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« inserito:: Maggio 06, 2024, 11:31:43 pm »

WELFARE DI GUERRA
Così Putin sta colonizzando l’Ucraina: appartamenti a Mariupol, sussidi al credito e bonus

di Federico Fubini

 
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Un aspetto poco compreso dai russi stessi è quanto economicamente insensato fosse l’imperialismo di Mosca del secolo scorso. Occupare e soggiogare l’Ungheria, la Polonia o la Cecoslovacchia finì per dissanguare l’Urss, fino al crollo. L’impero sovietico fu il prodotto della furia ideologica e del nazionalismo, più che di un calcolo di convenienza. La Russia non riuscì mai a sfruttare quei Paesi come la Francia e la Gran Bretagna avevano fatto con le loro colonie un secolo prima. Nel frattempo, fino almeno a metà degli anni ‘50 il Cremlino continuava a spostare popolazioni nell’impero interno, quello circoscritto dai confini dell’Unione sovietica stessa: Stalin fece deportare interi gruppi sociali come i Kulaki o minoranze come i Coreani e i Tatari di Crimea. E questi due fattori - gli spostamenti di popolazione, le conseguenze economiche delle occupazioni - sono elementi per i quali la storia con la Russia di Vladimir Putin non si ripete. No. Semplicemente, in modo raggelante, risuona. Ma lo fa adattandosi al tempo presente, che rimanda alla trasformazione sociale in corso in Russia. (Non esitate a scrivermi: commenti o domande, contestazioni e proposte)

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Il racconto della guerra di Mosca
C’è un grande buco nel racconto della guerra che continua da 26 mesi: non sappiamo abbastanza di quanto accade dall’altra parte del filo spinato, dietro il fronte ucraino, nei territori occupati da Mosca. Filtrano testimonianze (convergenti) di lavori forzati, sfruttamento, tortura, russificazione imposta alle popolazioni locali. Ne ho scritto, dall’Ucraina, sin dai primi mesi del conflitto.

La colonializzazione delle aree occupate
Ora però l’occupazione sta assumendo una struttura sempre più riconoscibile, nella quale spicca un imperativo su tutti: la colonizzazione; lo spostamento di centinaia di migliaia di civili russi nei territori che Putin sta cercando di annettersi. In alcune aree nevralgiche nell’Ucraina occupata, il Cremlino lavora per cambiare la composizione demografica della popolazione. Fa di tutto per portare dentro russi, specie dalle province più povere e delle minoranze etniche, mentre crea le condizioni per allontanare gli ucraini che rifiutano di russificarsi. Ma poiché questo è il ventunesimo secolo, non più l’epoca di Stalin, Putin utilizza (anche) metodi più sottili: la burocrazia, le banche, il credito - oltre naturalmente alla minaccia delle armi - invece dei treni piombati.

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Almeno 54 mila ucraini hanno abbandonato la Crimea
Il caso più evidente, non il solo, è la Crimea. Lì l’occupazione va avanti da dieci anni e il progetto coloniale si trova dunque a uno stadio più avanzato. Mi dice Tamila Tasheva, rappresentante permanente del presidente Volodymyr Zelensky nella Repubblica autonoma di Crimea: «La Russia ha iniziato ad agire per cambiare la composizione demografica della penisola fin dal 2014. Secondo le nostre stime, almeno mezzo milione di cittadini russi sono entrati in Crimea da allora e ormai ci risiedono in permanenza». I dati li pubblica lo stesso governo di Mosca, precisa Tasheva, «ma è chiaro che non riguardano tutti i soggetti registrati, solo una parte, quindi alcuni esperti stimano 800 mila persone arrivate dalla Russia». In un territorio di meno di due milioni di abitanti, questo significa stravolgere la struttura sociale. Una colonizzazione che somiglia da vicino all’oppressione etnica. Se non proprio la pulizia etnica stessa.

Anche perché nel frattempo almeno 54 mila ucraini hanno ufficialmente abbandonato la penisola - continua Tasheva - ma i numeri reali potrebbero essere il doppio. Dalla Russia arrivano non solo militari e poliziotti ma «insegnanti, studenti, giudici, personale medico» mentre il governo di occupazione «fa tutto quel che può per creare condizioni inadatte a un’esistenza normale per ucraini, tatari e altri autoctoni».
Chi sono i russi che stanno arrivando in Ucraina
Per quanto riguarda Mariupol le testimonianze raccolte si devono soprattutto a «News of Azov», un canale Telegram sostenuto e rilanciato da Radio Free Europe/Radio Liberty. Aiutano a capire chi sono i russi che stanno arrivando in Ucraina e perché lo fanno. Spesso sono fra i più poveri dei posti da cui vengono, sono minoranze etniche specie dell’Asia centrale o comunque arrivano mossi da ragioni economiche. Nella città distrutta sul mare di Azov, come nel resto dei territori occupati, il Cremlino ha attivato un sistema di prestiti agevolati soprattutto per operai e funzionari delle regioni russe più depresse: se quelli si trasferiscono in Ucraina, non solo il governo pagherà buona parte del costo in interessi dei loro mutui (lo fa anche in Russia) ma - secondo il Centro di resistenza nazionale del governo ucraino - ha introdotto anche un’assicurazione pubblica per chi non riesce comunque a ripagare la nuova casa in Ucraina e rischia di perderla.

Obiettivo: trasferire 300 mila russi a Mariupol
L’obiettivo sarebbe di trasferire in dieci anni 300 mila russi a Mariupol, una città che aveva 450 mila abitanti prima della devastazione. Petro Andryushchenko, consigliere dell’ultimo sindaco ucraino di Mariupol, riferisce che i russi in città sarebbero già 40 mila, con molti lavoratori edili del Caucaso - di religione musulmana - portati a costruire i nuovi blocchi di cemento nei quali alloggiare gli altri coloni che presto arriveranno. Quanto agli ucraini, se rifiutano i passaporti di Putin vengono tormentati in mille modi e a volte espulsi verso il confine russo.
Gli esperimenti di Mosca
Dalla provincia di Kherson a Zaporizhzia, Radio Liberty riferisce che una pressione del genere sarebbe presente anche in varie altre aree occupate. Ma la Crimea e Mariupol sono gli esperimenti più avanzati, perché offrono ai nuovi coloni almeno l’illusione di essere al riparo dai combattimenti. Non è difficile dunque immaginare la rapida colonizzazione russa di massa che seguirebbe una tregua.

Una perversa politica di redistribuzione del reddito
Così Putin conduce attraverso la guerra una sua perversa politica di redistribuzione del reddito - un keynesismo in stivali militari - in uno dei Paesi più ingiusti della Terra: quello suo e degli altri oligarchi oscenamente arricchiti nell’ultimo ventennio. Questi squilibri grotteschi naturalmente ora non cambiano, ma qualcosa più in basso sì. Il credito agevolato e garantito, la casa di proprietà, i posti di lavoro relativamente ben pagati da infermiere, da muratore, da maestro di scuola o da funzionario pubblico russo offerti ai nuovi coloni di Sebastopoli o di Mariupol sono forme di sostegno agli ultimi.
Il dittatore vuole il loro sostegno o almeno la loro acquiescenza, mentre prosegue l’aggressione e manda i loro figli e amici nel tritacarne del fronte.
La popolazione più povera ha visto aumentare le sue entrate
Proprio la redistribuzione a favore dei più poveri in Russia è uno degli aspetti più stranianti di questi due anni di guerra. Devo agli economisti Alexander Kolyandr e Alexandra Prokopenko il grafico in testa a questa newsletter, che mostra come il dieci per cento della popolazione russa a più basso reddito sia quella che ha visto aumentare di più le proprie entrate nei primi due anni di conflitto. Non solo è esploso il credito agevolato dai sussidi pubblici, con volumi di prestiti bancari cresciuti di tre volte rispetto al 2018 e ormai interessi pagati per metà dallo Stato sull’83% dei nuovi mutui emessi. Anche i redditi veri e propri degli ultimi fra i russi si ritrovano mandati alle stesse (in termini relativi) dalle conseguenze della guerra.

Gli indennizzi alle famiglie dei soldati
Ne sa qualcosa Maria Vyushkova, una ricercatrice di quantum computing negli Stati Uniti ma originaria della Buriazia, una repubblica della Federazione russa che si trova al confine con la Mongolia. Vyushkova è in condizione ideale per sapere: la poverissima Buriazia è fra le aree che contano più soldati e più morti in Ucraina, in proporzione alla popolazione; e Vyushkova stessa partecipa a una rete di ricerca clandestina da fonti aperte sulla situazione sociale in Russia. Dice: «Secondo le mie fonti in Buriazia, chi firma un contratto con l’esercito ha un salario fra cinque e sei volte più alto di quello medio della sua zona o persino dieci volte più alto, per chi viene dalle campagne. In più ha un bonus alla firma, in modo che si arriva a 500 mila rubli (circa cinque mila euro, ndr) all’arruolamento: abbastanza per comprare una casa nelle zone rurali della Buriazia». Per non dire poi che in caso di ferimento in guerra l’indennizzo vale fra 30 mila e 50 mila euro, mentre in caso di morte la famiglia riceve fino a 80 mila euro: e morti e feriti, quasi tutti delle province povere, sono già circa 400 mila.

La furia ideologica di Putin
Cosa significa tutto questo distorto, quasi demoniaco welfare di guerra? Non so, sinceramente. Fare previsioni mi è impossibile. Ma la colonizzazione e le altre forme di redistribuzione ai più poveri in Russia avvengono nel pieno di una colossale distruzione di ricchezza, oltre che di vite umane. La furia ideologica e il nazionalismo che mandarono in pezzi l’Unione sovietica sono ancora tutti lì, chiusi nelle stanze del Cremlino.

Questo articolo in origine è stato pubblicato sulla newsletter del Corriere della Sera «Whatever it takes» a cura di Federico Fubini, ...
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