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Autore Discussione: L'Olivetti di Adriano é stata la mia Università e la mia Maestra di vita.  (Letto 134 volte)
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« inserito:: Aprile 05, 2024, 07:39:24 pm »

Gianni Gavioli
Via Bolognese per me è Villa Natalia, l'Olivetti di Adriano Olivetti.

1961 circa io da tre anni Olivettiano, come operaio tecnico vengo ammesso al Corso di formazione commerciale per capi filiale, destinato a laureati.
Vengo accolto dal Direttore del Centro che mi chiede come sta mio padre (appena uscito da un infarto);
Sempre io che da tecnico informo i colleghi su come sono "fatte" le calcolatrici meccaniche e come si usano.

L'Olivetti di Adriano é stata la mia Università e la mia Maestra di vita.

ciaooo

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« Risposta #1 inserito:: Aprile 07, 2024, 12:15:24 pm »

Che formichina Mfe, i ricavi scendono e i profitti salgono. Ma con la tv che muore tagliare i costi non basta

di Fabio Pavesi
 tempo di lettura 5 min

Cologno è tra i gruppi tv più redditizi di tutta Europa. Merito del taglio dei costi, visto che il trend dei ricavi è in calo. Ma una strategia basata sul contenimento dei costi non produce effetti positivi all’infinito. E c’è quello spinoso dossier Prosieben

Ultim'ora News
| Eredità Berlusconi, potenziale interesse di Pier Silvio per Villa Grande a Roma
Il luogo comune, quasi un mantra che circola ormai da qualche anno, recita che «la televisione generalista è morta». Ma a chi ne ha già decretato la fine andrebbero mostrati i conti dell’ex Mediaset (oggi Mfe), che si appresta a chiudere il 2023 con profitti netti ben sopra i 200 milioni di euro.
Il bilancio sarà diffuso il prossimo 17 aprile, ma l’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi nei giorni scorsi in un’intervista al Corriere della Sera ha anticipato che gli utili saranno superiori ai 217 milioni con cui era stato archiviato il bilancio del 2022.
Continuare a produrre profitti rilevanti, con una redditività operativa, come vedremo, sopra l’11% dei ricavi non è da tutti e dice che nel caso di Mfe la televisione generalista non è affatto passata a miglior vita.
Certo, il contesto non è dei migliori: l’assedio degli Ott e in genere delle tv a pagamento di colossi come Netflix, Disney e Paramount erode il mercato tradizionale e sottrae audience, ma per ora non decreta la fine di un modello di business.
Dal 2017 gli utili cumulati hanno superato il miliardo
Nel caso di Mfe il pieno di profitti del 2023 allunga una striscia positiva che dura dal 2017 (l’ultima perdita risale al 2016) e che ha visto cumulare utili per oltre un miliardo in sette anni. Il consenso degli analisti, in attesa dei conti che saranno pubblicati a metà mese, stima utili netti per oltre 220 milioni con ricavi per 2,8 miliardi e un ebit di 322 milioni.
Vista così, si confermerebbe una redditività operativa del gruppo (posseduto al 50% da Fininvest) sopra all’11%, un livello invidiabile per il settore in Europa e che Mfe riesce a garantire ormai da anni. E che neanche la pandemia ha scalfito.
I conti dei primi nove mesi 2023 indicavano ricavi per 1,86 miliardi, spinti anche da un ottimo terzo trimestre per la raccolta pubblicitaria, che ha segnato un +8% facendo probabilmente da traino per l’ultima parte dell’anno, tradizionalmente la più ricca per l’advertising televisivo. E il primo trimestre di quest’anno si sarebbe chiuso con una raccolta pubblicitaria in aumento di un ulteriore 5%.
•   Leggi anche: Mfe pronta a superare 217 milioni di utili nel 2023. In crescita la pubblicità a inizio 2024 e il titolo sale in borsa
Solo Discovery ha una redditività simile a quella di Mfe
Se si guarda allo stato di salute della tv in Italia, Mfe è un caso a sé. Il pachiderma Rai non fa testo, data la cronica inefficienza gestionale che porta la tv di Stato, che con il canone fa i due terzi dei suoi ricavi, a chiudere stancamente ogni bilancio annuale con un pareggio se non con perdite.
Il canale La7 di Urbano Cairo non ha mai insidiato il duopolio televisivo. La tv del patron di Rcs fattura ogni anno intorno ai 100 milioni e fatica a portare a casa un piccolo utile. L’unico canale che può vantare una redditività analoga a quella dell’ex Mediaset è Discovery, che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che sta acquisendo sempre più primedonne (da Maurizio Crozza a Fabio Fazio) per i suoi programmi in prima serata che stanno erodendo punti di share alla concorrenza.
Semaforo rosso invece, con bilanci travolti dalle perdite, per la pay tv Sky. Per non parlare di Dazn, che ha scommesso sul calcio rimediando per ora solo buchi nei conti.
In Europa Mfe è tra i gruppi tv più redditizi
Dalla crisi delle emittenti si salva quindi l’ex Mediaset. Che tra l’altro, se si getta lo sguardo all’Europa, risulta tuttora il gruppo con una delle redditività più elevate. Mfe infatti vanta un ebit margin all’11,5%, più alto di due punti percentuali rispetto a quello del colosso Rtl. La Itv britannica si ferma a poco sotto il 9%. Una profittabilità operativa più elevata ce l’ha solo la francese Tf1, che realizza un ebit pari al 13% dei ricavi.


I guai di Prosieben
In coda alla classifica della profittabilità spunta Prosieben Sat1, il gruppo di cui Mfe è primo socio con il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti di voto. La tv tedesca viene da un pessimo 2023: i ricavi sono scesi del 7,5% a 3,85 miliardi. Il margine industriale è sceso del 15%, con l’ebit in rosso e una perdita netta per 134 milioni. A contribuire all’ebit negativo sono stati ben 324 milioni di svalutazioni di attività. Tra l’altro il gruppo (in cui Mfe pur essendo primo azionista non ha lo stesso peso nella gestione) è indebitato per 1,5 miliardi con una leva di 2,7 volte. Prosieben è di fatto una conglomerata di attività: accanto all’entertainment classico gestisce business, come i dati, i video e il commerce, che poco hanno a che fare con la tv tradizionale. Tra l’altro si tratta di attività con redditività risicate. L’area commerce, ad esempio, ha chiuso il 2023 con un mol di 59 milioni su 844 milioni di ricavi. E non è un caso che Mfe sia di recente andata all’attacco proponendo lo spin off delle attività non core proprio per ripristinare livelli adeguati di profittabilità. Le stime del management per il 2024 non sono esaltanti. I ricavi di Prosieben sono attesi a 3,95 miliardi, con il margine lordo a 575 milioni. Nel 2023 a decretare la perdita netta sono stati oltre 300 milioni di svalutazioni di asset: per capire se il gruppo nel 2024 tornerà in utile occorrerà vedere se il ciclo delle svalutazioni sarà concluso o meno.
•   Leggi anche: Mfe, ecco perché non ci sarà guerra con Prosiebensat in assemblea. Ora c’è spazio per la collaborazione
Mfe vuole lo spin off e un cambio di rotta in Germania
Oggi Prosieben è il gruppo in Europa con le peggiori performance operative con un ebit margin al 3,5% contro l’11,5% di Mfe e il 10% della media degli altri competitor. Numeri che spiegano la volontà di Mfe di cambiare pelle a Prosieben. Tra l’altro si tratta di un investimento che pesa: acquisita una prima quota del 10% nel maggio del 2019 per 330 milioni, l’ex Mediaset ha poi continuato a comprare quote fino ai livelli attuali. Ma se nel 2019 Prosienben valeva in borsa oltre 3,3 miliardi, oggi la capitalizzazione si è ridotta a 1,6 miliardi. Quando Mfe entrò nel capitale, cinque anni fa, i titoli Prosieben valevano 15 euro, oggi sono fermi a 6,6 euro. Per Mfe l’avventura nella tv tedesca segna minusvalenze teoriche per quasi 300 milioni. Ecco perché un cambio di rotta è più che necessario. Si vedrà a fine aprile all’assemblea del gruppo, a cui Mfe ha proposto lo spin offe delle attività non core, se Cologno segnerà un punto a suo favore o inizerà un lungo braccio di ferro.


Il futuro è in chiaroscuro
Se Mfe conserva, come abbiamo visto, buona salute sotto l’aspetto della redditività, non si può certo dire che sia nel migliore dei mondi possibili. La tv generalista non è morta, ma di sicuro è avviata su un sentiero di declino. I ricavi da anni non crescono: tengono a fatica. La gestione tiene sotto controllo i costi, ma la tendenza del fatturato è discendente. Nel 2017 Mediaset fatturava oltre 3,5 miliardi con un ebit margin del 6,5%. Oggi i ricavi sono a 2,8 miliardi con un ebit margin salito all’11,5%. Segno di un’attenzione maniacale ai costi che ha fatto aumentare la profittabilità operativa pur con ricavi in calo. Ma una strategia basata sul contenimento dei costi non produce effetti positivi all’infinito.
La Spagna è molto più profittevole dell’Italia
Tra l’altro è la Spagna e non l’Italia la gallina dalle uova d’oro del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi. Se si spacchettano i business geografici, ecco che nel 2022 Mediaset Espana, che fattura poco più del 30% dei ricavi complessivi, ha apportato oltre il 60% dell’utile operativo del gruppo. E nei primi 9 mesi del 2023 l’incidenza della Spagna sulla profittabilità operativa totale è salita ulteriormente. Il mercato italiano appare invece più difficile, anche se in Italia il gruppo Mfe continua ad avere il 40% dell’audience e una quota ancora più alta nella raccolta pubblicitaria. (riproduzione riservata)

•   Leggi anche: Non solo politica: i 27 anni in borsa della Mediaset- Mfe del Cav
Milano Finanza - Numero 069 pag. 21 del 06/04/2024

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« Risposta #2 inserito:: Aprile 08, 2024, 12:56:14 pm »

Sinestesie letterarie  ·
Roberto Daprà  · sonSpdeorta9a1 ra298u rmte:4410l05m91zt7g2h8m7lha o81o a4afe  ·

“Un tempo sarebbe stato facile amarmi. Ero dolce. Credevo nelle promesse, nelle parole. Giustificavo tutto, anche il male che sentivo e non ammettevo. Mi prendevo la colpa, anche se non la capivo. Pur di non perdere chi amavo, sopportavo ogni mancanza, anche quando mancavo io e non sapevo più ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero indifesa. Da proteggere. Da distruggere. Oggi è difficile amarmi, restarmi accanto. Rispettare i miei spazi, comprendere i miei silenzi, la mia indipendenza, il mio bisogno di vivere e di costruire usando solo le mie forze. Io che del mio equilibrio cercato, sofferto e trovato ne faccio un vanto da gridare al presente ogni giorno.

Io che credo nell’Amore molto più di ieri. Amore che non ha nulla a che fare con le briciole, con l’arroganza, con l’assenza, con l’infedeltà. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata. Dopo i sogni sfumati, le ali spezzate, le labbra spaccate. Sicura delle mani da stringere che vorrei e degli occhi che non vorrò più incrociare. È difficile. Forse è impossibile. Sicuramente è raro incontrare un’anima che ci ami oltre noi stessi, dove fingiamo di essere forti mentre imploriamo gli abbracci di chi possa amarci sapendoci fragili e imperfetti. Io dell’amore non so molto, forse. Non posso insegnarlo. Ma so che ha a che fare con il rispetto. E con le scelte che non s’impongono, ma si costruiscono. Insieme.

Quando si diventa l’unica scelta e mai un’opzione tra tante. Alla persona che sono stata devo tanto, soprattutto scuse. Alla persona che sono, un promemoria: ricordati delle tue ali, ricordati di te.”

Gabriel Garcià Marquéz
 da “L’amore ai tempi del colera”

DA FB 8 APRILE 2024
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« Risposta #3 inserito:: Aprile 09, 2024, 11:55:44 am »

Anna del Mastro
In genere non vale la pena di condividere granché di tutti quelli mini-filmati, anche se a volte sono divertenti. A volte condivido notizie di qualche giornale on-line per fare un commento perché ho scoperto a mie spese che se scrivo sotto l’articolo, posso ricevere osservazioni sgradevoli e maleducate da persone sconosciute; quindi, preferisco ripostate l’articolo con un mio parere , almeno così posso ricevere commenti, anche di dissenso , ma almeno educati, dagli amici.

Gianni Gavioli
Anna del Mastro Per questo critico uno dei tanti errori di FB, il negare spesso la condivisione tra utenti, la difesa contro imbecilli esiste. Ma negare il confronto tra noi é grave, chiusi in gabbia si sta male, ci toglie dignità! - Io faccio da anni il copia incolla oppure il condividere con miei commenti, "orientati secondo il mio pensiero", anche per superare "citando news" la mia limitata cultura. ciaooo

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