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Autore Discussione: Roberto Weitnauer - UN’EUROPA SICURA E PACIFICA SENZA I RUSSI?  (Letto 185 volte)
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« inserito:: Aprile 06, 2024, 06:56:18 pm »



Roberto Weitnauer

UN’EUROPA SICURA E PACIFICA SENZA I RUSSI?
Ultimamente gira un breve videoclip in cui si vede la Russia come un tessuto purulento che viene estirpato dalla superficie terrestre e gettato poi in un cestino, mentre il pianeta, risanato, continua a ruotare con una benda curativa sui residuati della ferita.
Questa sequenza l'ho condivisa pure io, perché ritengo che abbia un fondo di verità, ma ritengo che sia anche foriera di alcuni equivoci. Se noi europei vogliamo parlare di sicurezza e pace credo in effetti che sia meglio stare sul piano razionale, senza cadere in atteggiamenti emotivi. Questi ultimi li posso comprendere da parte degli ucraini sotto le bombe e dei loro amici e parenti in Occidente, ma noi al momento dovremmo cercare di essere più freddi e lungimiranti. Difficile anche per noi, in fondo, perché il livello di pericolo sale come una marea scura.
Intanto, vorrei dire che i russi che stanno in Europa tengono nell'insieme un atteggiamento piuttosto guardingo e schivo. Questo è quanto ho notato io qui in Spagna, ad esempio, dove ce ne sono parecchi. Capita ancora di vedere dei ricconi arroganti, ma anche questi stanno molto più spesso tra quattro mura. Hanno in questo momento ben poca propensione a volersi mettere in mostra. Ci sono in giro parecchi ucraini che sono pronti a menare le mani e alcuni scontri si sono già verificati. Ma altri ucraini nauseati da questa guerra e dalle ipocrisie dell'Occidente, oltre che da quelle ben più macroscopiche russe, tendono semplicemente a fare la loro vita col pensiero cupo rivolto a chi è rimasto a casa. Ci sono ucraini e russi che si frequentano, anche se queste occasioni sono molto più rare di un tempo, grazie a Putin.
Credo che sia probabile che almeno alcuni oligarchi vedranno una restrizione dei loro patrimoni occidentali, non di rado di origine eticamente criticabile. Quelle risorse devono andare agli ucraini.
Parliamo però dei russi come popolo. Poi allarghiamo lo sguardo e vediamo cosa significa oggi "un'Europa in pace". I russi non sono abituati alla democrazia e subiscono la propaganda di Putin, forse ne sono in parte persino obnubilati. Le recenti elezioni, per quanto truccate, non sono un bel segno di consapevolezza sociale ed emancipazione civile, a mio modo di vedere.
I popoli hanno le loro colpe, non sono mai del tutto innocenti. E questo vale identicamente per i cittadini russi di oggi: tra assuefazione e indifferenza, hanno le loro indubbie responsabilità. Lo riconoscono diversi intellettuali russi. Tuttavia, non me la sento ovviamente di ritenere i cittadini della Federazione guerrafondai, né mi sogno di equipararli al loro leader che è un assassino seriale e un criminale di guerra.
Forse occorrerebbe del tempo, dopo un ipotetico regime change, per trasformare la società russa arretrata in una società evoluta. Ma penso che sia possibile. La cultura russa ha probabilmente le risorse per raggiungere quell'obiettivo, senza dover perdere la propria identità plurisecolare, ricca di aspetti nobili.
Tutto questo tanto per evitare equivoci. Il punto è insomma considerare un'Europa senza la grave minaccia russa di adesso, non un'Europa depurata dai russi in generale. Ed è questo il vero baricentro della questione inerente il concetto attuale di pace: saper fronteggiare la minaccia incombente, senza cadere nella discriminazione.
Tuttavia, qui subentrano subito due fattori che in questo momento generano una pericolosa contrapposizione in un'Europa tesa che tutti vorremmo in pace: la paura e la ragione, due ingredienti che non si amalgamano molto bene.
Credo che quasi nessuno voglia dare la colpa integrale ai cittadini russi per avere un leader così osceno. Ma il gioco a spostare il pensiero dalla ragione alla paura è tipico di Mosca ed è un gioco per certi versi analogo a quello che Putin fa al suo interno quando aizza i suoi cittadini a odiare l’Occidente, come quando incolpa USA, UK e Kiev dell'attentato al Crocus.
Lo scopo è quello d’infondere sempre più paura agli europei e, parallelamante, di fare uscire i russi dal loro sopore indifferente, orientando i loro animi contro di noi. Alcuni russi sono aizzabili, così come alcuni europei sono spaventabili. Un connubio per noi sfavorevole, è chiaro.
Non sembra che i russi da noi si facciano infinocchiare, ma vai a sapere. E quelli in Russia? Dopotutto, anche gli italiani osannavano Mussolini e i tedeschi Hitler, in patria e fuori. Questo intreccio tra paura e odio mortifica la ragione e complica le cose.
La paura, dunque. La guerra è purtroppo sempre più vicina e qualcuno già non dorme la notte o, al contrario, fa finta di nulla. È comprensibile: tira una brutta aria e la luce intorno è tetra e inquietante.
Nessuno di noi vorrebbe un conflitto. Ma viviamo una fase confusa in cui non sempre si considera che non basta aborrire o ripudiare la guerra per evitarla. A taluni sembra che questo possa certamente bastare. Si citano, totalmente a sproposito  a pappagallo, anche articoli della Costituzione. Sembra cioè che tra di noi da un lato ci siano dei Ghandi e dall'altra dei Chuck Norris. Si tratta di una semplificazione inammissibile. Forse, nemmeno noi siamo tanto evoluti, dopotutto.
Eppure, malgrado la confusione e la inevitabile paura, io penso che ci sia ancora spazio per sperare, intendo per sperare di capire che essere per la pace non dovrebbe significare cadere in una perniciosa illusione. Il guaio, appunto forse rimediabile, è infatti che molti si rifugiano in una dimensione buonista, proprio per sfuggire alla paura.
Davvero basta sempre la pace per dormire sonni tranquilli? La paura è del momento, viene solo voglia di superarla. Una fuga dall’ovvio orrore. Ma poi? A me, mi spiace dirlo, viene in mente il detto sugli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia.
Già, perché è questa la grande illusione: con un accordo di pace Putin si darà certamente una calmata, si fermerà al Donbas e alla Crimea e poi tutto tornerà come prima negli scambi commerciali e culturali, nei viaggi, nella ricerca, nelle collaborazioni, nell'incontro dei popoli e nel lato buono della globalizzazione. L'economia tornerà a tirare a gonfie vele, gli stipendi aumenteranno, saremo più ricchi e non avremo più paura per noi o i nostri discendenti. Chissenefrega dopotutto di quel 20% di Ucraina contesa. C'è ben altro in ballo: la nostra tranquillità.
Non è però così. Dopo il 22 febbraio 2022 tutto è cambiato e, attenzione, molto difficilmente tornerà ad essere come prima. Noi europei (più degli americani) siamo stati davvero stupidi a non intuire come sarebbero andate le cose dopo il 2014 (Crimea) e dopo gli infiltrati nel Donbas. Ma quel che è peggio è che alcuni sedicenti pacifisti credono che si possa facilmente riavvolgere il bandolo della matassa.
Questo va contro ogni sviluppo storico, da tempi immemori. Un vero pacifista, oggi una rarità, conosce invece la storia della Russia, anche recente, e capisce quindi che Putin non vuole affatto la pace, che fa solo finta di auspicarla. Un vero pacifista non si fa fregare, riconosce i piani del Cremlino e comprende che subito dopo l'Ucraina toccherà all'UE orientale (già oggi interessata da pressioni), o magari alla nordica Finlandia, patire per le ingerenze annose e poi per un'invasione de facto come quelle che hanno subìto gli ucraini oppure per un’oppressione del tipo di quella che grava sui bielorussi o sui ceceni.
L'UE orientale sotto pressione è l'UE, ed è la stessa Unione cui appartiene anche la minacciata Finlandia, la stessa Unione in cui ci sono l’Italia, la Germania, la Francia, la Spagna o, che so, la Grecia, la patria storica della democrazia; è cioè la stessa Unione dove viviamo noi e dove diversi russi, oligarchi e non, guarda caso, sono ben felici di abitare. Questa Unione storica è oggi sotto una minaccia estrema e solo l'Ucraina sta attenuando un poco quel pericolo epocale. Per il resto, vedo solo promesse di morte e distruzione da parte di Mosca.
Un vero pacifista sa affrontare la paura e sa ragionare; comprende quindi che una pace siglata con Putin andrebbe radicalmente contro i suoi principi, perché butterebbe nella fogna tutto quanto le nazioni realmente pacifiche hanno creduto e condiviso dopo la fine dell'ultima grande guerra in merito alla libertà dei popoli, alla sovranità delle nazioni e al diritto internazionale: valori di equità e rispetto che sono stati protetti da un'alleanza militare tra paesi democratici e che hanno assicurato all'Europa, un tempo attraversata da terribili e duraturi conflitti, una pace vera per quasi 80 anni. L'Europa ha sofferto e imparato, la Russia no, in tutta evidenza no.
Ma non è solo questione di valori astratti. Un pacifista consapevole e maturo si rende conto che adesso una pace con Putin sarebbe un precedente terrificante, che farebbe letteralmente a brandelli la Carta ONU, cioè si rende conto che quell'accordo con Mosca verrebbe inesorabilmente seguito da altre e peggiori minacce nucleari e che costituirebbe pertanto il preludio di prevaricazioni da parte delle nazioni canaglia del mondo, Russia davanti a tutte.
Sarebbe il caos che cala sui popoli o, per meglio dire, l'inferno sulla Terra.
Ecco: questa è davvero l’evenienza di cui dobbiamo avere la massima paura.
Non c'è nulla di peggio di una pace falsa e instabile. Una pace instabile è però proprio quella che vogliono oggi alcuni sedicenti pacifisti. Essa è come una molla geopolitica compressa che immancabilmente poi scatta. Accordi di questo tipo sono veri e propri scardinatori di principi morali e di giustizia, sono catalizzatori di nuove guerre, come micce veloci accese che si diramano incontrollabilmente verso più esplosivi.
Quella pace finta minerebbe seriamente le nostre vite, la nostra etica e la nostra libertà e va dunque evitata come la peste. Una pace vera non può riposare solo sulla fiducia di chi è inaffidabile. Una pace vera richiede vincoli effettivi, fisici, militari. Contare sulla parola di Mosca è semplicemente da incoscienti.
Ed è per questo che Macron non ha escluso l'eventualità di truppe in Ucraina. È anche per questo che il Viceministro degli esteri polacco, dopo mesi di pazienza, ha annunciato che il suo paese potrebbe abbattere l'ennesimo missile russo che sfida il relativo spazio aereo. Ed è infine per questo che la NATO sta muovendo ingenti truppe ai confini orientali dell'Unione.
Quando Macron dice che non esclude l'eventualità di un invio (concordato) di truppe in Ucraina non fa lo sbruffone e descrive con realismo e franchezza ai cittadini francesi quale sia la situazione contingente causata dallo psicopatico di Mosca. Quando invece Crosetto proclama che l'Italia non invierà mai soldati in Ucraina illude i suoi cittadini (nei fatti l'eventualità non è affatto escludibile a priori). In secondo luogo, così facendo, Crosetto mostra che l'UE non è unita. Come si dice: ha perso un’occasione per tacere. Con la sua lingua inutilmente lunga ha fatto scioccamente il gioco del russo.
In quanto al viceministro polacco, non è che questo si alzi la mattina con l'idea di mettere in guardia Putin per il gusto di farlo, senza pensare alle conseguenze di un'intercettazione. Sono comunicati fondati su considerazioni tecniche e militari ben precise; e anche su considerazioni tattico-strategiche dettate dalla particolare condizione internazionale. La Polonia è stata finora fin troppo "pacifista", a fronte delle pericolosissime provocazioni subite dal matto.
Reagire a quanto sta facendo Mosca sul piano della comunicazione e dei fatti implica purtroppo dei rischi. Come detto, l'escalation è in fondo già iniziata. Un aspetto dovrebbe però essere chiaro e, invece, per alcuni non lo è ancora: il rischio zero non esiste da nessuna parte, tantomeno in guerra.
Le persone irrazionali pretendono l'azzeramento di qualunque pericolo, una condizione irreale; quelle razionali considerano invece un bilancio di rischi con le informazioni di cui dispongono: cosa succede se non faccio niente e cosa succede se invece reagisco in qualche modo. Probabilità di pro e contro.
Per esempio: cosa succede se abbatto il missile e cosa succede se non lo abbatto. Cosa succede se aiuto Kiev a liberarsi dagli invasori e cosa succede se non lo faccio.
In termini informatici si tratta del noto What if. Ma il What if nella strategia internazionale implica che si guardi avanti. Lo devono fare i governi, ma anche i cittadini che quei governi eleggono.
Ogni esecutivo ha comunque il dovere di provvedere alla difesa dei suoi cittadini. Soprattutto quando chi aggredisce di pace proprio non vuole sentirne parlare.
In realtà, gli struzzi non mettono la testa sotto la sabbia per la paura, illudendosi di nascondersi e sfuggire ai pericoli. No, questa è una diceria. Abbassano invece la loro testa al suolo per controllare la loro prole e prendersi cura di essa. Lungi dall'illuderci nel pacifismo buonista e onnipotente, anche noi dovremmo fare così: prenderci cura del nostro futuro (imminente), laddove la sabbia è oggi l'Ucraina. Abbiamo paura oggi, ma dobbiamo evitare di metterci nelle condizioni di avere ancora più paura domani.

Roberto Weitnauer su FB del 30 marzo 2024
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Gianni Gavioli
Essere consapevoli, come cittadini, di "vere realtà" semplici o complesse ci nobilita come cittadini fuori dal gregge (o dal branco che é peggio).
Ed è un fastidio per la cattiva politica, i suoi protagonisti e i loro gregari, tutti racchiusi nella loro componente biotica.
ciaooo

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La ricerca della PACE DEVE essere per una Pace Attiva che deve coinvolgere le popolazioni delle varie Nazioni, non soltanto i vertici. 
Perché la Pace Attiva non esclude la guerra! 
Infatti, ai complici di Putin nella Federazione Russa, sarà necessario far saper che se Putin vuole la guerra mondiale, per l'Occidente Democratico sarà come se la Federazione l'avesse provocata, . . .  la guerra.

Basta considerare stupidamente che il MASSACRO DELL'UCRAINA sia un a lite di condominio!!   
D'ora in poi Coloro che invadono saranno invasi.

Per molti di noi, spero presto moltissimi, il riferimento per la Pace Mondiale nel NUOVO ORDINE MONDIALE sarà l'Umanità prima di tutto il resto. 

ggiannig

Io su Fb del 30 marzo 2024

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