Venezi: «Le critiche? Attaccano la mia competenza solo perché sono di destra. Come accadde con Mia Martini sulla sfortuna»
Di Renato Franco
La direttrice d’orchestra su RaiPlay con «Voci fuori dal coro»: «Penso che se c’è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono»
Beatrice Venezi
È più imperdonabile essere donna o di destra?
«È un bel match. Ma credo che sia più imperdonabile essere conservatori, o di destra, come dice lei».
La critica che la ferisce di più?
«Il gioco è sempre lo stesso: distruggere il proprio nemico attaccandolo sulla sua competenza tecnica, cercando di smontare una preparazione costruita in decenni — studio da quando ho 6 anni e da 12 lavoro come direttore d’orchestra. È il meccanismo Mia Martini: a forza di dire che portava sfiga sappiamo la fine tragica che ha fatto. Ma penso che se c’è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono».
Anche lei si sente una «voce fuori dal coro»?
«Sicuramente c’è qualcosa di autobiografico nel titolo del mio programma. Esprimo posizioni che non sono conformi al mainstream, a partire dal mio mondo, quello di una musica classica che molti vorrebbero appannaggio di pochi. Eppure l’opera lirica nasce come una forma di intrattenimento culturale, di alto livello, ma che doveva essere popolare, non di élite. Quello che ora teniamo sotto una teca di cristallo una volta era paragonabile al pop di oggi. Si aspettava la nuova opera di Donizetti come oggi si aspetta il nuovo pezzo di Elodie». Beatrice Venezi in Voci fuori dal coro (dal 16 aprile su RaiPlay e RaiPlay Sound) dà luce a otto compositrici geniali e libere che hanno fatto la storia della musica, artiste che sono state capaci di sovvertire gli schemi e lasciare un segno: «Ogni donna che ci accompagnerà in questo viaggio è una donna senza il cui contributo, io oggi forse non potrei salire sul podio».
Potrebbe assomigliare a un programma femminista.
Ride: «Figurarsi. Mi accusano di non essere sufficientemente femminista perché voglio farmi chiamare direttore o maestro, al maschile. Laura Boldrini disse che avevo “un problema serio che dimostra poca autostima”. Il femminismo dovrebbe essere una questione concreta, non ideologica, a sostegno delle istanze femminili. Invece è banalmente legato alle dispute lessicali».
Nella galleria di «Voci fuori dal Coro» ci sono personaggi come Fanny Mendelssohn e Nannerl Mozart, «sorelle di»; Nadia Boulanger, prima donna a dirigere un’orchestra; Maria Callas e Clara Schumann...
«È un racconto senza distinzione di genere musicale, si parte da Ildegarda di Bingen e siamo nell’anno mille e si arriva fino a Bjork, ai giorni nostri. Oggi più che mai credo che le nuove generazioni abbiamo bisogno di role model: bisogna uscire dalla narrazione proposta che la donna che eccelle è l’eccezione che conferma la regola, come fosse un panda. Queste sono storie che vanno raccontate per creare una nuova coscienza sul valore delle donne».
Sua mamma lavorava nella pubblica amministrazione, suo papà in pubblicità: che difficoltà ha incontrato per affermarsi?
«Sa una parte non c’era un know how specifico in famiglia, quindi è stato difficile capire i meccanismi, il percorso più adatto di formazione. Dall’altra questo è un settore molto elitario, quindi essere figlio d’arte — a livello lavorativo più che formativo — è un vantaggio indiscusso».
È cresciuta a pane e classica o ha assaggiato anche il pop?
«Sono fieramente nata nel ‘90, ascoltavo boyband come Backstreet Boys e Spice Girls, una musica che ci regalava più leggerezza e gioia, come tematiche e sonorità, rispetto ai tempi moderni».
Sicura che l’imitazione di Virginia Raffale non l’ha fatta rosicare?
«Per niente. Quest’anno mi sono presa due grandi soddisfazioni: l’imitazione di Virginia Raffale e un carro dedicato a me al carnevale di Fano».
Tre musicisti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana l’hanno accusata di essere inadatta al suo ruolo, i suoi gesti sarebbero stati «incoerenti con la musica».
«L’espressione della propria opinione è più che legittima e anche io spesso potrei avere da ridire sulla qualità di alcuni musicisti con cui mi trovo a lavorare. Qui parliamo di tre soli musicisti — che peraltro non hanno ruoli apicali all’interno dell’orchestra. So che non si può raggiungere l’unanimità di consensi. E comunque gli altri 70 non hanno avuto nulla da eccepire».
Nei loro confronti sono stati presi provvedimenti disciplinari: è stata lei a chiederli?
«Mi è stata addossata anche questa responsabilità, ma io l’ho scoperto — come tutti — dai giornali. Immagino ci siano, come in ogni contratto, dei vincoli — che io non conosco — che censurano certi atteggiamenti. Succede in qualunque azienda. Se il sovrintendente ha perso certe decisioni avrà avuto le sue ragioni. Far ricadere su di me la decisione di un’istituzione in cui non ho alcun ruolo mi pare francamente eccessivo. Ci ho visto un attacco personale, se non politico».
In che rapporti è con Giorgia Meloni?
«Ci conosciamo da tempo, ben prima che diventasse un personaggio di spicco nella politica. È una persona per cui nutro stima, innanzitutto umana. Ma — ripeto — non abbiamo mai avuto un rapporto politico».
Lei è consulente del ministro Sangiuliano. È naturale che ogni suo passo sia messo sotto la lente di ingrandimento...
«Io non faccio politica, non ho una tessera di partito. Il mio ruolo al ministero è sensibilizzare la politica a determinate problematiche di un settore che è stato lasciato per decenni in una sorta di autogestione. Penso di potere dare il mio contributo a un sistema che in alcuni casi è storto e perverso: sono un’idealista e l’interesse collettivo ha prevalso su quello personale».
11 aprile 2024 ( modifica il 11 aprile 2024 | 10:47)
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