O.N. PIATTAFORMA digitale  nel territorio.
Non sono altro che una provocazione che indica due possibili, precise, mete da raggiungere, dalla Gente.
1) creare con uno studio tra noi Persone Normali, da proporre per tempo alla Buona Politica (buona perché saprebbe immaginare Progetti e non paciughi) una Intesa di Centro e di Sinistra, per governare almeno per 10 anni l’Italia.
2) Provocare tra l’opinione pubblica, oggi massa immota e ignorata, la nascita di una piattaforma virtuale OPINIONE PUBBLICA ORGANIZZATA NAZIONALE (O.P.O.N.)  indipendente dai partiti, orientata alla conoscenza e al tentativo di soluzione delle problematiche che attanagliano gli Italiani nei loro territori.

Obiettivi lontanissimi dal chiacchiericcio costosissimo e pericolosissimo, che ci tocca ascoltare e subire quotidianamente dagli “onorevoli” e dai loro Media e Tv al guinzaglio di Poteri multinazionali vischiosi e spesso maleodoranti.
ggg
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« Risposta #7 inserito:: Settembre 11, 2024, 12:01:03 am »

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